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La Redazione

 

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STRANE ALLEANZE – PARTE TERZA

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A cura di Davide
Il 6 Agosto 2008
287 Views
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DI H. S.
Comedonchisciotte

Fra le numerose rivelazioni fatte dall’ex ordinovista e presunto uomo di una rete di intelligence al servizio dei militari americani , Carlo Digilio , non mancano quelle riguardanti la collaborazione fra Ordine Nuovo o i servizi di sicurezza israeliani. Tutto sarebbe cominciato alla fine degli anni Sessanta durante uno scontro fra studenti di estrema destra ed estrema sinistra a Venezia. Digilio e uno studente della facoltà di Architettura , Luigi Foà , si sarebbero attivati per sedare glia animi. Il Foà , come anche Sergio Alzetta , entrambi ebrei italiani , si sarebbero rivelati due elementi del MOSSAD inseriti nella sinistra extraparlamentare e studentesca per monitorarne le posizioni antisioniste. I due sarebbero stati contattati anni dopo da Carlo Digilio in occasione del sequestro del generale americano Dozier ad opera delle BR : la rete del Comando FTASE di Verona era stata comprensibilmente coinvolta nella ricerca e le due presunte spie dell’intelligence israeliana erano state successivamente agganciate da Digilio per il loro inserimento nei gruppi di estrema sinistra.

Effettivamente più di un ex brigatista , e per la precisione i “dissociati” Franceschini e Bonavita ed il “pentito” Peci hanno confermato i contatti e gli approcci fra il MOSSAD e le BR , fatto alquanto singolare per una formazione armata di estrema sinistra attestata su posizioni filopalestinesi e in rapporti con fazioni dell’OLP. Gli uomini del MOSSAD avevano promesso armi , soldi ed addestramento ai brigatisti perché , in cambio , continuassero le loro azioni armate in Italia. L’intenzione degli israeliani era forse quella di alimentare il terrorismo per invertire la rotta della politica italiana ritenuta eccessivamente sbilanciata verso gli arabi e i palestinesi.
Tuttavia i capi brigatisti rifiutarono le offerte anche se , a detta di Franceschini , gli israeliani fornirono informazioni che si rivelarono molto utili. Rimane un mistero , invece , l’atteggiamento tenuto a riguardo dalle nuove BR capeggiate da Mario Moretti la cui conduzione era certamente più spregiudicata. Altrettanto sorprendente è sicuramente il rapporto fra i servizi segreti israeliani e l’organizzazione neonazista e con venature antisemite Ordine Nuovo. In realtà è nella natura dei servizi segreti l’adozione di modalità operative flessibili per l’utilizzo di gruppi armati che vanno dell’estrema sinistra all’estrema destra. Lo scopo del contatto che il MOSSAD stabilì con gli ordinovisti veneti pare , però , molto diverso da quello che è stato alla base dell’approccio con le Brigate Rosse : nel caso dei “neri” era prevista l’offerta di mezzi logistici per farne dei mercenari da adoperare per la causa israeliana. Dalle testimonianze di Digilio e di un altro ex ordinovista , Martino Siciliano ; a partire dagli inizi degli anni Settanta elementi di ON sarebbero stati addestrati nelle vallate del Bergamasco e poi nella valle della Bekaa in Libano per essere reclutati come mercenari pagati dal MOSSAD. Questi neofascisti veneti avrebbero anche operato congiuntamente con le milizie cristiano maronite in funzione antipalestinese a partire dagli albori della guerra civile libanese , nel 1975. Fra costoro si è citato anche quel Delfo Zorzi che è stato accusato – ma prosciolto – per avere piazzato materialmente la bomba alla Banca dell’Agricoltura a piazza Fontana. Ma cosa ha portato i neonazisti di ON , almeno nella sua componente veneta che poi era la più agguerrita e violenta , ad accettare le profferte del MOSSAD ? Secondo Digilio il leader “ideologico” di Ordine Nuovo veneto , Carlo Maria Maggi , sosteneva che sia gli USA che Israele rappresentavano i più validi baluardi dell’Occidente contro il comunismo. Ciò potrebbe spiegare con solo l’atteggiamento collaborativo nei confronti delle strutture di intelligence americane , ma anche lo smussamento dei toni antisemiti e il rapporto che ON ha tenuto con i servizi di sicurezza israeliani. Si potrebbe intravedere l’influenza di strutture atlantiche come Aginter Press nell’influenza filoamericana e filoisraeliana dei gruppi di estrema destra (mentre analogo ruolo potrebbe aver svolto il cosiddetto Think Tank dietro la facciata della scuola di lingue Hyperion nei confronti dei gruppi di estrema sinistra) : si ricorderà come , infatti , Yves Guillou alias Yves Guerin Serac , numero uno dell’Aginter Press , ammirasse i militari israeliani in dai tempi della guerra di Suez e considerasse Israele un elemento imprescindibile nelle “guerra di civiltà” contro i comunisti e gli arabi musulmani. Si direbbe che i vertici veneti di ON hanno ben applicato i precetti del padre della “guerra non ortodossa” , a partire dalla collaborazione “libanese” con gli israeliani. Emerge quello che può essere stato il ruolo di mediazione di una struttura come l’Aginter Press , attiva non solo in senso militare , ma anche per avvicinare ideologicamente e politicamente l’estrema destra europea agli americani e agli israeliani e consolidare un’alleanza nel nome dell’anticomunismo. Superata la pregiudiziale “antifascista” , per Guillou – Serac e gli altri uomini dell’Aginter Press , in gran parte ex OAS , si trattava di unire gli anticomunisti e di vincere la guerra della propaganda oltre che puramente militare.

