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La Redazione

 

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Quando “i dittatori” sono migliori dei banchieri

Mentre "il dittatore" Vladimir Putin aumenta gli stipendi e le pensioni al suo popolo, il banchiere per eccellenza di casa nostra, Super Mario Draghi, aumenta bollette, benzina e tasse sulle nostre case. La visione opposta di una economia di guerra.
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Il 20 Marzo 2022
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Di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), ComeDonChisciotte.org

L’Europa e l’Italia non sono in una fase di “economia di guerra”, ma il “futuro preoccupa” e “bisogna prepararsi”, soprattutto se il conflitto in Ucraina dovesse continuare a lungo. [1]

Con queste parole, pronunciate pochi giorni fa, di fronte ai capi di Stato e di governo della Ue riuniti nel castello di Versailles, il premier Mario Draghi ha fatto capire, senza mezzi termini, a noi italiani che dobbiamo prepararci ad una economia di guerra.

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Durante il summit, che, parole di Draghi: “è stato un successo” – “mai vista la Ue così compatta”; lo stesso premier, a giustificazione di quanto da lui prospettato, ci ha reso edotti che gli approvvigionamenti energetici sono un problema sempre più evidente, la scarsità di materie prime è ormai un dato con il quale bisogna fare i conti, l’agroalimentare rischia un tracollo legato all’aumento dei prezzi. L’unica risposta possibile, secondo Draghi, è quella di prepararsi ad affrontare uno scenario di emergenza e lavorare insieme per superare indenni la tempesta.

Premesso che, se Draghi non se ne fosse accorto (ne dubito!), i dati economici attuali dell’Italia sono già molto equiparabili a quelli di un paese appena uscito da una guerra – addirittura, aggravati ancor di più dalle tremende misure adottate per far fronte alla pandemia – fa specie vedere come il nostro premier, non curandosi affatto della drammaticità della situazione in cui versa da anni la nostra economia, possa realmente pensare di far sopravvivere il suo popolo all’ennesima “economia di guerra” in austerity-style.

Magari chissà cosa ci aspetta (dipende da cosa gira nella testa di Super Mario), vista anche la decisione del governo, autorizzata dal parlamento, di inviare armi all’Ucraina [2], potremmo anche a breve ritrovarci ad entrare militarmente nel conflitto in corso.

Tutto questo, soprattutto, alla luce delle misure che il suo governo sta già mettendo in atto, misure che prevedono il seguire pedissequamente, la ricetta di sempre, che da anni viene dettata ai governanti del nostro paese: tasse, tasse e tasse – in quello che loro ipotizzano un eterno ma, contabilmente non infinito, travaso di soldi dalle tasche degli italiani a quelle del governo. Il quale, a sua volta, tramite politiche fiscali ad hoc, privatizzazioni e svendite varie, condite da giochi di prestigio della finanza, rigira tutto il “bottino” alle élite ormai padrone del nostro paese e del destino della sua gente.

Parlo degli aumenti che vanno dal raddoppio – ed anche più – delle bollette di luce e gas, alla benzina che è schizzata oltre il cielo per arrivare alla prospettiva di poter estrarre ancora denari dalle tasche degli italiani, attraverso nuove e maggiorate tasse sui loro immobili, rivalutandone i valori catastali. Misure che, attuate in un paese da anni in recessione, avranno il loro unico e certo risultato, di far aumentare i fallimenti delle nostre aziende e spogliare la maggioranza degli italiani delle loro proprietà.

In poche parole, mentre il presidente russo Vladimir Putin (che nel conflitto è già dentro con entrambi i piedi), reagisce ad una economia di guerra, con politiche economiche ultra-espansive, aumentando salari e pensioni, in modo che il suo popolo non risenta minimamente delle conseguenze di tutte le restrizioni imposte e dei fenomeni inflattivi da altri creati, il nostro Presidente del consiglio, agendo in maniera diametralmente opposta, corre ad accaparrarsi i pochi risparmi rimasti in tasca agli italiani, aggravando ancora di più la loro già precaria situazione.

Eppure, da una parte abbiamo quello che tutti descrivono come un “dittatore sanguinario”, mentre dall’altra abbiamo quello che è il banchiere centrale per eccellenza, quello che nei libri di storia verrà ricordato per aver salvato la moneta Euro, solo per il semplice fatto, di aver pronunciato tre parole in lingua inglese: “what ever it takes!!!”

Tre parole, che per chi conosce la materia (e Mario Draghi, vi assicuro, la conosce perfettamente!!), valgono più della bomba atomica, se pronunciate seduto sulla poltrona di governatore di una qualsiasi banca centrale.

Valgono la garanzia che la banca centrale farà di tutto per sostenere la moneta che emette in regime di monopolio e tutta la spesa che il governo (a cui essa risponde), effettuerà con quella stessa moneta. Per mettere fine alla speculazione ed al potere dei mercati sugli stati e sui popoli, non occorre chissà quale armamento più potente del mondo, ma sono sufficienti queste tre parole; e Mario Draghi, ha dimostrato al mondo, che, ne era e ne è tutt’ora pienamente cosciente.

