Munizioni e mezzi corazzati: chi ne produce di più?

Una breve analisi sulla produzione industriale militare di NATO/Ucraina e Russia

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Simplicius76
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Cerchiamo di fare il punto sulle prospettive di mantenimento per entrambe le parti, Nato/Ucraina e Russia.

Sappiamo che l’Ucraina utilizza 5.000-6.000 proiettili di artiglieria al giorno e che la Russia è arrivata a spararne fino a 60.000 – anche se si era trattato di un “picco” isolato – mentre la sua media giornaliera nel corso del conflitto è più vicina a 20.000-30.000.

Gli Stati Uniti, autoproclamatisi “potenza” manifatturiera del mondo, producono 14.000 proiettili al mese e hanno recentemente annunciato di “aver triplicato la produzione” portandola a 40.000 pezzi/mese per aiutare l’Ucraina, poi disperatamente corretta a 90.000 per arginare le perdite che l’AFU stava rapidamente accumulando. Anche per gli Stati Uniti, si tratta di uno sforzo abbastanza grande che richiederà circa 2-3 anni per essere portato a termine.

Il motivo è che le aziende produttrici di armi sono riluttanti ad effettuare i necessari e costosi investimenti in attrezzature e personale per aumentare enormemente la produzione quando sospettano che la guerra potrebbe comunque finire presto, con la conseguente perdita delle somme appena spese in attrezzature/personale/addestramento. Questi costi valgono la pena solo se sono garantiti i profitti a lungo termine e, per come si stanno mettendo le cose per l’AFU, le garanzie non sono molto sicure.

Il New York Times ha appena pubblicato un pezzo sulle strutture e le relative capacità di produzione degli Stati Uniti per i proiettili da 155 mm: un processo decisamente arcaico; alcune delle macchine, ammettono, hanno più di 80 anni e non erano state progettate per un’escalation di questo tipo. Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti avevano più di 80 fabbriche del genere, ora ne sopravvivono solo 5, anche se, in realtà, si tratta di un’unica linea di allestimento. La produzione è distribuita in 5 diverse strutture, ognuna delle quali contribuisce con un componente diverso; l’acciaio grezzo per i proiettili proviene da uno stabilimento della Pennsylvania, il “Paese dell’acciaio,” gli esplosivi sono prodotti altrove, nel Tennessee, e l'”assemblaggio” finale viene fatto in uno stabilimento dell’Iowa.

Questo thread illustra le capacità dei Canadesi. Nella migliore delle ipotesi possono produrre 12.000 proiettili al mese con una qualche possibilità di aumento, ma, realisticamente, solo di 6.000 unità.

I problemi dell’Inghilterra sono i seguenti:

In Inghilterra, la situazione ancora più triste. Il governo sta cercando di raggiungere un accordo con la BAE Systems per espandere la produzione di proiettili, ma la parola d’ordine è che mancano i soldi, soprattutto a causa dei tagli al bilancio militare da parte di Sunak. Non hanno abbastanza munizioni o soldi nemmeno per il loro misero esercito, proprio come l’Ucraina.

La Germania se la passa poco meglio. Un articolo della Reuters riporta che la Rheinmetall può aumentare la propria produzione portandola a 400-500.000 proiettili da 155mm all’anno, il che equivale a 33-42.000 al mese. Ma la Germania e gli alleati della NATO stanno pianificando la costruzione di nuove fabbriche di proiettili da 155 mm sia in Polonia che in Ungheria, nonché il ripristino di una linea di produzione in Romania, ma tutti questi incrementi richiederanno tempo.

Inoltre, l’Ucraina utilizza sia i 152 mm standard sovietici che i 155 mm NATO. Il rapporto non è noto, ma, per amor di discussione, possiamo ipotizzare un 50/50, più o meno. Anche se in realtà l’Ucraina ha molti più sistemi di artiglieria di epoca sovietica, che sparano i 152 mm, che di nuovi sistemi da 155 mm forniti dalla NATO.

Il problema è che la maggior parte di questi incrementi produttivi riguarda solo i 155 mm della NATO, dato che la maggior parte dei paesi NATO non produce proiettili da 152 mm. Ma gli obici da 155 mm sono proprio quelli che l’Ucraina probabilmente esaurirà per primi, dato che le attrezzature occidentali sono molto più scarse in generale e si rompono più velocemente. Quindi soffrirà di una carenza di proiettili da 152 mm particolarmente grave.

