ISRAEL SHAMIR
unz.com
Il mondo russo sta vivendo un dramma. La Chiesa Ortodossa si trova di fronte ad uno scisma, causato dalla volontà dell’Ucraina di avere una propria Chiesa indipendente. Se il regime di Kiev dovesse raggiungere il suo obbiettivo, la separazione fra la Russia e la sua scismatica regione occidentale si allargherebbe ulteriormente. La Chiesa Russa subirebbe una grande perdita, simile a quella sofferta dai Cattolici in seguito alla fondazione della Chiesa Anglicana. C’è comunque per i Russi la possibilità di guadagnare molto da questa divisione, più di quanto ci sia da perdere.
L’Ucraina, attualmente, ha la sua propria Chiesa e questa Chiesa è l’autonoma e autogovernantesi Chiesa Ortodossa Ucraina, che fa parte della Chiesa Ortodossa Russa. La sua autonomia è molto ampia; si può considerare indipendente, in pratica, sotto tutti gli aspetti, a parte il riconoscimento, puramente di facciata, della supremazia di Mosca. La Chiesa Ucraina non paga tributi a Mosca, elegge i propri vescovi; non ha motivi per chiedere più autonomia. Non ragioni tangibili, almeno.
Ma in Ucraina c’era, e c’è tuttora, una forte tendenza separatista, con una connotazione in qualche modo romantica e nazionalista, un po’ come il separatismo occitano o scozzese. Le sue origini si possono far risalire al 18° secolo, quando un governatore nominato da Mosca, Hetman Mazeppa, si era ribellato contro la Russia di Pietro il Grande e si era alleato con il re-guerriero di Svezia Carlo XII. Cento anni dopo la rivolta, il famoso poeta russo Alexander Pushkin aveva scritto un bellissimo poema romantico, Poltava, (ispirandosi al Mazeppa di Byron), in cui fa pronunciare a Mazeppa le seguenti parole:
Per troppo tempo abbiamo chinato la testa,
Senza rispetto né libertà,
Sotto il giogo della protezione di Varsavia,
Sotto il giogo del dispotismo di Mosca,
Ma ora l’Ucraina ha la possibilità di crescere,
E diventare una potenza indipendente.
Questo sogno romantico di una Ucraina indipendente era diventato realtà dopo la Rivoluzione del 1917, con l’occupazione tedesca durante la Prima Guerra Mondiale. Dopo un paio d’anni, successivamente alla ritirata delle armate tedesche ormai battute, l’indipendente Ucraina era diventata sovietica e si era unita alla Russia sovietica nell’Unione Sovietica delle Repubbliche Uguali. Anche all’interno dell’Unione, l’Ucraina aveva mantenuto la propria indipendenza, con tanto di seggio all’ONU. Quando il Presidente Russo Yeltsin aveva sciolto l’Unione Sovietica, l’Ucraina era ridiventata completamente indipendente.
Nella separazione del 1991 da quel che restava della Russia (dopo secoli di integrazione), l’Ucraina aveva portato con sé una grossa porzione delle risorse umane e materiali della vecchia Unione. Questa enorme nazione, con un popolo abituato al lavoro duro, un suolo nero fertilissimo, la crema dell’industria sovietica, in grado di produrre aerei, missili, treni e trattori, con il più grande e ben addestrato esercito del Patto di Varsavia, con le sue università, le sue buone vie di comunicazione, la sua vicinanza all’Europa e le costose infrastrutture che mettevano in comunicazione l’Est e l’Ovest, aveva molte più possibilità di successo di una Russia ormai ridotta al lumicino.
Ma le cose non sono andate in questo modo, per ragioni di cui discuteremo in altra sede. Da stato fallito senza uguali, l’Ucraina è stata velocemente abbandonata dalle maestranze più preparate professionalmente, che hanno cercato rifugio in Russia o in Polonia, le sue industrie sono state smantellate e vendute a prezzo di rottame. L’unico risarcimento fornito dallo stato è ancora più nazionalismo e ulteriori dichiarazioni di indipendenza.
Questa ricerca di una completa indipendenza ha avuto anche meno successo dei provvedimenti economici o delle misure militari. Il regime di Kiev ha potuto fare a meno di Mosca, ma è diventato dipendente dall’Occidente. Le sue finanze sono controllate dal FMI, il suo esercito dalla NATO e la sua politica estera dal Dipartimento di Stato americano. La vera indipendenza si è rivelata un obbiettivo irraggiungibile, ben oltre la portata dell’Ucraina.
