Gli Stati Uniti spingono gli alleati dell’Unione Europea a prepararsi alla terza guerra mondiale. Non hanno scelta se vogliono uscire vincitori dalla “trappola di Tucidide”. A meno che tutto questo trambusto sia una messinscena per mantenere gli alleati nel proprio campo, allorché in America Latina, Africa e Asia molti Stati si dichiarano «neutrali». Nel frattempo al rimbombo di stivali rispondono i militaristi giapponesi che riemergono, come accaduto in Ucraina con i nazionalisti radicali.
Di fronte ai progressi dei paladini di un mondo multipolare, i difensori dell’“imperialismo americano” hanno reagito con prontezza. Qui analizziamo due operazioni: la trasformazione del mercato comune europeo in struttura militare; la ricostituzione dell’Asse della seconda guerra mondiale, grazie all’ingresso di un nuovo protagonista, il Giappone.
LA TRASFORMAZIONE DELL’UNIONE EUROPEA
Nel 1949 gli Stati Uniti e il Regno Unito fondano l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (Nato). Vi fanno entrare il Canada e gli Stati dell’Europa occidentale liberati. Lo scopo non è la difesa, ma preparare un attacco all’Unione Sovietica, che a sua volta risponde creando il Patto di Varsavia.
Nel 1950, quando fanno scoppiare la guerra di Corea, gli Stati Uniti valutano l’opportunità di estendere il conflitto alla Repubblica Democratica Tedesca (la cosiddetta Germania Est). Per attuare il piano devono però riarmare la Repubblica Federale Tedesca (la cosiddetta Germania Ovest), vincendo la contrarietà di Francia, Belgio e Lussemburgo. A questo fine propongono di fondare una Comunità Europea di Difesa (CED), ma il progetto fallisce per la resistenza dei gollisti e dei comunisti francesi.
Parallelamente gli Stati Uniti aiutano la ricostruzione dell’Europa occidentale con il piano Marshall, che però include molte clausole segrete, tra cui la formazione di un mercato comune europeo. La finalità di Washington è dominare economicamente l’Europa occidentale e al tempo stesso sottrarla politicamente all’influenza comunista e all’imperialismo sovietico. Le Comunità Economiche Europee, nonché la successiva Unione Europea, sono il lato civile dell’offensiva degli Usa, di cui la Nato è il lato militare. La Commissione Europea non è l’organismo dei capi di Stato e di governo dei Paesi membri dell’Unione, ma l’interfaccia tra questi Paesi e l’Alleanza Atlantica. Le norme europee – non solo in materia di armamenti e costruzioni, ma anche di equipaggiamenti, di abbigliamento, di alimentazione e via dicendo – sono stabilite dai servizi della Nato, prima in Lussemburgo, poi in Belgio, infine trasmesse alla Commissione e approvate dal Parlamento Europeo.
Nel 1989, con l’implosione dell’Unione Sovietica, il presidente francese François Mitterrand e il cancelliere tedesco Helmut Kohl immaginano di liberare l’Europa occidentale dalla tutela statunitense, così da competere con Washington. Le negoziazioni, che sfoceranno nel Trattato di Maastricht, avvengono contemporaneamente alla fine dell’occupazione quadripartita della Germania (12 settembre 1990), alla riunificazione delle due Germanie (3 ottobre 1990) infine allo scioglimento del Patto di Varsavia (1° luglio 1991). Washington accetta il Trattato di Maastricht a condizione che venga riconosciuta l’egemonia militare statunitense. L’Europa occidentale accetta.
Ma Washington diffida della coppia Mitterrand-Khol e all’ultimo momento pretende che l’Unione Europea integri tutti i Paesi dell’ex Patto di Varsavia, nonché i nuovi Stati indipendenti nati dallo scioglimento dell’Unione Sovietica. Questi Paesi non condividono le aspirazioni dei negoziatori di Maastricht, anzi ne diffidano: aspirano a liberarsi sia dell’influenza tedesca sia dell’influenza russa e per difendersi vogliono affidarsi esclusivamente all’“ombrello americano”.
Nel 2003 Washington approfitta della presidenza spagnola della UE (il socialista Felipe Gonzales) e dell’alto rappresentante per la Politica Estera e la Sicurezza Comune, Javier Solana, per far adottare dalla UE la Strategia Europea di Sicurezza, ricalcata sulla National Security Strategy del presidente statunitense George W. Bush. Questo documento viene rimaneggiato nel 2016 dall’alta rappresentante Federica Mogherini.
