“Le tasse sono un pizzo di Stato”… se lo dice Giorgia Meloni!

Il capo del governo e leader di Fratelli d'Italia a chiusura della campagna elettorale a Catania, parla di "pizzo" riferendosi alle tasse ed alla lotta all'evasione. Non l'avesse mai detto! Scoppia il putiferio nella stampa main-stream e nel mondo della politica. Ma, a cosa servono realmente le tasse?

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di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

«La sinistra dice che gettiamo la spugna. Mai. Ma la lotta all’evasione si fa sulle big company, sulle banche. Non sul piccolo commerciante a cui chiedi il pizzo di Stato». (cit. Giorgia Meloni, Catania 26 Maggio 2023)

Prendo spunto da questa forte dichiarazione del premier Giorgia Meloni, per parlare di tasse, un argomento che interessa da vicino la nostra quotidianità, ma soprattutto uno strumento in uso ai governi, la cui vera natura da sempre viene nascosta ai più, da coloro che nei secoli l’hanno utilizzata e tutt’ora utilizzano come arma di comando per sottomettere e saccheggiare i popoli e le nazioni.

Il giornalismo servile e la politica tutta, non hanno esitato un attimo a cogliere la palla al balzo per stigmatizzare con le solite frasi di circostanza («attacco alla legalità», «si favoriscono gli evasori», «una frase da analfabeti funzionali»), un concetto, quello espresso dalla Meloni, che diversamente – se analizzato con occhio esperto, alla luce della realtà che viviamo – pare proprio essere più rispettoso della verità, rispetto a ciò che invece tendono ad inculcare nelle nostre menti i soggetti appena menzionati.

Tali reazioni, tanto prevedibili quanto sbagliate, cozzano con la realtà che caratterizza il governo guidato da Giorgia Meloni, per almeno quattro motivi ben definiti.

Primo perché, chiaramente, la destra al governo non è una destra che favorisce l’illegalità, avendo mostrato, semmai, in più di un’occasione smanie securitarie e proibizioniste. Magari, anch’essa difende – spesso oltre i confini della legalità ed in contrasto con il bene comune – gli interessi di lobbies, ma questo sappiamo bene far parte del modus operandi dei poteri profondi che ormai controllano le nostre istituzioni e che risulta essere caratteristica presente in tutto il nostro panorama politico, senza distinzione di colore.

Secondo perché, altrettanto chiaramente, Giorgia Meloni con questa sua espressione non intende favorire tutti gli evasori, né probabilmente vuol lasciare intendere che l’evasione sia una cosa buona (“l’evasione si va a cercare dove sta, nelle big company, nelle banche, ecc.”).

Terzo, questo governo, come i precedenti, certamente non brilla per aver reagito in modo non ortodosso all’enorme pressione fiscale che grava sugli italiani, ormai da più di una generazione.

Quarto e più importante, sostenere che le tasse siano “un pizzo di Stato” non è per niente da analfabeti funzionali.

L’abilità da parte di chi ci comanda di rendere analfabeta funzionale la maggioranza sul tema tasse è stata quella di far scivolare, per pura convenienza, tutta la questione sul piano della morale: “chi non paga le tasse toglie soldi allo Stato per poter finanziare i dovuti servizi di cui altri avrebbero diritto di usufruire”.

Questo assunto però, è nella sua interezza affetto da un principio di fondo del tutto errato, la cui fallacia trova pieno conforto anche all’interno della dottrina economica, ovvero:

Le tasse non servono – nella maniera più assoluta – a finanziare la spesa pubblica e di conseguenza a pagare i servizi che lo Stato offre ai cittadini.

Questa affermazione è facilmente spiegabile e dimostrabile all’interno di quella che è la conoscenza sul corretto funzionamento della moneta moderna; ossia attraverso la semplice logica secondo la quale, colui che emette la moneta in regime di monopolio, debba avere la necessità di spenderla prima di poter procedere alla sua raccolta tramite la tassazione.

Insomma, per rendere la cosa ancora più chiara, l’azione impositiva a livello temporale è sempre successiva rispetto a quella della spesa: prima ti fornisco la moneta attraverso la spesa pubblica e poi eventualmente potrò chiedertela indietro in pagamento delle tasse.

Compreso questo concetto ed assodato che lo Stato può ugualmente far fronte al pagamento dei servizi anche in presenza di evasione fiscale, non solo cade la barriera morale del danno provocato ad altri da parte di coloro che evadono, ma prende sempre più forma anche il concetto di “pizzo di Stato” introdotto da Giorgia Meloni; soprattutto quando dei governi ormai privi dei crismi della democrazia, richiedono ai loro cittadini prestazioni fiscali pesanti o addirittura impossibili da ottemperare.

Sia l’imposizione fiscale da parte dello Stato, come del resto il pizzo per la Mafia, hanno una loro funzione ben identificata, rappresentativa di un potere ben preciso ed indirizzata al suo mantenimento.

Imporre il pagamento delle tasse in modo forzoso, serve allo Stato per rendere desiderabile la propria moneta, in modo che quest’ultimo possa acquisire tutta la forza lavoro che desidera al fine di porre le basi per la costruzione di un sistema economico incentrato su di essa (la moneta), più o meno giusto e funzionante.

Mentre per la Mafia, il pizzo serve ad ottenere mezzi finanziari per arricchirsi e comandare il territorio, offrendo in cambio protezione (di fatto un servizio).

Con questo non intendo assolutamente mettere sullo stesso piano, tecnico e di moralità, uno Stato democratico moderno monopolista della moneta e le organizzazioni mafiose di fatto, non produttori ma estorsori della moneta stessa.

