NEGATI I DOMICILIARI PERCHÈ RESIDENTE IN VAL SUSA E NON SI DISSOCIA AL MOVIMENTO
Sentenza del Tribunale di Torino contro Diana Lauriola, colpevole di aver manifestato contro la Tav il 3 marzo 2012. 8 anni dopo arriva la sentenza che la condanna a due anni di carcere per aver partecipato all’occupazione di un casello dell’autostrada torino bardonecchia il giorno della manifestazione contro la linea alta velocità torino lione. Non ci furono danni nè a persone, ne a cose. fu un presidio pacifico che ebbe solo l’effetto di far passare gratis il casello alle auto, con un danno complessivo per la società autostradale pari 700 euro; Lei e altri 10 militanti no tav hanno ricevuto 18 anni di carcere. che facendo i conti vuol dire che per ogni 37 euro di danno è stato comminato un anno di carcere.
Oltre al fastidio di dover sentire che dei manifestanti pacifici siano condannati in carcere nel nostro modernissimo e libero pease, spaventa ancora di più le motivazioni della sentenza per la quale non si concedano alla condannata misure alternative al carcere, nello specifico, gli arresti domiciliari. A diana questa opzione non è stata concessa perchè è residente in val susa e non si è dissociata dal movimento no-tav. Cioè non ha abiurato. Come nel medioevo! come a galileo! Abiura e ti daremo i domiciliari, se no dritta in gabbia.
Dopo l’arresto e la carcerazione di Nicoletta Dosio, attivista di 73 anni e malata di tumore portata in carcere nel dicembre 2019, si conta perciò un nuovo caso di accanimento giudiziario del tribunale di Torino contro il movimento popolare in Val di Susa, dove sembra evidente un fenomeno di criminalizzazione della protesta.