DI PANAGIOTIS GRIGORIOU
greekcrisis.fr
La situazione al confine tra Grecia e Turchia si va polarizzando. Da un lato i greci sempre più convinti e compatti dietro alle proprie truppe nel difendere i confini, e dall’altro la Turchia di Erdogan che comincia apertamente ad adottare misure di tipo militare per sostenere l’avanzata dei profughi. La variabile ignota, al momento, è l’èlite greca, politici in testa. Di fronte all’ondata di sostegno popolare al respingimento, al momento Mitsotakis ha adottato la linea dura, ma le quinte colonne del nemico abbondano, e un cedimento potrebbe verificarsi da un giorno all’altro. Anche perchè, se la situazione è arrivata al punto attuale, è proprio perchè negli scorsi anni NON si è mai intervenuto, e quelli che non sono intervenuti sono gli stessi che oggi dovrebbero guidare la resistenza.
Pubblicato Sabato 7 marzo 2020
L’ultima notizia è che la guerra, forse prima della sua aperta e totale dichiarazione, sta diventando più chiara e diversificata. Le coscienze, a loro volta, si stanno orientando attraverso un’ondata di solidarietà nazionale che ormai attraversa tutto il paese reale. I riservisti delle forze speciali raggiungono il confine con la Turchia da Creta, mentre molti comitati di cittadini e municipalità si occupano di gran parte dei rifornimenti per i soldati e i poliziotti che sorvegliano il confine. Guardiamo il telegiornale, andiamo a letto ogni sera pensando che, a patto che la nostra gente resista stasera, potremo farlo. Dobbiamo impedire a tutti i costi, come sentiamo da ogni parte, l’invasione del Paese da parte di questi fanatici migranti musulmani, che sono stati gettati sui nostri confini dalla pirateria islamica totalitaria della Turchia di Erdogan. Il contesto è, per dirla con un gentile eufemismo, molto serio. Primavera greca… alle porte dell’Europa.
La Turchia sta inviando unità del suo esercito al confine, e questo potrebbe essere [il segno di ] un’escalation, nel breve e medio termine. Va notato che i militari turchi equipaggiano i migranti fanatici con granate a gas lacrimogeni e cesoie, conducendoli in punti specifici della recinzione per poter passare. Si tratta di vere e proprie operazioni militari: mentre i migranti cercano di tagliare la recinzione, l’esercito turco e le forze della gendarmeria li coprono lanciando i soliti gas lacrimogeni ai soldati greci e ai poliziotti che si precipitano nella zona oltre il confine.
La Grecia intraprende un lavoro urgente per estendere l’area recintata di quasi quaranta chilometri, poiché tutto indica che questo tipo di guerra ibrida iniziata dalla Turchia con la complicità della Germania, per citare solo i cosiddetti affari dell’Europa, continuerà a lungo. Sul lato greco del confine, abitanti armati ed esperti della zona pattugliano la zona vicino ai presunti passaggi più facili, per dissuadere gli aggressori, [fonte: stampa locale e nazionale, dalla regione tracia sul confine]. Allo stesso tempo i pope e i cappellani benedicono le truppe e le armi sul confine, una tradizione molto antica in Grecia, va detto… che i mondialisti non sono mai riusciti a distruggere, come tante altre tradizioni e usanze.
Filmato (https://youtu.be/-DYgecGeuUg)
Il Paese reale si sveglia allora dagli ultimi atti di nazionalismo turco, gli scolari vengono fotografati dietro la bandiera nazionale per ringraziare i nostri soldati, mentre quelli delle unità corazzate mostrano la loro determinazione di fronte al potenziale nemico: “Siamo pronti”. Un gran numero di riservisti contatta le autorità militari per aggiornare i propri dati personali in modo da rimanere raggiungibili in caso di mobilitazione, mentre allo stesso tempo gli ufficiali attivi e in pensione ricevono molti messaggi dai riservisti, anche dalla diaspora greca: “Ci chiamerà presto allora?”, testimonianza in diretta, radio 90.1, trasmissione serale, 5 marzo.
