DI GIANLUCA FREDA
blogghete
Anche in Iran si stanno finalmente accorgendo – con qualche mese di ritardo – della clamorosa truffa del “video di Neda”, che tanto scalpore suscitò nel giugno scorso. Il video della “morte” della ragazza iraniana, pacchianamente fasullo e realizzato con immensa sciatteria, era parte integrante della strategia di destabilizzazione della Repubblica Islamica predisposta dai servizi d’intelligence israeliani e americani nel tentativo di delegittimare la rielezione di Ahmadinejad e provocare un cambio di regime nel paese. I media occidentali hanno dato ampio risalto al finto “martirio” della giovane attrice, martirio che potrebbe tornare assai utile per garantire il consenso dei telepecori dell’ovest ad un eventuale attacco militare contro l’Iran (attacco che fortunatamente sembra farsi sempre meno probabile). Ancora qualche giorno fa, il TG3 ha dedicato alla vicenda un servizio grondante retorica, scempiaggini e retinopatie, nella miglior tradizione dell’informazione nazionale.
I due video qui sotto fanno parte di una serie di cinque filmati pubblicati sul sito iraniano www.aviny.com e segnalatimi da un lettore, che ringrazio. Sono in lingua farsi, che non sono in grado di tradurre, ma dalle immagini risulta evidente che in Iran si stanno finalmente rendendo conto delle stesse anomalie che avevo segnalato su questo sito nove mesi fa (la fialetta di liquido rovesciata sul volto della ragazza, il “soccorritore” che inspiegabilmente si “immobilizza” per consentire al collega col telefonino di riprendere il grandguignolesco primo piano della ragazza, ecc).
Unica nota: nel secondo video compare purtroppo anche un errore, lo stesso che avevo commesso io nei giorni immediatamente successivi alla diffusione del filmato. Vengono paragonate tra loro le tracce di sangue presenti sul volto della ragazza nei due video per evidenziarne la diversità e sostenere che si tratti di un’elaborazione con Photoshop. Magari questi cialtroni sapessero usare Photoshop! In realtà le tracce di sangue sono diverse semplicemente perché le immagini raffrontate sono state riprese ad alcuni secondi di distanza l’una dall’altra. Niente Photoshop, solo una pietosissima e ruspante messinscena nella quale Arash Hejazi (noto titolare di una casa editrice iraniana d’opposizione, con contatti con l’intelligence occidentale, fuggito precipitosamente all’estero subito dopo la pubblicazione online del video) schiaffa sul viso della ragazza un contenitore pieno di liquido rosso. Una sciatteria che è caratteristica delle operazioni di propaganda dei servizi segreti, un vero e proprio marchio di fabbrica. Chi progetta queste recite è evidentemente convinto che il pubblico si berrà qualunque lacrimosa fandonia, per quanto realizzata coi piedi. Pare che, in fondo, non abbia poi tutti i torti.
Gianluca Freda
Fonte: http://blogghete.blog.dada.net/
Link: http://blogghete.blog.dada.net/archivi/2010-03-18
18.03.2010
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