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La Redazione

 

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Alain Soral condannato a due anni di prigione per aver condiviso il video rap anti-Rothschild: “Gilets-Jaunes”

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A cura di Markus
Il 3 Ottobre 2019
1814 Views

 

Guillame Durocher
unz.com

La scorsa settimana, l’intellettuale nazionalista e anti-sionista francese Alain Soral è stato condannato a due anni di prigione per aver condiviso un video rap intitolato “Gilets-Jaunes“.

Il videoclip (guardatelo mentre ancora potete farlo) è tipico dei giubbotti gialli nella loro denuncia dei media francesi, delle élite politico-finanziarie e nel loro appello per la democrazia diretta, in particolare per il già noto e proposto Référendum d’Initiative Populaire, o RIC.

https://youtu.be/rxFchAvqwK4

Nel video si chiede anche anche l’abrogazione della legge bancaria del giugno 1973, nota come legge “Pompidou-Rothschild,” in riferimento al presidente francese dell’epoca e alla banca d’investimento per cui lavorava. I critici [di questo provvedimento] sostengono che la legge ha ridotto la Francia alla schiavitù del debito, costringendola ad indebitarsi sui mercati finanziari, invece di favorire l’autofinanziamento attraverso la banca nazionale.

Il video mostra anche una pira su cui vengono simbolicamenti bruciati alcuni personaggi: il presidente Emmanuel Macron, vari media (TF1, Le Monde, BFMTV …), la banca Rothschild e, in modo più scabroso, potenti Ebrei appartenenti all’élite (Jacques Attali, Bernard-Henri Lévy, Patrick Drahi).

Il rapper sottolinea: “E se parliamo di media e di Macron, dovremmo parlare di Drahi. Il suo conto in banca è in Israele e qui non paga tasse.” Drahi, un oligarca franco-israeliano-portoghese, nato in Marocco e residente in Svizzera, negli ultimi anni ha acquisito una grossa fetta dei media francesi.

Nel caso in cui la denuncia del potere che le elite ebraico-globaliste e ebraico-sioniste hanno nella sfera finanziaria e nei media non fosse abbastanza esplicita, il video afferma anche: “Non stiamo parlando di una cosiddetta minoranza oppressa. Stiamo parlando della maggioranza deliberatamente trascurata [di lavoratori, agricoltori e pensionati]. . . La Francia ha deciso di liberarsi dei Rothschild.

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Il presidente Macron parla davanti all’indifesa lobby che vi distruggerà, nel caso osaste criticarla.

 

Mentre vengono pronunciate le parole “la cosiddetta minoranza oppressa“, si vedono le immagini della cena annuale della CRIF, l’influente organizzazione francese ufficiale della lobby ebraica, un evento in cui la crème de la crème dell’élite politico-mediatica francese viene regolarmente a genuflettersi.

Il rapper elogia i “prolo patriotes” (lavoratori patriottici) che si stanno ribellando e denuncia gli oligarchi “parassiti” che si arricchiscono, mentre, allo stesso tempo, chiedono austerità alle masse. La canzone si conclude con: “I Francesi sono stufi di questi parassiti. I Francesi sono stufi, non sono razzisti. Rivolta nazionale!” L’autore è un certo “Goy Maleducato.”

Nel video sono inclusi diversi simboli filo-arabi e filo-mussulmani. Drahi viene menzionato mentre si vede un manifestante che indossa una felpa con una scritta pro-Palestina. Il rapper indossa una kefiah alla moda. Mentre un giornalista mainstream avverte con ansia che lo stato francese è al limite del collasso di fronte ai manifestanti, il rapper risponde: “Inshallah” (a Dio piacendo in arabo).

Il video quindi intreccia abilmente le principali preoccupazioni dei giubbotti gialli sul sovvertimento della democrazia francese da parte dell’alta finanza con una denuncia del ruolo specifico che l’elite ebraica al potere ha questo processo. Non c’è antisemitismo di fondo e non è un attacco alla popolazione ebraica.

Le immagini degli oligarchi e degli intellettuali ebrei simbolicamente dati alle fiamme, insieme ai media mainstream e al presidente francese, intendiamoci, hanno fatto arrabbiare un certo numero di attivisti ebrei di organizzazioni “antirazziste” (per lo più gestite da Ebrei). Penso che queste immagini le abbiano trovate decisamente auschwitziane.

Queste organizzazioni hanno citato in giudizio Soral per “aver concesso un’enorme visibilità a questo video pubblicandolo sul suo sito web,” promuovendo in questo modo la teoria antisemita di una “cospirazione ebraica.”

Notate che Soral non ha creato il video: lo ha semplicemente condiviso sul suo sito web, come aveva già fatto con numerosi altri video sui giubbotti gialli. Ci si chiede se anche linkare il video sia considerato un atto criminale. Probabilmente no, o solo se ti chiami Alain Soral. Questo la dice lunga sull’arbitrarietà legale di queste leggi di censura e sulle lobby etniche liberticide.

Soral sarà inoltre costretto a pagare una multa di 45.000 euro e altre decine di migliaia di euro come “risarcimento” alle varie organizzazioni di attivisti ebrei (o di “anti-razzisti” di professione) che si erano sentiti offesi. Questo si chiama fare buoni affari.

Sarà una coincidenza, o no, ma la banca BNP Paribas ha semplicemente chiuso il conto bancario di Égalité & Réconciliation, l’influente organizzazione controculturale di Alain Soral.

Presumibilmente, la decisione del tribunale sarà impugnata. Tuttavia, il cappio sembra stringersi intorno al collo di Soral. All’inizio di quest’anno, era anche stato condannato ad un anno di prigione per aver condiviso un cartone animato che denunciava diverse bufale sull’olocausto (paralumi, sapone, ecc.).

Soral ha sempre detto che, prima o poi, i veri intellettuali devono inevitabilmente sfidare le autorità. Un intellettuale che difende davvero i suoi ideali “passera par la case prison” (andrà in prigione), come era successo a Pierre-Joseph Proudhon e a Charles Maurras.

Qualunque cosa accada, sempre più persone si rendono conto dell’enorme potere e dei privilegi di un certo gruppo etnico, per il fatto stesso che riesce a mandare in carcere un intellettuale francese per mezzo delle proprie organizzazioni di lobbying.

Guillame Durocher

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/gdurocher/alain-soral-sentenced-to-2-years-jail-for-sharing-gilets-jaunes-anti-rothschild-rap-video/
26.09.2019
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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