Al di fuori di un paio di fabbriche in piccoli Paesi ex-sovietici o affiliati all’Unione Sovietica, come Bulgaria, Romania e Repubblica Ceca, l’Occidente non ha alcuna capacità di fornire i 152 mm. E queste fabbriche probabilmente non sono in grado di produrre abbastanza per saziare l’appetito dell’Ucraina. Soprattutto perché la Russia sembra essersi impegnata da tempo a sabotare la maggior parte delle linee di produzione europee di 152 mm, visto che un’improbabile serie di “esplosioni accidentali” aveva distrutto una fabbrica di armi ceca nel 2014, una bulgara più di recente e un impianto di armi rumeno proprio prima dell’inizio della SMO.

Facciamo una sommatoria generale: con una produzione (al massimo) di 90.000 proiettili al mese per gli Stati Uniti, 6.000 per il Canada, ~40.000 per la Germania (il Paese con la più alta capacità di produzione in Europa, come hanno dichiarato) e diciamo, generosamente, altri 50.000 al mese da vari altri Paesi (Francia, Australia, ecc.), otteniamo un totale di 186.000 al mese x 12 = 2,2 milioni all’anno.

186.000 al mese sono esattamente 6.200 al giorno, il che corrisponde proprio al consumo dell’AFU. Quindi, si può vedere che a, pieno regime, la NATO potrebbe, teoricamente, essere in grado di mantenere a galla l’Ucraina.

Un punto interessante, tuttavia, è che ciò significa che la NATO, alla massima capacità produttiva, sarebbe in pareggio nella produzione di granate solo per la guerra in Ucraina. Se la stessa NATO fosse coinvolta in ostilità con la Russia, o addirittura con la Cina, cosa succederebbe? Non potrebbe rifornire né l’Ucraina né se stessa.

Questo è stato ripetutamente evidenziato di recente dalla stampa occidentale, in articoli come questo. E questo:

Il rapporto del Center for Strategic & Int’l Studies del primo link afferma che:

La base industriale della difesa statunitense non è adeguatamente preparata per il contesto di sicurezza internazionale attuale. In un grande conflitto regionale, come una guerra con la Cina nello Stretto di Taiwan, gli Stati Uniti potrebbero esaurire alcuni tipi di munizioni, come quelle a lungo raggio e a guida di precisione, in meno di una settimana.

Allo stesso modo, la memoria corta ha fatto sì che i più dimenticassero i problemi di sostentamento della NATO durante le sue incursioni, molto meno intense, degli ultimi anni. Questo articolo del Washington Post del 2011 riporta:

A meno di un mese dall’inizio del conflitto libico, la NATO è a corto di bombe di precisione, e questo evidenzia i limiti di Gran Bretagna, Francia e di altri Paesi europei nel sostenere anche un’azione militare relativamente piccola per un periodo di tempo prolungato, secondo alti funzionari della NATO e degli Stati Uniti.

Vi suona familiare? Non vi ricorda le infinite accuse dell’Occidente alla Russia, percepita come “a corto di armi” durante la SMO. Al contrario, la Russia sembra cavarsela bene con i missili e gli armamenti; ma la NATO, se si scontrasse in un combattimento a bassa intensità con un avversario “di pari capacità,” difficilmente potrebbe sostenersi in modo adeguato.

Tornando alla questione delle munizioni, la grande domanda da un milione di dollari su cui si impernia l’intera guerra è: la Russia se la passa meglio? La verità qui è più oscura.

Da un lato, si dice che le scorte sovietiche di proiettili da 152 mm fossero enormi. La Russia aveva ereditato gran parte delle scorte sovietiche e del Patto di Varsavia e alcune stime parlano di 150 milioni di proiettili, altre di 30-50 milioni.

A dar credito a questi numeri abbiamo i documenti ufficiali delle scorte totali di proiettili delle forze armate statunitensi nel 1995. Senza contare i Marines, gli Stati Uniti avevano oltre 20 milioni di proiettili da 105 mm, 155 mm e 8 pollici. E si tenga presente che gli Stati Uniti non sono notoriamente una forza di artiglieria e hanno una frazione minima dell’utilizzo dottrinale dell’artiglieria russa.

Possiamo quindi supporre con un certo grado di certezza che le scorte russe ereditate dai sovietici siano di un ordine di grandezza superiore, dato che la Russia ha sempre tradizionalmente favorito l’artiglieria pesante. Scorte di almeno 3 volte superiori a quelle degli Stati Uniti sono credibili, e anche 10 volte non sarebbero troppo incredibili.