Infine, a New York City, la Comunità degli Americani di origine greca, oltre 5 milioni negli Stati Uniti, sta organizzando un grande raduno a sostegno della difesa della Grecia e delle sue isole dell’Egeo orientale contro la minaccia della Turchia, ad Astoria, un quartiere di New York City situato nella zona nord-occidentale del Queens, per la prossima domenica 8 marzo.
E’ chiaro che gran parte del Paese sta riaccendendo con la forza degli eventi le più profonde risonanze del suo patriottismo e, mutatis mutandis, della sua vecchia cultura della guerra, come sempre in tali circostanze in momenti così gravi. Certo, non siamo immersi in un evento come le guerre balcaniche o la Grande Guerra e la sua cultura così ben analizzata tempo fa da storici come Stéphane Audoin-Rouzeau in Francia, che è stato il mio relatore di tesi, sul periodo relativamente al quale, un secolo fa tra il 1919 e il 1922, ho fatto una ricerca sul conflitto greco-turco in Asia Minore.
“Autore di numerose opere personali, Audoin-Rouzeau ha lavorato con altri storici di Péronne che, come lui, volevano porre fine alla storiografia del dopoguerra e degli anni Trenta, che sentivano parte di una storia di battaglia vista dall’alto e che igienizzava la violenza. Con Annette Becker ha pubblicato La Grande Guerre, 1914-1918 nel 1998; con Jean-Jacques Becker ha coedito, tra gli altri, l’Encyclopédie de la Grande Guerre 1914-1918 nel 2004. Per loro, se i soldati andavano in guerra e combattevano al fronte, nonostante la durata e la violenza del conflitto, era a causa di una cultura della guerra che sarebbe stata prevalente all’epoca. Lo definiscono come un insieme di rappresentazioni, pratiche, atteggiamenti, produzioni letterarie e artistiche che hanno fatto da cornice all’investimento dei popoli europei nel conflitto”.
Siamo ancora lì, in un certo senso, un secolo dopo, più Internet e l’ibridazione della guerra che aiuta a ridefinire gli usi presumibilmente superati del povero Novecento. A parte il fatto che siamo messi all’angolo, e poi di fronte alla minaccia asimmetrica dei confini della Grecia e dell’Europa, c’è poca scelta, modernità o nessuna scelta.
Ibridazione, globalizzazione e guerra asimmetrica, siamo a pieno titolo nel nostro secolo. Impariamo per esempio “che nella lunghissima serie di strumentalizzazioni dei migranti musulmani da parte della Turchia di Erdogan e della mafia di ONG che collaborano con trafficanti e contrabbandieri, ONG provenienti dalle nebulose dell’ONU e Soros-compatibili, informatici dei servizi specializzati militari turchi, hanno creato attraverso l’oscuro Internet, una piattaforma per lo scambio di informazioni e di … prenotazioni di posti a sedere per questi migranti che sono stati prelevati nei loro paesi d’origine e poi sono arrivati in Turchia attraverso la compagnia di bandiera turca alla tariffa promozionale sovvenzionata dallo Stato turco di 50 euro a posto. Queste transazioni sono naturalmente effettuate in bitcoins e altre valute in gran parte parallele che non sono necessariamente rintracciabili”, ha detto Yánnis Maltézos, specialista in questioni di guerra ibrida contemporanea, sul telegiornale serale 90.1 FM del 4 marzo 2020.
