DI SBANCOR
Rekombinant
Se la guerra infinita è l’obiettivo delle grandi corporations e delle
oligarchie militari, la pace è l’arma dei rivoluzionari!
Fermare la guerra infinita è possibile. Ora. Adesso. In Libano. In Libano
infatti sta accadendo qualcosa di incredibile che va raccontato. Per la
prima volta le diverse comunità stanno facendo un fronte comune contro
l’aggressione israeliana. I villaggi a nord di Beirut, le roccaforti
cristiano maronite si sono aperte ai profughi, in gran parte vecchi, donne e
bambini che vengono dal Sud. 800.000 profughi. La Caritas organizza
collette per i profughi. Il Generale Michael Aoun, non nasconde dal suo sito internet
una certa simpatia per gli hezbollah.
Il Ministro della difesa libanese, un altro cristiano, sostiene che in caso di attacco in
grande stile da parte di Israele l’esercito libanese farà il suo dovere.
L’85% della popolazione dopo più di due settimane di bombardamenti sostiene
la resistenza all’avanzata di Tshal e non cede alla tentazione di una guerra
civile e di un regolamento dei conti con gli hezbollah.
Più di vent’anni di guerra fratricida e oltre 300.000 morti qualcosa hanno insegnato.Ma per comprendere l’intricato gioco mediorientale occorre spostarsi sulle
rive del Golfo Persico.
Qui si sta aprendo un nuovo fronte fra i paesi “sunniti” del Golfo e la
nuova egemonia “scita” che dall’Iran, grazie agli americani, si sta
allargando, attraverso una sanguinosa guerra civile all’Iraq. Non è un
mistero, per chiunque eviti con cura di ascoltare i telegiornali italiani, e
segua invece con metodo i siti specializzati in Medioriente, che in
quest’ultimo conflitto le monarchie “sunnite” del Golfo e l’Arabia Saudita
in primo luogo, stiano giocando una partita complessa il cui scopo è
scatenare una guerra civile in Libano alle spalle degli hezbollah, aumentare
la tensione fra gli USA e l’Iran, liberandosi di quelle assai fastidiose
“democrazie estremiste” che da Hamas, all’Iraq, all’Iran si contrappongono
alle monarchie assolute e alle autocrazie dei cosiddetti paesi arabi
moderati. Bella lotta, direbbero a Roma. Ma questa “contraddizione” quasi
mai è rilevata dagli organi di stampa occidentali, e dai suoi opinionisti,
da Ferrara a Sofri a Bernard Henri Levy, per i quali la democrazia è
esclusivamente quella approvata dal Washington Consensus. E Mubarak o gli
Emiri sono, secondo loro, meglio dei parlamentari di Hamas. Ora io non
sono un fanatico della “democrazia”, coltivo anzi antiche idee platoniche
sul governo dei saggi, ma certo la posizione degli ex stalinisti e degli
ex maoisti del ’68 molto mi preoccupa: è l’unico caso di passaggio diretto
dalla demenza precox a quella senile.
La mossa libanese, prevedeva che almeno due personaggi, Walid Jumblatt ed il
figlio di Hariri, giocassero il ruolo di guastatori dei fragili equilibri
libanesi in funzione anti scita e antisiriana. 1,5 miliardi di dollari
sauditi erano, e sono, a disposizione sotto forma di aiuti, per oliare il
meccanismo. Ma qualcosa non ha funzionato. La resistenza di Hezbollah sul
territorio si è dimostrata molto più forte del previsto. Da fonti locali
sembra che anche alcune unità formate da cristiani stiano combattendo con le
milizie scite. Anche qui evitare i giornali italiani.