Ma questo non tiene conto della guerra in Afghanistan, durata dieci anni, per di più in un panorama economico in costante declino sotto l’amministrazione  Gorbaciov, seguita da circa un altro decennio con due guerre cecene consecutive, in un periodo in cui, negli anni ’90, l’industria della difesa russa stava probabilmente rallentando la produzione. Non sorprende quindi che rapporti come questo, tratto da un articolo russo del luglio 2002, parlassero di un possibile esaurimento dei proiettili da 152 mm prima ancora della fine della Seconda Guerra Cecena.

Se questo fosse anche solo lontanamente vero,  è impossibile che, da allora, la Russia sia riuscita a riportare le sue scorte ai livelli dei tempi dell’Unione Sovietica. L’intelligence estone sostiene che le scorte russe di proiettili da 152 mm alla vigilia dell’SMO erano circa 17 milioni e che la Russia può produrne 3,4 milioni all’anno. Questo è abbastanza credibile e realistico.

Ammettendo che la Russia avesse esaurito nei primi anni 2000 le scorte utilizzabili di proiettili da 152 mm (senza contare gli stock obsoleti da revisionare), è credibile che la Russia abbia trascorso i due decenni successivi producendo ad un ritmo moderato, equivalente alle 90.000 unità al mese degli Stati Uniti, cosa che le avrebbe garantito circa 1 milione di proiettili all’anno. E vent’anni di tale accumulo, a partire dai primi anni 2000, ne avrebbero forniti circa 20 milioni, in linea con le stime estoni.

Si stima che la Russia ne abbia utilizzati 7-10 milioni nel primo anno della SMO (20-30.000 al giorno per circa un anno). Se le stime estoni sono accurate, ciò significa che la Russia potrebbe averne ancora 7-10 milioni, ovvero circa un altro anno di proiettili.

Nella Seconda Guerra Mondiale, si dice che l’URSS producesse 100 milioni di proiettili all’anno, tanto per dare un’idea delle sue capacità. Inoltre, di norma, la Russia ha, per categoria, un numero di fabbriche di armi molte volte superiore a quello degli Stati Uniti. Per esempio, il famoso stabilimento di Lima in Ohio produce tutti gli Abrams americani. Il principale produttore russo di carri armati, Uralvagonzavod, ha, da solo, circa 12 fabbriche, anche se non tutte impegnate nella produzione di carri armati. Alcune producono attrezzature civili, come i vagoni ferroviari, altre si occupano a tempo pieno dell’ammodernamento/ristrutturazione dei carri armati, come l’aggiornamento dei vecchi T-72 allo standard T-72B3.

Quindi, se gli Stati Uniti possono produrre 90.000 proiettili al mese (1 milione all’anno) su una sola linea di produzione aumentando semplicemente i turni, la Russia, che probabilmente dispone di diverse linee attive nel famoso stabilimento di Tula Arms e altrove, dovrebbe essere in grado di triplicare comodamente la produzione, come minimo. E tre milioni di proiettili sono proprio la stima dell’intelligence estone sulla produzione annuale russa; o di questa fonte che afferma che la Russia è tranquillamente in grado di assemblare 2 milioni di proiettili all’anno:

Possiamo ipotizzare che una seria accelerazione potrebbe credibilmente consentire la produzione di oltre 7 milioni di pezzi, coprendo i consumi della SMO.

Tuttavia, da dicembre ci sono indicazioni, o “rapporti,” secondo cui la Russia starebbe già affrontando una carenza di proiettili. E non solo da fonti di “propaganda” ucraina, ma anche da fonti russe affidabili, come Vladlen Tatarsky della DPR, anche se è vero che alcune di questi punti di vista sono limitati. Inoltre, alcune delle voci erano nate, alcuni mesi fa, dalla presunta riduzione dei colpi sparati dai Russi, calati da oltre 60.000 al giorno a 20-30.000. Ma esistono altre spiegazioni valide del perché la Russia in quel periodo avrebbe rallentato il fuoco di artiglieria, una di queste potrebbe essere che era in corso una grande riorganizzazione operativa (oltre che una mobilitazione di massa), che, di fatto, “metteva in pausa” la maggior parte delle principali operazioni offensive in preparazione della prossima, grande fase futura.

I rapporti, tuttavia, erano supportati da prove fotografiche di numeri di serie trovati su alcuni proiettili russi da 152 mm legati a linee di produzione recenti. Ma questo non significa necessariamente che la Russia abbia esaurito le sue scorte – potrebbe semplicemente mescolare i prodotti vecchi con quelli nuovi; ma è comunque uno spunto di riflessione.

