La guerra cognitiva e la tirannia della trasformazione digitale

Di Jesse Smith, truthunmuted.org

Un piano secolare per controllare l’umanità fino al micro-livello viene attuato attraverso la costruzione di un nuovo sistema carcerario bio-digitale.

Relegato a mera teoria cospirativa dai media tradizionali e negato con veemenza dai veri cospiratori, il piano continua senza sosta, con solo sacche di resistenza – neanche lontanamente sufficienti a far crollare il castello di carte.

Il piano è stato identificato da molti nel corso dei decenni. È semplice e complesso allo stesso tempo; sottile e palese; antico e contemporaneo; seducente e spaventoso. Con il pretesto della sicurezza, della convenienza e dell’inclusione, l’umanità viene preparata ad accettare una sorveglianza completa e totale come condizione di semplice esistenza in un “Mondo Nuovo”. Questo è il piano in breve.

Di seguito sono riportati i dettagli cruenti.

L’era della guerra cognitiva

Per accelerare il cambiamento di paradigma verso la sorveglianza totale, è stata dichiarata la guerra cognitiva (CW) – un aggiornamento significativo rispetto alle semplici psyops del passato – sulla popolazione globale. Lo scopo di questa guerra è modificare il pensiero, le convinzioni, il comportamento e l’identità umana. Secondo un rapporto della NATO del 2021, la guerra cognitiva è definita come:

“un approccio ad armi combinate che integra le capacità di guerra non cinetiche del cyber, dell’informazione, dell’ingegneria psicologica e sociale, al fine di vincere senza combattere fisicamente”. Si tratta di un nuovo tipo di guerra definito come l’ utilizzo dell’opinione pubblica come arma da parte di entità esterne. Viene condotta allo scopo di influenzare e/o destabilizzare una nazione”.

Un rapporto separato della NATO del 2022 aggiunge che la guerra cognitiva è:

“… la forma più avanzata di manipolazione mentale umana, ad oggi, che permette di influenzare il comportamento individuale o collettivo, con l’obiettivo di ottenere un vantaggio tattico o strategico. … il cervello umano diventa il campo di battaglia. L’obiettivo perseguito è quello di influenzare non solo ciò che gli obiettivi pensano, ma anche il modo in cui pensano e, infine, il modo in cui agiscono”.

Anche l’Istituto Navale degli Stati Uniti ha riconosciuto la necessità di una strategia di guerra cognitiva, affermando:

“… La coscienza di un individuo è ora un bersaglio. I progressi della psicologia cognitiva e della tecnologia dell’informazione e della comunicazione (TIC) consentono agli attori di colpire con precisione la comprensione della situazione e la volontà degli individui. Alla luce di questi cambiamenti, la guerra cognitiva (CW) è emersa come un nuovo concetto di guerra…

Le operazioni di guerra cognitiva assumeranno molte forme e si svolgeranno in tempi diversi. Alcune possono concentrarsi sul rafforzamento degli ideali esistenti di gruppi o individui, mentre altre possono cercare di distruggere la coesione o le convinzioni consolidate. L’approccio degli Stati Uniti alla guerra cognitiva, tuttavia, deve sostenere i valori degli Stati Uniti”.

Aggiungendo che le tecnologie come l’apprendimento automatico e le interfacce cervello-computer (BCI) aumentano l’efficienza della guerra cognitiva, il Centro di Ginevra per la Politica di Sicurezza (GCSP), un partner ricorrente della NATO, ha aggiunto che:

“Gli sviluppi attuali e futuri dell’intelligenza artificiale (AI), delle scienze cognitive, delle neurotecnologie e di altri campi correlati aumenteranno ulteriormente i rischi di manipolazione di massa e porteranno alla possibilità di militarizzare la mente come campo di battaglia del futuro… L’ambiente che ne risulta è un ambiente di “lotte latenti permanenti”, piuttosto che uno stato chiaramente delineato di pace e guerra. Questo stato è stato definito “nuova guerra generazionale”, “non-pace” o conflitto nella “noosfera”.

Per riassumere ciò che comporta la guerra cognitiva, offro la seguente definizione:

la manipolazione e la militarizzazione della mente umana e l’ingegnerizzazione del comportamento individuale e collettivo si traducono in una guerra permanente di nuova generazione, in una “non pace” e in un conflitto nella “noosfera”.

Aspettate un attimo, che cos’è la noosfera?

Non nota ai più, la noosfera è un concetto avanzato in gran parte da Pierre Teilhard de Chardin, un sacerdote gesuita del XX secolo che aveva fuso insieme elementi della dottrina biblica, dell’evoluzione e del misticismo. Teilhard aveva concepito la noosfera come un regno in cui le menti umane interagiscono attraverso reti sociali sempre più complesse. Aveva teorizzato che la noosfera in evoluzione avrebbe raggiunto un “Punto Omega“, dove la convergenza totale della coscienza umana collettiva si sarebbe unificata con il “Cristo cosmico”. Questi insegnamenti erano stati considerati eretici dalla Chiesa Cattolica e Teilhard era stato denunciato pubblicamente. Tuttavia, i suoi scritti postumi hanno influenzato molti scienziati, futuristi, ambientalisti, globalisti, occultisti, new agers e, per ironia della sorte, molti Cattolici.

