FONTE: KEINPFUSCH.NET
La bilancia commerciale USA, e la necessita’ di protezionismo, ci dice una cosa molto semplice:
L’industria americana non e’ competitiva sui mercati globali.
Questa cosa dura ormai da decenni. E se avete intenzione di parlare di dazi, sono assolute cazzate: anche quando e’ arrivato il NAFTA, che i dazi li aveva aboliti, gli USA sono diventati il mercato di prodotti canadesi e messicani, ma non viceversa. E ogni volta che gli USA hanno allargato il mercato partecipando a qualche trattato di libero scambio, la scena e’ sempre stata quella: gli USA hanno perso, e le industrie concorrenti hanno prevalso su quella americana.
Perche’ una bilancia dell’export negativa dice proprio questo: che nel complesso la tua industria e’ poco competitiva.
E non e’ una cosa dovuta al costo del lavoro o ad altre cose legate ai dazi: se un paese come l’ Italia ha una bilancia import/export in attivo, significa che nel complesso, anche l’industria italiana e’ piu’ competitiva di quella americana.
Si tratta di un dato semplice: se importi piu’ di quanto esporti in termini di prodotti industriali o ad alto valore aggiunto, la tua industria e’ meno competitiva nel complesso.
Le zone che esportano di piu’ prodotti ad alto valore aggiunto al mondo sono l’area cinese e quella europea. Certo gli USA sono il top per l’ Information technology, ma ci sono due problemi:
- Il primato sta venendo insidiato dai cinesi, e pesantemente.
- L’Industria IT americana e’ completamente dipendente da quella cinese.
- Allo stato attuale, gli americani non hanno mai avuto concorrenza nel mondo IT.
Il manufatturiero USA , insomma, va male. Ed e’ questo il significato dei dati sull’ Export: gli USA non sono competitivi nel manufatturiero. Lo sono nel settore finanziario e nel settore dei servizi IT, ma il manufatturiero USA , visibilmente, non e’ competitivo.
Il manufatturiero cinese e quello europeo vanno benissimo. Ed e’ qui il dramma: gli USA stanno perdendo terreno.
Di questo la classe dirigente europea era cosciente: non per nulla sono state fatte iniziative di questo genere:
E’ gia’ molto tempo che il nord europa ha iniziato a guardare verso oriente. Ed e’ qui il problema per gli USA. Chi sta seguendo il brexit sta notando che l’europa sta tracciando una linea netta tra se’ ed il mondo anglosassone. Per fare un esempio, visto che la lingua ufficiale europea dell’ Irlanda e’ il gaelico, dopo il Brexit l’inglese potrebbe uscire dal novero delle lingue ufficiali del parlamento UE, e se gli irlandesi non cambieranno lingua ufficiale adottando l’inglese, la UE potrebbe non produrre piu’ alcun documento in inglese.
Esempi a parte, il problema e’ che – con grande disappunto americano – i paesi del nord europa hanno iniziato a guardare ad est. Rimangono saldamente alleati al mondo “nordatlantico” i paesi del sud europa e dell’europa occidentale. Ma quest’anno la TEE arrivera’ sino alla Spagna, e quindi rimane fuori dall’accerchiamento solo l’ Italia.
Era inevitabile che, prima o poi, anche l’ Italia capisse che il declino americano e’ ormai cronico, e quindi occorra (se si vuole competere col nord europa) guardare ad oriente.
In aggiunta a quanto sopra, quindi, il quadro si amplierebbe:
Come vedete, mentre la trans-eurasia si espande sino a Madrid, una nuova linea marittima dovra’ coprire nel pacifico e nell’oceano indiano il relativo isolamento dell’ europa del Sud. Si tratta di una specie di “adattamento” o se preferite di una specie di “reazione”, dal punto di vista dei paesi mediterranei, alle linee che esistono gia’ nel nord europa (quelle nere in alto).
E’ quindi naturale che l’Italia spinga per entrare nella cintura di commerci che la Cina sta costruendo. Se poi lo guardiamo su scala globale, si tratta di unire il 70% della popolazione al 70% della produzione industriale.
Abbiamo di fronte un processo storico, non solo economico, che difficilmente si fermera’ solo perche’ lo vuole una nazione che sul piano industriale ha sempre meno da dire.
