Le mobilitazioni previste per venerdì 25 settembre chiedono ciò che agli studenti manca da ben prima del Covid. Un cambio di rotta. Certamente il Covid ha messo sotto i riflettori i problemi che la scuola conosceva bene già prima: strutture fatiscenti, mancanza di aule, carenza di personale.
Ma la richiesta degli studenti e insegnanti in piazza vuole andare a un ripensamento non solo per mobilitare risorse, ma per ripensare una scuola che non va, nè per avere cittadini responsabili, nè tanto meno per entrare nel mondo del lavoro.
Le dimissioni richieste dall’Opposizione Studentesca d’Alternativa che ha organizzato la giornata di mobilitazione assieme ai sindacati di base sono giustificate non tanto per le difficoltà riscontrate nella gestione del covid, che sono comunque discutibili, ma per il fatto che il ministro si è posto in perfetta continuità con i suoi predecessori: rispondere alle esigenze del mercato, premiare l’allineamento e l’obbedienza anzichè favorire lo sviluppo di una coscienza critica che possa avere la capacità, oltre che l’ambizione, di poter cambiare la società. Questo il primo punto della protesta.
Ma ovviamente le critiche sulla gestione del Covid tengono banco, anche perchè anche i problemi da covid si pongono in perfetta continuità con quelli passati. Non si è messo in discussione alcun modello, decidendo di dare la priorità ai banchi a rotelle, facendo confusione sulle linee da tenere attorno alle mascherine, ai trasporti pubblici, le assunzioni rescindibili in caso di nuovi lockdown, senza il minimo riguardo per i basilari diritti sociali e civili.
Per questo, dimissioni. Lo chiederanno il 24 a Montecitorio i lavoratori della scuola, il 25 gli studenti davanti al ministero.
Gli organizzatori hanno garantito di rispettare le normative vigenti riguardo al covid.
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