Sulla base delle dichiarazioni del Digilio risulterebbe pure che la collaborazione fra ordinovisti veneti ed il MOSSAD ebbe un certo peso nella realizzazione dell’attentato alla Questura di Milano.
Nell’appartamento del medico veneziano Maggi si sarebbe svolto un incontro alla presenza dello stesso Digilio , di Alzetta , l’uomo del MOSSAD infiltrato nell’estrema sinistra e Vinciguerra. Argomento del “consesso” la possibilità di destinare Vinciguerra ai campi di addestramento in vista di un attentato contro il Ministro Rumor. Quest’ultimo , però , non si fidò e successivamente si decise di utilizzare l’”anarchico individualista” Bertoli. Così si palesano parecchi elementi che portano a indicare un supporto di rilievo dell’intelligence israeliana nell’azione ordinovisti in via Fatebenefratelli. Innanzitutto , prima di recarsi in Israele , Bertoli fu ospitato a case di un medico anarchico che , tra le altre cose , collaborava con i servizi di sicurezza israeliani (oltre che americani e italiani) , poi visse per più di due anni in un kibbutz . Sempre secondo la testimonianza di Digilio , alcuni neofascisti di ON , mestrini , veneziani , trevisani , sarebbero stati inviati nei kibbutz ad Israele per essere addestrati contro gli arabi e i palestinesi. A prima vista il Bertoli sembra aver utilizzato gli stessi canali ed è molto probabile che godette della protezione del MOSSAD o di altro servizio israeliano. Secondo l’ex ordinovista Siciliano Foà e Alzetta , i due “extraparlamentari”del MOSSAD , sarebbero stati i referenti di Ordine Nuovo veneto per una vera e propria alleanza operativa , in nome della lotta al comunismo e ai suoi alleati… Naturalmente…

In base a vari elementi convergenti e , se queste dichiarazioni risultassero veritiere , verrebbe corroborata la tesi secondo cui la strage alla Questura di Milano sarebbe , in realtà , il risultato del fallimento di un attentato mirato contro l’allora Ministro degli Interni democristiano Mariano Rumor progettato ideato da Ordine Nuovo del Triveneto con il supporto più o meno diretto di fazioni dei servizi di sicurezza americani ed israeliani. Ma la vicenda è piuttosto complicata…

