Il processo di Julian Assange: l’Impero ha gettato la maschera

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Pepe Escobar
unz.com

Parlando dello straordinario servizio pubblico svolto dallo storico, ex diplomatico britannico e attivista per i diritti umani Craig Murray, bisogna dire che il concetto stesso di “evento storico” è stato portato agli estremi.

Murray, letteralmente e a livello globale, è ora il nostro uomo fra i banchi del pubblico, perché sta documentando minuziosamente e in vividi dettagli quello che potrebbe essere definito il processo del secolo riguardante la pratica del giornalismo: il processo farsa a carico di Julian Assange all’Old Bailey di Londra.

Concentriamoci sui tre articoli di Murray di questa settimana, in modo particolare su due tematiche interconnesse: il vero scopo perseguito dagli Stati Uniti e come i media maistream occidentali ignorino il procedimento giudiziario.

Qui, Murray riporta il momento esatto in cui la maschera dell’Impero è caduta, non con un botto, ma con un gemito:

Martedì si è veramente aperta la partita, perché il governo degli Stati Uniti ha esplicitamente affermato che tutti i giornalisti sono accusabili ai sensi dell’Espionage Act (1917) per la pubblicazione di informazioni riservate.” (Il grassetto è mio).

Tutti i giornalisti” indica ogni giornalista legittimo, di ogni nazionalità, operante in qualsiasi giurisdizione.

Analizzando l’argomentazione, Murray ha aggiunto, “il governo degli Stati Uniti sta ora affermando nell’aula di  un tribunale e in modo assolutamente esplicito che questi giornalisti potrebbero e dovrebbero andare in prigione ed è così che agiremo in futuro. Il Washington Post, il New York Times e tutti i ‘grandi media liberali statunitensi’ non sono in tribunale ad ascoltare tutto questo e non ne parlano (il grassetto è mio), a causa della loro attiva complicità nella ‘marginalizzazione’ di Julian Assange come un qualcosa di subumano, il cui destino può essere ignorato. Sono davvero così stupidi da non capire che saranno loro i prossimi?

Ehm, sì.”

Il punto non è che gli autoproclamati paladini dei “grandi media liberali” sono stupidi. Non stanno coprendo la farsa in corso all’Old Bailey perché sono codardi. Devono mantenere il loro leggendario “accesso” alle viscere dell’Impero, quel tipo di “accesso” che aveva permesso a Judith Miller di “vendere” la guerra illegale all’Iraq in innumerevoli prime pagine e che consente al super-opportunista pupillo della CIA, Bob Woodward, di scrivere i suoi libri “da addetto ai lavori.”

Qui non c’è nulla da vedere

In precedenza, Murray aveva già spiegato in dettaglio che “i media mainstream stanno ignorando la cosa. C’erano tre giornalisti nella tribuna stampa, uno di loro era uno stagista e un altro rappresentava la NUJ, [la National Union of Journalists]. L’accesso del pubblico continua ad essere limitato e le principali ONG, tra cui Amnesty, PEN e Reporter Senza Frontiere, continuano ad essere escluse, sia fisicamente che dalla visione online.

Murray ha anche spiegato come “i sei di noi ammessi nella galleria aperta al pubblico, per inciso, se vogliono arrivarci devono salire 132 gradini, più volte al giorno. Come sapete, ho un cuore molto malmesso, sono con il padre di Julian, John, che ha 78 anni e un altro di noi ha il pacemaker.”

Allora, come mai è proprio lui “l’uomo fra i banchi del pubblico“? “Non sottovaluto minimamente i meritevoli sforzi altrui quando dico che mi sento obbligato a scriverne, e con tutti questi dettagli, perché altrimenti i fatti fondamentali del processo più importante del secolo (e come viene condotto) sarebbero quasi del tutto sconosciuti al pubblico. Se fosse un processo autentico, vorrebbero farlo vedere a tutti, non ridurrebbero al minimo la partecipazione, sia fisica che online.”

A meno che la gente di tutto il mondo non legga i rapporti di Murray (e ne esistono pochissimi altri, con molti meno dettagli), ignorerà gli aspetti più importanti [di questo processo], oltre allo spaventoso contesto generale di quanto sta realmente accadendo nel cuore di Londra. Il fatto principale, per quanto riguarda il giornalismo, è che i media mainstream occidentali lo ignorano completamente.

Verifichiamo, ad esempio, la copertura giornalistica del nono giorno di processo nel Regno Unito.

Non c’era nessun articolo sul Guardian, che non può assolutamente parlare del processo perché il quotidiano è stato impegnato, per anni e senza esclusione di colpi, nella diffamazione e nella totale demonizzazione di Julian Assange.

Non c’era niente sul Telegraph, molto vicino all’MI6, e sul Daily Mail solo un pezzo scarno, ripreso dall’AP.

C’era un breve articolo sull’Independent, solo perché uno dei testimoni, Eric Lewis, è uno dei direttori della Independent Digital News and Media Ltd, che pubblica il quotidiano.

