Elijah J. Magnier
ejmagnier.com
Dopo circa due settimane di manifestazioni spontanee diffuse in tutto il paese, donatori anonimi hanno investito una ingente somma di denaro per fornire cibo, bevande e altre cose necessarie ai manifestanti affinché possano restare in strada fino alla “caduta del sistema politico, del governo e di chi governa le banche, in particolare la Banca Centrale.”
Gran parte dei Libanesi e’ d’accordo con chi protesta contro la corruzione del sistema politico, basato sulle confessioni religiose, che permette ad un gruppetto di leader politici di controllare tutto il paese. Questi personaggi hanno potere su ogni cosa, possono fare tutto ciò che vogliono senza doversi giustificare o temere di essere controllati. Non c’è da stupirsi di questa situazione poiché loro controllano anche il sistema giuridico potendo così sospendere qualsiasi sentenza ritenuta scomoda. In più, tutti gli ufficiali più alti in grado nell’esercito come nelle forze di sicurezza, nessuno escluso, vengono nominati da questi stessi leader politici che si dividono il potere tra loro. La loro carriera militare consiste in un’attesa continua davanti alle porte dei politici ai quali “appartengono” ( a seconda della loro religione ) per cercare di ottenere posizioni di maggior rilievo nell’apparato della sicurezza.
Mai nessuno in Libano avrebbe immaginato che questo sistema settario e corrotto avrebbe potuto subire uno scossone o avrebbe potuto essere messo in discussione dalla popolazione nelle strade e nelle piazze del paese. Nessun leader politico avrebbe mai creduto che sarebbe arrivato il giorno in cui si sarebbe ritrovato in preda all’ansia di non riuscire più a mantenere il suo “trono,” una posizione dominante che detengono da tanto tempo e tramandano ai propri figli di generazione in generazione.
Comunque, anche se le proteste adesso hanno preso un’altra piega, le richieste legittime dei manifestanti non potranno sicuramente essere soddisfatte con l’abbattimento dell’intero sistema politico. Il Libano ha bisogno di un’ autorità legislativa che modifichi le leggi e di un governo che le renda esecutive e le attui. Se cadono coloro che sono stati designati dal sistema politico chi subentrerà? Il Presidente? Ma i manifestanti chiedono le sue dimissioni. L’esercito? Ma i suoi comandanti sono stati nominati da quei politici che sono accusati di corruzione. Non è difficile immaginare una possibile spaccatura all’interno dell’esercito che porterebbe il paese verso il caos più totale.
Questo realizzerebbe il sogno di paesi come l’Arabia Saudita e Israele, felici di vedere il Libano sprofondare sempre più nel caos. E incastrerebbe Hezbollah, il loro nemico giurato, all’interno del paese, gli impedirebbe cioè di dedicare tutte le sue attenzioni a cercare di frenare le mire di Israele sul Libano.
Forse però Israele non ha preso in considerazione il fatto che il Libano in preda al caos potrebbe spingere Hezbollah a prendere il controllo non solo del sud del paese, per proteggerlo, ma anche della valle della Bekaa, dei sobborghi di Beirut e forse anche di altre zone del paese. E allora Israele potrebbe non dormire più sonni tranquilli, perché nel caos totale tutto diventa imprevedibile. Tuttavia, controllare delle zone particolari non sarebbe un bene per Hezbollah. I suoi membri, i suoi familiari e i suoi sostenitori sono Libanesi che, nella stragrande maggioranza, non hanno altri posti in cui andare.
Rappresentano la maggioranza dei lavoratori poveri e sono tra le vittime principali della corruzione che affligge il Libano. E’ nell’interesse di Hezbollah che il Libano resti unito ed eviti il caos.
Il caos provocato in Libia e’ ben impresso nella memoria collettiva, così come lo è il ricordo dell’occupazione americana dell’Iraq; la diffusione dell’ISIS e le sue conseguenze sono ancora palpabili; il tentativo di cambiare il regime in Siria e la lunga guerra che affligge il paese non sono ancora finiti. Il Libano potrebbe non voler scivolare in una spirale negativa che lo porterebbe a subire la legge della giungla e, di conseguenza, a ritrovarsi immerso in una povertà sempre più dilagante. La gran parte di coloro che protestano non vorrebbero questo neppure se il prezzo fosse quello di tollerare alcuni politici accusati di corruzione.
In Siria, a Daraa, le proteste del 2011 furono tutto sommato pacifiche fino a quando le forze di sicurezza arrestarono alcuni giovani e la gente chiese al governo centrale di metterle sotto accusa. Non molto tempo dopo le proteste presero una piega diversa, i manifestanti chiedevano la caduta del regime e imbracciavano le armi. Gruppi organizzati si diffondevano nel paese grazie agli islamisti che nelle moschee preparavano il terreno per una rivolta radicale islamica. Il leader dell’ ISIS Abu Bakr al-Baghdadi mandava in Siria i suoi comandanti capeggiati da Abu Mohammad al-Joulani, un emiro dell’ISIS che in seguito si sarebbe rivoltato contro il suo capo unendosi ad al-Qaeda per poi formare un suo gruppo di Jihadisti con la stessa ideologia takfira. Gli Ansar (sostenitori locali ) furono armati e l’innocente protesta iniziale divenne la devastante guerra che va avanti da 8 anni e che non ha portato a niente se non alla distruzione della Siria e all’uccisione di molti Siriani. E comunque il governo di Damasco è rimasto al suo posto.