Una delle affermazioni più rivelatrici di Teilhard alla base della sua filosofia si trova nel suo libro Christianity and evolution, dove si legge: “Quello che propongo di fare è di ridurre il divario tra panteismo e Cristianesimo, facendo emergere quella che si potrebbe chiamare l’anima cristiana del panteismo o l’aspetto panteista del Cristianesimo.” (p. 56)

Sono le vedute panteistiche di Teilhard che lo avvicinano alle comunità scientifiche e a Big Tech. Hanno assunto il ruolo di far progredire la noosfera attraverso tecnologie come Internet e i social media, sperando che l’umanità realizzi la visione di Teilhard. L’obiettivo supremo della guerra cognitiva e della rivoluzione digitale è quello di trasformare il Punto Omega di Teilhard da teoria a realtà.

 

Creare una coscienza umana collettiva

 

“L’evoluzione della noosfera ha coinvolto la scala dei gruppi umani e la natura delle reti informative che collegavano gli esseri umani e le tecnologie di ogni tipo… Con ogni nuova tecnologia informatica, la conoscenza condivisa contenuta nella coscienza collettiva della noosfera cresceva e il ritmo della sua crescita accelerava”. [fonte]

Il rapporto 2021 della NATO indicava che le tecniche di guerra neuroscientifica avrebbero potuto essere utilizzate per destabilizzare “un leader politico, un comandante militare, un intero staff, una popolazione o un’Alleanza…”. Di conseguenza, i governi e i militari di molte nazioni stanno lavorando febbrilmente per combattere la minaccia che le guerre mentali rappresentano per i cittadini e le nazioni. I loro presunti obiettivi sono quelli di mantenere la fiducia nei valori e nei processi democratici, mettendo contemporaneamente in atto maggiori controlli sul flusso di informazioni. Paradossalmente, stanno cercando di mantenere (l’illusione della) libertà, autorizzando nuove forme di censura digitalizzata “per un bene superiore”.

In realtà, si tratta di un gioco di adescamento e scambio, in cui si dice ai cittadini che, a causa della proliferazione della cattiva informazione, della disinformazione, dell’incitamento all’odio, del furto di identità, dei deep fake e degli attacchi informatici, è necessario un maggiore controllo per sorvegliare la piazza pubblica digitale. Se si aggiungono la cosiddetta minaccia del cambiamento climatico, del collasso finanziario, della guerra, della crisi energetica, delle future pandemie, si ottiene ciò che le Nazioni Unite (ONU) e il World Economic Forum (WEF) definiscono una “policrisi”. Strumenti come l’intelligenza artificiale (AI), la moneta digitale della Banca Centrale (CBDC), la sorveglianza biometrica e l’ID digitale sono emersi come ‘soluzioni’ a questi problemi.

Non importa che il paradigma di sorveglianza bio-digitale in evoluzione sia chiamato Quarta Rivoluzione Industriale (4IR), Grande Reset, Agenda 2030 o Umanità 2.0, quello che hanno in comune è la convinzione che una tecnologia più grande e migliore possa trasformare la società “per il bene” e combattere i problemi di sfiducia, corruzione, criminalità e distruzione del pianeta. Tuttavia, la realizzazione di questa visione utopica richiede maggiori livelli di trasparenza, controllo, conformità e pensiero collettivo. Per manipolare con successo il pubblico nella piena accettazione o nella sottomissione forzata di questo paradigma, sono stati invocati i fratelli gemelli della tirannia: la sorveglianza e la censura.

Klaus Schwab, ex Presidente Esecutivo del WEF, aveva parlato di questo nuovo mondo in cui la privacy è “fortemente limitata” in un’intervista del 2013, affermando:

Tutto è trasparente, che ci piaccia o no. Questo è inarrestabile. Se ci comportiamo in modo accettabile e non abbiamo nulla da nascondere, non è un problema.

L’unica domanda è: chi determina cosa è accettabile?”.

In un’intervista del 2016 con la Radio Television Suisse, Schwab aveva approfondito il tema della trasparenza, affermando: “Nel nuovo mondo, bisognerà accettare la trasparenza totale. Diventerà parte della vostra personalità… Tutto sarà trasparente. Se non si avrà nulla da nascondere, non si avrà motivo di avere paura”.

