DI VLADIMIR NESTEROV
Strategic Culture
Il tour di cinque giorni del premier cinese Wen Jiabao in Ungheria, Gran Bretagna e Germania terminato il 28 giugno avrà un impatto durevole sull’economia europea e sul futuro dell’Euro in particolare.
Per l’Ungheria, la visita di Wen
Jiabao è stata la prima di un leader di una super-potenza in quasi un quarto di secolo. Nella sua sosta a Budapest, il leader
cinese ha promesso che il suo paese sarà tra i compratori di obbligazioni
ungheresi, che rafforzerà l’economia ungherese con un prestito da
un miliardo di euro e, per un progetto nel prossimo futuro, si muoverà
per innalzare il volume di traffici cino-ungheresi fino al livello del
20 miliardi di euro nel 2015. è naturale che nelle condizioni economiche
attuali i paesi europei stiano sempre più cercando di attrarre gli
investimenti cinesi, a caccia di contratti con le loro azienda e coltivando
legami commerciali con il gigante asiatico.Le esportazioni britanniche in Cina
sono rimbalzate del 20% dopo la visita di D. Cameron nel novembre del
2010 a Pechino. Avendo aggiunto al risultato altre 12 nuove trattative
per un valore netto di 4,3 miliardi di dollari, tra cui il contratto
da 2,46 miliardi di dollari per la costruzione di un impianto ecologico
di processamento del carbone, Londra e Pechino si aspettano di vedere
raddoppiato il volume del commercio bilaterale e raggiungere i 100 miliardi
di dollari nel 2015.
A Budapest Wen Jiabao ha comunicato
l’ambiziosa agenda cinese al forum economico e del commercio dei Paesi
dell’Europa Centrale e Orientale. Il primo passo suggerito dal
leader cinese era quello di incrementare visibilmente il volume
dei commerci tra la Cina e la regione. Al momento, i quindici Stati
dell’Europa Centrale e Orientale account per il 4% delle interazioni
economiche cinesi e Pechino ritiene che una grande apertura e barriere
meno rigide siano i requisiti per raggiungere risultati più convincenti.
Altri punti presenti sulla sua agenda erano quelli di rafforzare la
cooperazione nella sfera degli investimenti e nella costruzione di infrastrutture.
Queste sono una priorità assoluta per i paesi dell’Europa Centrale
e Orientale e alla Cina deve essere riconosciuta una lunga serie di
progetti per le infrastrutture di successo.
Da notare che Wen Jiabao ha spinto
per dare maggior risalto alle monete nazionali nel corso delle transazioni
tra la Cina e gli Stati dell’Europa Centrale e Orientale. Quest’approccio
riflette con chiarezza la politica cinese che ha come
obbiettivo un graduale scollamento dal dollaro USA.
Il discorso in Germania – il paese
che può vantare 76,5 miliardi di euro in esportazioni verso il paese
asiatico e 53,6 miliardi di importazione dalla Cina, che assieme costituiscono
un terzo degli scambi cinesi in Europa – doveva essere il momento
di punta del giro di Wen Jiabao. La Cina è il settimo acquirente delle
esportazioni tedesche ma, davanti a Paesi Bassi e Francia, in cima alla
lista dei fornitori delle importazioni della Germania. La Cina preleva
i prodotti del settore machine-building tedesco e vende principalmente
a questa nazione elettrodomestici, tessuti e vestiti.
A. Merkel ha descritto la cooperazione
economica come il principale pilastro del ponte che unisce la Germania
alla Cina. La costruzione di un ponte ancora più grande era all’ordine
del giorno del primo turno di consultazioni intergovernative tedesco-cinesi
che si sono svolte il 28 giugno e era abbinato alla firma di 22 accordi
tra cui 14 accordi di vendita per un totale di 10,6 miliardi di euro.
Il tema principale in tutto il processo era la firma di un contratto
da parte della Cina per acquistare 62 aerei Airbus A320. La tedesca
Volkswagen ha firmato un contratto con il partner cinese FAW
per costruire un nuovo stabilimento automobilistico in Cina, con Daimler
e Siemens che si sono assicurate notevoli contratti con le loro controparti
cinesi. Al momento, il giro d’affari tra Cina e Germania è previsto
che si alzi dagli attuali 142 miliardi di euro a 200 nel 2015.