Inoltre, sulla base di foto satellitari ottenute dagli Stati Uniti di convogli ferroviari [in transito dalla Corea del Nord alla Russia] è stato riferito che la Corea del Nord avrebbe iniziato a fornire scorte di 152 mm alla Russia. Se fosse vero, potrebbe essere semplicemente il segnale della decisione, logisticamente intelligente, della Russia di integrare la propria produzione. Dopotutto, perché spingere la produzione interna al massimo quando si ha una fonte estremamente capace, volenterosa, affidabile e conveniente (vicina) proprio al confine, che può integrare e alleggerire il lavoro?

D’altra parte, la Russia potrebbe semplicemente prepararsi in modo accorto per il futuro, accumulando scorte in caso di una potenziale guerra più ampia con la NATO, proprio per non lasciare nulla al caso. Ci sono molte spiegazioni ragionevoli che non puntano necessariamente all’esaurimento delle scorte, ma è comunque un qualcosa da considerare.

In ogni caso, nessuna delle due parti esaurirà mai completamente i proiettili, poiché è chiaramente dimostrata la capacità produttiva di entrambe. L’unica domanda è se la Russia sarà in grado di produrre abbastanza per sostenere un’operazione di avanzamento ad altissima intensità, che richiederà un aumento del consumo giornaliero a livelli superiori ai 20-30.000 della guerra posizionale a media intensità che ha caratterizzato gli ultimi mesi.

Un ultimo indizio è venuto dall’annuncio che la Russia ha aumentato “diverse volte” la produzione di proiettili a guida laser Krasnopol. Se assumiamo che “diverse” sia almeno 3, se non di più, allora possiamo dedurre che tutta la produzione di proiettili è aumentata allo stesso modo, soprattutto perché, a livello industriale, una triplicazione di solito corrisponde al passaggio ai tre turni di lavoro.

Carri armati e mezzi blindati

Due parole sui carri armati e i mezzi blindati: per gran parte degli anni 2000, l’Uralvagonzavod russa è stata in grado di produrre circa 200-250 nuovi carri armati all’anno e di aggiornare 600-650 carri armati agli standard moderni, il che tipicamente include la trasformazione dei T-72B in T-73B3, dei T-80 e T-80U in T-80BVM, dei T-90 in T-90M, ecc.

La tabella qui sopra mostra la produzione di carri armati per anno nel periodo 2007-2014. Le righe a sinistra sono: Russia, Stati Uniti, Germania, Cina e Polonia. Si può notare che la Russia aveva prodotto 148 carri armati nel 2007, 77 nel 2008, 130 nel 2009, 248 nel 10, 338 nel 11, ecc. Il totale del periodo è di 1.291 carri armati.

Si tratta di una produzione superiore a quella degli altri Paesi messi insieme. E questo senza contare gli aggiornamenti/modernizzazioni e del fatto che si trattava di periodi interbellici tranquilli, senza necessità di urgenze o incrementi di produzione. In breve, questo è il ritmo di produzione “confortevole” e sostenibile della Russia.

Nel 2022, tuttavia, Shoigu avrebbe chiesto a Uralvagonzavod di più che raddoppiare la produzione di 480 nuovi carri armati all’anno, ordinando anche la costruzione di due nuove fabbriche specificamente destinate all’aggiornamento e alla riparazione dei blindati, che aumenterebbero esponenzialmente la capacità di modernizzazione della Russia. Tuttavia, al momento non è noto il calendario di costruzione di queste fabbriche, né la velocità con cui si intende realizzarle.

Il fatto è che la Russia può produrre in modo credibile da un minimo di 250 fino a un massimo di 480 nuovi carri armati all’anno, e ammodernarne altri 600 e più. Ciò significa che, ogni anno, la Russia può portare in prima linea circa 800-1.100 nuovi carri armati. Si tenga presente che, nel suo periodo migliore, con oltre 4.000 dipendenti, l’impianto americano di Lima produceva 120 M1A1 Abrams al mese, ovvero 1.440 all’anno, e sembra che, negli anni ’80, la Russia producesse tra i 1.200 e i 1.600 carri armati all’anno. Quindi, questi numeri non sono straordinari e probabilmente non rappresentano nemmeno la piena capacità industriale della Russia. Se continueranno ad espandersi e a crescere, nel giro di 2-3 anni potrebbero arrivare a queste cifre e anche superarle

La lista “Oryx,” gonfiata in modo assurdo (e quasi fraudolenta), sostiene che la Russia avrebbe finora perso più di 1.500 carri armati in totale. Questo dato comprende sia i carri armati “distrutti” che quelli “catturati.” Tuttavia, accettandola per il momento, ciò che sfugge alla maggior parte delle persone è che questa lista non discrimina tra DPR/LPR e Russia. Rappresenta il totale dei carri armati “alleati” persi.