Allora, tutti noi, o meglio, chi di noi possiede ancora residui di materia grigia, chi ancora si ritiene libero intellettualmente di pensare con la propria testa e chi ancora, possiede il fiuto di annusare, che il suo nemico è da tutt’altra parte – dovremmo con onestà intellettuale porcela questa domanda:

Come può essere possibile che un “dittatore sanguinario” possa comprendere di economia più del banchiere centrale per eccellenza?

Eh sì! Cari Amici, perché se proseguiamo nel nostro ragionamento, usando la logica; risulta sempre più chiaro ed evidente che le scelte di politica economica fatte nell’interesse della propria gente, da colui che ci viene prospettato dai media come il “dittatore russo”, appaiono chiaramente quelle giuste, se messe a confronto con quelle intraprese dal banchiere per eccellenza Super Mario Draghi.

Se il banchiere centrale per eccellenza ha dimostrato in passato di saper comprendere che tre parole possono fermare qualsiasi speculazione (la favola dello spread è lì a dimostrarlo), mi spiegate perché oggi, lo stesso personaggio seduto sulla poltrona di premier del nostro governo, non sarebbe in grado di fermare la delinquenziale speculazione che giace all’origine gli aumenti energetici e che sta distruggendo le nostre imprese e le nostre famiglie?

La risposta, a questa domanda retorica, non può essere che una soltanto: non lo vuol fare.

Segue una Agenda, che, verità economiche alla mano, ha tutt’altri obiettivi che quello del benessere del popolo italiano. Sfido chiunque a dimostrare il contrario.

Il nostro premier, ci sbatte in faccia che: ci sono i mezzi e le conoscenze per salvare una moneta ed il suo sistema (l’Euro), ma non si vuole usare gli stessi mezzi e le stesse conoscenze per salvare un paese con tutto il suo tessuto economico, che da anni è afflitto da fallimenti, disoccupazione, perdita generalizzata di benessere e qualità di vita, mancanza di cure mediche adeguate, istruzione, sicurezza dei trasporti, malagiustizia, ecc.

Il nostro premier sceglie coscientemente di non usare i mezzi a sua completa disposizione e le sue conoscenze per salvare un paese dove, dati ISTAT del 2020 [3], i cittadini che vivono in condizioni di povertà assoluta stanno superando i 6 milioni (più di 2 milioni di famiglie). A questo vanno aggiunte altre 2,6 milioni di famiglie che vivono sotto la soglia di povertà relativa (dati del 2019). E vorrei sottolineare che i dati sono rilevati prima dell’avvento della pandemia, la quale, possiamo ben affermare, non abbia contribuito certamente a migliorarli.

Stiamo percorrendo una strada molto pericolosa, viaggiamo in equilibrio su un filo con un un asta troppo corta, che ci fa correre il serio rischio di perdere il nostro baricentro e volare nel vuoto.

Il vuoto, oggi nel nostro paese, potrebbe significare disordini sociali e derive autoritarie vere, non quelle attuali a servizio dell’élite. La storia ci insegna che la metaforica “barra” del popolo non può piegarsi all’infinito, un giorno, più o meno lontano si spezzerà ed un dittatore vero ed acclamato potrebbe raccoglierne i pezzi. E’ già successo, da noi, in Europa, nel mondo.

E’ notizia di ieri che il nostro premier, ha pronunciato quella fatidica parole che ogni popolo non vorrebbe mai sentirsi dire: “razionamento” [4].

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Si cominciamo a prospettare forti limitazioni nell’uso del gas e di conseguenza del riscaldarsi e del disporre a necessità dell’energia elettrica, ma soprattutto, cosa più deterrente di tutti, si prospetta la limitazione del potersi alimentare come il nostro organismo necessita.

Non saranno più necessari i lockdown per tenere la gente in casa, sarà sufficiente, imporre per decreto di spegnere tutte le luci ogni sera da una certa ora in poi ed impedire di viaggiare dalla stessa ora per evitare di consumare carburante, naturalmente con annesso controllo di polizia per le strade ed i quartieri. Sarà sufficiente chiudere i ristoranti ed i luoghi di divertimento, tanto siamo già allenati… ed i non vaccinati ancora di più.

Lo dico da tempo, ci hanno tolto la moneta per mezzo del sistema-euro, ci hanno tolto le libertà personali tramite la pandemia, ora ci toglieranno anche la luce. Per leggere un bel libro, prima di addormentarsi ci rimarranno le candele, sempre che anche quest’ultime non rientrino nel regime di razionamento.

 

Welcome back to the new Middle Ages…

 

Di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), ComeDonChisciotte.org

 

NOTE

[1] Draghi: “Non siamo in economia di guerra, ma bisogna prepararsi” (tpi.it)

[2] Ucraina: Draghi, ‘invio armi? Voto Parlamento quasi unanime’ – Il Tempo

[3] Le statistiche dell’Istat sulla povertà

[4] Rischio “razionamenti”: cosa sono e come funzionano – ilGiornale.it

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