Il 1°Ottobre del 1978 il generale dell’Arma dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa mise a segno uno dei colpi più importanti dell’antiterrorismo con la scoperta del covo brigatista di via Montenevoso 8 a Milano e l’arresto di ben due componenti dell’esecutivo dell’organizzazione terrorista , Azzolini e Bonisoli , in contrasto con l’apparente inefficienza ed inerzia mostrata , pochi mesi prima , nei giorni del sequestro dell’onorevole Aldo Moro. L’elemento di maggior rilievo , però , è rappresentato dalla scoperta di una gran mole di documenti risalenti ai giorni della più clamorosa delle operazioni delle BR , le lettere e il cosiddetto Memoriale Moro scritto probabilmente per rispondere alle domande dei carcerieri del partito armato. Per anni si è vociferato che , in realtà , vero scopo dell’operazione dei carabinieri del generale Dalla Chiesa fosse quello di recuperare documenti scottanti e da rubricare come “Segreto di Stato” e che , per questo , il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti decise di conferire a Dalla Chiesa pieni poteri. Si è vociferato anche che le copie del Memoriale – non essendo stati trovati gli originali – fossero incomplete , di materiale occultato dallo stesso Dalla Chiesa , di fotocopie fatte prime dell’arrivo del Magistrato e delle “manine” di ufficiali de carabinieri iscritti alla P2. Che non tutto fosse chiaro e limpido risultò esattamente dodici anni dopo quando , durante lavori di ristrutturazione dello stesso appartamento , vennero rinvenute dietro un pannello le lettere mai spedite di Moro – a dimostrazione che le BR operavano una vera e propria “censura” seguendo una precisa strategia – e altra documentazione inerente il famoso Memoriale. Fra le parti inedite la descrizione della struttura di guerriglia e controguerriglia della NATO denominata GLADIO e i giudizi duri e sferzanti sull’onorevole Andreotti. Rimane il mistero su chi avesse potuto mettere quella documentazione nell’appartamento di via Montenevoso dopo tanti anni. La scoperta non pare casuale : dopo qualche giorno , il 18 ottobre , il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti presentò un dossier sulla GLADIO in Parlamento , in realtà piuttosto incompleto e riduttivo circa il suo ruolo. Si trattava , comunque , di una rivelazione importante. Ad un anno dal crollo del Muro di Berlino stavano saltando equilibri che sembravano consolidati. Ma Moro , oltre che della struttura paramilitare atlantica , si è soffermato molto sulla “strategia della tensione” e sulla strage di piazza Fontana con oscuri accostamenti con quella della Questura di Milano. Per quanto riguarda l’atto terroristico che ha avviato la “strategia della tensione” e ha precipitato il paese in una spirale di violenza , Moro non aveva dubbi : la matrice era “nera” con complicità interne ed anche internazionali (e , implicitamente , il riferimento pare essere la Grecia dei colonnelli e i suoi servizi segreti). In quel 12 dicembre 1969 in qualità di Ministro degli Esteri , Moro presiedeva l’Assemblea del Consiglio d’Europa a Parigi. Fra gli argomenti in discussione la condanna della Grecia per la sua politica dittatoriale e fascista. Inoltre Moro ribadì a più riprese come la strage alla Questura di Milano avesse in realtà come obiettivo il Ministro degli Interni Rumor che ai tempi della strage di piazza Fontana occupava la poltrona di Presidente del Consiglio. Queste affermazioni sono piuttosto sorprendenti poiché all’epoca nessuno pensava ad un attentato mirato. Inoltre riceveranno conferme dai neofascisti Digilio e Vinciguerra che indirizzeranno verso la pista ordinovista. Ma quale può essere il rapporto fra piazza Fontana e la strage che doveva investire il Ministro Rumor ? La spiegazione potrebbe venire da un curioso e misterioso personaggio come i tanti personaggi coinvolti in queste storie e grandi frequentatori del sottobosco dei servizi segreti. L’uomo in questione si chiamava Fulvio Bellini , ex partigiano comunista , giornalista e collaboratore dell’ex repubblichino Pisanò per “Candido” e , a dar retta alle sue parole , collaboratore dei servizi segreti inglesi fin dalla guerra. Non è poi così incredibile : elementi delle formazioni partigiane comuniste collaborarono con il servizio segreto militare britannico SOE e si può presumere che fra loro qualcuno fosse stato reclutato anche in tempi di Guerra Fredda. Emblematica è stata la vicenda di Edgardo Sogno , collaboratore di inglesi e americani e capo della formazione partigiana “bianca” Franchi , che entrò in contatto con le Brigate Garibaldi. Due ex partigiani di una delle più agguerrite formazioni partigiane rosse , la Stella Rossa , divennero i suoi più importanti collaboratori nella lotta al comunismo portata avanti con le organizzazioni Pace e Libertà e i Comitati di Resistenza Democratica ; quei Dotti e Cavallo sospettati in tempi recenti di aver intrattenuto fitti rapporti con le BR ed altre formazioni terroristiche italiane dell’estrema sinistra. Comunque sia con lo pseudonimo di Walter Rubini , quasi in concomitanza con la perquisizione dei carabinieri nel covo brigatista di via Montenevoso , Bellini fece pubblicare un libro curioso sui misteriosi retroscena sulla strage di piazza Fontana : “Il segreto della Repubblica”. Il titolo era certamente significativo e la tempistica dell’uscita in libreria fa pensare che la strage alla Banca dell’Agricoltura avesse molto a che vedere con le rivelazioni contenute nelle carte di via Montenevoso. Per quel che riguarda la “strategia della tensione” e , quindi , la strage di piazza Fontana e le bombe del 12 dicembre 1969 , Bellini non aveva dubbi : nell’ottica internazionale distingueva fra la posizione favorevole degli americani e , soprattutto del Segretario di Stato dell’Amministrazione Nixon , Henry Kissinger e quella contraria degli inglesi preoccupati per gli effetti negativi di una strategia del terrore che avrebbe potuto avvantaggiare il PCI e le sinistre anziché danneggiarle. Naturalmente bisognerebbe leggere con cautela le parole di Bellini , un individuo , come egli stesso ha ammesso , vicino ai servizi segreti inglesi e , quindi , portato necessariamente ad assumere la loro difesa. Vi è da aggiungere che tale cautela và tenuta nei confronti di tutti i personaggi che gravitano in ambienti equivoci come quelli dei servizi segreti , della mafia e della criminalità organizzata , del terrorismo , della massoneria “deviata” , ecc…