Una volta in Grecia, soprattutto su isole come Lesbo, Chios, Samos e Leros, questi migranti sono curati da quelli delle ONG mafiose, illegali e comunque… legittimati da governi fantoccio, che agiscono inoltre come amministratori coloniali in sostituzione delle autorità greche e delle loro prerogative. Nelle isole greche del Mar Egeo, e soprattutto a Lesbo, questi boss della mafia delle ONG hanno poi esagerato, aspettando i clandestini su certe spiagge, accogliendoli, trasportandoli nei campi e insegnando loro “come mentire agli idioti greci per ottenere asilo politico”, la chiave per la colonizzazione dell’Europa, oltre che per la guerra totale con altri mezzi.
Per inciso, quelle delle ONG difendono in particolare e soprattutto il loro tesoro di guerra sulle spalle dei greci, degli europei e naturalmente dei migranti, raccogliendo i loro favolosi stipendi e soggiornando in costosi alberghi e altre ville delle isole. Va anche notato che la maggior parte delle ONG, secondo quanto riportato dalla stampa greca, sono tedesche o olandesi, mentre i loro subordinati sono in gran parte della sfera di sinistra greca, a volte locale, perché in tempi di disoccupazione diffusa, sono a volte Soros e l’ONU a pagare i mercenari. E si ricorderà un’indagine filmata con una telecamera nascosta da due giovani giornalisti britannici di Lesbo, che hanno smascherato sul posto un manager tedesco dell’Ong di Soros, spiegando dal vivo come insegnare… il teatro ai migranti.
Video [https://youtu.be/K4XhLiiu0is]
Lo scenario è lo stesso di quando queste stesse persone usano i bambini per suscitare scalpore nell’opinione pubblica occidentale in modo che essa rimanga paralizzata dall’invasione che la Grecia e l’Europa stanno subendo. Quest’ultimo punto è stato sollevato anche durante la trasmissione in FM 90.1 della sera del 4 marzo, ricordando “che la propaganda attraverso le immagini dei bambini è vecchia come il mondo perché colpisce direttamente sentimenti che neutralizzano la logica, inoltre, e questo è poi criminale, ci si può chiedere quanti di questi poveri bambini incontreranno un triste destino”, come si dice anche, per essere poi venduti a trafficanti di bambini, o anche ritrovati cadavere, per non nascondere nulla alla realtà della guerra in corso.
Da due settimane i lavoratori delle ONG lasciano le isole greche di Lesbo e di Chios in particolare, di solito scappando, perché braccati dalla popolazione, soprattutto quando non sono più completamente protetti dalla polizia greca. “Hanno la paura in faccia, ogni volta che li porto all’aeroporto scendono dal mio taxi senza nemmeno prendere il resto”, ha detto un tassista di Lesbos che è stato contattato telefonicamente dai giornalisti della radio 90.1 FM durante la settimana del 2 marzo, citato a memoria. Sulla stessa linea, una nave tedesca appartenente ad una ONG è stata cacciata dai porti di Lesbo questa settimana, apparentemente a causa del maltempo sul Mar Egeo.
Il vero paese si è poi svegliato con le ultime azioni del nazionalismo ufficiale turco, gli scolari sono stati fotografati dietro la bandiera nazionale e per esempio a Chios, gli abitanti hanno dipinto un’enorme bandiera greca proprio nel punto in cui il governo stava progettando di costruire la … nuova città per i migranti musulmani che si riversano sull’isola, e che, vi ricordo, rappresentano già più del 30% della popolazione di Chios e Lesbo.
Da qui la reazione degli abitanti di Chios e Lesbo all’islamizzazione delle loro isole, o anche l’eventuale controllo o occupazione indiretta da parte della Turchia, che ha già agito in questo modo per occupare e ripopolare metà di Cipro dal 1974. Notiamo anche la fretta di Erdogan di aprire un quarto fronte con la Grecia, dopo Kurdistan, Siria e Libia, dopo la morte di quasi 100-300 soldati turchi in Siria delle forze armate turche che sostengono gli islamisti a Idlib, caduti sotto il fuoco dei siriani di Damasco, in realtà dei russi, provocando reazioni logiche all’interno della società turca, almeno secondo i media greci. Tanto [accade] secondo i catalizzatori degli eventi e [quindi] per l’opinione pubblica, almeno in Grecia.
