Riceviamo dall’altra parte del mondo e pubblichiamo, augurando a tutti i lettori una Buona Pasqua.
La Redazione.
Di Mystes
Manlio Magnani, uno studioso di tradizione filosofico-ermetica partito nel 1928 dall’Italia per sfuggire alle leggi contro le cosiddette società segrete scriveva a San Paolo, dove era andato ad abitare, un saggio che fu pubblicato su un giornale brasiliano intitolato “Il futuro del Brasile” nel quale esprimeva la convinzione che il continente posto sotto la costellazione della Croce del Sud avrebbe avuto un futuro.
L’auspicio e la previsione di Magnani sembrano proprio avverarsi, seppure tra alti e bassi, tra delusioni e rinnovata speranza.
Riproduco per i lettori di ComeDonChisciotte lo scritto con l’augurio che sia di sprone ai giovani italiani sfiduciati e delusi dai mediocri risultati che la nostra classe dirigente e la nostra cultura nazionale stanno producendo in questi anni vuoti di stimoli e di interessi fecondi.
Esorto in particolare i giovani a leggere lo scritto con calma, soffermandosi sulle parole e sui concetti, preziose indicazioni per affrontare un futuro che bussa impetuosamente alle porte del vecchio e del nuovo mondo.
IL FUTURO DEL BRASILE
Di Manlio Magnani
E’ permesso a un filosofo della Storia, ospite provvisoriamente della grande Repubblica americana, esprimere le sue intime convinzioni sul presente e sul futuro del Brasile?
Credo di si. E mi accingo a scrivere le mie convinzioni perché ammiro ed amo il Brasile, perché in questa terra meravigliosa e in mezzo a questo popolo giovane e privilegiato sento vibrare le forze creatici di un destino immenso.
Da più di vent’anni ho rinunciato a pubblicare i miei scritti. Solo il contatto con quel prodigio di bellezza e forza che è il Brasile e la percezione chiara che si sta formando per esso un futuro incomparabile, hanno potuto operare in me il profondo cambio che mi induce a riprendere in mano la penna.
Perdoni il lettore la digressione e veniamo all’argomento.
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La situazione mondiale può essere riassunta così:
l’Europa, toccate le ore critiche della vecchiaia è occupata in un travaglio gravissimo: quello di ringiovanirsi, e le sue energie di vita operano in tal senso con grande fervore;
l’Asia sta elaborando qualcosa di enorme attraverso le vicissitudini del proprio risveglio da millenario letargo. Prossimo è il risveglio, imminente; o quando sia compiuto il peso asiatico sulla vita mondiale sarà formidabile. Vive adesso la vigilia del completo risveglio.
Il Giappone mentre crede forse di preparare una conclusione, è invece un portatore, efficacissimo, di stimoli al risveglio. Prima a risvegliarsi la Cina, poi l’India, poi… infine l’Asia inizia una nuova era storica;
il Nord America è un mastodonte votato al fracasso. Posto fra Europa e Asia non ha saputo intendere il loro destino, ma non ha saputo o potuto neppure intuire il cammino per un destino proprio. Mentalità e sentimento focalizzati su mere apparenze di vita e non su fronti o essenze di vita, proverà appena i facili splendori di benefici transeunti ottenuti per riflesso di attività storiche che gli sono rimaste estranee. Non altro, nulla più.
Però codesti tre continenti rappresentano solo un emisfero terrestre.
Perchè un equilibrio mondiale sia possibile, e perché il giuoco della traslazione delle civiltà sul pianeta sia completo è necessaria anche la partecipazione dell’altro emisfero. Ormai la vita nel nostro pianeta ha respiro e ritmo universali, non può rimanere localizzata in prossimità di uno solo dei poli.
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Il Sud-America infatti sente di essere chiamato a funzioni mondiali, funzioni forse non ancora ben comprese dalle menti, però presentite dai popoli, intuite dalle intelligenze.
Europa, Nord-America, e l’agente più attivo del risveglio asiatico, il Giappone, appuntano la loro attenzione sul Sud America con curiosità, interesse, prevenzione e non senza una certa vaga sensazione di timore.
In Sud America ogni osservatore profondo il quale sia abituato a considerare i fenomeni nelle cause e negli sviluppi loro,- e non solamente nelle apparenze come è proprio di certa facile e vaga scienza – scopre facilmente il fervido operare di impulsi vitali il cui giuoco procede saldamente, fortemente e con coordinazione innegabile, sebbene le apparenze possano dissimularla o occultarla. Nulla di simile si manifestò durante la formazione della potenza Nord-Americana. Là operavano impulsi meno profondi, i quali poi si confusero con ciò che ho chiamato prima: riflesso di attività storiche rimaste estranee. E per questo quella potenza sarà sempre instabile, infida in sommo grado, sterile di efficacia storicamente e mondialmente duratura o generatrice di eventi di larga portata.
Il Brasile si presenta in una maniera specialmente tipica. Per esprimerla mi servo di un concetto comune a molti studiosi quantunque non sufficientemente diffuso: il Brasile è tutto il Sud America. Non bisogna dare alle parole un senso comunemente politico; qui parliamo delle forze intime, profonde della vita.
Io considero il concetto il Brasile è tutto il Sud America come di per sé tanto evidente che la sua veridicità non ha bisogno di dimostrazione. Quindi non è per dissertare su questa verità evidente che io scrivo.