Tuttavia và pur dato del credito a questo strano personaggio in quanto fu il primo a scrivere apertamente in un altro libro che il Presidente dell’ENI Mattei era stato vittima di un attentato. Ed è pur vero poi, che qualche giorno prima della strage del 12 dicembre 1969 , fu il giornale inglese Observer a preconizzare la strategia del terrore in Italia coniando il termine “Strategy of Tension”. I servizi segreti inglesi (MI6) o frazioni di essi volevano mettere in guardia sull’ondata terroristica in Italia ? A leggere il celebre pamphlet “Strage di Stato” ideato da Lotta Continua e dalla sinistra extraparlamentare si rimane piuttosto stupiti della mole di informazioni dettagliate e , in gran parte , precise sui tentativi di infiltrazione dei neofascisti nell’estrema sinistra. Questa opera di controinformazione non poteva , forse , risultare così accurata ed efficace senza il supporto informativo di frange di servizi segreti. Fra questi molto probabilmente il servizio sovietico KGB e alcune fazioni dei servizi italiani. Non si può escludere , poi , la mano degli inglesi attraverso elementi come lo stesso Bellini che , come ex partigiano rosso , poteva godere della fiducia degli estensori della “Strage di Stato” di chiara matrice di sinistra. Per molti versi , poi , le tesi della Strage di Stato” e del libro di Bellini – Rubini si assomigliavano notevolmente. In entrambi i casi i ritiene che la “strategia della tensione” non fosse fondamentalmente farina del sacco di elementi neofascisti e rozzamente golpisti , ma dei “gaullisti” o presidenzialisti – coloro che sareb
bero confluiti nella fazione riconducibile al trio di ex partigiani Sogno – Pacciardi – Cavallo – che si volevano servire della capacità e perizia militare e terroristica degli altri. Bellini distingueva , quindi , fra due fazioni convergenti ma non coincidenti coinvolte nella “strategia della tensione” : quella plebiscitaria e presidenziale con agganci istituzionali nel Presidente della Repubblica Saragat e nel Presidente del Consiglio Rumor e quella golpista e fascista che aveva fornito la manovalanza terroristica. Il reale disegno era quello di portare con gli attentati , un diffuso senso di insicurezza e di paura per spostare l’asse politico a destra , dichiarare lo “stato di pericolo pubblico” , sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni. Secondo Bellini – Rubini il ruolo del Presidente della Repubblica , il socialdemocratico Saragat , sarebbe stato più importante di quello rivestito dalla fazione democristiana coinvolta nel complotto. Giuseppe Saragat era uomo che godeva della fiducia degli americani e aveva promosso la scissione di Palazzo Barberini nel 1947 , sotto i buoni auspici della massoneria di Palazzo Giustiniani , con il distacco della componente socialista filoamericana dal PSI e alla nascita del PSDI. La posizione di Saragat rispecchiava quella della massoneria come , molto vicino alle logge , era pure il presidenzialista Randolfo Pacciardi , repubblicano e Ministro della Difesa nel Dopoguerra. Prima che prendesse avvio la “strategia della tensione” Saragat e il fedelissimo Tanassi si erano fatti promotori della scissione dei socialdemocratici dal PSU , risultato dal ricongiungimento fra PSI e PSDI in seguito alla svolta di centrosinistra. Si trattava di un chiaro ripudio della politica di centrosinistra e di una svolta a destra. D’altronde sotto l’ombrello del PSDI trovarono rifugio personaggi provenienti dalla destra e dall’estrema destra italiana. Il progetto fallì perché il Presidente del Consiglio Rumor che avrebbe dovuto dichiarare lo stato emergenziale si spaventò per i morti provocati dall’attentato alla Banca dell’Agricoltura forse non voluti e perché , intuendo i tentativi di cavalcare a destra l’ondata terroristica , il PCI e le sinistre si mobilitarono durante i funerali delle vittime.