È facile evidenziare le dichiarazioni di Schwab, data la sua notorietà come spauracchio globalista. Forse questa è una delle ragioni del suo recente ritiro come frontman del WEF? In ogni caso, Schwab è solo uno dei tanti che sostengono le tecnologie di sorveglianza per completare la transizione verso il nuovo ordine mondiale di trasparenza totale. In iHuman, un documentario sull’IA, lo scienziato informatico e professore di Stanford Michal Kosinski fa eco alle convinzioni di Schwab sullo stato attuale della privacy, dichiarando:

Ovviamente le persone dovrebbero avere diritto alla loro privacy quando si tratta di orientamento sessuale o di opinioni politiche. Ma temo anche che nel nostro attuale ambiente tecnologico questo sia sostanzialmente impossibile. Le persone dovrebbero rendersi conto che non si può tornare indietro, non si può scappare dagli algoritmi. Prima accetteremo l’inevitabile e scomoda verità che la privacy è sparita, prima potremo iniziare a pensare a come assicurarci che le nostre società siano pronte per l’era post-privacy”.

Un tempo distopia immaginaria, ma che ora sta diventando rapidamente realtà, la sorveglianza bio-digitale onnipresente crea un panopticon sociale ineluttabile. Il “nuovo mondo” a cui si riferisce Schwab è guidato dall’élite tecnocratica che gestisce tutti i governi, le aziende, le ONG, le università, la medicina e i media.

Pubblicamente, la società della sorveglianza viene venduta come un modo per portare ordine in un mondo caotico, diviso politicamente, razzialmente, economicamente, socialmente e ideologicamente.

In privato, è riconosciuta come un modo iterativo per forgiare la coscienza umana collettiva, mentre marciamo verso la visione transumanista della “Singolarità” o, come direbbe Teilhard, verso il “Punto Omega”.

Mentre questa spinta accelera, aziende come Palantir, Amazon e Clearview AI, insieme alle agenzie governative del Grande Fratello come NSA, DHS, CIA e FBI, continuano ad accumulare enormi quantità di dati contenenti essenzialmente tutte le attività che avvengono nello spazio digitale.

La smart technology e l’Internet delle cose (IoT) portano l’occhio onniveggente dei signori tecnocratici negli spazi privati di un numero crescente di abitazioni e aziende. Le backdoor nei software e la criminalità informatica offrono accesso a enormi quantità di dati ritenuti privati e protetti, ma spesso venduti al miglior offerente.

Microsoft sta alzando la posta sulla sorveglianza personale. Con la sua nuova funzione Windows Recall, assistita dall’AI, che prende screenshot di tutto ciò che si fa sul computer, il PC si trasforma in un libro aperto che ricorda la vostra intera vita.

Una backdoor potrebbe consentire all’algoritmo AI di ritrasmettere tutti i dati privati a Microsoft e alle sue agenzie di spionaggio partner in tempo reale?

Come ho scritto in passato, i dispositivi dell’Internet of Bodies esistono per monitorare e trasmettere tutti i dati personali a Internet. Questo settore si sta ora ampliando per includere un Internet of Brains, dove “i cervelli umani si connettono a Internet per facilitare la comunicazione diretta cervello-cervello e consentire l’accesso alle reti di dati online”. Il complesso militare-intelligence sta conducendo da molto tempo esperimenti sul cervello umano. L’MK-Ultra della CIA e la Brain Initiative della Casa Bianca sono solo due esempi che rivelano il desiderio del governo di hackerare il cervello e di creare una società con una mente alveare, dove i pensieri e le azioni possono essere controllati direttamente attraverso la tecnologia e/o le sostanze che alterano la mente.

L’azienda dietro entrambi i rapporti che collegano corpi e cervelli a Internet è la RAND Corporation. Il primo presidente della RAND, H. Rowan Gaither, aveva dichiarato che il suo obiettivo era “una società in cui i tecnocrati governassero utilizzando l’analisi oggettiva”. L’autore Alex Abella, nel suo libro sulla RAND, ne ha esposto gli obiettivi tecnocratici, dicendo che:

L’obiettivo finale di RAND era quello di avere tecnocrati che gestissero ogni aspetto della società, alla ricerca di un governo unico mondiale che sarebbe stato amministrato sotto la “regola della ragione”, un mondo spietato in cui l’efficienza era il re e gli uomini erano poco più che macchine, ed è per questo che RAND ha studiato le scienze sociali, perché non riusciva a capire come trattare con le persone e come gli esseri umani non agissero sempre nel loro prevedibile interesse personale”.

RAND ha certamente fatto la sua parte nel forgiare la coscienza collettiva e nel costruire il nuovo ordine mondiale tecnocratico. Sul proprio sito web, l’organizzazione si vanta apertamente che “i satelliti, l’analisi dei sistemi, l’informatica, Internet – quasi tutte le caratteristiche che definiscono l’Era dell’Informazione – sono state modellate in parte al RAND”.

 

AI, biometria e identità digitale: strumenti di libertà o di tirannia?