Una rottura totale da parte della Chiesa Ucraina con la simbolica supremazia di Mosca è sembrata al Presidente Petro Poroshenko un convincente surrogato di una vera indipendenza, sopratutto in vista delle prossime elezioni. Si è rivolto così al Patriarca di Costantinopoli, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, chiedendogli di conferire la piena indipendenza (autocefalia in linguaggio ecclesiastico) alla sua Chiesa.
Fin qui tutto bene, ma quale ‘sua Chiesa’? La stragrande maggioranza dei Cristiani Ortodossi ucraini e dei loro vescovi sono soddisfatti della propria condizione all’interno della Chiesa Russa. Hanno il loro capo, Sua Beatitudine Onofrio, Metropolita di Kiev e di tutta l’Ucraina, anche lui più che felice della propria posizione. [Gli Ucraini] non sentono nessun bisogno di autocefalia. In Ucraina esistono però altre due minuscole Chiese Ortodosse separatiste, una guidata dall’ambizioso vescovo Filarete e un’altra da Macario; entrambe sono nazionaliste ed anti-russe, entrambe sostengono il regime e vogliono l’autonomia ed entrambe sono considerate illegittime da tutto il resto del mondo ortodosso. Queste due piccole Chiese sono gli embrioni potenziali della futura Chiesa Ucraina del Presidente Poroshenko.
Occupiamoci ora di Bartolomeo. Il suo titolo lo descrive come Patriarca di Costantinopoli, ma cerchereste invano questa città su una carta geografica. Costantinopoli, la capitale cristiana dell’Impero Romano d’Oriente, la più grande città dell’epoca, sede degli imperatori romani, era stata conquistata dai Turchi ottomani nel 1452 [in realtà il 29 maggio 1453, ndt] ed era diventata l’islamica Istanbul, capitale dell’Impero Ottomano e dell’ultimo Califfato Mussulmano; dal 1920 è una città che fa parte della Repubblica di Turchia. Il Patriarca di Costantinopoli è un fossile, il fantasma di un passato glorioso; dispone di qualche chiesa, un monastero e di alcuni ambiziosi monaci a Phanar, il vecchio quartiere greco di Istanbul.
Il governo turco considera Bartolomeo un vescovo della locale comunità greca, non riconoscendogli il titolo di Patriarca Ecumenico, risalente al VI secolo. Ad Istanbul rimangono solo tremila Greci ed è evidente che qui l’influenza di Bartolomeo è veramente ridotta. Il suo patriarcato è un fantasma in un mondo di fantasmi come i Cavalieri dell’Ordine di Malta, i Re di Grecia, Bulgaria e Serbia, l’Imperatore del Brasile e del Sacro Romano Impero… Fantasma non è un insulto. I fantasmi sono amati dagli inguaribili romantici, innamorati dei vecchi rituali e delle uniformi con i lustrini dorati. Questi onorevoli gentiluomini non rappresentano nessuno, non hanno autorità, ma possono rilasciare, e lo fanno, attestati molto appariscenti.
La Chiesa Ortodossa si differenzia dalla sorella, la Chiesa Cattolica, per il fatto di non avere una figura centrale, come il Papa di Roma. Gli Ortodossi hanno un certo numero di capi paritetici delle varie Chiese nazionali, chiamati patriarchi o pope. Il Patriarca di Costantinopoli è uno di questi quattordici capi di una Chiesa nazionale, e molta della sua importanza è ormai solo una questione di tradizione. Ora il fantasma di Phanar cerca di arrivare ad una posizione molto più prestigiosa, simile a quella del Papa di Roma per la Chiesa Occidentale. La sua organizzazione afferma che “il Patriarcato Ecumenico ha la responsabilità di rappresentare l’ultimo appello della Chiesa in materia di ortodossia ed è l’unica Chiesa che può fondare Chiese autocefale ed autonome.” Queste pretese sono respinte dalla Chiesa Russa, di gran lunga la maggior Chiesa Ortodossa del mondo.
