Ben Norton
thegrayzone.com
Centinaia di soldati americani rimangono in Siria per occupare le sue riserve di petrolio e privare il governo siriano dalle entrate necessarie per la ricostruzione. Trump lo ha ammesso apertamente: “Vogliamo tenerci il petrolio.”
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rassicurato i suoi sostenitori che sta “riportando a casa i soldati” dalla “infinita” guerra in Siria. Ma non è esattamente così.
Anche se Trump ha ordinato un ritiro parziale del migliaio circa di truppe americane presenti sul territorio siriano (cosa che, ai sensi del diritto internazionale, costituisce di fatto un’occupazione militare illegale) i funzionari statunitensi e il presidente stesso hanno ammesso che alcuni di loro rimarranno in loco. E rimarranno sul suolo siriano non per garantire la sicurezza di qualche gruppo di persone, ma piuttosto per mantenere il controllo dei giacimenti di petrolio e di gas.
L’esercito americano ha già ucciso centinaia di Siriani e, probabilmente, anche alcuni Russi, proprio per non lasciarsi sfuggire le riserve petrolifere siriane.
L’ossessione di Washington per il rovesciamento del governo siriano è dura a morire. Gli Stati Uniti continuano a fare di tutto per impedire a Damasco di riprendere il proprio petrolio ed anche la regione con la maggior produzione cerealicola, per privare il governo dei relativi proventi ed impedirgli così il finanziamento delle opere di ricostruzione.
Il Washington Post aveva fatto notare nel 2018 che gli Stati Uniti e i suoi alleati Curdi stavano occupando militarmente una massiccia “fetta del 30% della Siria, dove probabilmente era localizzato il 90% della produzione petrolifera d’anteguerra.”
Ora, per la prima volta, Trump ha apertamente confermato gli ulteriori motivi imperialisti dietro al mantenimento di una presenza militare americana in Siria.
“Vogliamo tenerci il petrolio,” ha confessato Trump in una riunione di governo del 21 ottobre. “Forse manderemo lì una delle nostre grandi compagnie petrolifere perché faccia le cose nel modo giusto.”
Tre giorni prima, il presidente aveva twittato: “Gli Stati Uniti hanno messo al sicuro il petrolio.”
Peccato non averci pensato anni fa. La cosa era stata fatta allora in modo rappezzato e artificiale. C’è buona volontà da entrambe le parti ed esistono ottime possibilità di successo. Gli Stati Uniti hanno messo al sicuro il petrolio e ai combattenti dell’ISIS ci pensano insieme Curdi e Turchi …
– Donald J. Trump (@realDonaldTrump) October 18, 2019
Il New York Times aveva confermato questa strategia il 20 ottobre. Citando un “alto funzionario amministrativo,” il quotidiano aveva riferito:
“Il presidente Trump è favorevole ad un nuovo piano del Pentagono per mantenere un piccolo contingente di truppe americane nella Siria orientale, forse circa 200 uomini [un piano strategico che ricorda quello del Gen. Custer N.D.T.], per combattere lo Stato Islamico e bloccare l’avanzata del governo siriano e delle forze russe nei contesi giacimenti petroliferi della regione.
… Un vantaggio secondario sarebbe quello aiutare i Curdi a mantenere il controllo dei giacimenti petroliferi nei territori ad est, ha detto il funzionario.”
Trump ha poi esplicitamente ribadito questa politica, il 23 ottobre, in una conferenza stampa alla Casa Bianca sul ritiro dalla Siria.
“Abbiamo messo in sicurezza il petrolio (in Siria) e quindi un piccolo numero di truppe statunitensi rimarrà nell’area dove c’è il petrolio,” ha detto Trump. “E lo proteggeremo. E decideremo cosa farne in futuro.”
L’ISIS come pretesto per l’occupazione dei giacimenti petroliferi siriani
Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Mark Esper (ex vicepresidente delle relazioni con il governo per l’importante azienda bellica Raytheon, prima di essere promosso da Trump a capo del Pentagono) ha chiarito l’attuale politica americana sulla Siria in una conferenza stampa del 21 ottobre:
“Abbiamo truppe nelle città del nord-est della Siria situate in prossimità dei campi petroliferi. Le truppe in quelle città non sono attualmente in fase di ritiro.
… Le nostre forze rimarranno nelle città che si trovano nelle vicinanze dei campi petroliferi.“
Esper ha aggiunto che l’esercito americano “sta mantenendo un pattugliamento aereo a copertura di tutte le nostre forze sul terreno in Siria.”
A differenza di Trump, Esper ha offerto un pretesto a giustificazione della continua occupazione militare americana dei giacimenti petroliferi siriani. Ha insistito sul fatto che i soldati americani rimangono per aiutare le forze democratiche siriane curde (SDF) a mettere in sicurezza le risorse petrolifere, per impedire agli Jihadisti dell’ISIS di prenderne il controllo.