Sembra che sia la “barriera anatomica” [NdT: “zoccolo duro”] della nazione greca ad essere stata raggiunta nelle ultime settimane, da qui la reazione che le sue pseudo-elites non si aspettavano e non volevano. I cani da guardia di Soros ed Erdogan, come alcuni di Mediapart in Francia, stanno certamente continuando nella loro denigrazione della lotta del popolo greco per i suoi diritti, per la sua libertà e per la sua esistenza nel territorio di cui è l’unico padrone. Non me ne occuperò più per mancanza di tempo, oltre al fatto che il mio amico Jean-François lo fa a modo suo sul suo blog.
Così i greci sono mobilitati, e anche i loro nemici. I peggiori nemici sono quelli della quinta colonna, i Sorosiani, gli islamo-sinistroidi, come gli eurodeputati di SYRIZA e i loro accoliti, che vengono fotografati di fronte al Kommandantur del momento in Europa, cioè i siti delle istituzioni europee sotto controllo tedesco, come sappiamo, per “denunciare la situazione attuale” per aprire sostanzialmente le frontiere della Grecia agli invasori. Tra loro c’erano gli eurodeputati sirizisti Kókkalis e Arvanítis, ai quali la storia del tempo successivo non dedicherà la minima riga.
Anche i sinistrorsi hanno manifestato ad Atene, pochi naturalmente, mentre gli anarchici sovvenzionati da Soros e alcuni da Erdogan hanno saccheggiato la stazione della metropolitana del Museo dell’Acropoli vandalizzando copie di statue antiche. Tra questi 43 vandali arrestati infine dalla Polizia, di diverse nazionalità oltre ai 33 greci, albanesi, francesi, turchi, tedeschi, americani, spagnoli, iraniani, iraniani, siriani e britannici, [stampa greca, 6 marzo 2020). Perché in fondo, dietro la maschera dei cosiddetti diritti umani e del progressismo da quattro soldi, più di qualche miliardo per i pesci grossi, si nasconde un clan di esoteristi nichilisti che propugnano il regno del male assoluto, che vogliono distruggere la bellezza, l’amicizia, l’amore e l’armonia, insomma, la luce delle civiltà umane, di tutte le civiltà umane.
Vi ricordo che questi esoteristi nichilisti e satanici… poi a malapena camuffati, sono tra i consiglieri ufficiali luciferini dell’ONU perché è ora di denunciarli apertamente, cari giornalisti alle vostre tastiere!
Così la Turchia inizia una guerra ibrida sul confine, i militari turchi e i paramilitari nazionalisti dei Lupi Grigi spingono e colpiscono i migranti sul confine greco sotto la minaccia delle armi, vedi i video e anche il rapporto greco 90.1 FM la sera del 6 marzo e la stampa del 7 marzo.
Queste operazioni militari avviate dalla Turchia hanno come obiettivo le opinioni pubbliche greche ed europee, così come i governanti greci, tutto è collegato: confine settentrionale, Mar Egeo, migranti strumentalizzati, destabilizzazione della società greca, stanchezza ed esaurimento delle forze armate greche, quinta colonna nascosta tra i musulmani già presenti sul territorio greco e infiltrazione di agenti dei servizi segreti della Turchia. Senza dimenticare tutti coloro – molti di noi – che, come il deputato di Varoufákis, l’esordiente Kríton Arsénis, i cui legami con la Turchia sono ben noti e le cui attuali posizioni pro-turche rasentano l’alto tradimento, e non sono le uniche. “È triste, ma poi li aspettiamo alla svolta della storia”, Lámbros Kalarrýtis, 90.1 FM, 6 marzo, citato a memoria.