Dal momento che la Chiesa Ucraina è parte della Chiesa Russa, potrebbe cercare la piena indipendenza (autocefalia) da Mosca, peccato che non lo voglia. Sono state le due piccole Chiese scismatiche a rivolgersi a Phanar e il capo di Phanar è stato più che felice di stare al gioco. Ha inviato a Kiev due dei suoi vescovi e ha iniziato con il fondare una Chiesa Ucraina Unitaria. Non si tratterebbe però di una Chiesa indipendente o autocefala, sarebbe una Chiesa sotto il controllo diretto di Phanar, una Chiesa autonoma , o stauropegica. Per i nazionalisti ucraini questo è un triste monito del fatto che la loro unica scelta è se rivolgersi a Mosca o ad Istanbul, come avevano già scoperto i loro predecessori, alcune centinaia di anni fa. La piena indipendenza non fa parte del gioco.
Per quanto riguarda Phanar, questa non è la prima incursione che fa in territorio russo: Bartolomeo aveva già utilizzato i sentimenti antirussi di Tallinn e aveva portato una parte della Chiesa Estone e dei suoi fedeli sotto il suo controllo. Però, i Russi non avevano dato molto peso alla cosa, per due motivi. L’Estonia è piccola, non ci sono molti luoghi di culto e neanche molti fedeli e, inoltre, Phanar aveva guadagnato una certa influenza in Estonia nel periodo fra le due guerre, quando alla Russia sovietica non importava molto della Chiesa. Il caso dell’Ucraina è assolutamente diverso. La nazione è molto grande, è il cuore della Chiesa Russa e Costantinopoli non ha nessuna valida pretesa su di essa.
I Russi dicono che il Presidente Poroshenko ha corrotto Bartolomeo. Questa è una vera e propria assurdità, anche se il patriarca non è contrario ad accettare regali. Bartolomeo ha un validissimo motivo per accettare l’offerta di Poroshenko. Se riuscisse a realizzare il suo piano e fondasse una Chiesa Ucraina sotto il suo controllo, autonoma, stauropegica o anche autocefala, cesserebbe di essere un fantasma e diventerebbe un vero capo di una Chiesa, con milioni di fedeli. L’Ucraina, nel mondo ortodosso, è seconda solo alla Russia e, se accettasse il dominio di Costantinopoli, la cosa consentirebbe a Bartolomeo di diventare il leader ortodosso più potente di tutti.
I Russi devono solo ringraziare sé stessi per tutte le loro difficoltà. Sono stati fin troppo zelanti nel prendere alla lettera il fantasma di Phanar, nella loro continua smania di approvazione e riconoscimento da parte degli altri. Avrebbero potuto dimenticarsi di lui trecento anni fa, invece di continuare a chiedere, di tanto in tanto, la sua approvazione. E’ pericoloso sottomettersi ai deboli, forse anche più che ai forti.
Questo mi ricorda un romanzo poco conosciuto di H.G.Wells: Il cibo degli dei e come esso arrivò sulla Terra. E’ la storia di uno straordinario nutrimento che trasforma i bambini in giganti di 12 metri. La società maltratta questi giovani titani. In un episodio particolarmente significativo, una vecchia e brutta megera rimprovera questi enormi ragazzini, tre volte la sua statura, e questi accettano a capo chino i suoi ridicoli rimbrotti. Alla fine, i giganti riescono a rimanere fermi sulle loro posizioni, si liberano del giogo e se ne vanno a testa alta. Wells scrive di “giovani giganti, enormi e meravigliosi, scintillanti nelle loro cotte di maglia, presi dai preparativi del mattino. La sola vista aveva risollevato il suo cuore. Erano così forti e naturali! Così alti e cortesi! Così risoluti nei loro movimenti!”
La Russia è un giovane gigante che cerca di stare alle regole stabilite dai Pigmei. Ne è un buon esempio l’organizzazione internazionale chiamata PACE (The Parliamentary Assembly of the Council of Europe) dove la Russia viene duramente maltrattata e dove non le è nenche permesso difendersi. Un altro sono i tribunali internazionali, dove la Russia ha scarsissime possibilità di farsi valere. Il Presidente Trump ha ritirato gli Stati Uniti da un certo numero di organizzazioni mondiali, nonostante gli USA abbiano un enorme peso negli affari internazionali e tutte le nazioni prestino attenzione alla posizione americana. La voce della Russia non si è mai neanche sentita e, solo ora, i Russi stanno cominciando a valutare i vantaggi di una Ruxit.