“Ho spesso detto che l’inclusione digitale è estremamente importante. Penso che l’infrastruttura del 21° secolo sia la mobilità, più ampia del cloud. Non credo che debba essere importante dove si nasce, da dove si viene o chi si è. Per far parte della nostra società, si deve essere inclusi digitalmente”. – Hans Vestberg, Chief Executive Officer di Verizon

Nei documenti sulla guerra cognitiva citati in precedenza, la manipolazione malevola della tecnologia digitale è vista come un crimine odioso che deve essere fermato ad ogni costo.

Tuttavia, si può sostenere che la guerra cognitiva è stata perpetuata contro l’intera popolazione mondiale attraverso il processo stesso di digitalizzazione.

La Rivoluzione Digitale (anche detta Età dell’Informazione o Terza Rivoluzione Industriale) ha fatto passare il mondo dai dispositivi analogici e meccanici alla tecnologia digitale di oggi. Questa Terza Rivoluzione Industriale sta ora lasciando il posto alla 4IR, dove l’obiettivo finale è quello di fondere l’uomo con le macchine.

Questo archetipo futurista degrada l’umanità a meri bit di dati – maturi per il controllo e la manipolazione da parte dei proprietari di quegli stessi dati.

Gli esseri umani, un tempo ampiamente considerati il coronamento di Dio – riflettenti l’immagine stessa del Creatore di tutte le cose – sono ora in fase di transizione attraverso un’evoluzione auto-diretta per forgiare una nuova identità, diventando un tutt’uno con la tecnologia.

Avventuratevi in qualsiasi spazio pubblico e probabilmente vedrete la maggior parte delle persone fissate sui loro smartphone, ignare degli altri esseri umani reali che si trovano nelle loro vicinanze.

Ma questa rivoluzione, ampiamente diffusa da Steve Jobs e Apple, è solo l’inizio. La transizione completa richiede l’empia trinità dell’AI, della biometria e dell’ID digitale, che funga da cervello globale temporaneo fino a quando l’umanità non raggiungerà l’immaginaria trascendenza in cui la divinità stessa sarà raggiunta.

L’AI viene contemporaneamente annunciata come la più grande conquista umana di sempre e criticata come la più grande minaccia alla sopravvivenza umana. La regista Tonje Hessen Schei ha svelato entrambe le prospettive nel suo documentario iHuman.

Due delle affermazioni più illuminanti sono contenute nei primi dieci minuti del film.

Siamo fatti di dati. Ognuno di noi è fatto di dati – in termini di come ci comportiamo, come parliamo, come amiamo, cosa facciamo ogni giorno. Quindi, gli scienziati informatici stanno sviluppando algoritmi di apprendimento profondo che possono imparare a identificare, classificare e prevedere modelli all’interno di enormi quantità di dati. Siamo di fronte a una forma di sorveglianza di precisione, che potremmo chiamare sorveglianza algoritmica, e questo significa che non è possibile non essere riconosciuti. Si è sempre sotto l’occhio degli algoritmi”.

– Eleonore Pauwels, Università delle Nazioni Unite

Quasi tutto lo sviluppo dell’IA sul pianeta oggi è realizzato da una manciata di grandi aziende tecnologiche o da alcuni grandi governi. Se guardiamo a ciò per cui viene sviluppata l’IA, direi che si tratta di uccidere, spiare e fare il lavaggio del cervello…

Abbiamo l’IA militare, abbiamo un intero apparato di sorveglianza che viene costruito utilizzando l’IA dai principali governi, e abbiamo un’industria pubblicitaria che è orientata a riconoscere quali annunci cercare di vendere a qualcuno”.

Ben Goertzel, Chief Computer Scientist, Hanson Robotics

L’AI ha fatto molta strada dall’uscita del film nel 2020, e i leader e gli investitori di Big Tech come Sam Altman, Elon Musk e Peter Diamandis offrono una visione più positiva. Alcune delle buone applicazioni dell’AI comprendono l’individuazione di armi letali, la diagnosi di problemi di salute pericolosi per la vita, la protezione della biodiversità ed il miglioramento dell’accesso a nutrienti e acqua.

Un altro risultato “positivo”, secondo Musk, è che “probabilmente nessuno di noi avrà un lavoro” e dovrà fare affidamento su un “reddito elevato universale”, una fantasia che difficilmente si realizzerà. Infine, prevede che gli esseri umani saranno relegati a “dare un significato all’AI”, mentre il significato dell’uomo svanirà.

Quando gli è stato chiesto come gli esseri umani potranno gestire la loro identità, mentre l’AI continua ad espandersi, Ray Kurzweil – futurista e direttore dell’ingegneria di Google – ha detto: “Si fonderà con noi. Già oggi portiamo con noi molta intelligenza digitale e questo è il modo in cui si manifesterà, fondendosi con noi stessi”.

Durante lo stesso evento, Peter Diamandis, fondatore della XPrize Foundation e della Singularity University, ha parlato di unire le nostre menti in una “coscienza alveare”, un concetto che definisce “Meta-Intelligenza”.