Ci sono ragioni per credere che le forze della LDPR abbiano perso molti più corazzati della Russia, dato che in molti dei combattimenti più intensi (Mariupol, Severodonetsk, ecc.), le forze russe vere e proprie avevano svolto un ruolo più che altro ausiliario, fornendo la potenza di fuoco con l’artiglieria di retroguardia o piccoli gruppi d’infiltrazione o di supporto d’élite, mentre il grosso dei corazzati e delle forze d’urto apparteneva alla LDPR. Senza contare che i carri armati della LDPR utilizzano ovviamente gli stessi simboli e denominazioni tattiche onnipresenti, le Z, ecc. che rendono impossibile la discriminazione fotografica, a meno che non si tratti di modelli non utilizzati dall’esercito russo.

Ma, per amor di discussione, anche dando per buona questa lista gonfiata, stimeremo che solo la metà è costituita da veri e propri blindati russi, mentre il resto è costituito da quelli dell’LDPR, quindi circa 750+ carri armati russi perduti. Ciò significa che, in un solo anno, la Russia avrebbe già rimpiazzato tutte le perdite di corazzati con la sola produzione degli 800-1100 carri armati di cui sopra. E, dato che la lista di Oryx è notevolmente gonfiata (attraverso molteplici verifiche comprovate e per una serie di ragioni, come doppi e tripli conteggi, numerosissime attribuzioni errate – intenzionali e non – vere e proprie falsificazioni (molti carri armati ucraini erano stati grossolanamente “photoshoppati” per farli sembrare carri armati russi “abbandonati”), possiamo supporre che forse solo 400-500 (o anche meno) di queste perdite siano effettivamente carri armati russi, piuttosto che della LDPR. Ciò significa che la Russia potrebbe aver più che raddoppiato queste perdite con le nuove produzioni. E l’ondata di video recenti lo testimonia, poiché abbiamo assistito a una sfilza di nuovi e più recenti blindati russi, aggiornati e non, che hanno saturato le linee del fronte: molti nuovi T-90M in particolare, T-80BVM, ecc.

Quindi, la convinzione che la Russia stia “esaurendo i blindati” non potrebbe essere più lontana dalla verità. La comprovata produzione russa in tempo di pace (850 in totale all’anno, di cui 250 nuovi e 600 aggiornati) era già sufficiente a compensare le probabili perdite totali in Ucraina. La nuova produzione, ampliata e in aumento, ha già superato le perdite e sta generando un guadagno netto di blindati.

L’Ucraina, invece, è in pessime condizioni. Se le cifre ufficiali russe sono anche solo lontanamente accurate, l’Ucraina ha perso la maggior parte dei suoi MBT prebellici. I nuovi apporti dall’Occidente sono più o meno di questa entità:

I mezzi promessi sono ben 441 in totale, anche se, non lasciatevi ingannare, molti di questi sono dubbi o con una “tempistica di consegna” protratta, cioè di un anno o due. E, dato che l’Ucraina ha perso un totale di 1200-1500 MBT o più, secondo le stime russe, un rifornimento frammentario non può che compensare una frazione di esso, mentre la Russia, come già detto, ha probabilmente reintegrato completamente le sue perdite e sta ora arrivando ad un guadagno netto di blindati.

I recenti, comici annunci sembrano più “performanti” nei loro gesti di generosità. Per esempio, l’annuncio odierno della tedesca Rheinmetall sulla fornitura dei suoi nuovi carri armati Panther, ancora “concettuali,” è davvero meschino nel suo cinismo da bastone e carota trasformato in una manovra mediatica, progettata per quale scopo?

Dopo tutto, come ho sottolineato in questo recente articolo, se persino il vecchio Challenger-2 è destinato ad essere coccolato come un uovo di porcellana di Fabergé, immaginatevi fino a che punto si spingeranno per tenere un futuristico Kf51 Panther ben lontano dal compagno Kornet e dai suoi amici.

Simplicius76

Fonte: simplicius76.substack.com
Link: https://simplicius76.substack.com/p/on-shells-and-armor-the-war-of-sustainment
10.02.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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