Da un punto di vista strettamente militare gli israeliani pensavano ad una
azione combinata di paracadutisti appoggiati da sette divisioni corazzate,
per effettuare uno sfondamento del fronte, mentre l’aviazione e le navi
impedivano con la distruzioni delle infrastrutture ogni rifornimento ai
combattenti. L’errore probabilmente è stata l’ampiezza dei bombardamenti su
Beirut. Di fronte all’entità dei danni materiali e al numero delle vittime,
ma soprattutto di fronte all’esodo biblico di quasi un terzo della
popolazione libanese verso nord, le “quinte colonne” degli USA e dell’Arabia
Saudita hanno dovuto, almeno per adesso abbassare i toni. L’arresto di oltre
venti “spie” filo-israeliane a Beirut deve aver contribuito all’opera di dissuasione.
Attualmente la testa di ponte israeliana è ammassata fra Maroun er Ras e
Bent Jbail, ma gli hezbollah controllano Yaroun ad ovest e a Aitaroun ad
est. Un forza corazzata che in oltre due settimane, disponendo del totale
controllo aereo, effettua una penetrazione di poco più di 2 km e ha i
fianchi scoperti non è come dire l’esempio migliore di una vittoria, né
tattica né strategica. Nonostante la propaganda di Israele amplificata dai
giornali occidentali e italiani in particolare. C’è da chiedersi se il tiro
a segno sulle truppe ONU non sia il tentativo – per altro già sperimentato
in Iraq – di liquidare gli “osservatori indipendenti”.
A questo punto (28 luglio 2006) la strategia israeliana cambia. Si da
priorità alla guerra aerea, rispetto all’avanzata di terra. Terra bruciata.
Fosforo bianco. Poi si vedrà. Ancora questa sera si combatte a Maroun er
Ras: esattamente il punto di ingresso dell’offensiva israeliana.
E’ in questa delicata questione che la “Conferenza di Roma”, vissuta dagli
incompetenti politici italiani come un “galà”, quasi fossero i mondiali di
calcio, ha provocato i danni peggiori. Peggiori del pur pessimo inglese
sfoggiato da D’Alema. Gli israeliani l’hanno interpretata come una “luce
verde” per continuare l’aggressione e i bombardamenti.
Dopo settimane che si metteva la Siria sul banco degli accusati
l’atteggiamento di Israele cambia: dichiara comunque di non voler far la
guerra alla Siria. Cosa è successo? Fonti interne al regime siriano dicono
che una aggressione alla Siria sarebbe ora una catastrofe: se cade Bashyr
Assad, di religione scita “alawita”, al suo posto nascerà una repubblica
fondamentalista whabbita. I Fratelli Mussulmani sono già pronti. Come
l’Arabia Saudita si augura. E come anche Al Qaeda spera. E come anche
alcune “corporations” americane si augurano per rigenerare all’infinito il
modello afghano ed iracheno. La Guerra Infinita approderà dunque sulle sponde del Mediterraneo?
E cosa accadrà nelle banlieus europee? Cosa succederà alla nostra già
compromessa democrazia?
Se era giusto morire per Danzica, come molti necrofili – che all’epoca
sarebbero state sicuramente camicie nere o Waffen SS -oggi ripetono, è
ancor più giusto far vivere il Libano!
E a proposito di necrofili. Ieri Al Zawhiri ha ritenuto opportuno far
sentire la sua voce. Non è escluso che qualche esponente dell’ala militare
di hezbollah sotto il fuoco israeliano cada nella trappola di Al Qaeda.
Al Qaeda è la traduzione in arabo di “data base”, la banca dati dove gli USA
avevano censito migliaia di mujhaeddin anti-sovietici per la guerra
afghana, come rivelò l’ex Ministro degli Esteri Britannico Robin Cook nel
2005 al quotidiano “Guardian”.
Se il “data base” inizia a funzionare nel Libano meridionale sarà difficile
evitare che la guerra infinita diventi la III guerra mondiale.
Qualcuno per favore spinga il tasto “format c:” e annulli il “data base”,
prima che sia troppo tardi.
(spero di poter inviare al più presto un’analisi più approfondita)
Sbancor
Fonte: http://www.rekombinant.org/
Link: permalink.gmane.org/gmane.culture.internet.rekombinant/1583
28.07.06