Possono essere vere entrambe le prospettive sul futuro dell’IA? Una descrive uccisioni, lavaggio del cervello e sorveglianza oppressiva, mentre l’altra prevede la risoluzione di problemi planetari e individuali e una gloriosa fusione tra uomo e macchina. Gli aspetti positivi vengono sopravvalutati per far sparire i dubbi e le paure sui potenziali esiti negativi? Forse un esame dell’ID digitale e della biometria può fare chiarezza su quale sia la visione più accurata.

Un solo ID per governarli tutti

 

Fonte: World Economic Forum

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite svolgono un ruolo di primo piano nel promuovere la trasformazione digitale globale.

Ognuno dei 17 SDG funziona come una tabella di marcia per ristrutturare in modo permanente una parte della società.

Tutti i 193 Paesi membri delle Nazioni Unite sono in sintonia con il piano.

L’SDG 16 – Pace, giustizia e istituzioni forti afferma che “entro il 2030, [tutti i Paesi] devono fornire un’identità legale a tutti, compresa la registrazione della nascita”, fornendo la giustificazione per gli ID digitali. L’SDG 1 – No alla povertà, sostiene la necessità di “ID digitali collegati a conti bancari o di denaro mobile” per “migliorare l’erogazione della copertura di protezione sociale e poter raggiungere meglio i beneficiari idonei”.

Secondo il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), ulteriori giustificazioni per gli ID digitali legali includono:

Identificare gli sfollati – tracciare i movimenti della popolazione, facilitando l’accesso rapido alle informazioni essenziali per ogni essere umano.

Utilizzare l’ID digitale per la registrazione – consentendo l’acquisizione di dati disaggregati per età, sesso, disabilità e reddito, offrendo approfondimenti sui diversi effetti delle catastrofi sui vari gruppi.

Preparazione ai disastri e gestione delle emergenze – la memorizzazione di informazioni personali preziose, tra cui la residenza e le condizioni mediche, aiuta a identificare le popolazioni vulnerabili e le infrastrutture critiche.

Sostenibilità e resilienza del sistema energetico – sfruttare i dati dell’ID legale digitale per tracciare il consumo energetico, ispirare i cambiamenti comportamentali e migliorare le misure di sostenibilità può mitigare i disastri legati al clima.

Responsabilizzazione delle comunità – rivoluzionando la partecipazione delle comunità al settore energetico, fornendo un accesso sicuro alle risorse energetiche e consentendo lo scambio di energia all’interno delle microreti comunitarie.

In superficie, queste ragioni per l’ID digitale sembrano legittime e persino nobili. L’ONU, i suoi partner governativi e le ONG vendono sempre la necessità dell’ID digitale con il pretesto di:

  • promuovere l’inclusione economica e sociale
  • rintracciare gli immigrati, i migranti e i rifugiati
  • proteggere dal furto di identità e dalle frodi finanziarie
  • semplificare l’accesso ai servizi governativi
  • ridurre l’esposizione delle informazioni personali attraverso gli attacchi informatici
  • migliorare la convenienza
  • promuovere l’integrità delle informazioni
  • mitigare le crisi climatiche ed energetiche
  • ridurre l’errore umano nell’identificazione delle persone
  • rallentare il traffico di esseri umani

È difficile sostenere che questi non siano obiettivi altruistici.

Tuttavia, gli ID digitali possono essere utilizzati anche per:

  • mantenere la sorveglianza e la raccolta di dati 24 ore su 24, 7 giorni su 7
  • limitare gli spostamenti e l’accesso a beni e servizi
  • distruggere la privacy e l’anonimato online
  • limitare l’accesso ai social media e ai servizi Internet
  • tracciare la conformità ai dettami medici
  • controllare l’accesso a banche, servizi pubblici, spazi pubblici, luoghi di intrattenimento, strutture mediche, luoghi di lavoro, scuole, ecc.
  • creare un sistema di credito sociale che classifica gli individui in base al rispetto del governo
  • limitare l’accesso a bisogni vitali come acqua, cibo ed energia
  • compromettere l’identità di una persona attraverso violazioni della sicurezza.

Secondo Comparitech, 50 Paesi hanno già schemi di identificazione completamente digitalizzati, trascurando i pericoli evidenziati. Anche il resto del mondo si sta muovendo in fretta per creare un’infrastruttura pubblica digitale (DPI), dove l’ID digitale è al centro dell’attenzione. Alcuni titoli recenti testimoniano questa urgenza.

La campagna delle Nazioni Unite e della Fondazione Gates ’50 in 5′ mira a lanciare l’infrastruttura pubblica digitale in 50 Paesi entro il 2028.

