LA DEMOCRAZIA DEGLI SQUADRONI DELLA MORTE

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Uruknet

“Leggo costantemente le analisi di stranieri o di iracheni all’estero da decenni che parlano delle divisioni esistite da sempre fra sunniti e sciiti in Iraq… Semplicemente questo non è vero”Baghdad Burning; blog di una ragazza irachena

L’ idea che l’Iraq sia un paese devastato dalla guerra civile fa leva su degli assunti che sono essenzialmente falsi. Per prima cosa tutto ciò presuppone che il Pentagono stia ignorando il fondamentale principio di tutte le guerre, “Conosci il tuo nemico”. In questo caso è chiaro chi sia il nemico: è l’87% della popolazione irachena che vuole vedere la fine immediata dell’occupazione statunitense. Perciò la minaccia più grande per gli obiettivi di occupazione e basi permanenti è costituita da quel cameratismo che si manifesta nella solidarietà araba e nel nazionalismo iracheno.Alla fine il Pentagono, tramite i suoi surrogati nei media, ha messo su una storia “che si realizza da sola” sul fatto che la guerra civile sia già in corso. La maggior parte delle cronache sulla guerra fanno apparire il conflitto come se fosse generato dalle tensioni etniche e dall’odio fra le diverse fazioni. Ma è così? Alcuni dei più acuti osservatori hanno notato come certe componenti della propaganda di guerra (ad esempio i riferimenti all’immaginario Al Zarqawi) sono completamente sparite dai giornali dal momento che i portavoce del governo stanno ora dedicando tutto il loro tempo a promuovere la nuova linea di produzione: la guerra civile.

Infatti se qualcuno di noi fosse coinvolto nei piani di pace del Pentagono probabilmente starebbe facendo la stessa cosa. Dopo tutto, la guerra si è già eccessivamente allungata al punto che deve essere escogitato un piano per distogliere l’attenzione dalle forze d’occupazione e convincere gli iracheni ad uccidersi a vicenda. L’unica scelta ragionevole è quella di istigare la violenza settaria e rendere così inevitabile la guerra civile. Questo, naturalmente, è il compito degli squadroni della morte addestrati dagli Statunitensi ( il New York Times ha confermato che gli squadroni della morte del Ministero degli Interni iracheno sono stati addestrati dalle truppe USA).

Per tre anni la resistenza irachena ha tenuto sulle difensive, con successo, le truppe Usa, prendendo gradualmente il controllo di territori sempre più vasti, distruggendo a volontà le loro infrastrutture e le attrezzature petrolifere, scoraggiando l’arruolamento nelle Forze di Sicurezza Irachene ed indebolendo il sostegno dell’opinione pubblica americana (il 63% della quale ora crede che la guerra sia stata “un errore”).

Questi sono gli obiettivi di ogni movimento di guerriglia: una graduale erosione del sostegno popolare, la demoralizzazione del nemico, attacchi a sorpresa ed un appoggio sempre maggiore della popolazione locale.

E’ chiaro che questa sia stata una strategia vincente per la Resistenza, che non deve essere abbandonata per perseguire un conflitto etnico o religioso.

Quindi, da cosa è originata tutta questa violenza? Potrebbe essere che le milizie indipendenti siano impegnate in scontri settari senza l’aiuto della Resistenza?

Potrebbe essere, ma probabilmente non è così. D’altra parte l’unico beneficiario della guerra civile sarebbe l’esercito statunitense; è chiaro poi che le forze Usa non hanno altra opzione che seguire la strategia del “divide et imperaa”. Semplicemente non hanno abbastanza uomini per scegliere un’altra strategia.

In un paragone più ampio, la violenza indotta fra le diverse fazioni consiste in ciò che abbiamo visto nelle passate operazioni della CIA in Nicaragua e San Salvador. Cheney, Rumsfeld e Negroponte sono stati discepoli di quel tipo di conflitti (che secondo Cheney hanno avuto un successo totalmente ammirevole) quindi è probabile che essi vorrebbero applicare ciò che hanno imparato sulle tecniche anti-guerriglia alla guerra in corso oggi in Iraq. L’esperimento salvadoregno ha mostrato come le masse possono essere terrorizzate fino all’acquiescenza.

Non è forse ciò che sta avvenendo oggi in Iraq?

In Iraq il terrore è stato fin qui usato come sostituto della sicurezza poiché gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di fornire la forza lavoro o i fondi necessari a mantenere l’ordine.

GLI SQUADRONI DELLA MORTE

Il video di un massacro avvenuto alle porte di Nahrwan, ad est di Baghdad, è apparso su Internet mostrando i corpi di operai sciiti presumibilmente uccisi dagli squadroni della morte sunniti. Al giornalista Paul McGeough sono stati dati i nastri e questi sta pensando di renderne pubblico il contenuto sul Sidney Morning Herald (http://www.informationclearinghouse.info/article12376.htm). In una scena si vedono 4 adulti che vengono trascinati fuori dalla loro auto ed uccisi, sia a colpi di pistola che a coltellate, di fronte ad un bambino di 5 anni il cui padre era una delle vittime.