Ma, qualora all’interno di uno Stato, si raggiungano livelli di commistione di poteri talmente alti, dove certi poteri profondi arrivano persino a controllare direttamente le istituzioni democratiche dello Stato stesso….. beh, in quel caso le distanze tra il pizzo mafioso ottenuto con l’estorsione ed il prelievo fiscale forzoso, si riducono visibilmente fino ad annullarsi.

Di esempi ne potremmo fare all’infinito!

Non è forse un pizzo di Stato, consentire agli azionisti di ENI di conseguire profitti colossali con il sangue degli italiani, concedendo loro di gestire da decenni in regime di monopolio, un settore vitale come quello dell’energia?!

Non è forse un pizzo di Stato tassare alla morte – come avviene da trenta anni – piccole imprese e famiglie italiane per poi trasferire – attraverso la spesa per interessi su un falso debito – ingenti masse di denaro ad una ristretta élite di casa nostra ed alla grande finanza?!

Non è forse un pizzo di Stato, tartassare le nostre piccole e medie imprese mentre al contempo si consente alle grandi aziende che operano sul nostro territorio di trasferire le loro sedi all’estero e godere di una fiscalità super agevolata rispetto a coloro che, per motivi strutturali e finanziari, non hanno le stesse possibilità?!

Di esempi di utilizzo delle tasse alla stregua del pizzo a vantaggio di centri di potere che hanno avuto il comando su interi ‘Regni’ e ‘Imperi’, ne possiamo trovare molti anche nella storia passata. Basti pensare al periodo coloniale ed a come certe signorie di un tempo riuscirono, attraverso l’imposizione fiscale nella propria moneta, a colonizzare interi popoli e farli lavorare per loro conto.

Un dato che segna il confine tra una giusta e necessaria tassazione ed il pizzo, è certamente l’ammontare del prelievo fiscale che in percentuale viene effettuato sui redditi in base ad una decisione politica. E’ verità lapalissiana che la pressione fiscale varia da paese a paese e questo senza che esista nessuna necessità reale e numerica di stabilirne una precisa entità, al di là di quello che ci impone la dottrina economica nella gestione del tanto decantato fenomeno dell’inflazione.

Seguendo il ragionamento fatto in precedenza, il livello della tassazione imposto dai governi attraverso le loro decisioni di politica fiscale, non è assolutamente dettato dall’ammontare dei servizi da fornire e quindi dal relativo bisogno di procurarsi la moneta necessaria per finanziarli.

Quindi trattasi esclusivamente di decisioni politiche che spesso tengono conto non degli interessi generali ma di quelli di coloro che attraverso l’infiltrazione, tirano le fila di chi è preposto alla responsabilità di governo.

Un provvedimento di natura fiscale in favore di una lobby, all’interno di regole di bilancio che rendono lo Stato privo della propria sovranità monetaria, è a tutti gli effetti un vero e proprio pizzo di Stato. Questo perché lo Stato stesso è costretto dalle suddette regole ad estorcere ad altri il denaro che occorre per soddisfare gli interessi dei beneficiari del provvedimento in questione.

Quindi, nonostante che molti abbiano gridato allo scandalo, Giorgia Meloni ha semplicemente confessato quella che è la realtà che la maggioranza degli italiani ormai vivono da più di una generazione. Ovvero una pressione fiscale che assomiglia sempre più ad un vero e proprio pizzo di Stato, che in conseguenza delle motivazioni esposte, ha raggiunto nel nostro paese livelli da record.

Il Consiglio nazionale dei commercialisti ed esperti contabili (Odcec) ha calcolato che la pressione fiscale effettiva, cioè quella reale ed omnicomprensiva, è del 49%. Questo significa che quasi la metà dei redditi complessivamente prodotti dagli italiani vengono prelevati, in un modo o nell’altro, dallo Stato e dagli altri Enti pubblici. [1]

Certo stiamo parlando di valori medi, ma il risultato finale per molti potrebbe anche andare oltre al suddetto 50%, se consideriamo quello che famiglie ed imprese hanno dovuto affrontare in questi anni: rincari delle bollette, inflazione generalizzata, costi per tamponi e mascherine, ecc. alla luce dei fatti sono delle vere e proprie tassazioni surrettizie, che compromettono notevolmente la capacità di spesa generalizzata dentro il sistema economico, consegnando ingenti profitti solo ad alcuni settori privilegiati (corporation farmaceutiche ma anche farmacie, compagnie energetiche, aziende medico-sanitarie), a danno degli altri.

Pandemie, inflazione e rincari energetici non sarebbero minimamente un problema qualora il nostro governo non fosse costretto a fronteggiare la finzione della scarsità del denaro. In altri paesi come la Spagna e la Germania, i governi sono intervenuti in modo massiccio per non caricare famiglie ed imprese dei sopraggiunti costi energetici, sottoponendoli al pagamento di un vero e proprio pizzo in favore delle compagnie energetiche come è avvenuto da noi.

Quindi Cari miei lettori, Giorgia Arlecchino Meloni, si è confessata burlando.. in Italia il pizzo di Stato è realtà ormai vissuta e vivente. Del resto indagini in corso nelle varie procure, processi ed evidenze quotidiane, ci mostrano chiaramente quanto oggi sia sempre più difficile delineare quel marcato confine, che dovrebbe esserci tra i poteri che governano le nostre istituzioni e le mafie.

di Megas Alexandros

Fonte: “Le tasse sono un pizzo di Stato”… se lo dice Giorgia Meloni! – Megas Alexandros

Note:

[1] Quanto è alta la pressione fiscale in Italia? (laleggepertutti.it)

 

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