Ray McGovern – Antiwar.com – 15 aprile 2021
Il presidente Joe Biden ha ora rinunciato al sostegno “incrollabile” e totale che lui, il segretario di Stato Antony Blinken e il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg avevano dato al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il meme ricorrente “incrollabile” è stato tenuto in piedi fino a martedì inoltrato, dopo il colloquio telefonico di Biden con Putin martedì.
La precedente professione di Zelensky era la commedia. Ma ciò che le persone serie hanno visto nel suo decreto di tre settimane fa (24 marzo) era una dichiarazione di guerra di fatto alla Russia. Con quel decreto, è diventata la politica ufficiale dell’Ucraina di riprendere la Crimea dalla Russia. Kiev ha cominciato a spedire per ferrovia tonnellate di equipaggiamento militare diretto a Sud e a Est. E la Russia ha fatto lo stesso – a Sud e a Ovest della Crimea, e nel Donbass dove sono aumentati gli scontri armati tra il regime ucraino e le forze anti-regime (soprannominate “separatisti filorussi” dai media occidentali) determinate a conservare un certo grado di autonomia.
Con un forte sostegno retorico da parte degli Stati Uniti e della NATO, il regime ucraino sembrava ansioso di “scatenare i mastini della guerra” (**). Poi qualcuno – a Washington o Mosca, o in entrambe le capitali – apparentemente ha detto a Zelensky che la retorica “incrollabile” non lo avrebbe protetto dal disastro, se avesse stretto troppo il naso dell’orso russo. Il 9 aprile, Zelensky ha usato la sua pagina Facebook per richiamare i mastini della guerra e sottolineare la necessità di stabilire una nuova tregua nel Donbass. All’inizio di quel giorno il comandante in capo delle forze armate ucraine aveva detto che l’uso della forza per “liberare” il Donbass è inaccettabile, poiché l’Ucraina “mette al primo posto la vita dei suoi cittadini”, e le vittime civili e militari sarebbero massicce.
Secondo quanto comunicato dalla Casa Bianca, in una conversazione telefonica del 13 aprile, il presidente Biden ha espresso, ritualmente, preoccupazione per l’aumentata presenza militare russa vicino all’Ucraina e ha invitato la Russia “a ridurre le tensioni”. Poi, con una mossa a sorpresa (e in stile “oh, a proposito…”), Biden ha suggerito un “incontro al vertice bilaterale in un paese terzo nei prossimi mesi per discutere l’intera gamma di questioni che riguardano gli Stati Uniti e la Russia”. Finora non c’è stata alcuna risposta dalla Russia. Non mi sorprenderebbe se Putin, atipicamente, non rispondesse per un po’.
Sembra una buona scommessa che il presidente Putin sia stato il vero artefice della conversazione telefonica con Biden. Sembra probabile che Putin abbia chiamato e lasciato lo stesso messaggio che probabilmente ha dato a Zelensky, cioè: “Stai giocando col fuoco…”
Ma cosa ha ottenuto la maggiore attenzione a Kiev e Washington?
La forza dietro la retorica
Il 13 aprile, il ministro della difesa russo Sergey Shoigu ha annunciato che nelle ultime tre settimane Mosca ha inviato due corpi d’armata e tre squadre aeree nelle regioni occidentali “come risposta alle attività militari dell’alleanza che minacciano la Russia”. L'”alleanza”, naturalmente, è la NATO, che ha intensificato i propri rinforzi e manovre dal Baltico al Mar Nero. Shoigu ha detto che le manovre nella Russia occidentale dureranno per altre due settimane.
Il Donbass: più russo che ucraino
L’Ucraina orientale è la patria di milioni di russi etnici, la maggior parte dei quali ha preso violentemente rifiutato i piani dei leader installati dal colpo di stato del 2014, sponsorizzato dall’Occidente, per vietare il russo come lingua ufficiale ed estendere il dominio del regime golpista al Donbass. Quando i leader locali si sono appellati alla Russia chiedendo l’annessione, il Cremlino ha rifiutato, ma ha promesso il tipo di sostegno che avrebbe impedito loro di essere decimati o estinti. Ieri, il vice ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov ha rafforzato questa promessa, dicendo chiaramente: “Se si verifica qualsiasi escalation, faremo naturalmente tutto il possibile per garantire la nostra sicurezza e la sicurezza dei nostri cittadini, ovunque essi siano.” [corsivo dell’autore].
Civis Russicus Sum
Negli ultimi due anni, i residenti del Donbass hanno ottenuto di diventare cittadini russi attraverso una procedura accelerata da un decreto presidenziale emesso da Putin. A metà anno 2020, la Russia avrebbe rilasciato circa 200.000 passaporti russi agli ucraini delle “Repubbliche popolari” di Donetsk e Luhansk nel Donbass.
Putin come protettore
Questi ucraini/russi sono le persone a cui Ryabkov si riferisce. Sono anche alcune delle persone che il presidente Putin ha mostrato di essere particolarmente interessato a proteggere dagli abusi. Nel suo discorso sullo stato della nazione dell’aprile 2005, Putin ha sottolineato che quando l’Unione Sovietica è andata in pezzi, “è diventato un vero dramma per la nazione russa. Decine di milioni di nostri concittadini e compatrioti si sono trovati fuori dal territorio russo”. …
Nel novembre 2014, nove mesi dopo il colpo di stato a Kiev, Putin è stato intervistato dal canale televisivo tedesco ARD. Immagino che negli ultimi giorni abbia detto qualcosa di molto simile sia a Zelensky che a Biden. NOTA: In russo, le parole “non permetteremo che accada” sono molto più forti.
Attualmente ci sono combattimenti in Ucraina orientale. Le autorità centrali ucraine hanno mandato lì le forze armate e usano anche missili balistici. Qualcuno ne parla? Neanche una parola. E cosa significa? Cosa ci dice? Questo indica il fatto che si vuole che le autorità centrali ucraine annientino tutti, tutti i loro nemici e oppositori politici. È questo che vogliono? Noi certamente no. E non permetteremo che accada.
Ray McGovern lavora con Tell the Word, il braccio editoriale della Chiesa ecumenica del Salvatore nel centro di Washington. Negli anni sessanta ha servito come ufficiale di fanteria/intelligence e poi è diventato analista della CIA per i successivi 27 anni. Fa parte del gruppo direttivo di Veteran Intelligence Professionals for Sanity (VIPS).
(*) Gioco di parole sul cognome di Blinken con il verbo to “blink”, sgranare gli occhi o anche sfarfallare
(**) Shakespeare, Giulio Cesare, Atto 3°, scena 1)
Link: https://original.antiwar.com/mcgovern/2021/04/14/biden-and-blinken-blink-on-ukraine/
Scelto e tradotto da Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte