SECONDO IL BEPPE GRILLO DELLA CRISI
A CURA DI ELEONORA BIANCHINI
economiaefinanza.blogosfere.it
“Chi ci sta portando sull’orlo dell’abisso deve fare un passo avanti e buttarsi di sotto. In fondo gli conviene: meglio gettarsi da soli che essere spinti”. Questo è solo uno stralcio della prefazione di Beppe Grillo a Bancarotta (Sperling & Kupfer, 12 euro) il mini breviario della crisi economica firmato dall’economista più online d’Italia Eugenio Benetazzo (qui il suo canale su YouTube) insieme al giornalista David Parenzo (già autore di Romanzo Padano insieme al curatore di LiberoPensiero Davide Romano).
Un manuale di sopravvivenza per individuare i responsabili della crisi e sopravvivere all’abisso.
Mini curriculum di Eugenio Benetazzo: operatore di borsa indipendente, laureato in Economia Aziendale e conosciuto come il Beppe Grillo dell’economia, attraversa il paese con il suo live show BLEKGEK (Preparati al peggio). Lo abbiamo incontrato per capire quali siano stati i fattori della crisi e come possono fare i risparmiatori per informarsi oggi senza cadere nella trappola della strumentalizzazione politica e mediatica.
Sei riuscito a profetizzare la crisi. Quali erano i segni che ti hanno permesso di conoscere lo scenario ante litteram?
Quando nel 2006 scrissi il mio primo saggio economico, Duri e Puri: Aspettando un nuovo 1929, venni letteralmente apostrofato come un catastrofista inattendibile dalla penna facile, uno scrittore esordiente che voleva attirare su di sè l’attenzione mediatica.
Chi ti ha etichettato così si sarà ricreduto, immagino.
Credo di sì. Posso dire che adesso mi fa sorridere ascoltare che in TV si menziona l’attuale scenario macroeconomico come il peggiore di sempre.
E i giornalisti economici che dicono?
Fanno a gara a dirsi “io l’avevo detto!”. In realtà in Italia sono stati solo pochi operatori a lanciare il segnale di May Day, mentre la quasi totalità di analisti, giornalisti, gestori e consulenti continuava ad elogiare le opportunità e potenzialità del mercatismo.
Veniamo agli elementi premonitori.
Sono state tre variabili macro: la discutibile politica per la prima casa adottata dagli USA, lo scenario sui tassi di interesse e soprattutto i processi di delocalizzazione selvaggia consentiti dal WTO.
Possiamo affermare che il sistema bancario italiano è piu sicuro?
Bisogna fare un distinguo: il panorama bancario italiano non è omogeneo perché presenta in prima linea tre grandi gruppi bancari (di portata internazionale), attorniati da una dozzina di banche satelliti di media dimensione alle quali si contrappone una prateria di piccole realtà bancarie (credito cooperativo, banche popolari e casse rurali) che hanno mantenuto la loro vocazione storica di vicinanza e contiguità con il territorio, evitando i processi di crescita forzata ed il ricorso alla budgetizzazione di tutta l’attività commerciale.
Quindi?
Sulla base di questa distinzione possiamo affermare che le prime stanno vivendo un momento di profondo stress finanziario dovuto a fenomeni di contagio con i mercati internazionali, mentre le seconde, prese nella loro generalità, si possono considerare finanziariamente immuni dal punto di vista della presunzione di maggior affidabilità patrimoniale.
Il fondo interbancario di tutela dei depositi pensa a proteggere risparmiatori e correntisti italiani. Sarà possibile quindi saplvere per intero i depositi?
Questo fondo non è equiparabile a un consorzio bancario, in cui tutte le banche aderenti si impegnano ad intervenire collegialmente per supportare l’istituto che si trovasse in default finanziario.
Però…
Il loro aiuto presuppone un meccanismo di intervento ex post, che comporta il reperimento ed il versamento dei fondi da parte di tutte le altri banche solo dopo che si è verificato lo stato di insolvenza. Negli altri paesi europei il meccanismo ha un intervento ex ante.
Cosa signifca?
Che i fondi a riserva vengono raccolti alla fine di ogni anno solare ed accantonati dal relativo fondo. Ne consegue che in caso di default di un grande gruppo bancario in Italia questo meccanismo garantista può incepparsi.
Perche gli italiani sono gli europei più ignoranti in materia finanziaria?
Il risparmiatore italiano è stato abituato per decenni ad investire nell’immobile o sui titoli di stato.
Conseguenze?
