Di Alberto Conti, ComeDonChisciotte.org
La vita è creatività, nata da un desiderio ancora irrisolto che si fa intenzionalità, volontà di un fine, libertà di scelta, contrapposta ai condizionamenti dell’esistenza, come quelli della vita animale dominata da stimoli biologici.
Agli animali però non appartiene la facoltà di trascendere il meccanismo stimolo-azione in autocoscienza, a ben vedere dai loro abituali comportamenti.
Pensiamo agli animali selvaggi come esempio di libertà, contrariamente a quelli allevati o domestici a libertà fortemente limitata o del tutto negata. Tuttavia non sembra ragionevole attribuire l’idea di libertà ad un esistenza animale interamente dominata dagli istinti, così come a quella umana se interamente condizionata da una volontà esterna di dominio, quand’anche fosse una tirannia dal volto benevolo.
La libertà interiore, come quella oggettivata in una particolare scelta tra varie possibilità d’azione, è quindi un prerogativa umana chiave nella nostra esistenza di esseri senzienti.
Non ci può essere libertà di popolo senza sovranità popolare, così come non ci può essere libertà individuale con un governo che impone obblighi inumani. Ma come si intuisce ogni libertà, che nasca interiormente e in forma responsabile, è prima di tutto un’esigenza esistenziale, e perciò stesso è una manifestazione spontanea di una qualche forma di “io”, di rappresentazione del “sé”, nella dimensione individuale ma non dissociabile da quella relazionale e sociale. Supponiamo qui positivamente che si tratti anche della forma più autentica del nostro “vero io”.
Ecco quindi che si va concretizzando un esito fondamentale di questa riflessione: esiste sempre una relazione strettissima tra la percezione più autentica della nostra personale identità e la volontà di affrontare, comprendere e risolvere i problemi politici e sociali che ci attanagliano, negandoci talvolta perfino le libertà fondamentali. Quanto più questo mondo reale ci va stretto, fino a diventare moralmente e materialmente insopportabile, tanto più ci rendiamo conto che è necessario cambiarlo. E questa è una volontà che può nascere solo interiormente, lì dove nasce anche la forza per fare quel che va fatto.
Non occorre tanto disperdersi in elucubrazioni filosofiche, seguendo difficili percorsi già tracciati in passato e perlopiù abbandonati all’oblio. Occorre invece il massimo della concretezza, come quando ci si trova in una situazione di grave pericolo e si guarda la morte in faccia. E questa è proprio l’epoca straordinaria della propria esistenzialità intensamente vissuta.
In altre parole esiste un legame indissolubile tra il sentirsi vivi e liberi interiormente e il voler cambiare il mondo, tramite una politica forte di una esplicita ideologia portante fatta di valori condivisi, percepiti individualmente e comunitariamente, confermati nel corso mutevole degli eventi in divenire, con una continuità storica che arricchisce il sentire comune, generatore di senso.
In un certo senso il paradosso della libertà, intrinsecamente illimitata, può produrre, oltre ad un pluralismo arricchente, una sostanziale convergenza d’intenti verso un destino comune da scegliere, costruire e difendere una generazione dopo l’altra, analogamente ai mondi dei selvatici autoregolati dagli istinti naturali. E’ quello che noi umani chiamiamo lo spirito del tempo, se questo tempo è libero dalla tirannia dei pochi.
Certo è che la stessa libertà ci può anche fare paura, proprio perché illimitata, imprevedibile, dagli esiti inconoscibili a priori nel corso mutevole del nostro vissuto esistenziale, che nei fatti supera spesso la fantasia. A questo però pone rimedio l’esperienza e la fiducia che ne deriva nel proprio essere, naturalmente orientato al bene. E’ ciò che chiamiamo “buona volontà”, che non è da tutti, ma quasi, almeno potenzialmente.
Ad esempio, a partire dall’inizio del covid-19 una parte crescente di italiani, così come di altri popoli, ha subito disagi morali e materiali tali da produrre forte sdegno e protesta, nonostante tutte le difficoltà create ad arte dal sistema per soffocare ogni forma di dissenso. E più s’inaspriva la repressione, più cresceva la coscienza di sé, la volontà di vivere e di lottare per un mondo migliore, riconquistando le libertà perdute.
Tant’è che da molte fonti attente ed autorevoli vengono già evidenziati i segnali della crisi di questa pur potente tirannia, mascherata da democrazia formale quanto fasulla, che impone le sue scelte politiche totalizzanti, contrarie ai veri interessi popolari e repressive di quella parte di volontà popolare che non si lascia abbindolare dalla propaganda. Significa che i risultati già s’intravedono, che la strada della crescita interiore è quella giusta e produce i suoi frutti concreti anche nel sociale e nella realtà politica, nonostante gli innumerevoli controesempi ancora disperanti che possiamo osservare nel nostro stesso prossimo.
Il chiedersi “chi sono io veramente” e “cosa voglio veramente” funziona, anche se è ancora un atteggiamento minoritario, lo stato nascente per un nuovo rinascimento.
La lotta per l’egemonia dello spirito del tempo è appena cominciata, ma l’esito finale è già una promessa sulla quale si può ragionevolmente contare, e soprattutto per realizzare la quale vale la pena di spendere le nostre ritrovate e potenti energie interiori.
Ben descrive le suggestioni di questa nostra storia, anche nelle loro apparenti contraddizioni, la poesia “E il lupo” di Mario Luzi:
Quando scricchiola il ghiaccio
ed animali in ansia là sulla banchisa
guardano i mari disfatti, la deriva di icebergs
e sussulti di squali trafitti dalla fiocina
s’agitano, si spengono e il salmone
avido di procreazione e moribondo
nuota a ritroso nei torrenti in piena
e il lupo
con spasimo di tutta la sua vita
di quella dei suoi padri e dei suoi cuccioli
con questa ressa nel cuore
prende la via dei monti e si ritrova
agile sulle vecchie zampe, pronto
al richiamo dei venti originari
che squillano l’amore il viaggio e la rapina,
vita non mia, dolore
che porto dalla notte
e dal caos,
ti risenti improvvisa nel profondo,
ti torci nelle angustie, sotto il carico.
Vivere vivo come può chi serve
fedele poi che non ha scelta, tutto,
anche la cupa eternità animale
che geme in noi può farsi santa, basta
poco, quel poco taglia come spada.
Per un nuovo esistenzialismo – 4
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Di Alberto Conti, ComeDonChisciotte.org