Contrario al disegno della “strategia della tensione” era pure Aldo Moro che già in quel periodo cercava l’avvicinamento al PCI coniando la cosiddetta “strategia dell’attenzione”. Così sfrutto i propri agganci nei servizi segreti e nel giro di pochi giorni venne a capo dell’intera faccenda e venne a conoscenza di mandanti ed esecutori della strage. Il più volte citato appunto del SID del 16 dicembre 1969 costituisce probabilmente il risultato di quell’indagine. Conseguentemente per impedire il complotto che urtava contro il suo disegno orientato comunque a sinistra , Moro mise di fronte al fatto sia Saragat che Rumor e li ricattò : avrebbero dovuto rinunciare a quelle manovre orientate a destra e in senso presidenzialista e plebiscitario e , in cambio , tutto sarebbe stato messo a tacere ed insabbiato. La pista nera sarebbe stata occultata per agevolare la più comoda pista anarchica che avrebbe allontanato qualsiasi sospetto nei confronti dei settori istituzionali , anche se forse , coltivata in maniera non superficiale , anche quest’ultima pista sarebbe stata fruttifera se è vero quel che ha detto la vedova Calabresi. Per questo motivo l’appunto del SID risulta manipolato e i personaggi di destra e neofascisti citati (Serac , Leroy , Delle Chiaie e Merlino) vengono etichettati come “anarchici”. La versione di Bellini ha il pregio di stabilire il rapporto fra la strage di piazza Fontana , le bombe di Milano e Roma del 12 dicembre 1969 e la strage alla Questura di Milano il cui obiettivo era , in realtà , Rumor. I neofascisti di Ordine Nuovo , coinvolti a livello esecutivo , nella “strategia della tensione” verso cui nutrivano ampie aspettative , avevano maturato un odio intenso nei confronti di colui che giudicavano un traditore , il Ministro Rumor. La bomba dell’”anarchico” Bertoli era un atto di vendetta che , in ambienti diversi da ON , poteva perfino essere salutato come il tentativo di sbarazzarsi di un testimone scomodo.

