Ray McGovern – Antiwar.com 22 aprile 2021
Il duro avvertimento del presidente russo Vladimir Putin stamattina di non superare quella che ha chiamato la “linea rossa” della Russia deve essere preso sul serio. Tanto più che la Russia sta aumentando la sua capacità militare per rispondere a qualsiasi provocazione dalle teste calde in Ucraina e da quelli che, a Washington, dicono loro che possono dare un cazzotto sul naso alla Russia e scampare alle ritorsioni.
Putin ha fatto una premessa alle sue osservazioni insolitamente taglienti dicendo che la Russia vuole “buone relazioni … anche, tra l’altro, con quelli con cui non siamo andati d’accordo ultimamente, per usare un eufemismo. Non vogliamo davvero bruciare i ponti“. In un chiaro sforzo per mettere in guardia i provocatori non solo a Kiev, ma anche a Washington e in altre capitali della NATO, Putin ha aggiunto questo avvertimento:
“Ma se qualcuno scambia le nostre buone intenzioni per indifferenza o debolezza e intende bruciare o addirittura far saltare questi ponti, dovrebbe sapere che la risposta della Russia sarà asimmetrica, rapida e dura. Quelli che stanno dietro le provocazioni che minacciano gli interessi fondamentali della nostra sicurezza si pentiranno di quello che hanno fatto in un modo in cui non si sono mai dovuti pentire prima.
Allo stesso tempo, voglio solo mettere in chiaro che abbiamo abbastanza pazienza, responsabilità, professionalità, fiducia in noi stessi e certezza nella nostra causa, così come il buon senso, quando si prende una decisione di qualsiasi tipo. Ma spero che nessuno pensi di superare la “linea rossa” nei confronti della Russia. Saremo noi stessi a determinare in ogni caso specifico dove sarà tracciata.”
La Russia vuole la guerra?
Una settimana fa, nel suo briefing annuale sulle minacce alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, la comunità di intelligence è stata insolitamente franca su come la Russia vede le minacce alla sua sicurezza:
“Riteniamo che la Russia non voglia un conflitto diretto con le forze statunitensi. I funzionari russi credono da tempo che gli Stati Uniti stiano conducendo le proprie “campagne d’influenza” per minare la Russia, indebolire il presidente Vladimir Putin e installare regimi favorevoli all’Occidente negli stati dell’ex Unione Sovietica e altrove. La Russia cerca un accordo con gli Stati Uniti sulla reciproca non interferenza negli affari interni di entrambi i paesi e sul riconoscimento da parte degli Stati Uniti della rivendicata sfera d’influenza della Russia su gran parte dell’ex Unione Sovietica.”
Un tale candore non si vedeva da quando la DIA (Defense Intelligence Agency) scriveva, nella sua “Strategia per la Sicurezza Nazionale – dicembre 2015”:
“Il Cremlino è convinto che gli Stati Uniti stiano gettando le basi per un cambio di regime in Russia, una convinzione ulteriormente rafforzata dagli eventi in Ucraina. Mosca vede gli Stati Uniti come il motore critico dietro la crisi in Ucraina e ritiene che il rovesciamento dell’ex presidente ucraino Yanukovych sia l’ultima mossa in un modello consolidato di sforzi di cambio di regime orchestrati dagli Stati Uniti.”
Strategia per la sicurezza nazionale- dicembre 2015 – Tenente Generale Vincent Stewart, direttore DIA
Gli Stati Uniti vogliono la guerra?
