In passato vi ho proposto un paio di articoli con lo stesso titolo, a proposito delle autodichiarazioni; adesso vi propongo questo lettera che gira su WA. Onestamente, non posso giurare che sia autentica e, se per questo, non mi sembra neppure importante. Per certo, autentica o meno, è un interessante esempio di quella legittima difesa (anche se la definirei quasi un “Legittimo attacco”) che dovremmo imparare a praticare molto più spesso. Le parti evidenziate sono mie. Sentite come ha reagito questa persona in merito ad una vacanza che voleva fare. Per quanto mi riguarda, prendo nota, dato che tra un paio di mesi avrò necessità di spostarmi per l’Italia…, ci sarà da ridere.
***
Spett.le Hotel Xxxxxxxx
Via Xxxxxxxxxxx
Cortina d’Ampezzo – BL
E p. c.
Ufficio del Garante della Privacy
Piazza Venezia n. 11 – 00187 Roma
Centralino: 06.696771
Posta elettronica: [email protected]
Oggetto: prenotazione n. Xxxxxxxx del gg/mm/aaaa.
Con riferimento alla prenotazione in oggetto, ed alla vostra richiesta di documenti, anche in formato digitale, sulle mie condizioni di salute in relazione alla situazione Covid-19, per l’ottenimento dell’accesso alla vostra struttura Vi informo che:
✓ non sono in possesso di tale documentazione;
✓ non è mia intenzione procedere ad esami e terapie sperimentali per ottenere tale documentazione;
✓ comunque, quand’anche decidessi in tal senso e venissi in possesso di tale documentazione, non sarebbe mia intenzione esibirla a voi;
Mi permetto di farvi notare che per accettare la vostra richiesta, considerando me stesso in vigore e salute, e, vero che una malattia infettiva si diffonde in tutte le direzioni, in qualità di “ospite”, dal mio punto di vista “sano”, della vostra struttura, dovrei chiedervi a mia volta l’accesso a tutta la vostra documentazione sanitaria:
✓ certificato di sanificazione dei locali e degli impianti di condizionamento in corso di validità;
✓ esito dei tamponi di tutto il personale addetto alla struttura: titolari, dipendenti, collaboratori esterni e clienti presenti nel periodo dal mio check in al mio check out;
✓ certificati vaccinali o green-pass dei titolari, dipendenti, collaboratori esterni e clienti.
Quanto sopra evidenzia l’assurdità e la palese impossibilità di soddisfare la vostra richiesta che, rammento, non è un obbligo di legge ma un basso stratagemma escogitato dall’attuale sistema politico-burocratico-sanitario criminale al solo scopo di far diventare questa pratica: abitudine, consuetudine, prassi, regola, per ottenerne la legittimazione di massa.
Concludo con il sunto della risoluzione del Consiglio d’Europa in merito alla discriminazione di cui voi vi state rendendo volontariamente complici:
Consiglio d’Europa: Risoluzione 2361/2021
Autore(i): Assemblea parlamentare
Origine: Discussione dell’Assemblea il 27 gennaio 2021 (5a seduta) (cfr. doc. 15212, relazione della commissione per gli affari sociali, la sanità e lo sviluppo sostenibile, relatrice: Jennifer De Temmerman).
(Testo riportato da medicina democratica.org)
[Estratto dal] Testo adottato dall’Assemblea il 27 gennaio 2021 (5a seduta).
(…)
7.3 per quanto riguarda la garanzia di una elevata diffusione dei vaccini:
7.3.1 garantire che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno è politicamente, socialmente o altrimenti sotto pressione per vaccinarsi, se non lo desiderano da soli;
7.3.2 garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato, a causa di possibili rischi per la salute o per non voler essere vaccinato;
7.5.2 utilizzare certificati di vaccinazione solo per lo scopo designato di monitorare l’efficacia del vaccino, i potenziali effetti collaterali e gli eventi avversi.
(…)
Vi invito a riconsiderare la vostra richiesta di tale documentazione, anche in virtù del fatto che, ad oggi, l’applicazione del sacrosanto diritto alla privacy vi ha risparmiato la discriminazione di tutti i sieropositivi da HIV a cui avete dato inconsapevole ospitalità nella vostra struttura. E questo è un Bene.
Nell’attesa di una vostra risposta. Cordiali saluti.