Un accordo è stato raggiunto
per aprire la strada a significativi scambi di investimento tra Germania
e Cina. Ad oggi circa 4.500 compagnie tedesche sono operative in Cina.
Ad esempio, Volkswagen sta assemblando le auto dell’Audi nel paese
da due decenni, e la maggior parte della produzione è assorbita dal
mercato interno e la Daimler ha in progetto di riversare 3 miliardi
di euro per impianti produttivi in Cina.
Il ramo cinese del gigante dell’elettronica
Siemens impiega 26.000 persone, anche se la gran parte della sua produzione
è orientato verso i mercati tedesco e statunitense. BASF, altro colosso
tedesco oltre a essere la compagnia chimica più grande al mondo, può
vantare un giro di affari pari a 5,8 miliardi di euro sul mercato cinese.
Alla vigilia dell’arrivo di Wen Jiabao
in Germania, circa un centinaio di aziende tedesche ha stilato la Dichiarazione
di Berlino, che auspica una sospensione o l’espulsione dall’Eurozona
delle nazioni in difficoltà finanziaria nell’UE e hanno manifestato
la contrarietà della Germania nell’addossarsi il peso del debito della
Grecia e di altri membri dell’UE in fase negativa. Il documento afferma
che “l’unione monetaria [dell’Europa] è stata sinora un’unione
dei pagamenti” dove la Germania è stata costretta a fare la parte
del leone. Da notare che, malgrado l’UE sia una zona turbolenta, Pechino
continua a osservare il potenziale dell’Euro. La promessa di Wen Jiabao
– che la Cina contribuirà alla rivitalizzazione dell’economia europea
acquistando le emissioni dei bond denominati in Euro delle nazioni
europee – è stata interpretata in tutto il mondo come un’indicazione
che Pechino stia virando sull’Europa come partner chiave dei propri
investimenti e stia progettando di tendere una mano agli europei in
questi momenti difficili.
La domanda da porsi è: data la precarietà
dell’euro, Pechino ancora ha scelto di affidarsi alla divisa europea?
Il prof. Sun Lijan dell’Institute
of World Economy dell’Università di Fudan dà risalto al fatto
che la scelta disponibile per la moneta di riserva è ora limitato dal
dollaro USA e all’Euro. Visto la vulnerabilità interminabile del
dollaro, la Cina naturalmente attribuisce la priorità al mercato europeo.
Secondo il prof. Lijan, in questi giorni immagazzinare le obbligazioni
denominate in Euro, estendere la durata dei prestiti contratti con l’Europa
e sfornare a ruota contratti con le nazioni europee sono in fondo modi
per sostenere implicitamente l’Europa.
Dato che le mosse cinesi per minare
il monopolio del dollaro sono oramai una consuetudine, Pechino considera
l’indebolimento dell’Euro come un fenomeno da evitare. La ricerca
cinese di una moneta su cui basare le transazioni nel commercio internazionale
erode lo status del dollaro USA e serve anche per potenziare
lo yuan che si sta avvicinando a poco a poco allo status di moneta
globale. Nel contesto, l’interesse della Cina in Europa può essere
inteso come parte di un tutto, ma l’intera strategia cinese è indirizzata
molto probabilmente sulla lunga distanza. La Cina offrirà all’Europa
afflussi di capitali se non un bailout de facto, ma il soccorso
avrà il costo di un coinvolgimento più profondo e di un serio sostegno
politico: con quest’accordo, l’Unione Europea dovrà riconoscere
l’importanza di Pechino invece di volgersi sempre verso Washington
in cerca di una guida.
In ogni caso, l’influenza sempre
più forte esercitata dalla Cina sull’Europa è una tendenza che nessuno
può mettere in discussione. È una coincidenza importante, a proposito,
che Wen Jiabao abbia visitato Berlino, la capitale della potenza economica
europea, due volte negli ultimi nove mesi, mentre il Presidente B. Obama
non è riuscito a farsi vedere in città dal suo avvento alla Casa Bianca.
Fonte: http://www.strategic-culture.org/news/2011/07/02/Cina-to-help-Europas-economy-stay-afloat.html
20.07.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE