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La Redazione

 

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LE IMMAGINI DEI MEDIA SULLA GUERRA INGANNANO INVECE DI INFORMARE

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A cura di Davide
Il 11 Gennaio 2006
29 Views

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DI NORMAN SALOMON

La foto era perfetta. Forniva un toccante ritratto, un’immagine che i giornalisti hanno chiamato “iconica”. Esemplare per quel momento. Tuttavia il fotografo ci stava ingannando come spesso fanno le immagini dei mass media – mostrandoci l’apparenza più che la realtà.
Un giorno, durante la seconda settimana di novembre 2004, milioni di americani videro la foto.
Il volto di Blake Miller era sporco, ma i suoi occhi erano chiaramente visibili. Sembrava deciso, imperturbabile. Fili di fumo si espandevano dalla lunga sigaretta che penzolava dalle sue labbra.

In quel periodo, i Marines stavano combattendo a Fallujah, e la stampa americana impazzì per quella foto. All’età di 20 anni, Miller divenne improvvisamente una famosa icona mediatica.Il giorno dopo che la foto fu scattata, l’anchor-man di “CBS Evening News”, Dan Rather, disse agli ascoltatori: “La foto. L’avete vista? Il miglior scatto di guerra degli ultimi anni è su molti giornali di oggi, in prima pagina su alcuni. Scattata da Luis Sinco del Los Angeles Times, è il primo piano di un Marine Usa in prima linea a Fallujah. E’ stanco, sporco e sanguinante, sigaretta in bocca, con occhio vigile. Non con lo sguardo fisso di un soldato di fanteria così familiare a tutti quelli che hanno visto un combattimento dal vivo, da vicino. Questo è un guerriero con gli occhi sull’orizzonte, che scruta il pericolo.”

Ed il presentatore del notiziario suggerì agli americani di tenere la foto in mente: “Guardatela, studiatela, assorbitela, pensate ad essa. Poi fate un profondo sospiro di orgoglio.”

Cinque giorni dopo, quando la CBS portò i membri della famiglia di Blake Miller su “The Early Show,” uno dei fratelli più giovani di nome Todd disse: “E’ solo una persona normale. Tranquillo. Non ci vede niente di strano in tutto questo.”

Sono nate nuove storie che hanno soprannominato Miller, “Marlboro Man” in tempo di guerra, la personificazione di un vigoroso soldato americano che svolge il suo preciso dovere. Ma sua madre, di una piccola città del Kentucky, ha dichiarato al programma della CBS: “Sono orgogliosa che sia diventato un’icona, ma per me è il mio bambino. Mio figlio. E l’unica cosa che desidero è che torni a casa.”

I mass-media erano entusiasti di questa icona, ma non per ciò che riguardava la realtà. In genere, solo una piccola parte della sofferenza, della morte e della paura della guerra è stata descritta attraverso i notiziari.

Intorno al periodo dell’assalto a Fallujah nel Novembre 2004, io ho intervistato il ventunenne ex specialista dell’esercito Usa di nome Robert Acosta (nella foto sotto). Egli perse la mano destra dopo che una granata esplose vicino a lui a Baghdad. “Molte persone non si rendono conto di come una guerra può rovinare la vita della gente finchè non conoscono qualcuno che ha combattuto in prima linea,” disse. “Credo che le persone nel ritornare a casa ferite – o anche mentalmente lese dopo aver visto ciò che nessuno dovrebbe vedere — apriranno gli occhi.”

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Ma sembra che i giornalisti tendano invece ad essere entusiasti nel fornire icone. Ed è un evento insolito cogliere un interesse dei mass media in ciò che accade in termini umani.

Il 3 gennaio scorso, quando Miller è andato ospite al programma “The Early Show” della CBS, questa volta lo stato d’animo era più triste. “Blake Miller è diventato famoso a causa della guerra,” come ha raccontato il conduttore Harry Smith. “Ma come molti dei suoi compagni, non è riuscito a lasciarsela alle spalle. Nello svolgimento dei suoi doveri durante i soccorsi per l’uragano Katrina, Blake ha sofferto di sintomi da disordine post-traumatici ed è stato congedato con onore dal corpo dei Marines.”

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Blake Miller ha descritto ciò che accadde a bordo di una nave quando sentì un marinaio imitare il rumore di un razzo RPG (Rocket Propelled Grenade) in avvicinamento: “Un ragazzo stava fischiando il suono. Ed in quel momento sembrava proprio un RPG.” Poi Miller ha aggiunto: “E senza neppure sapere ciò che facevo se non dopo che tutto era passato, afferrai quel ragazzo, lo gettai con violenza contro la paratia, la parete, lo buttai a terra e lo aggredii”.

Blake Miller, la persona reale e non l’icona dei media, ha detto: “Sto continuando la mia terapia. Ho continuato fino al giorno del mio rientro, in realtà”. E, parlando di altri americani che hanno combattuto in Iraq, ha aggiunto: “Più parlavo con loro, più scoprivo che c’erano molti marines che stavano vivendo le mie stesse sensazioni. E’ difficile da spiegare.
Insomma, nessuno vuole raccontare cosa significa essere in Iraq.”

Come soldato americano su una foto “simbolica”, Blake Miller ha fatto notizia per un certo periodo di tempo. Ma in chiaro contrasto con l’entusiasmo dei mass media che lo hanno riaccolto nel Novembre del 2004, non c’è stata nessuna importante copertura mediatica i giorni seguenti il 3 Gennaio quando il “The Early Show” ha rivelato che egli soffriva di uno stress post-traumatico. Per il Warfare State, egli ha esaurito la sua utilità.

Norman Salomon
Fonte: www.commondreams.org
Link: http://www.commondreams.org/views06/0109-20.htm
9-01-06

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da MANRICO TOSCHI

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