Si può capire , allora , al di là delle trattative vere , presunte o finte , perché Moro fosse stato condannato a morte con le BR utilizzate come terminali della sentenza. Oltre alla rivelazione sulla GLADIO , varie e scabrose sono state le rivelazioni dello statista democristiano già in possesso di scottanti documenti che , presumibilmente , i brigatisti si sono impossessati per consegnarli a qualcuno. Quei documenti avrebbero dato sostanza alle allusioni e alle affermazioni velate dell’onorevole Moro. Le risposte su piazza Fontana e sulla “strategia della tensione” non erano certo argomenti di secondo piano e , innanzitutto , Moro stava insinuando che queste avevano un rapporto con l’”anarchico” Bertoli che , evidentemente , non era tale per il promotore del “Compromesso storico” fra DC e PCI , l’attentato alla Questura di Milano contro il Ministro degli Interni Rumor , anello di collegamento con piazza Fontana e il tentativo di spostare l’asse politico a destra con la strategia delle bombe da attribuire alle sinistre. Moro vivo poteva diventare una mina vagante peri vari attori in gioco. Ma perché furono proprio le BR ad assumersi questo compito assai gravoso ? Compito che , peraltro , avrebbe danneggiato i “sogni” di chi sosteneva la lotta armata…
Credo che , a tal proposito , si dovrebbe risalire al rapporto che le BR capeggiate da Moretti avevano con la scuola di lingue di Parigi Hyperion. Anche se non ci sono prove , vari indizi portano a pensare che dietro all’istituto si celasse il Think Tank , la congrega di trockisti ed anarchici filoamericani e filoisraeliani. Non bisogna dimenticare che proprio alla vigilia del sequestro Moro , gli uomini dell’Hyperion aprirono due succursali in Italia , una a Roma e una a Milano che furono chiuse prima della fine di quell’anno. Personaggi come Duccio Berio ed Innocente Salvoni sembrano entrare ed uscire dall’affaire Moro… Dai documenti e dalle carte processuali risulterebbe che la scuola di lingue parigina fosse preziosa per Moretti & C. per le questioni logistiche e i contatti internazionali. Si può ipotizzare che Hyperion o costituisse il vero “cervello” politico del sequestro o che cercasse in qualche modo di influenzare la strategia brigatista. E l’istituto era , in realtà , una facciata della centrale filoatlantica denominata Think Tank , allora non è illogico pensare che proprio da quell’ambiente partì l’ordine di assassinare Moro. Ma c’è di più…

