Riceviamo e Pubblichiamo.
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“Il colore ha un suo rigore e nel contempo una relazione intensa e reciproca con la luce. Il concetto base è liberare il colore da ogni funzione descrittiva, privandolo di ogni suo tentativo di rappresentazione decorativa, trasformandolo nel soggetto prioritario base, si da ispirare un nuovo modo di osservazione dell’ INFINITO, grazie ad una percezione completa dovuta ad una osservazione prolungata”
Con questa dichiarazione Angelo De Boni offre al tettore e a chi osserva le sue opere una possibile chiave di lettura.
I recenti lavori di Angelo vengono da lontano, da oltre venti anni di instancabile creatività e sperimentazioni. Questa mostra che viene allestita in Scoglio di Quarto è un traguardo di tappa essenziale e offre una sintesi di quando fino ad oggi De Boni ha maturato nel suo percorso intellettuale e artistico. Abbandonato un primo periodo “materico” dove la pittura si mescolava con elementi raccolti dalla natura quali sassi o legni, Angelo ha affrontato la tela adoperando quale elemento dominante il bianco con le sue varie sfumature, alla spasmodica ricerca della purezza attraverso la luce. Bianchi si sovrapponevano ad altri diversi bianchi.
Bianchi appena appannati si confrontavano e venivano a contrapporsi in dialogo con altri bianchi più accesi. Nella superficie della tela i bianchi fanno vibrare la superficie e la rende dinamica e vitale. Nonostante la dominanza dei bianchi non si poteva comunque parlare di monocromi ma forse di monocromie dominanti (bianco) all’interno dello stesso spazio delimitato dal formato, spesso quadrato, della tela.
Il passaggio successivo imboccato da Angelo De Boni è quello qui proposto.
Indagare ciò che accade oltre la superficie. La tecnica scelta è stata quella di sovrapporre colore su colore determinando una stratificazione “geologica”.
Ovvero una stratificazione dell’inconscio. II colore viene oscurato da un altro e viene riposto nel profondo. Il ricordo di ciò che c’è sotto si sfuma e scompare diventando colore “inconscio”.
Ora l’operazione non può essere che quella di scavare per poter far riaffiorare e quindi rendere conscio ciò che era riposto nell’inconscio. Il colore di superficie viene scalfito da una riga a volte continua, altre discontinua. Ecco che strato per strato il colore dell’anima del quadro riappare. Dal nero scuro un grigio, dal verde un verde più tenue e poi un azzurro o un rosa.
È un’operazione chirurgica e persino dolorosa. Il quadro così presenta ferite non rimarginabili, la pelle della superfice lascia cicatrici e segni ben visibili che rompono la continuità del monocromo. Ma lascia anche intravvedere la bellezza della luce che penetra all’interno del quadro e della tela. Non è un “oltre” del taglio di Fontana, ma un viaggio dentro. Dentro la propria anima.
Stefano Soddu
Dal 5 al 29 marzo 2024 presso Scoglio di Quarto Spazio Arte – Milano
Angelo De Boni, Limbiate, 1955, ha frequentato l’istituto d’arte di Monza ed è stato allievo dell’arch. Attilio Marcolli (Teoria del Campo) e dello scultore e ceramista Nanni Valentini. Dopo un anno presso il Politecnico alla facoltà di architettura, ha poi frequentato l’Accademia di Belle Arti Brera di Milano.
Ha esposto già nel 1973 a 18 anni, presso l’Arengario di Monza, ma ufficialmente è dal 2003 che espone con continuità, divenendo in breve tempo artista di respiro internazionale, anche grazie al movimento del Metaformismo.
Ha collaborato per le scenografie con importanti compagnie teatrali nazionali (ricordiamo la fattiva e continuativa collaborazione con Piero Mazzarella e per due rappresentazioni con I Legnanesi di Musazzi e per una stagione con la compagnia Longobarda di Legnano) ed è stato consulente artistico di importanti strutture d’arte estere (Imagining Laboratory Boston, Sosart Amsterdam, ImaginArt Zurich, Opus Costanera Rio Cuarto Argentina).
Dopo aver lavorato per alcuni anni sulla tematica dell’informale, ha aperto nel 2010 ARTODAY Laboratory, dove approfondiva lo studio dell’immagine e la sua evoluzione e nel contempo ha dato vita al M.A.S. Minimo Aniconico Sottrattivo, forma d’arte concettuale minimalista alla ricerca della perfezione attraverso il “togliere anziché aggiungere”, fino all’estrema essenza. Su questo tema ha sviluppato uno studio per oltre 10 anni lavorando, oltre che sul campo e sulla forma, sui diversi pigmenti del colore bianco.
L’artista ha fatto parte dell’idea del Metaformismo che ha abbandonato nel 2019 per abbracciare nel 2021 il Movimento della Psicoavanguardia (Gruppo dei 5), portando alla luce il concetto dell’ Essenzialismo Integrato.
È stato insignito del titolo di Accademico dal Museo delle Madonìe di Geraci (PA). Nel 2000 diviene National Manager della SOS ART ITALIA di Amsterdam, quale riferimento italiano per la collaborazione tra i due Paesi nell’interscambio dei valori culturali pittorici.
Ha scritto una sua rubrica per ARTE INCONTRO, mensile culturale edito dalla Storica Libreria Bocca di Milano.
Attualmente è anche relatore di Storia dell’Arte, presso strutture private,
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