Gli eventi delle ultime ore in Libano sono decisamente importanti: secondo fonti ben informate “l’esercito ha 48 ore per riaprire le strade del paese senza necessariamente dover attaccare i manifestanti per farlo. Se non ci riuscirà il governo prenderà il controllo della situazione nominando un nuovo capo dell’esercito non legato alla politica (perché l’attuale capo dell’esercito, il generale Michel Aoun aspira ad essere presidente) che avrà il potere di mantenere aperte le strade. Il leader politico druso Walid Joumblatt e quello delle ‘Forze Libanesi’ Samir Geagea stavano per raggiungere il loro obbiettivo di far dimettere il ministro degli Esteri Gebran Bassil, genero del presidente, e quello delle finanze Ali Hasan al-Khalil, nominato da Amal. Contatti dell’ultimo minuto fermavano il tutto: sarebbe servito soltanto ad accontentare coloro che chiedono continue dimissioni e concessioni senza fine, portando il paese nel caos più totale.E’ stato stabilito un processo di riforme nel governo ma il governo da solo non è in grado di gestire la crisi perché ci vuole l’approvazione del parlamento. Inoltre una nuova legge elettorale che prevedeva un solo distretto per tutto il Libano non è stata accettata da Geagea e dal patriarca El-Ra’ei perché avrebbe dato ai cristiani il 20, 25% del parlamento, una cifra considerata incompatibile con l’accordo di al-Taef. Un governo di tecnici a questo punto sarebbe una cosa positiva e anche necessaria. Tuttavia questi tecnici dovranno essere nominati e approvati dal parlamento e quindi dovranno avere la loro benedizione” ha detto la fonte.
La presenza dei manifestanti nelle strade va bene fino a quando non impediscono l’accesso alle strade e lo svolgimento quotidiano di tutte le attività. Lo scopo dovrebbe essere quello di mantenere la pressione sul governo, controllare da vicino il processo delle riforme chiedendone altre dopo che le prime sono state applicate. Sarà sicuramente un processo lungo perché secoli di corruzione non si possono cancellare in poche settimane ( come vorrebbe chi protesta). La ghigliottina della rivoluzione francese del 1789 non può essere riesumata contro un sistema feudale, anche se in realtà il Libano ha bisogno di ridisegnarsi completamente a livello politico.
Hezbollah si è fatto carico di combattere il terrorismo, un obbiettivo senza dubbio assai ambizioso. Hezbollah e chi protesta chiedono le stesse cose ma non concordano sui tempi. La richiesta dei manifestanti è la caduta dell’intero sistema mentre Hezbollah è nemico del caos e sa bene che ci vorrebbe un miracolo per cambiare un regime da una settimana all’altra, a meno che tutti i signori della guerra (della guerra civile libanese dal 1975 al 1989) non svaniscano improvvisamente o decidano di andarsene in esilio volontario.
I partner politici di Hezbollah sono accusati di corruzione e in conseguenza Hezbollah è accusato di proteggerli. Secondo la fonte “non è corretto perché Hezbollah sceglie il male minore e lotta contro la corruzione per gradi. I sostenitori del presidente Michel Aoun, dello Speaker Nabih Berri e del primo ministro Saad Hariri sono in strada (anche se i fan di Hariri sono rimasti scioccati dalla posizione saudita anti Hariri ). Tutti i politici hanno le loro colpe e hanno responsabilità nella situazione che si è creata. Le riforme richiedono pazienza e quelle urgenti annunciate dal primo ministro sono un buon inizio ma ancora insufficiente. Noi giudichiamo in base alle scelte del governo ma sicuramente non promuoviamo il caos.”
Il Libano e’ basato sulle pubbliche relazioni e sulla lealtà ai politici e ai leaders della sicurezza i cui ritratti si trovano in molte case del paese. Fuori dal Medio Oriente i nomi dei responsabili della sicurezza sono segreti ma questo non avviene in Libano. Ogni ministro ha il suo potere, ogni membro del parlamento ha i suoi agganci e può garantire delle agevolazioni e proprio questo è motivo di venerazione da parte della popolazione. E’ un paese basato sul favoritismo e lo scambio di favori. Il Libano avrà bisogno di anni per poter essere riformato, sarà necessaria una nuova generazione determinata a cambiarlo.
Il compito è difficile e la strada piena di ostacoli e di interferenze straniere: ci sono paesi disposti a spendere milioni per “contrastare l’influenza iraniana in Libano.” Il pericolo è enorme perché a loro non importa proprio niente se il Libano ne uscirà distrutto. Le prossime settimane saranno pertanto decisive.
Elijah J. Magnier
Fonte: ejmagnier.com
Link: https://ejmagnier.com/2019/10/27/libano-per-i-manifestanti-questa-settimana-sara-diversa-da-quella-passata/
27.10.2019
Tradotto da: Alice Censi