Daniel Lazare
strategic-culture.org
Con forse un’unica eccezione, i dodici Democratici che hanno preso parte al dibattito di martedì sera erano tutti favorevoli a riportare le lancette dell’orologio ai giorni di gloria dell’Impero Americano. Sono furibondi del fatto che Trump abbia complicato la situazione tradendo i Curdi. Ma promettono che, non appena avranno riconquistato la Casa Bianca, gli Stati Uniti inizieranno a far sentire tutta la loro influenza, come ai bei vecchi tempi di Barack Obama e Hillary Clinton.
La deputata Tulsi Gabbard è stata l’unica eccezione. Ha iniziato attaccando non solo Trump ma anche i membri del suo stesso partito “che hanno sostenuto questa guerra in Siria per il cambio di regime che era iniziata nel 2011, insieme a molti dei media più importanti, che avevano [anch’essi] sostenuto e incoraggiato questa guerra per il cambio di regime.”
Ancora più bella è stata la sua stoccata ai media corporativi che l’avevano definita un agente russo, solo perchè aveva osato mettere in discussione l’ortodossia della politica estera. “Solo due giorni fa,” ha detto, “il New York Times ha pubblicato un articolo dove si asserisce, tra le altre calunnie, che sono un agente russo e un’apologeta di Assad. Questa mattina, un commentatore della CNN ha dichiarato alla televisione nazionale che sono una risorsa della Russia. Assolutamente spregevole.”
Proprio così. Il Times ha successivamente puntualizzato che, nell’articolo del 12 ottobre intitolato “Che cosa esattamente sta cercando di fare Tulsi Gabbard?,” [la deputata] non era mai stata definita una risorsa russa. Ma [il pezzo] ci era andato molto vicino, dicendo che le sue argomentazioni ricordano “alcuni Democratici delle elezioni presidenziali del 2016 con il programma preparato da attori russi,” che l’agenzia di stampa russa RT la menziona “di frequente” e che alcuni sostenitori di Hillary Clinton la considerano un “vettore potenzialmente utile agli sforzi russi di seminare divisioni all’interno del Partito Democratico.”
Quindi, se [al Times] non hanno usato la parola che inizia con ‘a,’ è perché non è stato necessario. I lettori hanno capito benissimo. Per quanto riguarda la dichiarazione del commentatore della CNN, Bakari Sellers, poche ore prima del dibattito, questa è stata davvero scandalosa. “Non c’è dubbio“, ha detto davanti ad alcuni giornalisti della CNN, “che Tulsi Gabbard … sia un burattino del governo russo.”
Joe McCarthy sarebbe stato orgoglioso. Ma gli altri undici candidati erano troppo impegnati a cavalcare la macchina da guerra americana per accorgersene. Il sindaco di Indianapolis, Pete Buttigieg, ha dichiarato che la Gabbard “ha torto marcio” perché “il massacro in corso in Siria non è una conseguenza della presenza americana. È una conseguenza del ritiro e del tradimento degli alleati e dei valori americani da parte di questo presidente.” Prima di Trump, evidentemente, la pace e la gioia regnavano nei territori occupati dai ribelli filo-Al Qaeda, sostenuti dai Sauditi e dagli Stati Uniti.
La senatrice Amy Klobuchar ha esortato gli Stati Uniti affinchè continuino a fornire “aiuti umanitari” alla Siria e si è detta preoccupata del fatto che Trump stia facendo il gioco della Cina e della Russia. Kamala Harris, l’ex procuratrice che una volta aveva chiesto che i genitori con figli che marinavano la scuola fossero incarcerati, ha avvertito che anche “l’Iran, Assad e l’ISIS” stavano beneficiando [del ritiro americano dalla Siria]. Juan Castro ha detto che Washington dovrebbe “lavorare con i nostri alleati e fare pressioni sulla Siria affinché fermi l’aggressione,” dimenticando, evidentemente, che era stata la Turchia ad invadere la Siria e non la Siria ad invadere se stessa.