Vi è ben di più; e qui domando agli uomini di pensiero brasiliani un poco della loro attenzione.
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La meravigliosa realtà che è in elaborazione in Brasile ha valore e senso non solamente Sud-Americani, non solamente americani, ma universali.
In Brasile, e solo in Brasile, si manifesta, in corso di sviluppo perfettamente osservabile un processo di formazione etnico-psicologico al quale non posso, non so trovare riscontri.
Tutti i popoli – ad eccezione del Brasiliano – offrono aspetti equivalenti, malgrado apparenti e perciò superficiali differenze, in quella che possiamo considerare la nota falsa nel loro sviluppo. Quegli aspetti, per quanto numerosi, possiamo includerli in tre categorie principali:
relativismo e unilateralità; involontario, inconsapevole asservimento a correnti, tradizioni o modi già stabilito, propri o importati;
superficialità.
Senza dubbio il mondo deve al prevalere assoluto nelle nazioni vecchie e nuove di una o più di tali caratteristiche la impotenza a risolvere le questioni più importanti e generali, mali gravissimi dell’ora presente.
Invece di pensare a crisi economiche o politiche o morali, quando consideriamo il mondo attuale – specialmente nell’ultimo cinquantennio – sarebbe più proprio pensare in una vera e propria insufficienza etnico-psicologica. Insufficienza la quale è stata ed è la causa per cui nessun paese e nessun gruppo politico abbia potuto comprendere in tempo come alla base di tutte le questioni odierne ve ne sia una più vasta, assolutamente mondiale, dove trovano origine tutti i problemi questioni dibattuti, e dove fatalmente tutti devono risolversi. La mancanza o anche la sola imperfezione di una tale comprensione inibisce di escogitare i mezzi atti alle soluzioni adeguate.
Nelle ore più solenni e tragiche della storia si è verificato l’apparizione di un nuovo splendore di vita e di civiltà, proprio quando fra i popoli competitori, uno si manifestò capace di sentire più universalmente, e quindi capace di riportarci nelle sue concezioni e nelle volizioni audaci a un punto più lontano, a un ordine più generale di tutti i particolarismi, i relativismi conosciuti.
L’origine e lo stabilirsi delle grandi ere successive di civiltà nella storia dell’umanità, vi dimostrano l’esattezza di questo principio. Le civiltà di Roma, Grecia, Egitto, Persia, Estremo Oriente, tutte e sempre così. Anche la salvezza di cui fruì l’Europa sul finire del medioevo, e che condusse poi alle possibilità dell’America grandiosa si deve appunto al ripetersi dello stesso fenomeno.
Orbene, dove trovare oggi le possibilità di una tale elevazione? del sorgere di visione atta ad attingere la base più profonda dei fenomeni? del sorgere di intelligenza e volontà d’azione capace di tracciare il solco nel cui corso possa e debba svilupparsi un nuovo ciclo di civiltà?
Tutte queste possibilità le vedo nel Brasile, nella nazione Brasiliana.
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Un complesso processo etnico-psicologico troppo ampio per poter essere descritto in un articolo – , che in Brasile si svolge, straordinariamente favorito da condizioni naturali e geografiche, è “sostanza” della mia fede e “ragione” delle mie affermazioni.
L’attenzione da me domandata poco fa agli uomini di pensiero brasiliani, vorrei fosse diretta ad osservare meglio quanto la intelligenza e il sentimento brasiliani vanno forgiando a grado a grado sotto questo caldo sole in mezzo alla esuberanza verde e fiorita della natura bellissima. E’ un fluire di pensiero e di sentimento in ritmi sempre più ampi, in ritmi che vanno lontano e si allargano in distanze infinite come le onde del mare mosso. E nonostante resta, come direbbe il Vate antico, “fisso in suo centro”, cioè fisso in una meravigliosa unità fondamentale, basica.
Le improvvisazioni moderne d’ogni genere, specialmente quelle della economia, della tecnica e della letteratura e dei costumi, in una parola le moderne improvvisazioni della vita artificiale, arrivano anche qui, come dappertutto. I fantasmi antichi e nuovi sono pure presenti qui come in ogni luogo. Non si parla delle cose più profonde, ma di quelle non vi è nessun luogo nel mondo dove se ne parli. Pure l’anima brasiliana non è sedotta dalle improvvisazioni nè dai fantasmi. E’ la sola a non esserlo. Perché?
Le cose più profonde, cioè la realtà dello spirito e le essenziali verità della vita, quelle che ora non trovano forma per esprimersi nella filosofia o nell’arte, agiscono nell’ anima brasiliana, le danno la virtù di accostarsi al nuovo e soffermarsi sull’antico con un senso di giuoco, un senso di signore che sa o sente di non essere legato nè all’uno nè all’altro, che sa di essere se stesso e in quell’essere se stesso presente tutto il futuro.
Quale futuro?
Scrutate nel profondo il sereno occhio del brasiliano, o giovane o vecchio, indagate il segreto vigore spirituale che è nel fondo della sua anima, e potrete indovinarlo. La profondità e la vastità della scoperta vi si riveleranno con un senso di universalità.
E questo ci assicura che nel Brasile d’oggi incomincia il mondo americano di domani.
San Paolo 22-09-1937
Manlio Magnani