Le regole ecclesiastiche sono ugualmente parziali, perché mettono sullo stesso piano la più grande nazione ortodossa, con milioni di fedeli, e i fantasmi dell’Oriente.
Al tempo dell’Impero Ottomano, il Patriarca di Costantinopoli aveva un peso reale. Il Sultano difendeva la sua posizione e le sue decisioni avevano implicazioni legali per i sudditi ortodossi dell’Impero. Aveva dato molti fastidi alla Chiesa Russa, ma i Russi avevano dovuto obbedire ai suoi decreti perché provenivano da un funzionario imperiale. Dopo la rivoluzione di Ataturk, il patriarca aveva perso il suo status, ma la Chiesa Russa, questo giovane gigante, aveva continuato a riverirlo e a sostenerlo. Dopo il 1991, quando la Russia aveva ripreso ad interessarsi della sua da tempo negletta Chiesa, la Chiesa Russa aveva moltiplicato la propria generosità nei confronti di Phanar e si era rivolta a lui per avere una guida, dal momento che la Chiesa di Mosca era confusa ed impreparata alla sua nuova posizione. Nel dubbio, era ritornata nel solco della tradizione. Possiamo confrontare questa situazione con i “borghi putridi” dei romanzi di Dickens, città che, per tradizione, mandavano i loro rappresentanti al Parlamento, anche se, in pratica, erano disabitate.
In questa ricerca della tradizione, la Chiesa Russa si era unificata con la Chiesa Russa estera, la struttura, formata da emigranti dalla storia difficile, comprendente anche il sostegno dato a Hitler. Il suo maggior contributo era stato un feroce anticomunismo e la rimozione del periodo sovietico dal passato della Russia. In ogni caso [questa apertura alla Chiesa estera] potrebbe essere giustificata dal desiderio dei Russi di sanare la frattura dello scontro fra Bianchi e Rossi e reintegrare i fuorusciti nel popolo russo. Ossequiare il fantasma di Phanar come capo onorario del mondo ortodosso non ha però alcuna giustificazione.
Phanar deve prendere in considerazione anche il sostegno del Dipartimento di Stato americano. La diplomazia americana ha una lunga tradizione di rapporti con i fantasmi: per molti anni Washington ha sostenuto i governi fantasma in esilio dei Paesi Baltici e questo sostegno è stato ampiamente ripagato nel 1991. Ora, anche il supporto a Phanar ha dato i suoi frutti, in questo rinnovato attacco alla Russia.
Il Patriarca di Phanar ha forse sottostimato la possibile risposta russa alla sua ingerenza in Ucraina. Era abituato ad essere trattato bene dai Russi, ricordava come avessero docilmente accettato la sua presa di possesso della Chiesa Estone. Incoraggiato dagli Stati Uniti e guidato dalle proprie ambizioni sull’annullamento dell’accordo di Costantinopoli riguardante il trasferimento della sede del Metropolita di Kiev a Mosca, aveva inviato i suoi vescovi e si era impossessato in prima persona dell’Ucraina.
La Chiesa moscovita aveva allora lanciato un anatema su Bartolomeo, proibendo ai propri sacerdoti di officiare insieme ai preti di Phanar e (!!!) insieme ai preti che avessero accettato i preti di Phanar. Se dare un taglio alla comunione con Phanar non è affatto un sacrificio, il passo successivo (il porre termine alla comunione con le Chiese che si erano rifiutate di scomunicare Phanar) è veramente un passo molto radicale.
Le altre Chiese Ortodosse non vedono con favore le mosse di Phanar. Si rendono conto che le nuove regole imposte da Phanar potrebbero minacciare anche loro. Non hanno nessun desiderio di mettere sopra di loro un pope. Dubito però che siano pronte a scomunicare Phanar.
La Chiesa Russa potrebbe seguire una strada meno radicale e più redditizia. L’unità del mondo ortodosso si basa su due principi diversi. Uno è l’Eucarestia. Tutte le Chiese Ortodosse praticano il rito della comunione. I loro preti possono dir messa ed accettare la comunione in ogni Chiesa riconosciuta. Il secondo è il principio del territorio canonico. Nessuna Chiesa dovrebbe nominare vescovi nella giurisdizione di altre Chiese.