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Nel numero del bollettino OP del 9 febbraio 1977 il giornalista piduista Mino Pecorelli , ben addentro nel mondo dei servizi segreti scrisse un articolo sul MOSSAD e il suo ruolo nella “strategia della tensione” . Estremamente interessante è l’interpretazione che viene data di quella stagione del terrorismo italiano ma non solo : la “strategia della tensione” sarebbe risultata dalle spinte convergenti da un lato della CIA americana , del MOSSAD israeliano e dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale , peraltro diretto da quel D’Amato che era la longa manus della CIA in Italia i quali servizi segreti istigarono l’estrema destra a compiere attentati da attribuire all’estrema sinistra – e viene da chiedersi quale nozione della centrale terroristica Aginter Press avesse il Pecorelli – e dall’altro dall’attivazione dei trockisti ed anarchici filoamericani e filoisraeliani del Think Tank. Dalla lettura emerge come queste due spinte fossero sì parallele ma non troppo… Senza margine di dubbio , poi , Pecorelli attribuiva la strage alla Questura di Milano proprio al Think Tank che avrebbe armato la mano di Bertoli. Se fosse vero costituirebbe un movente che accomunerebbe Think Tank – Hyperion – BR morettiane nell’assassinio di Aldo Moro. Si può trascurare questa pista ? A mio parere ciò che scrisse Pecorelli deve essere tenuto in considerazione anche perché la fonte proveniva dai servizi segreti francesi (SDECE) certamente ben informati sul Think Tank e sull’istituto di lingue parigino Hyperion. Un’altra fonte poteva anche essere la documentazione del neofascista agente Zeta del SID Guido Giannettini che convergeva con molti giudizi del giornalista piduista. In vero è ben possibile che , se Ordine Nuovo armò la mano e istruì Bertoli , se il MOSSAD protesse l’anarchico nel suo soggiorno ad Israele , non si può escludere che nel suo soggiorno in Francia fu il Think Tank a supportarlo. D’altronde la vicenda Bertoli non è curiosa solo per quel che riguarda l’attentato della Questura di Milano , ma è l’intera biografia dell’”anarchico individualista” a suscitare stupore : anarchici , servizi segreti italiani , formazioni armate anticomuniste , il circolo atlantico Pace e Libertà , estrema destra ed estrema sinistra , marxisti leninisti , Ordine Nuovo del Veneto e i suoi legami con una rete di intelligence americana , gli “extraparlamentari” del MOSSAD , personaggi vicini alle BR , i trockisti filoamericani e filoisraeliani del Think Thank , estremisti di destra francesi e , dulcis in fundo la rete paramilitare atlantica GLADIO. Di tutto di più , ma quello che sembra mettere il cappello su questa storia è quell’anticomunismo antisovietico dei servizi di sicurezza , o frazioni degli stessi , americani israeliani e della NATO. E il collegamento strage di piazza Fontana – attentato contro il Ministro Rumor alla Questura di Milano – sequestro e assassinio dell’onorevole Moro potrebbe spiegare perché l’ex ordinovista e probabile “gladiatore” Morin assunse l’incarico di perito balistico di difesa per gli ex brigatisti ma ancora lottarmatisti Morucci e Faranda. Nazisti ed antisemiti che incontrano ebrei e sionisti ; anticomunisti che incontrano comunisti , estrema destra che incontra l’estrema sinistra…

Strane alleanze… Incontri bizzarri… Convergenze ed ibridazioni… Il tutto sotto l’egida e le bandiere dei servizi segreti. L’anticomunismo della Guerra Fredda costituisce il collante di unioni molto difficili e certamente tormentate. Poi , nel biennio 1989 – 1990 tutto finisce con il crollo dell’impero sovietico. Il neofascista ordinovista Vincenzo Vinciguerra che aveva confessato di aver ideato e realizzato la strage di carabinieri a Peteano , rivelò in quel frangente al giudice di Venezia Casson l’esistenza di un’organizzazione retta ai massimi livelli dei servizi di sicurezza NATO su cui sarebbero cadute le responsabilità per le stragi e la “strategia della tensione”. Frange e frazioni dell’estrema destra sarebbero state in collegamento con questa struttura. E’la rivelazione della GLADIO e della STAY BEHIND. Per la verità già il rosaventista Cavallaro aveva fatto cenno ad un’organizzazione che in tutta evidenza corrispondeva alla GLADIO durante l’inchiesta del giudice di Padova Tamburino sulla Rosa dei Venti , organizzazione della destra atlantica. Il fatto che Vinciguerra militante prima di Ordine Nuovo e poi di Avanguardia Nazionale , dimostra come l’estrema destra fosse in rapporti operativi piuttosto stretti con GLADIO. Già l’ineffabile Pecorelli , in un articolo del 1974 , aveva fatto indirettamente cenno a questo collegamento e sostenuto che i nascondigli e gli arsenali di armi ed esplosivi in dotazione alle forze paramilitari e non convenzionali dell’esercito erano stati messi a disposizione dei gruppi di estrema destra. Pecorelli accusava , ancora una volta , l’onnipresente Giulio Andreotti di armare l’estrema destra tramite un colonnello dei servizi segreti per alimentare la “strategia della tensione” e rafforzare la propria posizione di potere. Sia come sia è stato il generale Serravalle che fra il 1970 e il 1974 ha diretto la GLADIO ad aver tracciato un collegamento fra la rete paramilitare atlantica e la strage di Peteano. Qualche mese prima della strage di carabinieri il nascondiglio di armi ed esplosivi della GLADIO – nome in codice NASCO – dell’Aurisina era stato trovato dissotterrato. Temendo che i NASCO venissero utilizzati impropriamente ed indebitamente ed appurato come all’interno della GLADIO vi fossero pulsioni estremistiche da banda armata , Serravalle fece chiudere gli arsenali e la struttura venne riorganizzata. Il generale Serravalle ha poi alluso a responsabilità della CIA nell’attentato di Peteano , ma , sicuramente , organizzazioni neofasciste come Ordine Nuovo non erano troppo contente della “stretta” imposta , del giro di vite sulla fornitura di armi. La strage di Peteano era un messaggio , tenendo conto del fatto che l’Arma dei carabinieri gestiva direttamente gran parte dei NASCO. Ma perché , a distanza di anni , Vinciguerra ha parlato ? L’ipotesi più probabile è che , terminata la Guerra Fredda , le alleanze antisovietiche sono saltate con tutte le conseguenze del caso. Nel gennaio del 1991 tre carabinieri vennero freddati al Quartiere Pilastro di Bologna dalla cosiddetta banda della Uno Bianca. Tre carabinieri come a Peteano… Nuovi messaggi…