Ciò ha portato i principali media corporativi, come la CNN, a riferire che: “Il Segretario alla Difesa afferma che alcune truppe statunitensi rimarranno temporaneamente in Siria per proteggere i giacimenti petroliferi dall’ISIS.”
Ma qualsiasi osservatore che avesse analizzato attentamente le affermazioni di Esper durante la sua conferenza stampa sarebbe stato in grado di rilevare il vero obiettivo dietro la persistente presenza americana nella Siria nord-orientale. Come affermato da Esper, “Uno degli obiettivi di questa forze [statunitensi], che collaborano con l’SDF, è negare l’accesso a quei campi petroliferi all’ISIS e ad altri che potrebbero beneficiare delle entrate ricavabili da essi.”
E “altri che potrebbero beneficiare delle entrate ricavabili da essi” è un indizio ben preciso. In effetti, Esper usa questo linguaggio, “ISIS ed altri,” ancora due volte nel corso della sua argomentazione.
Chi esattamente Esper intenda per “altri” è chiaro: la strategia degli Stati Uniti è quella di impedire al governo siriano riconosciuto dalle Nazioni Unite e alla maggioranza della popolazione siriana che vive sotto il suo controllo di riconquistare i propri giacimenti petroliferi e raccoglierne i frutti.
L’esercito americano ha già massacrato centinaia di persone per continuare a mantenere il controllo dei campi petroliferi siriani
Questa non è solo un’ipotesi. La CNN lo aveva chiarito quando aveva riportato quanto segue in un passaggio innegabilmente brutale, citando anonimi funzionari militari statunitensi:
“Da tempo l’esercito statunitense dispone di consiglieri militari aggregati alle forze democratiche siriane nell’area prossima ai giacimenti petroliferi siriani di Deir Ezzoir, fin da quando l’area era stata strappata all’ISIS. La perdita di quei giacimenti petroliferi aveva privato l’ISIS di un’importante mezzo di sussistenza, la prima fonte di introiti che aveva differenziato l’organizzazione dagli altri gruppi terroristici.
I giacimenti petroliferi sono patrimoni che erano stati a lungo ricercati anche dalla Russia e dal regime di Assad, che è a corto di soldi dopo anni di guerra civile. Sia Mosca che Damasco sperano di utilizzare le entrate petrolifere per aiutare la ricostruzione della Siria occidentale e rafforzare la tenuta del regime.
Nel tentativo di impadronirsi dei campi petroliferi, i mercenari russi avevano attaccato la zona, portando ad uno scontro che aveva visto decine se non centinaia di mercenari russi uccisi dagli attacchi aerei statunitensi, un episodio che Trump aveva pubblicizzato come prova della sua determinazione contro la Russia. L’attacco aveva contribuito a dissuadere le forze russe e quelle del regime dal ripetere simili azioni per la riconquista dei giacimenti petroliferi.
Le forze statunitensi nei pressi dei giacimenti petroliferi rimangono al loro posto e alti funzionari dell’esercito avevano precedentemente detto alla CNN che [questi uomini] sarebbero stati probabilmente gli ultimi a lasciare la Siria.”
La CNN ha quindi riconosciuto che le forze armate statunitensi avevano ucciso addirittura “centinaia” di combattenti sostenuti dalla Siria e dalla Russia che cercavano di accedere ai giacimenti petroliferi della Siria. Avevano massacrato questi combattenti non per ragioni umanitarie [sic], ma per impedire al governo siriano di utilizzare “le entrate petrolifere per aiutare la ricostruzione della Siria occidentale.”
Questa scioccante e palese ammissione è uno schiaffo in faccia al mito popolare secondo cui gli Stati Uniti starebbero mantenendo le truppe in Siria per proteggere i Curdi da un attacco della Turchia, un membro della NATO.
L’articolo della CNN era un apparente riferimento alla Battaglia di Khasham, un episodio poco noto ma importante nella guerra per procura internazionale che imperversa ormai da otto anni contro la Siria.
La battaglia si era svolta il 7 febbraio 2018, quando l’esercito siriano e i suoi alleati avevano lanciato un attacco per tentare di recuperare gli importanti giacimenti di petrolio e di gas del governatorato siriano Deir ez-Zour, che erano stati occupati dalle truppe americane e dai loro mercenari curdi.
Il New York Times sembrava tutto contento, mentre riportava la notizia che l’esercito americano aveva massacrato 200-300 combattenti, dopo ore di “spietati attacchi aerei da parte degli Stati Uniti.”
