Siamo abituati a sentire annunci di crisi dell’euro solo da ambienti molto lontani dal mainstream, normalmente. Il ritornello che abbiamo sentito prima, durante e dopo Draghi alla BCE è sempre stato “l’euro è irreversibile”. Ed ecco che proprio da un membro, anche piuttosto rumoroso, appartenente alla tribù dei falchi, arriva la dichiarazione che non ti aspetti: “L’euro potrebbe diventare insostenibile”.
A dichiararlo è il banchiere centrale Olandese Klaas Knot, rigorista che non ha mai esitato a mettere i paesi del sud Europa tra cui il nostro in cattiva luce, alimentando stereotipi e tensioni tra nord e sud.
Il governatore della banca centrale olandese è anche membro del board dei direttori della Bce, l’organo decisionale della banca centrale.
Knot non ha mai amato nè Draghi nè qualsiasi politica non convenzionale, ovvero qualsiasi cosa che non fosse lavorare su tassi di interesse positivi, preferibilmente poco sopra o pari allo zero. Giammai negativi.
Il fattaccio è avvenuto durante una lectio magistralis alla Hendrik Jan School, ovviamente inserito in una lunga serie di premesse e puntualizzazioni.
Il discorso di Knot era incentrato sulla crisi-pandemica e sulle misure UE, in particolare ovviamente il Recovery Fund, ribattezzato Next Generation EU. L’accordo è stato partorito dopo diverse notti insonni dei capi di stato europei. E sebbene in Italia si sia parlato di accordo storico per via dell’utilizzo di quelli che possiamo chiamare eurobond, ovvero un debito comune dell’UE, Knot ha chiarito che l’accordo è basato “sulla sua natura temporanea”. Insomma niente eurobond, ma una toppa temporanea, che non implica trasferimento di risorse da un paese all’altro. La questione per Knot è semplice: «i trasferimenti strutturali (cioè permanenti) da un paese all’altro possono condurre rapidamente a cattivi rapporti, come abbiamo potuto osservare in qualche caso. Per questo, il fondo è temporaneo, non ci sono trasferimenti diretti tra paesi, e nessun paese Ue si assume la responsabilità dei debiti di un altro paese».
Non c’è da stupirsi di una considerazione del genere, e come scrive Contropiano, “questa è l’ammissione che non c’è alcuno “spirito europeo”, Sia detto per inciso, questa è l’ammissione che non c’è alcuno “spirito europeo”, ma solo una terribile competizione tra impulso “sovranazionale” proveniente da imprese multinazionali/capitali finanziari e una serie di interessi nazionali (“sistemi-paese”), peraltro in perenne contrasto tra loro sulla base dei rapporti di forza. Detto in altri termini, la “sovranità” è contesa tra “mercati” e “nazioni”, con i popoli relegati a far da claque e donatori di sangue.”
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