Non siamo dell’ultima pioggia [NdT: non siamo di primo pelo] e li vediamo arrivare. L’obiettivo di Erdogan è quello di esaurire le forze armate greche al confine e poi far lavorare le sue pedine in Grecia come i suoi alleati, per esempio la Germania, in modo che tra poco sentiremo parlare di “diritti umani”, “nazionalismo dilagante in Grecia”, “militarizzazione della società greca” o anche “un atteggiamento conciliante da trovare nei confronti della Turchia”. E, sotto gli effetti delle azioni della Quinta Colonna, che, per inciso, non si nasconde, la Turchia potrebbe successivamente tentare un attacco armato, aperto e diretto, direi piuttosto nel Mar Egeo e non al confine terrestre in Tracia.
È una corsa contro il tempo, perché le popolazioni turche al confine, come ad Andrinople, si sentono sempre più in imbarazzo e circondate dai campi di migranti che il regime di Erdogan è costretto a costruire lì in un modo che è, diciamo, sostenibile, ma non pianificato. Infine, va notato che queste regioni, come le popolazioni che vivono sulla costa egea della Turchia, sono tra le più critiche nei confronti di Erdogan, senza dimenticare la guerra condotta internamente contro il popolo curdo e, più recentemente, il pogrom a bassa tensione cui il regime di Erdogan sta sottomettendo gli aleviti di Turchia, che sono, rispettivamente, 10 e 20 milioni di persone.
Ci sono però alcune differenze nella nostra cultura di guerra rivisitata a specchio del passato storico e della viva memoria nazionale, perché gli attuali governanti rimangono al fianco dei mondializzatori e della quinta colonna, accademici, consiglieri di governo, membri dell’alto clero, gli agenti di Soros e della Turchia insieme, più sul terreno nelle città, i sinistrorsi, anarchici e simili, si agitano come pulci, soprattutto ad Atene e a Salonicco, per seminare il caos senza toccare la stragrande maggioranza del paese reale.
Naturalmente ci poniamo poi le stesse domande dell’analista ed economista Nikos Iglesis, perché non possiamo fidarci delle pseudo-élite greche; secondo noi, solo la pressione popolare e forse quella delle forze armate può fare la differenza e, per ora, è già stata fatta, ma questo è solo l’inizio, a cominciare dagli abitanti di Lesbo e Chios e dai militari sul posto due settimane fa.
“Quando l’invasione disarmata della Turchia, diciamo così, di così tanti immigrati clandestini ha quasi raggiunto proporzioni incontrollabili, il governo è stato costretto ad annunciare alcune misure per difendere finalmente la sicurezza nazionale della Grecia”.
“L’annuncio delle misure ha portato soddisfazione, meglio tardi che mai, tuttavia, molte questioni sono state sollevate in tutto il vero paese greco. Queste domande minacciano addirittura la credibilità del sistema politico dominante, in quanto mettono in discussione la sua competenza e la sua capacità di tutelare gli interessi nazionali in modo, diciamo, tempestivo ed efficace. Riportiamo le misure adottate contro l’afflusso improvviso di tanti immigrati clandestini e le questioni sollevate dalla maggioranza dei cittadini”.
“1. Rafforzamento delle misure di sicurezza nell’est del Paese, alle frontiere terrestri e marittime, da parte delle forze di sicurezza e delle forze armate per impedire il loro ingresso illegale nel Paese”.
“Perché i confini non sono stati difesi negli ultimi 30 anni, dai primi anni ’90? Perché centinaia di migliaia di immigrati clandestini, più di 1 200 000, sono stati autorizzati a stabilirsi qui, e poi alcuni di loro hanno addirittura ottenuto la nazionalità greca? Perché i paesi cosiddetti piccoli e deboli a nord della Grecia, la Slavonia [Macedonia slava], la Bulgaria e altri paesi europei hanno effettivamente sigillato i loro confini e la Grecia non è stata in grado di fare lo stesso finora, almeno non sul fiume Evros tra la Grecia e la Turchia, per esempio?