Poi c’è stato il senatore Cory Booker, l’ex sindaco di una discarica urbana conosciuta come Newark, nel New Jersey. Trump, ha detto, “sta trasformando la leadership morale di questo paese in un fuoco di spazzatura. Abbiamo veramente dei grandi generali come [l’ex segretario alla Difesa James] Mattis che aveva affermato sul palcoscenico mondiale … [che] non può esserci migliore amico degli Stati Uniti d’America … [e] nessun nemico più grande degli Stati Uniti d’America. Questo presidente ha rovesciato le cose ed ora è all’opera per minare le nostre alleanze più importanti e collaborare con la Russia.”
Quindi Booker vuole tornare al periodo in cui gli Stati Uniti avevano imposto la teoria del dominio rapido [Shock and Awe] ai paesi non di loro gradimento, molti dei quali, guarda caso, sono mussulmani e vicini al petrolio del Medio Oriente.
I Democratici non sono mai stati per la pace. Ma ora si sono trasformati in un bellicoso partito della guerra, che vede agenti russi sotto ogni letto e dietro ogni albero e il cui principale motivo di disaccordo con Trump è che sarebbe, presumibilmente, troppo tenero con Vladimir Putin. Il nuovo Rappresentante Democratico non potrebbe essere più spietato, perché chiaramente è a favore dei cambi di regime sponsorizzati dagli Stati Uniti, come in Libia e in Siria, con tutti gli orrori che ne derivano. E non potrebbe essere più folle, perché non riesce a riconoscere quanto poco si è realizzato con queste guerre e quanti danni politici hanno causato, distruggendo intere società e innescando una vasta crisi di rifugiati, i cui effetti in Europa e in America devono ancora essere avvertiti in pieno.
Ma, soprattutto, è inadeguato, perché fa capire come siano diventati ignoranti i Democratici. Il potere americano è in declino, la politica estera degli Stati Uniti è in stato confusionario, mentre anche i piccoli paesi, come il Venezuela, non si fanno più intimidire tanto facilmente. L’attacco dei droni Houthi del 14 settembre potrebbe nel frattempo essere stata la più drammatica rivoluzione militare dai tempi del cannone di ottone. Difese saudite con le armi più avanzate acquistabili con i ricavi petroliferi: aerei da combattimento ad alta tecnologia, sistemi antimissili Patriot, cannoni antiarei Skyguard di fabbricazione tedesca ecc., tutti si sono rivelati inutili contro un piccolo numero di droni a basso costo.
Questo sicuramente cambia le carte in tavola. Ma ci sono altre armi ancora in fase di sviluppo che potrebbero farlo in maniera ancor più drastica, in particolare i missili ipersonici anti-nave, come il russo 3M22 Zircon o il cinese DF-ZF. Capaci di raggiungere velocità di Mach 5 (6125 kph ) e superiori, sono in grado di superare le difese più sofisticate. A maggio, Trump aveva inviato la portaerei USS Abraham Lincoln nel Golfo Persico come dimostrazione di forza. Ma [il gruppo da battaglia] era rimasto a più di 1000 km. di distanza per paura dei sottomarini diesel iraniani, dei missili da crociera lanciati da terra e delle flottiglie di barchini ad alta velocità armati di missili, il tutto ad una frazione del prezzo [di una portaerei].
“Oggi l’esercito degli Stati Uniti inizia sempre più a ricordare la Russia degli anni ’90,” scrive Andrei Martyanov nel suo recente studio Losing Military Supremacy: The Myopia of American Strategic Planning (Clarity, 2018) [La perdita della supremazia militare: la miopia del disegno strategico americano]. Il vecchio concetto di “forza vuota“, un termine coniato negli anni ’70 per descrivere l’esercito americano post-Vietnam, è ritornato, dice, a perseguitare nuovamente il Pentagono.
Peccato che nessuno lo abbia detto ai candidati democratici. Vogliono addossare a Putin la colpa del declino militare degli Stati Uniti. E invece è stata l’America, che ha fatto tutto da sola.
Daniel Lazare
Fonte: strategic-culture.org
Link: https://www.strategic-culture.org/news/2019/10/18/are-democrats-vicious-or-merely-sad/
18.10.2019
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org