Nuovi conflitti rimpiazzano quelli di ieri con nuove alleanze e nuove strategie , nuove unioni e nuove ibridazioni…
Ma gli spettri di ieri sono anche i fantasmi di oggi.

FINE

H.S.
Fonte: www-comedonchisciotte.org
7.08.08

FONTI

– Daniele Ganser “Gli eserciti segreti della NATO” Fazi Editore

– Philp Willlan “I burattinai” ; Tullio Pironti Editore

– Sergio Flamigni “La tela del ragno” KAOS Edizioni

– Sergio Flamigni “Il mio sangue ricadrà su di loro” KAOS Edizioni

– Sergio Flamigni “Le trame atlantiche” KAOS Edizioni

– Sergio Flamigni “La sfinge delle Brigate Rosse” KAOS Edizioni

– Sergio Flamigni “Le Idi di Marzo” KAOS Edizioni

– Giuseppe De Lutiis “Storia dei servizi segreti in Italia” Editori Riuniti

– Giuseppe De Lutiis “Il golpe di via Fani” Sperling & Kupfer Editori

– Sandro Provvisionato “Misteri d’Italia” Laterza

– Sandro Provvisionato “Giustizieri sanguinari” Tullio Pironti Editore

– Sandro Provvisionato e Adalberto Baldoni “A che punto è la notte” Vallecchi

– Paolo Cucchiarelli e Aldo Giannuli “Lo Stato parallelo” Gamberetti Editore

– Paolo Cucchiarelli “Piazza Fontana – chi è Stato ?” supplemento de “L’Unità” , collana 2I misteri d’Italia

– Marco Dolcetta “Politica occulta” Castelvecchi

– Marco Dolcetta “Gli spettri del Quarto Reich” BUR

– Rita di Giovacchino “Scoop mortale” Tullio Pironti Editore

– Rita Di Giovacchino “Il libro nero della Prima Repubblica” Fazi Editore

– Gianni Cipriani “Lo Stato invisibile” Sperling & Kupfer Editori

– Carlo Palermo “Il Quarto Livello” Editori Riuniti

– Fabrizio Calvi e Frederic Laurent “Piazza Fontana” Mondadori Editore

– Giorgio Boatti “Piazza Fontana” Einaudi Editore

– Fulvio Bellini “Il segreto della Repubblica” Seline Edizioni

– Eduardo Di Giovanni e Marco Ligini “La strage di Stato” Odradek

– Marco Nozza “Il pistarolo” Il Saggiatore

– Giovanni Fasanella e Alberto Franceschini “Che cosa sono le BR” BUR

– Mario Coglitore e Claudia Cernigoi “La memoria tradita” Zero in Condotta

– Giorgio Cavalleri “La GLADIO del Lago” Edizioni Essezeta/Arterigere

– Adriano Monti “Il Golpe Borghese” Editrice Lo Scarabeo

– “Dossier Pecorelli” KAOS Edizioni

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