Il Times aveva ripetutamente sottolineato che Deir ez-Zour è “ricca di petrolio” e aveva citato funzionari statunitensi anonimi, secondo cui molti dei combattenti massacrati erano cittadini russi della società militare privata Wagner Group. Questi anonimi “funzionari dell’intelligence americana” avevano detto al Times che i presunti combattenti russi erano “in Siria per impadronirsi dei giacimenti di petrolio e di gas e proteggerli per conto del governo di Assad.”
Il Times aveva osservato che le forze operative speciali statunitensi della JSOC stavano collaborando con le forze curde in un avamposto vicino all’importante impianto siriano per l’estrazione di gas della Conoco. L’SDF a guida curda aveva strappato questa struttura all’ISIS nel 2017 con l’aiuto dell’esercito americano. Il Wall Street Journal aveva scritto all’epoca che “l’impianto è in grado di produrre quasi 450 tonnellate di gas al giorno” e che era una delle principali fonti di finanziamento dell’ISIS.
Il giornale aveva aggiunto: “Le forze democratiche siriane guidate dai Curdi, sostenute dagli attacchi aerei della coalizione statunitense, stanno facendo a gara con il regime del presidente Bashar al-Assad per la conquista dei territori nell’est della Siria.” I siti web che si occupano di materie prime, come MarketWatch e OilPrice.com, avevano seguito da vicino la storia e speculato su quali forze avrebbero preso il controllo di uno dei più importanti impianti per l’estrazione di gas della Siria.
Sottrarre alla Siria petrolio e grano, le basi della sopravvivenza
Per il governo siriano, riprendere il controllo delle proprie riserve di petrolio e di gas nella parte orientale del paese è cruciale per il finanziamento degli sforzi di ricostruzione e dei programmi sociali, specialmente in un momento in cui le soffocanti sanzioni statunitensi e dell’UE hanno paralizzato l’economia, portato a carenze di carburante e gravemente danneggiato la popolazione civile siriana.
Gli Stati Uniti mirano ad impedire a Damasco la riconquista di un territorio redditizio, privandola delle risorse naturali, dai combustibili fossili ai generi alimentari di base.
Nel 2015, l’allora presidente Barack Obama aveva schierato truppe statunitensi nella Siria nord-orientale per aiutare le milizia curde delle Unità di Protezione Popolare (YPG) a combattere l’ISIS. Quella che era iniziata con qualche decina di unità delle forze operative statunitensi si era rapidamente trasformata in [una forza di occupazione] di circa 2000 uomini, in gran parte di stanza nella Siria nord-orientale.
Dal momento che queste truppe statunitensi avevano consentito allo YPY di riprendere all’ISIS quella parte del paese, si era di fatto consolidato anche il controllo di Washington su quasi un terzo del territorio sovrano siriano, territorio che, guarda caso, comprende il 90% delle risorse petrolifere e il 70% della produzione cerealicola della nazione.
Successivamente, gli Stati Uniti avevano costretto lo YPG a guida curda a rinominarsi come SDF, usandolo poi come forza mercenaria per cercare di indebolire il governo siriano e i suoi alleati, Iran e Russia.
A giugno, Reuters aveva confermato che le autorità curde avevano accettato di sospendere la vendita di cereali a Damasco, su richiesta del governo degli Stati Uniti.
Grayzone ha riferito come il Center for a New American Security, un importante think tank del Partito Democratico finanziato dal governo degli Stati Uniti e dalla NATO, avesse proposto di utilizzare “l’arma del grano” per ridurre alla fame la popolazione civile siriana.
Un ex ricercatore del Pentagono, diventato membro anziano del think tank, aveva dichiarato apertamente: “Il grano sarà un’arma di grande efficacia nella prossima fase del conflitto siriano.” Aveva poi aggiunto: “Potrà essere usata per esercitare pressioni sul regime di Assad e, tramite il regime, sulla Russia, per costringerla a concessioni nelle trattative diplomatiche in sede ONU.”
Donald Trump è sembrato far riferimento a questa strategia nella sua riunione di governo del 21 ottobre.
“Vogliamo tenerci il petrolio e troveremo qualche accordo con i Curdi, in modo che abbiano un po’ di soldi, un po’ di flusso di cassa,” aveva detto. “Forse manderemo lì una delle nostre grandi compagnie petrolifere perché faccia le cose nel modo giusto.”
Anche se Trump si è impegnato a riportare a casa i soldati statunitensi e a porre fine alla loro occupazione militare nel territorio siriano (che è illegale ai sensi del diritto internazionale) è evidente che [in Siria] la guerra globale per il cambio di regime continua.
La brutale guerra economica contro Damasco si sta intensificando, non solo attraverso le sanzioni ma anche con il furto delle risorse naturali della Siria da parte delle potenze straniere.
Ben Norton
Fonte: thegrayzone.com
Link: https://thegrayzone.com/2019/10/23/us-troops-staying-syria-oil/
23.10.2019
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org