Uno studio internazionale, guidato dall’università di Bologna e coordinato dal ricercatore Gabriele D’Uva, ha evidenziato che l’incapacità del muscolo cardiaco di rigenerarsi dopo un infarto sarebbe dovuta all’azione dei glucocorticoidi (una classe di ormoni steroidei) e che la loro inibizione permetterebbe di riparare i danni subiti dal cuore.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Cardiovascolular Research e rappresenta una scoperta importante che in futuro potrebbe portare a trattamenti efficaci per migliorare le condizioni del cuore dei pazienti colpiti da infarto.
Le malattie cardiache rappresentano una delle principali cause di morte in tutto il mondo proprio perché il cuore, a differenza di quanto accade per la maggior parte dei tessuti del nostro corpo, non è in grado di rigenerarsi. Questo significa che le cellule del muscolo cardiaco che muoiono durante un infarto miocardico sono sostituite da un tessuto cicatriziale che non è più capace di contrarsi: se il danno è esteso si sviluppa un’insufficienza cardiaca e il cuore non riesce più a pompare sangue in quantità sufficiente per soddisfare le esigenze dell’organismo. I danni sono permanenti e, a seconda della gravità, possono portare a esiti debilitanti fino alla morte.
I ricercatori hanno riscontrato che i glucocorticoidi rappresentano un importante freno della capacità rigenerativa cardiaca e che la loro inibizione è in grado di aumentare la capacità delle cellule del muscolo cardiaco di replicarsi a seguito di infarto miocardico promuovendo, nel giro di poche settimane, un processo di rigenerazione del cuore.
In un comunicato dell’Università di Bologna si legge che gli studi adesso proseguono “alla ricerca di eventuali effetti sinergici con altri stimoli pro-rigenerativi in modo da arrivare a proporre una strategia efficace per la rigenerazione del cuore”.
N.B.
Le possibilità di andare incontro a un infarto diminuiscono se si evitano quelle condizioni che possono favorirne l’insorgenza, ad esempio ipercolesterolemia, ipertensione, diabete, obesità, iperuricemia, iperomocisteinemia, fumo, sedentarietà, stress.
Lo si può fare attraverso comportamenti che promuovano corretti stili di vita: alimentazione sana, astensione dal fumo, consumo moderato di alcol, svolgimento di attività fisica (camminata rapida o corsa leggera o nuoto o bicicletta) per almeno mezz’ora tutti i giorni, controllo del proprio peso forma.
Sempre più studi stanno evidenziando il rischio di danni cardiaci anche gravi in seguito alla vaccinazione anti-Covid (QUI un articolo che ne parla). Informarsi sempre il più possibile per fare scelte consapevoli.
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VB