Quando gli abitanti della città sono accorsi per verificare l’accaduto, hanno scoperto i corpi di 48 persone, fra uomini e donne, gettati in un fosso. I cadaveri mostravano le prove di un massacro sistematico ed indiscriminato. Ad alcuni fu solo sparato ma altri sembrano essere stati pugnalati e poi mutilati. Ed è proprio questo che a noi interessa. Dopo tutto il proposito della Resistenza Irachena è quello di raccogliere sempre maggiore sostegno per la causa e non di alienarsi il supporto della gente comune con massacri efferati e gratuiti. Comunque, se questo è opera degli squadroni della morte controllati dagli Stati Uniti, allora l’obiettivo di comandare attraverso il terrore è stato ottenuto.

[Alcuni dei 48 corpi trovati in una fossa comune a Nahrawan. Poto: Paul McGeough]

Il giornalista McGeough utilizza lo stesso debole mantrao dei media istituzionali per spiegare la tragedia: “l’attuale circolo vizioso di violenza settaria è divampato con il bombardamento della moschea di Samarra, luogo sacro per gli sciiti. Le immediate conseguenze raccontano di molti omicidi ed orrori delle rappresaglie sciite, che potrebbero far piombare il paese nella guerra civile”

Non è forse questa la storia ufficiale?

I media insistono che la distruzione della moschea dalla cupola d’oro sia stato un evento 11 settembre, che ha provocato un enorme spargimento di sangue. Ma è così? Oppure è semplicemente parte di una più ampia strategia per fomentare la guerra civile?

C’è la dimostrazione che il piano per sviare l’attenzione dalle forze di occupazione sta avendo successo. Nel mese di febbraio l’esercito ha riportato il minor numero di perdite (31) rispetto a tutti i mesi dello scorso anno.

Non è questo lo scopo?

Nel seminale articolo di Max Furrel “Per l’Iraq la strategia salvadoregna diviene realtà”, l’autore confuta l’idea che “la rivalità fra fazioni sia una spiegazione sufficiente per la violenza in Iraq”. Piuttosto Furrel afferma che “è strutturalmente insita nel paese come parte dell’attuale processo di sottomissione economica dell’Iraq”.

E’ semplicemente impossibile comprendere cosa stia accadendo oggi in Iraq senza leggere i ben documentati articoli di Fuller. La sua arguta analisi ha un valore inestimabile per dare un senso all’ apparente caos:

“In Iraq la guerra si sta sviluppando in 2 fasi. La prima fase è stata completata: la distruzione dello Stato esistente, che non si conformava agli interessi della classe capitalista britannica e statunitense. La seconda fase consiste nel costruire un nuovo Stato strettamente legato a tali interessi e schiacciare ogni forma di dissidenza all’interno della società. In tutta franchezza tutto ciò comporta l’applicazione di quella dottrina economica, una sorta di terapia shock, che tanti danni ha prodotto nelle zone del Terzo Mondo e dell’Est europeo. In pratica e segretamente essa si traduce nell’atto di intimidire, rapire ed assassinare qualsiasi voce di dissenso”.

Fuller sostiene le proprie osservazioni con esaustive dimostrazioni citando i documenti originali che ha raccolto nella sua ricerca:

“Comunque ciò che sappiamo è che centinaia di irakeni sono stati massacrati e che gli squadroni d’assalto paramilitari del governo provvisorio organizzati dagli americani, da cui hanno appreso la disgustosa tradizione del terrorismo di stato, sono sempre più associati a tali massacri”.
http://www.globalresearch.ca/articles/FUL506A.html

L’obiettivo degli squadroni della morte non è semplicemente quello di bersagliare un particolare gruppo o una particolare etnia bensì di indirizzare la violenza verso l’esterno e generare un alto livello di paura al fine di placare la popolazione.

Fuller chiude la sua polemica con un resoconto riassuntivo che ci ricorda la lunga e sanguinosa storia delle guerre coloniali:

“Il modello viene ripetuto volta per volta in ogni guerra imperialista contro le cosiddette Resistenze; visto che dietro ognuno di questi conflitti si cela la realtà dello sfruttamento e della guerra di classe e, come le varie potenze imperialiste hanno mostrato, l’ultima arma per ostacolare i sogni e le speranze della gente comune è quella di ricorrere alla diffusione del terrore tramite l’utilizzo di una violenza estrema”.

Il Segretario generale dell’Associazione degli Studenti Musulmani, Hareth al-Dhari, lo ha affermato persino più sinteticamente di Furrel: “Questo è terrorismo di stato”.

Mike Whiteney
Fonte: http://www.uruknet.info
Link: http://www.uruknet.info/?p=21713
20.03.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCESCO SCURCI

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