Phanard ha trasgredito il principio territoriale. Come risposta, la Chiesa Russa lo ha scomunicato. Ma Phanard si è rifiutato di scomunicare i Russi. Come risultato, ai Russi è fatto divieto, nelle loro chiese, di accettare la comunione se alla funzione partecipano preti scomunicati. Ma i preti della Chiesa di Gerusalemme non mettono al bando nessuno, non importa se Russi o Phanarioti.
Com’era successo con le controsanzioni russe, questo ha danneggiato sopratutto gli stessi Russi. Ci sono pochi pellegrini ortodossi che visitano la Russia, mentre moltissimi pellegrini russi vanno in Terrasanta, sul Monte Athos o visitano altri importanti luoghi religiosi di Grecia, Turchia e Palestina, primi fra tutti Gerusalemme e Betlemme. Ora, questi pellegrini non potranno più ricevere la santa comunione nel Santo Sepolcro o nella Basilica della Natività, mentre i preti russi non potranno celebrare la messa in queste chiese.
I preti russi molto probabilmente soffriranno e si adegueranno, mentre i pellegrini laici potrebbero anche trasgredire il divieto e accettare l’Eucarestia della Chiesa di Gerusalemme.
Sarebbe meglio se la Chiesa Russa decidesse di rispondere alla doppiezza di Phanar su una base di reciprocità. Phanar non ha scomunicato i Russi e i Russi dovrebbero ritornare alla totale comunione con Phanar. Phanar ha rotto il principio di territorialità e i Russi potrebbero [a loro volta] trasgredire questa normativa. Secondo OrtodoxWiki, dal 20° secolo in poi, quello del territorio canonico è stato un principio del diritto canonico sempre più violato. Dopo una trasgressione così grave, i Russi potrebbero abbandonare completamente il principio territoriale e mandare i loro vescovi a Costantinopoli, Gerusalemme, Roma e Washington, mantenendo allo stesso tempo tutte le Chiese Ortodosse in completa comunione fra loro.
La Chiesa Russa sarebbe così in grado di diffondere la fede ortodossa in tutto il mondo, fra i Francesi in Francia, fra gli Italiani in Italia, fra gli Ebrei israeliani e gli Arabi palestinesi. La Chiesa Russa non ammette le donne al sacerdozio, non celebra matrimoni omosessuali, non considera gli Ebrei fratelli maggiori, non tollera i preti omosessuali e permette ai propri di sposarsi. Forse ha buone possibilità di competere con altre Chiese per fedeli e sacerdoti.
In questo modo, la Chiesa di Mosca si libererebbe dai dogmi che aveva volontariamente accettato. Riguardo alla comunione, la Chiesa Russa potrebbe ripristinare la comunione con Phanar, Gerusalemme e con le altre Chiese Ortodosse, anche con quelle scismatiche, su una base di reciprocità. Inoltre, la Chiesa Russa potrebbe anche consentire la comunione ai Cattolici. Al momento, i Cattolici permettono ai Russi di ricevere la comunione, ma la Chiesa Russa non permette ai propri fedeli di accettare la comunione cattolica e non consente ai Cattolici di riceverla nelle chiese russe. Nonostante le differenze fra le varie Chiese, tutto quello che chiediamo noi Cristiani è di poter condividere la comunione, il corpo e il sangue del nostro Salvatore.
Tutto questo è molto importante per la Terra Santa. Il Patriarca di Gerusalemme, Sua Beatitudine Teofilo, non vuole litigare con Costantinopoli e, tanto meno, con Mosca. Non scomunicherà i preti di Phanar, nonostante le richieste di Mosca, e in questo penso abbia ragione. Vietare la comunione nel Santo Sepolcro di Gerusalemme o alla Natività di Betlemme sarebbe una pesante, inutile e autoinflitta punizione per i pellegrini russi. Ecco perché ha senso mantenere la comunione unitaria e, allo stesso tempo, vanificare il principio di territorialità.
La Chiesa Russa potrebbe nominare i propri vescovi a Gerusalemme, Betlemme e Nazaret e attirare tutti quei fedeli che attualmente sono trascurati dal Patriarcato di Gerusalemme. Intendo i Cristiani palestinesi e i Cristiani israeliani, e sono centinaia di migliaia.
