L’immunità di gregge avrebbe potuto salvare più vite del lockdown – Università di Edimburgo

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Lantidiplomatico.it

 

Il lockdown in primavera potrebbe aver reso il Regno Unito più vulnerabile e aver determinato un numero di morti maggiori nel lungo periodo per Covid. A rivelarlo è uno studio dell’università di Edinburgo, che ha invocato “strategie diverse per i diversi gruppi di età con maggiore attenzione alla protezione delle persone anziane e vulnerabili”.
 
Lo studio, finanziato in parte con fondi governativi, segue la dichiarazione di oltre 12.000 medici ed esperti medici –  la “Dichiarazione di Great Barrington” – che sostiene il ritorno alla normalità, la tutela massima per anziani e i più vulnerabili della società e la cosiddetta immunità di gregge.
 
Lo studio dell’Università di Edimburgo ha esaminato il cosiddetto Report 9, il lavoro del professor Neil Ferguson e dei colleghi dell’Imperial College di Londra che predicevano centinaia di migliaia di morti senza un blocco per fermare la diffusione.
 
I ricercatori hanno utilizzato lo stesso modello del Report 9 per esaminare i vari interventi possibili per le autorità governativi, tra cui l’allontanamento sociale degli ultracinquantenni, l’allontanamento sociale dell’intera popolazione, la chiusura di scuole e università e l’isolamento a casa delle persone che sviluppano sintomi – per sette giorni e 14 giorni.
 
Graeme Ackland, professore di simulazione al computer presso la School of Physics and Astronomy dell’Università di Edimburgo che ha condotto lo studio, ha dichiarato: “A breve termine, la chiusura delle scuole ha contribuito a ridurre la gravità della prima ondata, ma la decisione ci ha resi più vulnerabili alle successive ondate di infezione”.  I ricercatori hanno scritto nello studio: “I risultati di questo studio suggeriscono che gli interventi tempestivi si sono dimostrati altamente efficaci nel ridurre il picco della domanda di letti in unità di terapia intensiva (ICU), ma anche nel prolungare l’epidemia, in alcuni casi maggiori morti nel lungo periodo”.
 
Il documento conclude che il modello originale avrebbe fornito una buona previsione se basato su un numero di riproduzione per il virus di 3,5. (Il rapporto dell’Imperial del 16 marzo si basava sulla “R” compresa tra 2,2 e 2,4.) Il risultato controintuitivo del modello è che questo suggerisce che “la chiusura delle scuole e l’isolamento dei giovani ha aumentato il numero totale di morti, seppur rimandato a una seconda e successive ondate”.
 
Commentando lo studio, Mark Woolhouse, professore di epidemiologia delle malattie infettive presso l’Università di Edimburgo, ha dichiarato: “Forse la lezione chiave che si dovrebbe trarre da questo studio è l’avvertimento che se permettiamo al pensiero a breve termine di dettare la nostra risposta a COVID-19, allora potremmo non prendere le decisioni migliori per ridurre al minimo il carico di salute pubblica a lungo termine. “
 
L’alternativa al lockdown – proteggere solo gli anziani e le persone vulnerabili e consentire ai giovani di tornare alla normalità – avrebbe potuto ridurre l’impatto di morti.  “La mia opinione generale”, ha dichiarato Ackland, “è che gli esperti del governo abbiano prodotto previsioni migliori in modo affidabile rispetto agli “esperti dei giornali”.
  
In conclusione, gli autori scrivono: “La strategia ottimale per salvare vite umane in un’epidemia di Covid-19 è diversa da quella prevista per un’epidemia di influenza con un diverso profilo di età di mortalità”. Per lo meno, dice Ackland, le scuole avrebbero potuto rimanere aperte facendo tutto il possibile per proteggere i gruppi più vulnerabili. La priorità assoluta era tenere la malattia fuori dagli ospedali e dalle case di cura.
 
Non sorprende, scrive il giornalista Rob Lyons a commento dello studio, che questo era esattamente il messaggio dominante prima dell’attuazione il 16 marzo del lockdown nel Regno Unito. Il 13 marzo il professor Graham Medley, presidente di SPI-M e membro di SAGE, dichiarava infatti alla BBC Newsnight: “Questo virus rimarrà con noi per molto tempo, avremo un’epidemia e poi diventerà endemico e si unirà a tutti gli altri coronavirus che tutti abbiamo sempre, ma non disperiamo. Dovremo generare quella che chiamiamo immunità di gregge, una situazione in cui la maggior parte della popolazione è immune all’infezione. E l’unico modo per svilupparlo in assenza di un vaccino è che la maggior parte della popolazione venga infettata”.
 
“Il trucco è garantire che le persone più colpite dalla malattia ne siano protette, cosa che, nonostante il lockdown, il governo britannico non è riuscito a fare”, osserva Lyons.

 

Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-limmunit_di_gregge_avrebbe_potuto_salvare_pi_vite_del_lockdown__universit_di_edimburgo/82_37670/

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