Adesso andiamo alla reazione furiosa degli americani, perche’ ci dice molto.
Innanzitutto hanno appena detto all’ Italia che questo processo “li allontana dalla NATO”. Questo e’ interessante, perche’ allora dobbiamo farci delle domande: la Germania e la Francia, che ormai sono attraversate (insieme ad Olanda e Belgio) dalle linee ferroviarie transeurasiatiche, in che posizione sono allora nei confronti della NATO?
Sappiamo bene che da quando la Germania guarda ad Est, comprando gas e usando le ferrovie per portare la merce sino in Cina, i rapporti con gli USA si sono deteriorati. Trump ha gia’ fatto sapere di essere infuriato per questo motivo. Ora che la ferrovia arriva sino in Francia e sta completando il tratto spagnolo, questo significa che i rapporti con la NATO di Francia e Spagna andranno deteriorandosi? E si sono deteriorati i rapporti con la NATO quando i greci hanno venduto ai cinesi i porti del Pireo?
Perche’ se essere nella “via della seta” e’ ragione di deterioramento dei rapporti NATO, allora e’ chiaro che quasi tutti i paesi del centro-Nord Europa sono “deteriorati” in qualche modo.
Questo e’ un dato interessante.
Rimane un altro punto interessante. L’ India. Sul piano militare l’India oscilla tra una cooperazione strettissima con la Russia e una produzione domestica di armi. Sinora ha preso parte solo in modo marginale alla strategia cinese. Tuttavia e’ chiaro che un processo di avvicinamento alla Cina e’ in atto, e questo cambia molto le cose.
Gli USA sono una talassocrazia. Il loro potere imperiale e’ un potere dei mari. Se tutte le vie terrestri della Via della Seta sono oltre la loro capacita’ di intervento militare, o quasi, la via che si sta aprendo e’ una via marittima, e come tale finisce sotto l’influenza di chi domina i mari.
Se i cinesi possono ormai dominare le acque che circondano la Cina e una parte consistente del Pacifico, la parte di pacifico che si chiama Oceano Indiano e’ ancora sguarnita. Perche’ una via simile possa essere “sicura” per i cinesi in caso di guerra fredda con gli USA, e’ necessario che qualcuno sorvegli quel tratto di mare. E il candidato perfetto e’ l’India.
Ha un potenziale militare in via di sviluppo, sta investendo moltissimo in marina ed aviazione, ed ha una demografia importante. E ha l’atomica, cioe’ non puo’ essere invasa.
Insomma, l’India e’ l’ultima incognita della Nuova Via Della Seta. Una volta chiusa questa incognita, il processo storico prendera’ la sua via naturale, cioe’ portare il 70% della produzione industriale al 70% della popolazione mondiale per la via piu’ breve.
Trattandosi di un processo che va verso l’efficenza, e’ chiaro che l’opinione degli USA non e’ del tutto rilevante. Sicuramente gli USA cercheranno di giocare nella scacchiera nel loro solito modo ottocentesco, ma il problema e’ che il driver di questo processo storico e’ sia tecnologico che economico, e ormai gli USA hanno poco da dire in entrambi i settori.
Con un debito al 135% del GDP e un passivo della bilancia commerciale, si tratta chiaramente di una potenza in declino. Probabilmente cercheranno di spezzare la via della seta scatenando qualche guerra che coinvolga o l’Iran o l’ Arabia saudita o entrambi, in modo da fermare il progetto.
Ma i processi storici non si fermeranno per questo, e la “notizia” che l’Italia aderira’ al progetto in realta’ e’ una non-notizia. Le forze in moto sono enormi: parliamo di un blocco continentale che comprende il 70% della popolazione umana e il 70% dell’industria mondiale, che si struttura per commerciare in maniera efficiente.
E i processi economici e tecnologici non si fermano, perche’ insieme si chiamano “Storia”, e la storia non si ferma mai.
Con buona pace di Fukushima, che si era illuso.
Fonte: https://keinpfusch.net/
Link: https://keinpfusch.net/2019/march/10/gli-usa-al-momento-del-conto—la-via-della-seta/
10.3.2019