La Chiesa di Gerusalemme è, ed è stata, retta da religiosi di etnia greca fin da quando la città era stata conquistata dagli Ottomani nel 16° secolo. I turchi avevano rimosso gli ecclesiastici locali di origine araba e avevano nominato al loro posto i ben più fidati (per loro) Greci. I secoli sono passati, i Turchi se ne sono andati, i Greci sono leali solo a sé stessi e dei nativi se ne fregano altamente. Non permettono ai monaci cristiani di origine palestinese di entrare nei loro monasteri, impediscono loro l’ingresso al soglio vescovile e nel consiglio della Chiesa (detto Sinodo). Questa palese discriminazione infastidisce i Cristiani palestinesi; molti di loro sono si sono rivolti al Cattolicesimo o anche alle Chiese Protestanti. I fedeli sono arrabbiati e pronti alla rivolta contro i Greci, come avevano fatto gli Ortodossi siriani nel 1898, quando avevano espulso i vescovi greci ed eletto un Patriarca di Antiochia di origini arabe, con l’aiuto dei Russi. (Fino ad allora, il Patriarca di Antiochia veniva eletto ad Istanbul dai monaci di Phanar e doveva essere assolutamente “greco di razza,” come si diceva allora, e com’è tuttora la tradizione del Patriarcato di Gerusalemme).
Lo scorso Natale, al Patriarca di Gerusalemme era stato impedito l’ingresso alla Chiesa della Natività di Betlemme dai Cristiani locali inferociti e solo l’intervento dell’esercito israeliano gli aveva permesso di entrare. Se la Chiesa Russa stabilisse dei propri vescovi in Terra Santa o anche nominasse un suo Patriarca di Rum (l’appellativo tradizionale della Chiesa), molte Chiese della Terra Santa lo accetterebbero e molti fedeli troverebbero una Chiesa su cui poter finalmente fare affidamento. Questo perché la dirigenza greca della Chiesa di Gerusalemme è interessata solo ai pellegrinaggi religiosi; per loro contano solo i pellegrini provenienti dalla Grecia e i Greci della Terra Santa.
In Israele vi sono molti Russi ortodossi; i Greci e la loro Chiesa non soddisfano le loro necessità. Dal 1948 in poi non una singola chiesa è stata eretta ex-novo dagli Ortodossi in Israele. Grosse città con numerosissimi Cristiani, Beer Sheba, Afula, la turistica Eilat, non hanno neanche una chiesa. Di certo, in parte possiamo dare la colpa alle autorità israeliane e al loro odio nei confronti della cristianità. In ogni caso, la Chiesa di Gerusalemme non sta certamente sforzandosi troppo di erigere nuovi luoghi di culto.
In Israele vi sono milioni di immigrati provenienti dalla Russia. Alcuni sono cristiani, altri, delusi da un brutale ed ostile ebraismo, vorrebbero entrare a far parte di una Chiesa. Avevano una immagine della fede ebraica in qualche modo romantica, formatasi nell’atea Unione Sovietica, ma la realtà si è dimostrata in seguito molto diversa. Non solo loro: Israeliani di tutte le origini non si trovano a loro agio con l’ebraismo atttualmente esistente in Israele. Sono pronti per Cristo. Una nuova Chiesa in Terra Santa, fondata dai Russi, potrebbe portare a Cristo Israeliani, Ebrei e non-Ebrei, Palestinasi ed immigrati.
In questo modo, il rifiuto del principio di territorialità da parte di Phanar potrebbe essere utilizzato per aumentare la gloria della Chiesa. Certo, la Chiesa Russa dovrebbe cambiare volto e farsi carico di alcune funzioni globali ed ecumeniche. Questa è una grossa sfida; non so se i Russi siano pronti o se il Patriarca di Mosca, Kyril, sia abbastanza audace per affrontarla.
La sua Chiesa è piuttosto timida, i vescovi non esprimono le loro opinioni in pubblico. Comunque, un prete moscovita, Padre Vsevolod Chaplin, fino a non molto tempo fa abbastanza vicino al Patriarca, aveva pubblicamente fatto richiesta per una totale riforma della Cristianità Ortodossa, per la liberazione dai borghi putridi e dai fantasmi, e per la creazione di saldi legami fra il mondo laico e il Patriarcato. Senza la grossa spinta dell’incauto Patriarca Bartolomeo, queste idee avrebbero potuto rimanere in gestazione per anni; ora possono farsi avanti e cambiare il volto della fede.
Israel Shamir
Fonte: unz.com
Link: https://www./ishamir/phanar-phantom/
23.11.2018
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org