Per anni, il processo di svilimento di Julian Assange per portarlo ad un livello subumano si è basato sulla ripetizione di un mucchio di bugie, così frequente da farle diventare verità. Ora, la cospirazione del silenzio su questo processo ha fatto miracoli nello smascherare il vero volto dei “valori” liberali dell’Occidente e della “democrazia” liberale.

Parla Daniel Ellsberg

Murray ha fornito un resoconto assolutamente imperdibile di ciò che Daniel Ellsberg, l’autore dei “Pentagon Papers,” ha espresso molto chiaramente dal banco dei testimoni.

I resoconti sulla guerra in Afghanistan pubblicati da WikiLeaks erano abbastanza simili ai rapporti di basso livello che lo stesso Ellsberg aveva scritto sul Vietnam. Il quadro geopolitico è lo stesso: invasione e occupazione, contro gli interessi della maggioranza assoluta degli invasi e degli occupati.

Murray, riferendosi ad Ellsberg, scrive che “i resoconti di guerra avevano rivelato un vero e proprio schema di crimini di guerra: torture, omicidi e squadroni della morte. L’unica cosa diversa dai tempi del Vietnam è che tutto questo è diventato ormai talmente normale da non essere neanche classificato top secret.”

Questo è un punto molto importante. Tutti i Pentagon Papers erano infatti top secret. Ma, cosa ancora più significativa, i rapporti divulgati da WikiLeaks non erano top secret: erano infatti ad un livello inferiore del top secret, non soggetti a distribuzione limitata. Perciò non erano documenti segreti, come ora sostiene il governo degli Stati Uniti.

Per quanto riguarda l’ormai leggendario video Collateral Murder, Murray descrive in dettaglio l’argomentazione di Ellsberg: “Ellsberg ha affermato che [il video] mostra chiaramente degli omicidi, compreso il deliberato mitragliamento di un civile ferito e disarmato. Che si trattasse di un omicidio era fuori di dubbio. Il termine dubbio era ‘collaterale,’ che significa accidentale. Ciò che è stato veramente scioccante è stata la reazione del Pentagono, secondo cui questi crimini di guerra erano compresi nelle regole di ingaggio. Che consentono l’omicidio.”

L’accusa non riesce a spiegare il motivo per cui Julian Assange aveva trattenuto più di 15.000 file, come mai aveva impiegato molto tempo per redigere quelli pubblicati e perché sia il Pentagono che il Dipartimento di Stato si erano rifiutati di collaborare con WikiLeaks. Sempre Murray: “Dieci anni dopo, il governo degli Stati Uniti non è ancora in grado di nominare un singolo individuo che sia stato effettivamente danneggiato dalle rivelazioni di WikiLeaks.”

Il nuovo Prometeo 2.0

Agli atti ci sono le due note affermazioni del presidente Trump su WikiLeaks: “Amo WikiLeaks” e “Non so nulla di WikiLeaks.” Ciò potrebbe non rivelare nulla su come si comporterebbe un’ipotetica amministrazione Trump 2.0 se Julian Assange fosse estradato negli Stati Uniti. Quello che sappiamo ora è che le fazioni più potenti del Deep State lo vogliono “neutralizzato.” Per sempre.

Mi ero sentito obbligato a parlare della situazione di Julian Assange e lo avevo fatto raffigurandolo come un novello Prometeo.

In questa struggente tragedia postmoderna, la sottotrama principale è incentrata su un colpo mortale al vero giornalismo, quello che osa dire la verità in faccia al potere.

Julian Assange continua ad essere trattato come un criminale estremamente pericoloso, come lo descrive in un  tweet la sua partner, Stella Moris.

Craig Murray entrerà probabilmente nella storia come il personaggio centrale di un coro molto piccolo che ci mette in guardia sulle ramificazioni di questa tragedia.

È abbastanza appropriato che questa tragedia sia anche la cronaca di un’era precedente, un’epoca che, a differenza del poema di Blake, ci ha fatto vedere un matrimonio tra due inferni: GWOT e OCO (Global War on Terror, sotto George W.Bush, e Overseas Contingency Operations sotto Barack Obama).

Julian Assange è stato condannato per aver rivelato i crimini di guerra imperiali in Iraq e in Afghanistan.

Nonostante ciò, alla fine, tutto il furore e il bellicismo del dopo 11 settembre non ha portato a nulla. Si è in realtà metastatizzato nel peggior incubo imperiale: la materializzazione di un pericoloso e paritario duplice concorrente, il partenariato strategico russo-cinese.

“Non qui le tenebre, in questo mondo gorgheggiante” (T.S. Eliot, Burnt Norton). Un esercito di futuri Assange è lì che aspetta.

Pepe Escobar

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/pescobar/the-julian-assange-trial-the-mask-of-empire-has-fallen/
18.09.2020
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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