La normativa europea sull’ID digitale entra in vigore, aprendo la strada ai  mobile wallet

L’Australia si muove verso un sistema di identificazione digitale ‘a livello economico’, grazie all’approvazione della legislazione

Il viaggio dell’Africa verso l’ID digitale è sulla buona strada: i Paesi condividono l’esperienza all’AGM di ID4Africa

L’Italia si prepara alla trasformazione digitale con il lancio di IT – Wallet (il portafoglio informatico) nel 2025

Il Belgio lancia un portafoglio nazionale di identità digitale

Una grande banca australiana lancia un’app per l’identità digitale prima del programma nazionale

La trasformazione dell’identità digitale dello Sri Lanka cerca un equilibrio tra velocità e sicurezza

Il disegno di legge per la riautorizzazione della FAA approva l’uso di ID digitali negli aeroporti

Il 42% delle aziende è pronto ad adottare l’ID digitale, secondo il nuovo studio Regula

Visa punta tutto sull’AI generativa e sull’ID digitale

La nuova politica di X obbliga i lavoratori a verificare il proprio ID governativo con una società di verifica israeliana

Nonostante le promesse entusiastiche dell’ONU, i documenti di identità digitali minacciano di dare ai governi la capacità di controllare la vita di una persona fin nei minimi dettagli.

Brett Solomon, sostenitore dei diritti umani digitali e direttore esecutivo di Access Now, è d’accordo, affermando che l’ID digitale “è un grave rischio per i diritti umani, più di qualsiasi altra tecnologia…”. Aggiunge inoltre che “ci stiamo buttando a capofitto in un futuro in cui le nuove tecnologie convergeranno per rendere il rischio molto più grave”.

 

I documenti non sono più necessari – solo il tuo volto

“Se le aziende e i governi iniziano a raccogliere in massa i nostri dati biometrici, possono conoscerci molto meglio di quanto noi conosciamo noi stessi, e possono non solo prevedere i nostri sentimenti, ma anche manipolarli e venderci tutto ciò che vogliono, che si tratti di un prodotto o di un politico. Il monitoraggio biometrico farebbe sembrare le tattiche di hacking dei dati di Cambridge Analytica come qualcosa dell’età della pietra”.
Yuval Noah Harari

Una delle tecnologie convergenti che aumentano la minaccia degli ID digitali è l’identificazione biometrica. Questo campo in rapida crescita comprende l’identificazione degli esseri umani attraverso il riconoscimento facciale, le scansioni dell’iride e della retina, le impronte digitali, il riconoscimento vocale, i gesti, gli impianti corporei, la corrispondenza del DNA e l’andatura (come gli esseri umani camminano e si muovono).

Fonte: Visual Capitalist

Ancora più spaventoso è l’uso proposto per rilevare:

Il riconoscimento facciale si distingue come la tattica biometrica più pervasiva e forse più problematica. Viene utilizzato dalle forze dell’ordine e dai controlli di frontiera, nelle strutture mediche, nei negozi al dettaglio, negli stadi, negli aeroporti e negli edifici governativi. Viene utilizzato dalle banche e dai servizi finanziari, dalla sanità e dai governi per verificare l’identità. È anche un elemento fondamentale per la creazione di città intelligenti.

Ogni caso d’uso può offrire vantaggi come la comodità e la sicurezza, ma presenta anche rischi che potrebbero esacerbare il controllo tirannico della popolazione. Con le tecnologie in grado di rilevare le emozioni e lo stato mentale, potrebbe essere installato un regime di rilevamento precrimine in stile Minority Report. Ma cosa succede a coloro che sono stati identificati in modo errato? Che ne sarà di coloro che sono stati penalizzati per infrazioni minori come l’attraversamento sulle strisce pedonali o per aver criticato il governo, come esemplificato dal sistema di credito sociale cinese?

L’ID digitale e le tecnologie biometriche sono state presentate come una panacea tecnocratica che offre maggiore inclusività, convenienza e sicurezza.

In realtà, riducono l’identità umana a una sequenza di dati archiviati nel cloud, consentendo una sorveglianza totale dei viaggi, delle attività economiche e dello stato di salute, con la possibilità di cancellare la privacy e l’anonimato.

Sono sicuro che esistono, ma non ho mai incontrato nessuno che desiderasse un’identità digitale, soprattutto dopo il fiasco autocratico dei passaporti vaccinali durante l’era COVID.

Secondo un rapporto di Iain Davis e Whitney Webb, questa resistenza non è immaginaria, in quanto hanno indicato che “il lancio delle CBDC e del prerequisito ID digitale è stato finora un disastro per il regime”. Indipendentemente dalla cultura, le persone in India, Cina e altrove hanno mostrato una netta mancanza di entusiasmo nell’abbracciare il futuro digitale pianificato. Anzi, in molti casi vi si oppongono attivamente“.

L’Australia è un Paese che ha affrontato una forte opposizione ai suoi piani di identificazione digitale. Sebbene la legislazione sul sistema di identificazione digitale sia stata recentemente approvata dal Parlamento, non è passata senza resistenze. Infatti, sono state fatte concessioni a coloro che hanno espresso preoccupazioni sulla privacy, sui test biometrici e sull’uso obbligatorio all’interno della legislazione. Un recente video di Sky News descrive l’entità della resistenza, facendo eco a molte delle preoccupazioni che abbiamo già presentato.

L’operazione di guerra cognitiva è stata deliberatamente studiata per far credere che ci sia una richiesta dal basso verso l’alto di strumenti di sorveglianza digitale.

Al contrario, la richiesta proviene esclusivamente dall’alto, attraverso Nazioni Unite, World Economic Forum,  Banca Mondiale, G20World Trade OrganizationRockefeller FoundationBill & Melinda Gates FoundationCentral BanksCouncil on Foreign RelationsBetter Identity CoalitionAppleGoogleVisa e MastercardID2020Digital Impact AllianceSovrin FoundationThalesIdemia, i Governi di tutto il mondo ed una serie di aziende private troppo numerose da menzionare.

L’ID digitale può plausibilmente consentire la sorveglianza di tutto ciò che si fa e si dice online. Con l’eccessiva enfasi sulla disinformazione, gli ID digitali possono rafforzare la capacità delle Big Tech e dei governi di controllare la parola. Attraverso la censura, il deplatforming e la limitazione dell’accesso, le idee e i discorsi ritenuti “odiosi” o contrari alle narrazioni accettate possono essere soppressi, cancellati o bloccati precocemente.

Uno dei modi per allontanare le preoccupazioni è quello di rassicurare i cittadini sul fatto che i documenti d’identità digitali non diventeranno obbligatori e che altre forme di identificazione saranno ancora accettate. Tuttavia, è improbabile che queste rassicurazioni durino, visti i miliardi di dollari spesi dai governi e dalle aziende di tutto il mondo per le iniziative relative all’ID digitale. Il cambio di rotta probabilmente avverrà comunque, prima o poi.

Un mondo più libero, decentralizzato o più strettamente controllato?

 

“Il governo è la più grande minaccia per i dati digitali in tutto il mondo… Cos’è la sicurezza nazionale? Tutto ciò che un governo deve fare per violare il diritto alla privacy di una persona è scrivere una lettera e citare la sicurezza nazionale”.

Solomon Okedara, Iniziativa degli Avvocati per i Diritti Digitali

Ci è stato costantemente detto che il Genio digitale, ormai scatenato, non può essere rimesso nella bottiglia. Scienziati, maghi della tecnologia e burocrati stanno cogliendo l’opportunità di creare il futuro e di accaparrarsi i miliardi di dollari in palio per la ricerca, lo sviluppo e la distribuzione.

Non c’è dubbio che dai loro sforzi possa derivare qualcosa di buono. Come la storia ha dimostrato, l’uso della tecnologia per il bene o per il male dipende dalle intenzioni di coloro che la possiedono e la controllano. Gli strumenti della trasformazione digitale possono essere utili alla società, alleviando alcuni dei processi frustranti e che fanno perdere tempo e nei quali ci impegniamo regolarmente. Ma il potenziale di controllo sociale, finanziario e persino mentale non deve essere trascurato. La libertà e la giustizia dipendono dall’eterna vigilanza.

È una mera coincidenza che le tecnologie di sorveglianza bio-digitale come l’AI, l’ID digitale, la biometria, le CBDC, l’IoT, i contatori intelligenti e il 5G, lavorando insieme, possano realizzare la visione sociale descritta nel Corso di Studio sulla Tecnocrazia del 1945?

È anche un caso che molti degli SDG delle Nazioni Unite rispecchino molti elementi delineati in questa pubblicazione?

L’esperto di tecnocrazia Patrick Wood non lo crede, osservando che:

… i tecnocrati chiedono che ogni singola persona nella società sia costretta a partecipare al loro sistema. Non si potevano ammettere i fuoriusciti all’epoca, e non si possono ammettere nemmeno oggi. Vuole una prova? Cerchi il motto “Garantire che nessuno sia lasciato indietro” nella letteratura delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile. Un’altra parola per “assicurare” è “garantire”. Le garanzie dei globalisti assumono la forma di “obblighi”.
– Patrick Wood, I gemelli cattivi della tecnocrazia e del transumanesimo (pag. 68), Edizione Kindle

Andando oltre, Wood aggiunge che:

Secondo il Technocracy Study Course -, i “prodotti finali” previsti e promessi sarebbero:

  1. Un elevato standard fisico di vita
  2. Un elevato standard di salute pubblica
  3. Un minimo di lavoro non necessario
  4. Un minimo di spreco di risorse non sostituibili
  5. Un sistema educativo per formare l’intera generazione giovane in modo indiscriminato rispetto a tutte le considerazioni diverse dalle capacità intrinseche – un sistema continentale di condizionamento umano. (N.d.T.: il condizionamento umano non è l’istruzione, ma piuttosto l’indottrinamento in stile propagandistico).