Sarebbe interessante leggere la valutazione della controparte russa sulle minacce che devono affrontare. Ecco la mia idea su come gli analisti dell’intelligence russa potrebbero metterla:
“Valutare se gli Stati Uniti vogliono la guerra è particolarmente difficile, nella misura in cui non abbiamo una chiara comprensione di chi sta prendendo le decsioni sotto Biden. Chiama il presidente Putin “assassino”, impone nuove sanzioni, e praticamente nello stesso attimo lo invita a un summit. Sappiamo quanto facilmente le decisioni approvate dai presidenti degli Stati Uniti possono essere ribaltate da potenti forze nominalmente subordinate al presidente. Un pericolo particolare può essere visto nella nomina da parte di Biden della protetta di Dick Cheney, Victoria Nuland, a numero tre del Dipartimento di Stato. L’allora assistente del Segretario di Stato Nuland è stata scoperta, in una conversazione registrata pubblicata su YouTube il 4 febbraio 2014, a tramare l’eventuale colpo di stato a Kiev e a scegliere il nuovo primo ministro due settimane e mezzo prima del colpo vero e proprio (22 febbraio).”
“Nuland verrà probabilmente confermata presto, e le teste calde in Ucraina potrebbero facilmente interpretare questo come se desse loro carta bianca per inviare più truppe, armate ora con armi offensive fornite dagli Stati Uniti, contro le forze anti-golpe di Donetsk e Luhansk. Nuland e altri falchi potrebbero anche accogliere con soddisfazione il tipo di reazione militare russa che possono dipingere come “aggressione”, come hanno fatto dopo il colpo di stato del febbraio 2014. Come prima, giudicherebbero le conseguenze – non importa quanto sanguinose – come un netto vantaggio per Washington. Peggio ancora, sembrano ignari della probabilità di un’escalation”.
Basta solo una “scintilla
Richiamando l’attenzione sul gran numero di truppe russe vicino all’Ucraina, il capo della politica estera dell’UE Josep Borrell ha avvertito lunedì che sarà sufficiente semplicemente “una scintilla” per innescare un confronto, e che “una scintilla può scattare qui o lì”. Su questo ha ragione.
È bastata semplicemente una scintilla dalla pistola brandita da Gavrilo Princip per assassinare l’arciduca Ferdinando d’Austria il 28 giugno 1914, per portare alla prima guerra mondiale, e poi alla seconda. I politici e i generali statunitensi farebbero bene a leggere “The Guns of August” di Barbara Tuchman.
La storia del 19° secolo è stata insegnata nelle scuole della Ivy League frequentate da Nuland, Blinken, e dal consigliere per la sicurezza nazionale Sullivan – per non parlare del nouveau riche, provocatore straordinario George Stephanopoulos? Se è così, le lezioni di quella storia sembrano essere state offuscate da una visione miope e superata degli Stati Uniti come onnipotenti – una visione che ha superato da tempo la sua data di scadenza, in particolar modo alla luce del crescente avvicinamento tra Russia e Cina.
A mio parere, è probabile che ci sia un aumento di rumor di sciabole cinesi nel Mar Cinese Meridionale e nello Stretto di Taiwan, se la Russia decide che deve essere coinvolta in uno scontro militare in Europa.
Un pericolo primario è che Biden, come il presidente Lyndon Johnson prima di lui, possa soffrire del tipo di complesso di inferiorità nei confronti dell’élite dei “migliori e più brillanti” (quelli che ci hanno portato in Vietnam) che lo indurrà a pensare, erroneamente, che sappiano cosa stanno facendo. Tra i principali consiglieri di Biden, solo il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha avuto qualche esperienza di guerra. E questa mancanza, naturalmente, è tipica della maggior parte degli americani. Al contrario, milioni di russi ancora ricordano un membro della propria famiglia tra i 26 milioni di morti della Seconda Guerra Mondiale. Questo fa un’enorme differenza – in particolare quando si ha a che fare con quello che gli alti funzionari russi chiamano il regime neo-nazista installato a Kiev sette anni fa.
Link: https://original.antiwar.com/mcgovern/2021/04/21/putin-isnt-bluffing-on-ukraine/
Ray McGovern ha prestato servizio come ufficiale di fanteria addetto ai servizi di intelligence. Successivamente ha lavorato per 27 anni come analista della CIA, fino a diventare Capo del dipartimento di Politica estera sovietica e redattore/informatore del Rapporto giornaliero per il presidente. È co-fondatore di Veteran Intelligence Professionals for Sanity (VIPS).
Scelto e tradotto da Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte