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La Redazione

 

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LA FED NON PRATICA UNA POLITICA MONETARIA KEYNESIANA

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A cura di God
Il 28 Febbraio 2008
79 Views

blankDI LINO ROSSI
La Voce

Alzare il circolante e ridurre la moneta creditizia

Perche’ ne’ FED ne’ BCE riusciranno a risolvere il drammatico problema finanziario che incombe

La via percorsa dalla FED è in netta contrapposizione al dogma monetaristico adottato da decenni da tutte le banche centrali sotto la direzione della BRI di Basilea (una sorta di collettore per tutte le banche centrali).

Anche la BCE non è in linea con quel dogma friedmaniano.

Ricordo che negli anni ’70 l’Argentina si trovò nella medesima situazione inflazionistica e la Banca Centrale di quel Paese alzò acriticamente i tassi fino a valori inconcepibili. Ecco una breve ricostruzione di ciò che avvenne in quello sventurato Paese. (1)“A partire dal marzo del 1976, José Alfredo Martinez de Hoz, sotto la protezione del Governo militare e dotato di “pieni poteri”, assunse la guida dell’economia in Argentina; costui, senza essere un economista, asserì di prendere a modello i dettami di Milton Friedman e subito dopo diede corso ad un programma decisamente deleterio per il Paese, i cui risultati sono sin troppo evidenti.

Naturalmente, il Prof. Friedman non solo si astenne dal negare la propria paternità riguardo al “Piano Martinez de Hoz”, ma contribuì in vari modi a dargli il suo “appoggio”, convincendo mezzo mondo del fatto che effettivamente il menzionato Ministro, audace e improvvisatore oltre ogni limite, era un fedele discepolo della “Scuola di Chicago”. Centinaia di pubblicazioni giornalistiche lo confermano.

Come prova di quanto affermato, basterà segnalare che nel 1977 il settimanale più popolare in Argentina pubblicò un’intervista con Milton Friedman, con l’intento precipuo di consultarlo sui problemi di quel Paese; tale servizio, abbondantemente corredato da fotografie del “Premio Nobel”, definito come “una delle più grandi autorità del mondo in materia di Economia”, occupa nientemeno che tredici pagine della suddetta pubblicazione (Gente” , Buenos Aires, n. del 2 giugno 1977, pp. 32-45.).

In questa intervista, il Prof. Friedman avalla, direttamente o indirettamente, quanto Martinez de Hoz stava compiendo in Argentina.

I tassi di interesse bancario, che in quel periodo superavano il 200% annuo, non turbano assolutamente Friedman, che si limita a raccomandare la notoria restrizione monetaria “per controllare o ridurre l’inflazione” ed auspica al contempo, nel miglior stile “classico-liberale”, che l’Argentina produca quegli articoli in cui essa, in relazione al loro costo, gode di “vantaggi competitivi”…

Con tutto ciò, il quadro dell’inflazione in Argentina continuava ad aggravarsi sensibilmente e non per l’incremento della massa monetaria, ma per ragioni assolutamente estranee a questa causa a cui Friedman attribuiva, “sempre e dovunque”, la responsabilità di quell’anomalia.

Come abbiamo fatto notare in vari studi pubblicati in anni recenti, i principali fattori d’inflazione in Argentina non avevano nulla a che fare con l’incremento della moneta.

In altri termini ciò che Friedman propone come “dogma monetarista” è la stabilità ad oltranza della massa monetaria. Per conseguire questo fine, non importa che i tassi di interesse superino qualsiasi livello, non importa neppure l’entità della spesa fiscale.”

Quindi se FED e BCE avessero seguito la “purga” friedmaniana ora ci troveremmo con il TUR al 10% e gli statunitensi al 30%; per chi non fosse convinto è sufficiente guardare la nostra storia recente. (2)

Quei numeri non sono casuali; sono prossimi agli incrementi annui degli aggregati monetari M3 dichiaratamente posti a punto di riferimento per governare l’inflazione. (3)

La BCE li dichiara con teutonica precisione mentre la FED non li dichiara da parecchi anni; sono però disponibili anche per gli USA stime sufficientemente attendibili.

A fronte di aumenti di M3 superiori al 30% annuo la FED porta i tassi dal 4,25 al 3,5 al 3,0 percento in una settimana. Evidentemente le cure di Friedman vanno bene per gli argentini ma non vanno bene per gli statunitensi (anche perché se venissero effettivamente praticate ci troveremmo in pochi giorni nel clima del ’29 – dal punto di vista dei pesi economici un conto è che si mandi a picco l’Argentina, un altro è che si mandino gli USA).

A fronte di aumenti di M3 prossimi al 10% annuo la BCE mantiene i tassi al 4,0 percento. Ancora: le cure di Friedman vanno bene per gli argentini ma non vanno bene per gli europei. La BCE è più prudente della FED, ma non è così “rigida” nell’acefalo dogma friedmaniano come comunemente si intende. Si potrebbe dire che sta alla finestra.

