DI GIUSEPPE MASALA
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Suonano particolarmente sinistre le parole di Donald Trump espresse durante un intervista radiofonica ad un programma diretto da Nigel Farage: “L’Italia starebbe meglio fuori dall’Europa, ma se vogliono rimanere…”. Ora se c’è una cosa certa è che il Presidente degli Stati Uniti conosca fatti di pubblico dominio e fatti non ancora di pubblico dominio e che quindi parli conoscendo la materia di cui si discute. Di certo era a conoscenza della fusione tra Peugeot e Fiat-Chrysler anche per questioni inerenti all’interesse nazionale americano.
Una fusione che crea un colosso mondiale dell’auto ma che vede una sovracapacità produttiva che chiaramente andrà ridotta per abbattere i costi. Non solo, la fusione non avviene tra pari: i francesi avranno la maggioranza dei voti in CdA e l’Amministratore Delegato. Chiaro ipotizzare in questa situazione che a rischiare maggiormente saranno gli stabilimenti italiani, anche perchè lo stato francese è socio del colosso mentre quello italiano non ha neanche un azione. Già le prime indiscrezioni parlano di soppressione della produzione della Giulietta Alfa Romeo (peraltro la vettura di maggior successo del gruppo Fca in Italia) per sostiturla con le sue concorrenti francesi della Peugeot. Se il buon giorno si vede dal mattino…
Inutile sottolineare la situazione dell’Ilva. La multinazionale franco-indiana Arcelor-Mittall se ne va mettendo il nostro settore siderurgico di fronte al baratro della chiusura totale (anche perchè qualche anno fa abbiamo chiuso le acciaierie di Piombino). Il settore anche in questo caso ha a livello mondiale grosse capacità produttive in eccesso. Quindi in fondo all’Alcelor-Mittall non dispiace vedere spegnere gli altiforni di stabilimenti che fanno concorrenza ai suoi sparsi per l’Europa (soprattutto in Francia, manco a farlo apposta). Solo che l’industria siderurgica è strategica, perderla obbliga l’industria meccanica e della cantieristica ad approvigionarsi dall’estero a costi più alti. Il primo caso è che a Genova si inizia a parlare di chiusura dei cantieri navali o in alternativa di approvigionare gli stabilimenti Fincantieri con la materia prima proveniente da Marsiglia. Manco a farlo apposta.
A proposito di cantieristica navale. La commissaria europea Verstager annuncia l’apertura di un’istruttoria sull’acquisizione da parte di Fincantieri della francese Stx e dei suoi cantieri bretoni di Saint-Nazaire. Nascerebbe un colosso mondiale a guida italiana ed evidentemente a Bruxelles questo non piace. La scusa è la concorrenza e i diritti dei consumatori come se i consumatori comprassero transatlantici al supermercato. Mi sarebbe piaciuto vedere se fosse stata la Stx francese ad acquisire Fincantieri cosa avrebbe detto Bruxelles.
Ma l’ineffabile Verstager non ha finito con i cantieri navali. Potrebbe considerare come aiuti di stato la vendita di oltre 10 miliardi di npl cartolarizzati di Mps a Amco, una società pubblica. Si tratta di una cartolarizzazione di cui la nostra banca messa a malpartito dalla gestione folle degli ultimi anni ha bisogno per evitare di rischiare.
Non so voi, ma io vedo un attacco coordinato al sistema produttivo italiano e anche al suo sistema creditizio (mentre la Signorina Verstager e la Bce non hanno nulla da obbiettare sulla fallita Deutsche Bank tenuta in vita solo grazie alla facoltà di falso in bilancio concessa ai tedeschi).
Dobbiamo accettare le scorribande dei concorrenti stranieri in quello che rimane del nostro settore industriale, non possiamo fare acquisizioni all’estero nei settori dove siamo forti, le nostre banche possibilmente devono essere liquidate mentre ad altri consentono cose turche. E in tutto questo la nostra politica tutta non riesce a dare uno sguardo sistemico e si concentra su soluzioni emergenziali (per loro natura pasticciate) caso per caso.
Giuseppe Masala
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6.11.2019