Di John Lucas, gazetadopovo.com.br
L’omicidio di Fernando Villavicencio Valencia (il candidato aspirante presidente dell’Ecuador ucciso mercoledì 9 agosto us. – ndt), ha posto sotto i riflettori il dilagare della violenza nel Paese, che fino a poco tempo fa era considerato pacifico, almeno rispetto ai paesi sudamericani vicini più problematici.
Villavicencio è stato colpito da tre colpi di pistola alla testa mentre usciva da un comizio tenuto nella palestra di un liceo della capitale ecuadoriana. Aveva 59 anni ed era il candidato del movimento di centro-destra Construye alla presidenza dell’Ecuador.
Giovedì scorso i membri della fazione Los Lobos, considerata una delle maggiori organizzazioni criminali dell’Ecuador, hanno rivendicato la responsabilità della morte di Villavicencio. Attraverso un video, hanno minacciato anche altri candidati alle presidenziali del Paese, come l’imprenditore Jean Topic, un candidato che si definisce “outsider”.
Nonostante il gruppo criminale si sia assunto la responsabilità del delitto, la polizia ecuadoriana non ha ancora confermato se l’organizzazione di stampo mafioso sia effettivamente dietro l’omicidio di Villavicencio.
Il presunto coinvolgimento dell’organizzazione criminale nell’omicidio di Villavicencio mette in luce l’influenza dei cartelli della droga e la loro ascesa in tutto l’Ecuador negli ultimi anni.
Nonostante abbia vissuto un panorama politico travagliato dopo il ritorno alla democrazia, l’Ecuador non è stato riconosciuto come una nazione dominata dai cartelli criminali e dal traffico di droga, a differenza della vicina Colombia.
L’ascesa al potere delle organizzazioni che lottano per il controllo del narcotraffico ha trasformato le strade dell’Ecuador, un tempo teatro di una certa stabilità e tranquillità, in un campo di battaglia segnato da violenza, omicidi e dall’influenza devastante delle organizzazioni criminali.
Nel 2017, il tasso di omicidi in Ecuador era di 5,6 per 100.000 abitanti, uno dei più bassi dell’America Latina. Questo indice è salito alle stelle negli ultimi anni e ha raggiunto i 25,5 omicidi per 100.000 abitanti nel 2022.
L’aumento dell’indice di mortalità ha accompagnato la trasformazione dell’Ecuador in una via primaria per l’esportazione di cocaina dalla Colombia e dal Perù, due dei principali produttori mondiali della droga.
A questi problemi si aggiunge la mancanza di efficaci misure di contrasto per arginare l’aumento e il rafforzamento delle organizzazioni che presiedono al traffico di droga.
La situazione ha spalancato la porta ai gruppi criminali internazionali e locali per stabilire definitivamente le loro basi nel Paese. La violenza è cresciuta ulteriormente quando le fazioni locali hanno cercato di affermare il proprio dominio sul territorio e sulle rotte della droga più redditizie.
Bande criminali come Los Choneros e Los Lobos giocano un ruolo centrale in questo scenario. Los Choneros, legati al cartello messicano di Sinaloa, erano la fazione dominante in Ecuador. Ma dopo la morte del suo leader, Jorge Luis Zambrano, nel 2020, il gruppo avrebbe perso la sua egemonia nel Paese.
Tutto ciò ha spianato la strada ai Los Lobos: ci sono più di 8.000 membri sparsi nelle città e nelle carceri dell’Ecuador. La banda è responsabile di grandi massacri nelle carceri ecuadoriane, nel traffico di droga e persino nell’estrazione mineraria illegale.
Attualmente, Los Lobos è in competizione con altre bande, come Los Tiguerones, nata all’interno di Los Choneros, per il controllo delle carceri in Ecuador oltre al traffico di droga. L’organizzazione criminale collabora con il cartello messicano Jalisco New Generation (CJNG), che cerca di controllare le rotte della cocaina nel Paese e di espandere la propria influenza nel continente.
Gli scontri tra questi gruppi criminali hanno provocato massacri all’interno delle carceri ecuadoriane, con un gran numero di morti. Nel 2021, ad esempio, gli scontri tra Los Choneros e Los Lobos hanno causato la morte di oltre 300 detenuti ecuadoriani.
Oltre a queste organizzazioni, in Ecuador sono attivi anche il Clan del Golfo colombiano, dissidenti delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) e raggruppamenti locali come Los Lagartos e La Jaurïa.
Il gruppo venezuelano Tren de Aragua, il Comando Vermelho brasiliano e persino la mafia albanese sono altre organizzazioni che operano in Ecuador.
Altri fattori come la crisi economica esacerbata dalla pandemia di Covid-19 hanno inoltre contribuito alla violenza e alla crescita delle bande e del traffico di droga in Ecuador, poiché molti giovani sono stati reclutati nelle organizzazioni criminali con la promessa di grandi guadagni finanziari.
In Ecuador è diffuso anche il reclutamento forzato di bambini da parte della criminalità legata al traffico della droga, nella maggior parte dei casi all’interno delle scuole ecuadoriane. Infine, ciò che è più grave, il narcotraffico ha una forte influenza sulla politica: alcuni candidati a cariche pubbliche sono finanziati o minacciati dai cartelli, che cercano di garantire la loro impunità ed espansione. (Fenomeno già segnalato su CdC in precedenti articoli, ndc)
Il governo ecuadoriano, quando ancora era guidato da Guilherme Lasso si è sforzato di rispondere a queste azioni con misure di emergenza per cercare di contenere l’aumento della criminalità, ma non ha avuto successo.
L’incapacità di controllare il narcotraffico si riflette anche nella grave crisi politica che ha attanagliato il governo federale. Minacciato da un secondo processo di impeachment in meno di un anno, Lasso ha sciolto l’Assemblea Nazionale e ha indetto elezioni anticipate per le cariche legislative e presidenziale. Il suo successore avrà il difficile compito di governare un Paese dominato dal più feroce crimine mai visto.
Di John Lucas, gazetadopovo.com.br
– aggiornamento
Paraguaiani hanno manifestato ad Assunção nel maggio dell’anno passato, dopo la morte del giudice Marcelo Pecci ad opera del narco-traffico
L’Iniziativa democratica della Spagna e delle Americhe (IDEA), un gruppo composto da ex capi di Stato e di governo spagnoli e latinoamericani, ha rilasciato venerdì scorso una dichiarazione in cui condanna l’assassinio di Fernando Villavicencio Valencia, candidato alla presidenza dell’Ecuador, e l’aumento delle minacce e dell’influenza del narcotraffico nella politica latinoamericana.
Il gruppo ha ricordato che Villavicencio, come giornalista e parlamentare, aveva indagato e denunciato diversi scandali in Ecuador, “in particolare” la corruzione del governo di Rafael Correa (2007-2017) e “i legami perversi di funzionari pubblici e politici” con il narcotraffico.
L’IDEA ha messo in guardia dalla crescente ingerenza della criminalità organizzata nella politica latinoamericana.
“Poco tempo fa, mani criminali hanno tolto la vita al procuratore paraguaiano Marcelo Pecci, che stava indagando su gravi casi di corruzione e riciclaggio di denaro nel suo paese, legati al traffico di droga. “Non c’è nulla da aggiungere alla situazione endemica che colpisce il Messico, mentre l’ELN [gruppo guerrigliero colombiano] minaccia di morte dal Venezuela il procuratore generale Francisco Barboza, incaricato di indagare sul figlio del presidente colombiano per il presunto finanziamento del narcotraffico durante la campagna elettorale del padre”, hanno dichiarato gli ex leader nel documento.
10/08/2023/11.08.2023
Fonti:
https://www.gazetadopovo.com.br/mundo/como-o-equador-se-tornou-um-pais-dominado-pelo-narcotrafico/
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Traduzione a cura di Mystes per ComeDonChisciotte.org