Intere generazioni di cassettisti che non hanno mai dovuto preoccuparsi di come impiegare il loro denaro visto che esistevano soluzioni piuttosto remunerative e prive di rischio. Da quando il rendimento dei titoli di stato è sceso velocemente molti hanno iniziato a provare l’investimento azionario in quel periodo con potenzialità attraenti. Ricordiamo inoltre che i fondi comuni di investimento e la figura del promotore finanziario sono stati introdotti piuttosto di recente, rispettivamente nel 1986 e nel 1991.
Veniamo ai provvedimenti del governo in materia di crisi. I Tremonti bond servono solo ad incantare i risparmiatori sulla convenienza della nazionalizzazione?
I Tremonti Bond rappresentano una strada obbligata per il nostro paese: con questi strumenti ibridi è possibilerafforzare il patrimonio delle realtà bancarie in tensione di liquidità e garantire allo Stato una forma di blando controllo nelle politiche di affidamento del credito.
Cosa pensi della nazionalizzazione?
Credo che l’intero sistema bancario di un paese dovrebbe essere nazionalizzato in quanto le istituzioni bancarie rappresentano un’infrastruttura per l’economia di ogni Stato: non è possibile pensare che soggetti privati (i banchieri) possano mettere l’economia a servizio dell’attività bancaria come sta avvenendo e non il contrario ovvero le banche a servizio dell’economia.
Assistiamo inoltre al ridimensionamento del credito industriale a cui assistiamo?
E’ una diretta conseguenza di questa fase epocale in quanto il sistema bancario per riallineare velocemente i quozienti di solidità patrimoniale (il cosiddetto core tier) a parità di riserve e mezzi propri (che non possono essere aumentati in poco tempo) è obbligato a sottodimensionare gli impieghi e le posizioni a rischio. Il processo di vigilanza e controllo sul territorio a cura di Comitati istituiti presso le Prefetture consentirà di verificare come le banche beneficiarie di questi interventi di sostegno provvedono a supportare il sistema delle piccole e medie imprese.
Un altro problema per i risparmiatori è capire dove informarsi.
Le maggiori testate vedono come principali appaltatori pubblicitari proprio i grandi gruppi bancari: ognuno di voi faccia le opportune considerazioni. Abbiamo avuto modo di vedere come dai grandi uffici studi alle prestigiose agenzie di rating, nessuno dei grandi interlocutori di mercato sia riuscito a prevedere o ad allertare su quanto poteva accadere: proprio per questa ragione d’ora i poi non dovrebbero piu di tanto essere presi in considerazione significativa.
E su chi dovremmo contare quindi?
L’informazione finanziaria indipendente e priva di censura purtroppo si reperisce solo in rete: per esempio gran parte del mio lavoro e di quello di altri miei colleghi è visionabile dal mio portale o dalle mie videopillole su Youtube.
Quanche consiglio per neofiti.
Invito innanzitutto chi desidera intraprendere un percorso di crescita in cultura finanziaria di comprarsi qualche manuale che spieghi la speculazione di borsa e il funzionamento delle variabili macroeconomiche.
La rete insomma provvede a quello che non fanno i grandi giornali.
Sì. Sta emergendo una classe di professionisti, a cui io stesso sento di appartenere, che si prefigge lo scopo di informare il pubblico risparmiatore su quanto sta accadendo attorno a lui. Rattrista sapere che questa attività o questa funzione non è adeguatamente svolta dalla stampa di settore e dagli operatori del risparmio gestito.
Quando usciremo dal tunnel della crisi?
I mercati azionari sono un termometro dell’economia indicano la profittabilità attesa delle aziende quotate e pertanto la capacità di fare profitto negli anni a venire. Solitamente la borsa anticipa di 12/18 mesi quello che accade all’economia reale: ci possiamo pertanto aspettare una rilevante contrazione dei fatturati aziendali, un aumento della disoccupazione, un crollo del gettito fiscale ed una sostanziale difficoltà degli Stati a supportare il proprio meccanismo di welfare sociale.
Previsioni?
Se nei prossimi due trimestri non si verificheranno eventi detonatori sui mercati finanziari e i grandi gruppi bancari europei riusciranno a superare gli stress test che li attendono potremmo presumere un sensibile recupero del sentiment macroeconomico per la fine del 2010. Ci vorranno comunque tre anni prima di ritornare ad una situazione di equilibrio planetario, sia per quanto concerne le tensioni finanziarie che il ridimensionamento dei PIL dei rispettivi paesi coinvolti.
Eleonora Bianchini
Fonte: http://economiaefinanza.blogosfere.it
Link: http://economiaefinanza.blogosfere.it/2009/03/bancarotta-intervista-a-eugenio-benetazzo-il-beppe-grillo-della-crisi-banche-e-tremonti-bond-ecco-il.html
16.03.2009