di UDN, comedonchisciotte.org
La nostra Costituzione ci offre una grande lezione.
L’Italia era appena uscita dalla guerra e al suo interno, ferite e lacerate, coesistevano diverse anime: quella cattolica, quella comunista, quella socialista, quella liberale…
Il testimone politico, la carta costituzionale, che esce dal lungo e talvolta faticoso dialogo tra queste diverse forze, appare come una grande sfida di compromesso.
Ad esempio la proprietà privata è tutelata (secondo l’orientamento liberale), ma lo Stato “ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti” (art. 42).
L’iniziativa economica privata è libera, ma “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. E ancora: “la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”. (art. 41).
Sempre per questo motivo, sebbene la carta costituzionale preveda l’iniziativa economica privata, l’art. 43 specifica che “a fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale”.
E, sebbene questo carattere liberale di impresa sia riconosciuto, l’art. 46 sancisce che “ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”, di orientamento decisamente socialista.
Un altro articolo che rende palese questo bilanciamento di interessi e questo tentativo di compromesso tra la parti è l’art. 47, che disciplina il risparmio: “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”.
Innanzitutto è fondamentale perché è una dichiarazione di carattere politico-economico: tutelare e favorire il risparmio significa fare spesa pubblica. Per dirla brevemente, la Costituzione è in modo dichiarato contro qualsiasi forma di austerità e pareggio di bilancio (che rendono di fatto, macro economicamente, impossibile il risparmio privato). In secondo luogo lo Stato dovrebbe favorire la trasformazione del capitale privato in proprietà abitativa (per la sicurezza e stabilità personale e degli affetti), proprietà diretta e coltivatrice (produzione agricola e fabbisogno alimentare del paese) e investimento azionario nei grandi complessi produttivi del paese. E’ una forma di patto sociale teso al rafforzamento dell’autonomia italiana e alla sua salute. Il tutto, ovviamente e tristemente, in controtendenza con quanto accade attualmente (ed è accaduto almeno da una trentina d’anni).
Insomma, la Costituzione ci dimostra che la democrazia significa questo: compromesso tra le diverse anime del paese.
In quest’epoca di decadenza ha sempre più preso piede la pericolosa ed errata concezione che la democrazia significhi che la maggioranza decide.
In fondo ce lo insegnano anche a scuola: “la maggioranza vince”, e se non sei d’accordo ti devi rassegnare. Perché, ed è questo l’aspetto più pericoloso, “la maggioranza ha ragione”.
Eppure, la Costituzione ce lo ricorda, non è così.
Democrazia significa che le soluzioni adottate nell’ambito della vita di una comunità devono tenere conto di tutte le sue anime. Questo significa che anche le minoranze più piccole devono potersi riconoscere nelle decisioni finali. E devono poter riconoscere lo sforzo per tenere in considerazione anche le loro istanze.
E’ un duro cammino, quello della Democrazia, fatto di dialogo ed empatia. Certo ci saranno contrasti, anche vigorosi, ma alla fine del percorso ci si ritroverà uniti dalla comune umanità e dal comune interesse superiore.
Questo ruolo della Democrazia va preservato contro tutte le tendenze che vorrebbero ridurla ad una veloce formalità burocratica, in cui chi ha più voti detta tutta la linea.
E a quella pericolosissima tendenza che richiede ad una maggioranza spaventata di rinunciare alla libertà ed ai diritti in nome di tutta la collettività.
Per questo, la sfida che abbiano di fronte, non è soltanto una battaglia contro una misura di legge: è una lotta di civiltà.
di UDN, comedonchisciotte.org