Con la guerra d’Ucraina iniziata nel 2022 gli Stati Uniti ritengono necessario, come già accadde con la guerra di Corea, riarmare la Germania contro la Russia, erede dell’URSS. Questa volta però gli USA trasformano l’UE con precauzione. Durante la presidenza francese, propongono a Emmanuel Macron una “Bussola Strategica”, adottata appena un mese dopo l’intervento russo in Ucraina. I membri dell’Unione Europea sono tanto più bloccati in quanto continuano a non sapere esattamente se stanno insieme per cooperare o per integrarsi (l’«ambiguità costruttiva», secondo l’espressione di Henry Kissinger).
A marzo 2023 l’alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Josep Borrell, organizza il primo Forum Robert Schumann sulla Sicurezza e la Difesa. Vi partecipano molti ministri della Difesa e degli Esteri degli Stati membri dell’Unione, nonché Stati europei non membri UE, ma filo-Usa. Sono rappresentati a livello ministeriale anche molti altri Stati come Angola, Ghana, Mozambico, Niger, Nigeria, Rwanda, Senegal, Somalia, Egitto, Cile, Perù Georgia, Indonesia e Giappone. Oltre alla Nato vi partecipano rappresentanze dell’ASEAN [Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico], del Consiglio di Cooperazione del Golfo, nonché l’Unione Africana. Ma soprattutto la Lega Araba invia il proprio segretario generale.
Il Forum ha per scopo esplicito la difesa del «multilateralismo e di un ordine internazionale basato sulle regole»; un modo elegante per contrapporsi al progetto russo-cinese di «mondo multipolare fondato sul Diritto Internazionale».
Grazie all’epidemia di Covid, l’Unione Europea ha già potuto attribuirsi in campo sanitario poteri non previsti dai Trattati. All’inizio dell’epidemia spiegai che l’imposizione dell’isolamento a persone sane non aveva precedenti nella storia. Su richiesta di Donald Rumsfeld, ex direttore del laboratorio Gilead Science, nonché ex segretario alla Difesa, la misura fu inventata dal dottor Richard Hatchett, diventato direttore del CEPI (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations), nonché caposcuola del provvedimento adottato dal mondo intero [1]. Secondo un rapporto secretato del 2005, che sfortunatamente conosciamo solo attraverso le reazioni suscitate, l’isolamento di civili sani doveva permettere di determinare i posti di lavoro delocalizzabili, di chiudere industrie di beni di consumo in Occidente per concentrare la forza lavoro nell’industria della Difesa. Non siamo ancora a questo punto, ma l’Unione Europea, che si è appropriata di poteri di sanità pubblica non previsti dai Trattati senza sollevare indignazione, ora interpreta questi testi per trasformarsi in potenza militare.
La scorsa settimana, nel corso del Forum Robert Schumann, Josep Borrell ha presentato il primo rapporto sulla messa in atto della Bussola Strategica, ossia sul coordinamento per la messa in comune delle forze armate nazionali – comprese quelle d’intelligence – in uno spirito d’integrazione e non più di coordinamento. Il progetto di Macron seppellisce definitivamente quello di De Gaulle e dei comunisti francesi. L’«Europa della Difesa» è ormai uno slogan finalizzato non soltanto a porre sotto il controllo del Comando Supremo delle Forze Alleate in Europa (SACEUR) – oggi guidato dal generale statunitense Christopher G. Cavoli – le forze operative degli Stati membri della UE, ma anche ad assumere il controllo delle decisioni di finanziamento, finora di competenza dei parlamenti nazionali, nonché delle decisioni sugli armamenti e organizzative, finora di competenza dei governi degli Stati membri. L’Unione sta organizzando forze armate comuni senza sapere chi ne avrà il comando.
LA RICOSTITUZIONE DELL’ASSE NAZI-NIPPONICO
Quando in Europa si pensa all’inizio e alla fine della seconda guerra mondiale in Europa vengono in mente due date: 1939 e 1945. È falso. L’inizio risale al 1931, con l’attacco in Manciuria di generali giapponesi a soldati cinesi. Fu la prima insidia al potere civile da parte della fazione militarista nipponica, che alcuni mesi dopo culminò nell’assassinio del primo ministro a opera di un gruppo di militari. In pochi anni il Giappone si trasformò in potenza militarista ed espansionista. La fine del conflitto mondiale non coincide con la liberazione della Manciuria da parte dell’Armata Rossa nel 1945. Gli Stati Uniti sganciarono due bombe atomiche per impedire al Giappone di arrendersi all’URSS, costringendolo a capitolare solo ai propri generali. Ma gli Stati Uniti continuarono a combattere fino al 1946 perché molti giapponesi si rifiutavano di arrendersi agli Stati Uniti, che fino a quel momento non avevano combattuto nel Pacifico. La seconda guerra mondiale è durata quindi dal 1931 al 1946. Se in occidente sbagliamo le date è perché la guerra divenne mondiale con l’Asse Roma-Berlino-Tokyo (il Patto Tripartito), cui presto si unirono Ungheria, Slovacchia, Bulgaria e Romania.