“2. La sospensione temporanea, per un mese dalla data di ricevimento della presente decisione, della presentazione delle domande di asilo da parte di coloro che entrano illegalmente nel Paese”.
“Perché questa azione non è stata intrapresa prima? Perché solo per un mese? E’ perché gli europei non… ci rimproverano per aver violato i diritti dei cosiddetti rifugiati? La situazione precedente si ripeterà, passato un mese? Perché è necessario creare cinque centri semichiusi di 20.000 persone ciascuno sulle isole progettati per i richiedenti asilo? Perché le isole dell’Egeo orientale sono state lasciate per anni ad essere distrutte? Perché il CRS ha cercato prima di soffocare le reazioni degli isolani che difendono la loro terra?”.
“3. Il ritorno immediato, se possibile, nel paese di origine, senza registrazione, di coloro che entrano illegalmente nel territorio greco”.
“Perché non viene fatto da anni? Perché sul nostro territorio sono stati creati quartieri e distretti etnici stranieri? Perché questo alloggio viene affittato e le indennità – comprese le carte prepagate – vengono consegnate a migliaia, in modo che i richiedenti asilo possano rimanere nel nostro paese? Non è un precedente per attirare altri arrivi? Perché gli stessi benefici non vengono concessi ai greci in difficoltà? E coloro che non possono essere rimpatriati nei loro paesi d’origine, cosa ne sarà di loro?
“4. FRONTEX ha ricevuto il mandato per il dispiegamento del team RABIT, con l’obiettivo di proteggere le frontiere esterne del paese, che sono anche frontiere dell’UE”.
“Perché cerchiamo aiuto dall’estero per sorvegliare i nostri confini? Ammettiamo di non essere in grado di difendere il territorio greco? Non sappiamo che, ad oggi, FRONTEX non impedisce gli arrivi, ma funziona come un comitato per l’accoglienza, la registrazione, la canalizzazione e l’identificazione degli immigrati clandestini? Non sappiamo che FRONTEX e RABIT sono stati chiamati in Grecia dal 2015 con noti risultati catastrofici?
“La presente decisione è notificata immediatamente al Consiglio dei ministri degli Esteri dell’UE e contemporaneamente è avviata la procedura di cui all’articolo 78, paragrafo 3, del trattato sull’Unione europea per l’adozione di misure provvisorie a favore della Repubblica ellenica in risposta a una situazione di emergenza dovuta all’improvviso afflusso di cittadini di paesi terzi, nel quadro della solidarietà tra gli Stati membri dell’UE.
“Cosa ci darà esattamente l’UE, 350 milioni di euro per sostenere e mantenere gli immigrati clandestini sul territorio greco, oppure parole di consolazione e simpatia o ancora dichiarazioni a favore dell’accordo UE-Turchia del 2016, che come sappiamo è quasi morto? L’UE finanzierà forse Erdogan per fermare le sue operazioni ibride contro la Grecia e Cipro? E i 112.000 migranti, 71.000 all’interno del paese e 42.000 nelle isole che, secondo l’UNHCR, sono intrappolati in Grecia solo dalla fine di dicembre 2019? Si noti che questi numeri sono una semplice stima in quanto non esiste una registrazione centrale. I paesi dell’UE sono convinti ad accettare una distribuzione equa degli immigrati – coloni sui loro territori?
“Il governo ha preso questi provvedimenti nel momento in cui la situazione è diventata insostenibile, forse troppo tardi. La mattina di sabato 29 febbraio, al momento di scrivere, 244 persone sono state arrestate illegalmente mentre attraversavano il confine di Evros. Questi nuovi detenuti sono stati portati nei centri di detenzione per essere deportati, così come tutti coloro che nello stesso tempo hanno raggiunto le isole dell’Egeo. Perché solo ora la legislazione in vigore è stata finalmente messa in pratica?”.
