Kerman (Iran) –
La catena di stragi – provocazione nei riguardi dell’Iran tocca il suo apice: al momento, sono 103 i morti e 141 feriti, questo il bilancio di due esplosioni avvenute a Kerman a due passi dalla tomba del Generale Soleimani, ucciso esattamente quattro anni fa da un attacco drone USA, rivendicato dall’allora inquilino della Casa Bianca Trump.
Proprio nel giorno dell’anniversario ecco questo “attacco terroristico” come lo definisce la tv di stato iraniana: sono migliaia i pellegrini che quotidianamente affollano il cimitero in visita al simbolo della lotta all’imperialismo e del riscatto nazionale Qasem Soleimani; poteva essere un’ ecatombe.
Ieri l’omicidio in Libano del n.2 di Hamas Saleh – Al Aaruri, ancora droni come quello che uccise Soleimani in Iraq nel 2020.
Il giorno di Natale, è stato fatto fuori in Siria il Generale Seyed Mousavi, consigliere Senior delle Guardie Rivoluzionarie Iraniane.
Israele esegue, la catena di stragi – provocazione procede, mentre assedia Gaza, oltre ventimila vittime da ottobre scorso. Stamani l’Idf ha colpito degli obiettivi di Hezbollah in Libano. Ora gli attacchi a Kerman, che significa il cuore dell’Iran multipolare. Ancora non c’è una rivendicazione, ma solo dolore e una conta dei morti da fare. “Martiri” per gli iraniani. E l’Occidente non ha ancora capito che vince le battaglie, ma la guerra santa che esso stesso sta scatenando rischia di perderla, e noi con lui. Con tutte le tragedie ed i cambiamenti che ciò comporterà.
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