Diversi studi scientifici stanno rivalutando L’OLIO DI COCCO (da molti considerato un grasso da evitare perché dannoso soprattutto per il cuore) e un articolo apparso tre mesi fa sul sito della Fondazione Valter Longo, creata dall’omonimo professore che è considerato a livello internazionale uno dei massimi esperti di longevità, nutrizione e invecchiamento, ne sottolinea le numerose proprietà: protettive nei confronti dell’apparato gastro-intestinale; preventive delle patologie cardiovascolari e neurodegenerative; di rafforzamento per il sistema immunitario e di stimolo per il metabolismo.
Proprio in merito agli effetti protettivi verso le cellule cerebrali si legge nell’articolo che “l’olio di cocco contiene molti acidi grassi a catena media che aiutano a contrastare demenze e declino cognitivo” e che “i ricercatori hanno concentrato le loro indagini sul ruolo dell’olio di cocco in relazione al morbo di Alzheimer, attestando che il consumo di 40 ml di olio di cocco migliora le funzioni cognitive in pazienti affetti da questa patologia.” La ragione sembra imputata al fatto che “gli acidi grassi a media catena si trasformano facilmente in corpi chetonici. Ovvero le stesse molecole che vengono prodotte in quantità durante il digiuno e che vengono utilizzate da parte del cervello come fonte di energia quando il glucosio scarseggia.”
Scorrendo oltre l’articolo si legge che “l’olio di cocco è particolarmente digeribile grazie alla presenza di acido laurico che favorisce le funzioni dell’apparato gastro-intestinale” e che “è utile in caso di deficit degli enzimi che digeriscono i grassi come la lipasi pancreatica e gli acidi biliari, come pure in caso di malassorbimento e altre problematiche intestinali”. Effettivamente vitamine come la A, la D, la F, la E e la K sono fondamentali e hanno bisogno dell’ambiente adeguato per essere assorbite: l’olio di cocco (come del resto l’olio extravergine di oliva e altri grassi buoni) ne favorisce l’assimilazione a vantaggio della salute e del potenziamento del sistema immunitario.
“Altri studi scientifici – è scritto ancora nell’articolo – dimostrano che l’olio di cocco aumenta il livello di colesterolo buono HDL nel sangue e che aiuta a bruciare i grassi”. La possibile spiegazione è da ricercare nel fatto che: “gli acidi grassi a catena media contenuti nell’olio di cocco inducono un maggiore senso di sazietà rispetto ai grassi a catena lunga, oltre a favorire la perdita di grasso corporeo a causa di un miglioramento della regolazione della temperatura corporea”. In merito al possibile effetto dimagrante viene, però, precisato che “sono ancora in corso studi di approfondimento”, mentre, invece, “ricerche scientifiche hanno verificato che l’olio di cocco possiede proprietà anti-fungine e anti-batteriche, in relazione alla Candida albicans.”
Dunque, in base alle ultime evidenze scientifiche, si tratta di UN OLIO DA TENERE IN CONSIDERAZIONE per la nostra salute. Con la raccomandazione, però, di sceglierlo di ottima qualità (vergine, spremuto a freddo e preferibilmente da coltivazione biologica) e di usarlo a crudo (non per la cottura “poiché può generare composti tossici per l’organismo”). Inoltre va consumato con moderazione perché, anche se aumentano gli studi che ne attestano le proprietà benefiche, tuttavia bisogna tener sempre presente che è costituito in maggioranza da grassi saturi.
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VB