L’Asse si fondava non sui disparati interessi dei suoi membri, ma sul culto della Forza. Per ricostituirlo basta unire coloro che oggi condividono questo culto.
Quando nel 1946 gli Stati Uniti occuparono il Giappone, pensarono innanzitutto a epurarlo dagli elementi militaristi. Ma allo scoppio la guerra di Corea decisero di appoggiarsi al Giappone per lottare contro il comunismo. Posero fine ai processi in corso e riabilitarono 55 mila alti funzionari. Attuarono il piano Dodge, corrispondente al piano Marshall per l’Europa. Hayato Ikeda, uno dei fortunati beneficiari del cambiamento di politica statunitense, divenne primo ministro e rimise in sesto l’economia del Paese. Con l’aiuto della CIA fondò il Partito Liberal-Democratico. Dalla corrente di Ikeda provengono Shinzo Abe, primo ministro dal 2012 al 2020, nonché il suo successore, Fumio Kishida.
Kishida ha fatto a sorpresa una visita in Ucraina: è il primo capo di governo asiatico a recarvisi dall’inizio della guerra. Ha visitato un carnaio a Bucha e presentato le condoglianze per le vittime dei «soprusi russi». La maggior parte degli analisti interpretano il viaggio come preparazione del prossimo G7, che si svolgerà in Giappone. La visita però potrebbe preludere a ben altro.
Nel comunicato finale congiunto, Kishida e Zelensky sottolineano «l’inscindibilità della sicurezza euro-atlantica e indo-pacifica», nonché «l’importanza della pace e della stabilità nello stretto di Taiwan». Si tratta cioè di difendere non solo l’Ucraina contro la Russia, ma anche il Giappone dalla Cina. Il comunicato pone le basi di una nuova alleanza tra gli eredi dei nazisti, ossia i nazionalisti integralisti ucraini [2] e gli eredi del nazionalismo Shōwa. L’Ucraina è l’unico Stato al mondo ad avere una Costituzione esplicitamente nazista. Adottata nel 1996 e modificata nel 2020, all’art. 16 stabilisce che «preservare il patrimonio genetico del popolo ucraino è responsabilità dello Stato». Questo articolo è stato redatto dalla vedova del primo ministro ucraino nazista, Iaroslav Stetsko.
All’art. 9 la Costituzione giapponese invece rinuncia alla guerra. Abe e Kishida hanno però già iniziato la battaglia per modificare le norma. La Costituzione giapponese inoltre non consente di fornire attrezzature di difesa letali. Tokyo però ha già inviato a Kiev aiuti umanitari e finanziari per 7,1 miliardi di dollari. Riguardo all’invio di materiale militare non letale, durante la visita a Kiev Kishida ne ha tuttavia annunciato la fornitura, ancorché limitata al valore di 30 milioni di dollari.
Washington sostiene la rimilitarizzazione del Giappone, che appunto ha già cambiato campo appoggiando l’Ucraina. L’ambasciatore degli Stati Uniti a Tokyo, Rahm Emmanuel, ha twittato: «Il primo ministro Kishida fa una visita di portata storica in Ucraina per proteggere il popolo ucraino e promuovere i valori universali inscritti nella Carta delle Nazioni Unite (…) A circa 900 chilometri di distanza, a Mosca, si delinea un partenariato ben diverso e più nefasto» (allusione al vertice Putin-Xi).
A proposito del viaggio in Ucraina del primo ministro giapponese, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Weibin ha invece dichiarato che «spera che il Giappone prema per una distensione della situazione, non per il contrario». Da parte sua, la Russia ha inviato due bombardieri strategici a sorvolare per quasi sette ore il Mar del Giappone.
28.03.2023
Thierry Meyssan. Consulente politico, presidente-fondatore della Rete Voltaire. Ultima opera in italiano : Sotto i nostri occhi. La grande menzogna della “Primavera araba”. Dall’11 settembre a Donald Trump, Editioni La Vela, 2018.
Rachele Marmetti