“Purtroppo, ci sono tutte le ragioni per credere che la colonizzazione della Grecia da parte di persone di un’altra cultura e religione continuerà, come è dettato dalla globalizzazione, che è in corso di attuazione anche da parte dell’UE. Le misure attuali sono una pausa necessaria in considerazione delle circostanze eccezionali e, soprattutto, per evitare reazioni popolari incontrollabili. La sostituzione della popolazione greca in Grecia continuerà nel prossimo periodo, anche se ad un ritmo più lento, come è avvenuto in tutti questi anni precedenti. Secondo il portavoce del governo, chiunque entri legalmente nel Paese e chieda asilo, ma anche chiunque sia entrato illegalmente, potrà comunque ottenere la cittadinanza greca dopo sette anni. L’obiettivo finale è quello di creare una società multiculturale, come ha detto il primo ministro Mitsotákis”.
“In questa società presumibilmente multiculturale, i Greci saranno una delle varie minoranze etniche, religiose e culturali. A meno che il riflesso di sopravvivenza della nazione non decida altrimenti”.
“Il 4 marzo, il portavoce del governo Stélios Pétsas ha inviato un messaggio agli immigrati: Non cercate di entrare in Grecia illegalmente, non ce la farete e ne avrete tutta la responsabilità. Questa dichiarazione sarà valida solo per un mese o si tratta di una ridefinizione della politica attuata finora? Lo scopriremo presto”.
“Allo stesso tempo, però, c’è un alto rischio che la Turchia utilizzi poi, attraverso forze e mezzi ibridi, l’improvvisa invasione di un gran numero di immigrati per rovesciare la politica greca di controllo delle frontiere. In questo caso, fino a che punto il governo greco è determinato a spingersi? Userà le armi per difendere il confine o no? Nessuno vuole che questo accada, ma è una possibilità potenziale e la reazione deve essere decisa. Se, per esempio, 3000 persone attraversano il nostro confine anche solo 100 metri in territorio greco, allora tutto può cambiare”.
“Infine, perché i propagandisti del multiculturalismo e gli umanisti di ogni tipo, gli attivisti dei diritti umani solidali con gli immigrati dall’alto, hanno praticamente ignorato la notizia in questi giorni? Tutti coloro che hanno preteso così tanto dallo stato greco in bancarotta da fornire alloggi, posti di lavoro e scuole, nonché assistenza sanitaria a tutti quei coloni provenienti dall’Asia e dall’Africa che sono arrivati in Grecia”, Nikos Iglesis sul suo blog, marzo 2020…”.
Nel Mar Egeo e a Chios, gli abitanti hanno dipinto un’enorme bandiera greca proprio nel punto in cui il governo stava progettando di costruire la… nuova città per i migranti musulmani che si riversano sull’isola e secondo le notizie del fronte del 6 marzo, le forze armate turche continuano la loro guerra chimica contro le unità greche, nel tentativo di ottenere migranti organizzati, spesso per il 67% afghani secondo i campioni, arrestati dalle forze greche, afghani e talebani potenzialmente islamisti, che sono chiaramente fuori controllo, pronti a combattere, a volte gridando al confine: “Cani greci, vi bruceremo”.
Allo stesso modo, una nave della guardia costiera turca ha effettivamente ingaggiato un motoscafo della guardia costiera greca al largo di Lesbo, e queste sono solo scaramucce, diremmo, della stampa greca del 6 marzo.
E sul confine si è sentito il fuoco delle armi automatiche, secondo la stampa greca del 7 marzo.
Ecco le ultime che ho sentito, la primavera greca… alle porte dell’Europa.
APPELLO URGENTE – Il vostro blog ha urgente bisogno del vostro sostegno per finanziare un breve soggiorno nell’Egeo orientale per capire meglio la situazione sul campo. La libertà e l’indipendenza hanno sempre un prezzo…
ARTICOLO ORIGINALE QUI
Traduzione per comedonchisciotte.org a cura di FRANZ – cvm