Si può concludere che in questi giorni la FED pratica una Politica Monetaria decisamente antimonetarista mentre la BCE pratica una PM non monetarista.

Premesso che la PM della BCE è quella dell’attesa (della serie: “va avanti te che a me viene da ridere”), qual è la PM della FED? È keynesiana?

NO!

Definire keynesiano il semplice “deficit spending” con bassi tassi di interesse è un insulto al grande economista britannico. (4)

I parametri principali della Politica Monetaria sono:

1) la quantità di circolante (M0), intrinsecamente NON oneroso; (5)

2) la quantità di moneta creditizia (M3-M0), intrinsecamente onerosa.

Gli strumenti principali per operare sui suddetti parametri sono:

a) la definizione della quantità di circolante M0;

b) la definizione del coefficiente di Riserva Obbligatoria per modulare il moltiplicatore bancario; (6)

c) il TUR.

In un momento come questo una PM ragionevole (keynesiana), oltre che regolamentare i derivati, oltre che far intervenire la mano pubblica, modulerebbe adeguatamente M0, RO e TUR in maniera da avere nel sistema finanziario la “giusta” quantità di moneta circolante e creditizia in maniera da non soffocare le realtà economiche nei debiti. Essi, così come gli attriti nella meccanica, non devono essere né troppi né troppo pochi. Il “giusto”, da che mondo è mondo, non è mai andato male. Senza debiti il sistema capitalistico non funziona, ma neanche se sono troppi.

Si immagini che l’aggregato M3 corretto sia 1300 (miliardi di €).

Se lo si ottiene, come oggi, con 100 M0 + 1200 MC (moneta creditizia) o, come dovrebbe essere, con 600 M0 + 700 MC, poco cambia dal punto di vista dell’inflazione (che è funzione di M3).

Nel primo caso dovremo però pagare molti più interessi che nel secondo, quindi, in seguito, dovremo necessariamente far aumentare M3 molto di più che nel secondo e quindi nel primo caso avremo più inflazione che nel secondo.

Da 30 anni a questa parte è avvenuto questo:

– il circolante M0 è mantenuto sempre ai minimi termini, facendo indebitare tutti; infatti è poco più di 100 miliardi di €, in Italia;

– la RO è mantenuta sempre ai minimi termini, favorendo incredibilmente il sistema bancario e finanziario a discapito delle altre realtà economiche; infatti la moneta creditizia è pari a circa 1200 miliardi di €, in Italia. Ciò equivale a praticare la PM con uno solo degli strumenti disponibili anziché tre, come viceversa dovrebbe essere. Equivale a far scolpire il “david” solo con il martello, anziché con il martello, lo scalpello e lo smeriglio. I risultati non consentono fraintendimenti (7). I banchieri centrali, sotto la direzione della BRI, hanno fallito su tutto il fronte. Vanno assolutamente estromessi dalla PM. Le colpe principali sono:

– la gestione della PM ad esclusivo vantaggio dei sistemi bancario e finanziario in contrapposizione agli interessi della collettività;

– il fallimento nella gestione dell’inflazione, perché solo i gonzi credono che essa, dall’avvento dell’euro, sia stata pari a quella dichiarata ufficialmente; il giochino di modulare ad arte i pesi dei vari beni e servizi per far apparire il falso è patetico. VERGOGNA! (8)

– la mancata regolamentazione dei derivati.

La PM delle banche centrali non è monetarista e non è keynesiana. Cos’è?

È semplicemente improvvisata. Brancolano nel buio.

Dovrebbero modulare M0, RO e TUR in maniera intelligente ma, in quanto governate dei banchieri privati, non possono toccare M0 ed RO. Manovrando il solo TUR non possono in nessun caso evitare un nuovo ’29, sia elevandolo, sia mantenendolo costante, sia abbassandolo.

La PM è una cosa troppo seria per essere lasciata nelle mani dei banchieri. Ma se ciò non avviene, ovvero se i politici non si riappropriano della PM, la colpa di chi è? Dei politici o dei banchieri?

Non c’è dubbio che è dei politici.

Lino Rossi
Fonte: http://www.voceditalia.it/
Link
08.02.2007

Note:

(1) Walter Beveraggi Allende – teoria qualitativa della moneta – Edizioni di Ar

(2) http://comedonchisciotte.org/controinformazione/modules.php?name=News&file=article&sid=3844

(3) http://web.econ.unito.it/bagliano/ecmon_readings/bce_02_1999.pdf

(4) http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=4163

(5) http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=1425

(6) http://comedonchisciotte.org/controinformazione/modules.php?name=News&file=article&sid=3817

(7) http://www.movisol.org/temicrac.htm

(8) http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=4726

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