Non sorprende che questi risultati si sovrappongano perfettamente agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite, adottati alla conferenza dell’Agenda 2030 nel settembre 2015:

Obiettivo #1 – Nessuna povertà
Obiettivo #3 – Buona salute e benessere (il banner dell’Obiettivo #3 afferma: “Vaccini la sua famiglia per proteggerla e migliorare la salute pubblica”).
Obiettivo #8 – Lavoro dignitoso e crescita economica
Obiettivo #12 – Consumo e produzione responsabili
Obiettivo #4 – Istruzione di qualità

Wood espone anche il valore supremo dei dati per i sistemi tecnocratici, rivelando che:

“Per i tecnocrati, non esiste una sorveglianza eccessiva. Quando raggiungono un certo livello di monitoraggio, il passo successivo è raccogliere ancora più dati. La loro dipendenza dai dati è inestinguibile e inarrestabile!”. (p. 126)

Il sistema di sorveglianza bio-digitale di oggi corrisponde certamente a tutto ciò che Wood evidenzia. È simile a una moderna Torre di Babele tecnologica.

Che lo si voglia o meno, l’umanità viene spinta a vivere in un mondo digitale privo di privacy e individualità.

Gli apostoli dell’AI, del transumanesimo e della sorveglianza bio-digitale stanno costringendo la popolazione ad entrare nel loro paradigma di coscienza collettiva. Utilizzando tecniche di guerra cognitiva per impiantare la loro visione di trascendenza – il Punto Omega in cui l’uomo e la macchina si uniscono per diventare una nuova creatura divina – siamo stati tutti arruolati nel loro viaggio. Se il percorso verso questa utopia immaginaria inizia con la guerra, la sorveglianza e la tirannia, è lecito chiedersi se il fine ultimo debba essere perseguito. Se la storia è un buon indicatore, è probabile che si concluda con un enorme fallimento ed una diffusa sofferenza umana.

Tutto il mondo è un palcoscenico – per la guerra

Fonte: NATO Cognitive Warfare research paper

In occasione di un evento ospitato dal Modern War Institute a West Point nel 2018, il neuroscienziato Dr. James Giordano aveva detto ai cadetti che:

… sotto molti aspetti il cervello è e sarà lo scenario di battaglia del 21° secolo, fine della storia… Incontrerete una qualche forma di scienza neurocognitiva che è stata utilizzata come arma non solo nella vostra carriera militare, ma anche nella vostra vita personale e professionale… Più so cosa vi fa scattare, più le mie interazioni possono essere orientate verso di voi per farvi scattare nel modo in cui voglio”.

Già nel 1928, il pioniere della propaganda Edward Bernays aveva capito come il controllo mentale potesse tenere in riga il popolo, proclamando:

La manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini e delle opinioni organizzate delle masse è un elemento importante della società democratica. Coloro che manipolano questo meccanismo invisibile della società costituiscono un governo invisibile che è il vero potere dominante del nostro Paese. Siamo governati, le nostre menti sono plasmate, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, in gran parte da uomini di cui non abbiamo mai sentito parlare. … In quasi tutti gli atti della nostra vita quotidiana, sia nella sfera della politica che in quella degli affari, nella nostra condotta sociale o nel nostro pensiero etico, siamo dominati da un numero relativamente piccolo di persone… che comprendono i processi mentali ed i modelli sociali delle masse. Sono loro che tirano i fili che controllano la mente del pubblico”.

Bernays forse non aveva previsto che questa forma di manipolazione e controllo potesse essere miniaturizzata e replicata per tutti in un dispositivo portatile. Ci sono dei fantasmi nelle macchine, che guardiamo  mentre lavoriamo, ci informiamo e ci intratteniamo. Questi fantasmi stanno dirigendo una guerra segreta contro di noi, diffondendo deliberatamente informazioni errate e disinformazione per confondere, persuadere e controllare i nostri pensieri e le nostre azioni.

L’Esercito degli Stati Uniti lo ha reso evidente. Faremmo bene a comprendere almeno la natura dell’offensiva diretta contro di noi.

Mentre la guerra cognitiva infuria contro ognuno di noi, costringendoci ad accettare questo paradigma o a rimanere indietro, è necessario prendere decisioni difficili e porsi domande difficili.

Accetteremo lo schema che equipara l’umanità a semplici macchinari? Oppure ci renderemo conto che siamo stati creati in modo straordinario e meraviglioso da un Creatore divino?

Parteciperemo alla nostra stessa degradazione, assecondando docilmente la vendita dei nostri dati, l’invasione della nostra privacy, la rapina della nostra ricchezza e la distruzione della nostra libertà?

Oppure resisteremo alla militarizzazione delle nostre menti, sfidando i tiranni tecnocratici?

Diremo no alla trasparenza assoluta? O terremo la testa sotto la sabbia, mentre la privacy si disperde nell’oceano della sorveglianza bio-digitale?

Di Jesse Smith, truthunmuted.org

27.05.2024

Fonte: https://truthunmuted.org/cognitive-warfare-tyranny-of-digital-transformation/

Traduzione a cura della Redazione di ComeDonChisciotte.org

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