L’uomo più ricco del mondo – Terza parte

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Prima parteSeconda parte

 

Larry Romanoff – The Unz Review – 21 novembre 2022

 

(16) Il Giglio d’Oro del Giappone

Tuttavia, c’è un’altra questione di saccheggio, quella che riguarda il Giappone, che è un po’ più sinistra e che fa parte di una categoria a sé stante in termini di vincitori che reclamano il bottino di guerra. Sembra che quasi tutti siano a conoscenza dei saccheggi, per lo più immaginari, commessi dalla Germania, ma quasi nessuno sembra essere a conoscenza del vasto catalogo di saccheggi quasi incredibili commessi dai giapponesi. Il Giappone, infatti, durante la sua scorreria attraverso Cina e Asia, ha saccheggiato non solo le banche centrali ma ogni possibile fonte di tesoro. Oro, argento, gioielli, opere d’arte, qualsiasi cosa di valore fu saccheggiata, anche da case private, e spedita in Giappone durante le prime fasi dell’invasione. Questa conoscenza è stata totalmente soppressa, non è mai entrata nella mente del pubblico di massa, se non per brevi commenti fatti di sfuggita.

Pochi oggi conoscono i termini della resa del Giappone agli Stati Uniti alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Non è noto a tutti che quando gli americani redassero i documenti della resa del Giappone, vietarono specificamente le richieste di riparazioni di guerra nei confronti del Giappone. L’articolo 14(b) del trattato stabiliva che:

“Le Potenze Alleate rinunciano a tutte le richieste di riparazione delle Potenze Alleate, ad altre richieste delle Potenze Alleate e dei loro cittadini (corsivo dell’Autore) derivanti da qualsiasi azione intrapresa dal Giappone e dai suoi cittadini nel corso della prosecuzione della guerra, e alle richieste delle Potenze Alleate per i costi militari diretti dell’occupazione”.

L’allora Segretario di Stato americano John Foster Dulles costrinse gli altri alleati e tutti i Paesi asiatici a firmare questo accordo di resa. Solo la Cina e la Russia rifiutarono di essere costrette a firmare.

Ma perché impedire le riparazioni? Gli Stati Uniti e gli ebrei hanno usato le riparazioni di guerra per spogliare la Germania fino alle ossa, lasciando solo lo scheletro del Paese. Il Giappone era di gran lunga peggiore della Germania sotto ogni punto di vista, quindi perché questa sorprendente generosità verso il Giappone? I giapponesi saccheggiarono pesantemente tutta l’Asia e spedirono una parte di quel bottino in Giappone ma, poiché il bottino di guerra veniva saccheggiato sempre più lontano da casa, i giapponesi iniziarono ad assemblare e immagazzinare il bottino in preparazione di spedizioni più grandi in seguito. Purtroppo, con il progredire della guerra, il Giappone iniziò a perdere il controllo delle rotte di navigazione e il trasferimento in Giappone non era più un’opzione sicura. Partendo dal presupposto errato che gli Stati Uniti avrebbero permesso loro di tenere le Filippine in cambio di un cessate il fuoco, i giapponesi scelsero di seppellire la maggior parte dell’oro e degli altri beni saccheggiati nelle Filippine. Oggi esiste un’ampia documentazione secondo cui gli ufficiali giapponesi crearono decine di depositi profondi in grotte o altri sotterranei scavati, li riempirono con il tesoro saccheggiato e distrussero gli ingressi con l’esplosivo. Sembra anche che tutte le persone che lavorarono al trasporto, allo scavo e all’immagazzinamento di tutto questo bottino siano state sepolte all’interno delle caverne, lasciando apparentemente solo tre o forse quattro persone a conoscenza del deposito o dei luoghi. Questo era il progetto Giglio d’Oro del Giappone [40], [41], [42], [43], [44].

Sono emerse prove sostanziali e inconfutabili che gli americani erano venuti a conoscenza del Giglio d’Oro e avevano catturato e torturato uno di questi individui, che aveva rivelato l’esistenza e l’ubicazione di almeno alcuni dei siti. Dal momento che il Giappone non avrebbe potuto rivendicare questo bottino dopo la guerra e che i miliardi nascosti erano ormai essenzialmente orfani, gli americani (e gli ebrei) potevano tranquillamente portarli via. Il problema era che si trattava di un crimine enorme, anche per gli americani, poiché si trattava chiaramente di un furto ai danni di amici e non di nemici, che avrebbero voluto la restituzione delle loro proprietà. Gli americani trovarono la soluzione perfetta: la clausola di incameramento delle riparazioni nel trattato di resa del Giappone avrebbe di fatto significato la rinuncia di queste nazioni – e dei loro cittadini – a tutti i tesori saccheggiati dal Giappone, rendendo così “legali” le azioni degli americani, a condizione che tutte le parti firmassero il trattato. E tutte le parti, tranne Cina e Russia, furono effettivamente costrette a firmare.

Il generale MacArthur, responsabile dell’occupazione, riferì di aver trovato “grandi quantità di oro, argento, pietre preziose, francobolli stranieri, lastre per incisioni e … valuta non a corso legale in Giappone“. C’era anche un documento dell’esercito americano che conteneva una dichiarazione che faceva riferimento a “nascondigli non dichiarati di questi tesori [che sono] noti per la loro esistenza“. Le forze di occupazione americane avevano apparentemente scoperto almeno alcuni dei siti giapponesi del Giglio d’Oro, contenenti bilioni (ricordiamo: migliaia di miliardi, di dollari, N.d.T.) in oro e altri oggetti di valore. Questo è indubbio, ed è documentato che MacArthur ha effettivamente visitato alcuni di questi siti aperti e ne ha valutato il contenuto.

I giapponesi saccheggiarono ogni nazione fino all’osso e, nella misura massima possibile, ogni cittadino, e non c’è dubbio che il valore doveva essere dell’ordine dei bilioni di dollari. Poiché non conosciamo il numero di siti scoperti né la percentuale di metalli preziosi in ogni sito, userò una stima prudente di soli 500 miliardi di dollari recuperati. E poiché non ci sono prove che questo bottino sia mai entrato negli Stati Uniti, tanto meno che sia stato registrato nel Tesoro americano, possiamo tranquillamente supporre che sia stato raccolto per conto della FED. A questo proposito possiamo utilizzare due misure. Il prezzo dell’oro all’epoca era di circa 35 dollari l’oncia, mentre i prezzi attuali (2022) si aggirano intorno ai 1.700 dollari, ovvero circa 50 volte, per un valore attuale di circa 25.000 miliardi di dollari. L’altro metodo consiste nel calcolare i 500 miliardi di dollari al 5% per 72 anni dalla fine della guerra, ottenendo un valore attuale di circa 15.000 miliardi di dollari. Utilizzerò la cifra più bassa. Devo notare che l’importo effettivo recuperato è potenzialmente molto più grande di quanto ho ipotizzato in questa sede. Il libro “Gold Warriors” di Seagrave racconta l’intera storia in modo esaustivo [45]  e dovrebbe essere considerato una lettura obbligatoria.

Scrittura contabile:

15.000 miliardi di dollari attuali

 

(17) L’isola del tesoro

Nel 1999, Edward Michaud ha scritto un eccellente saggio storico intitolato “Corregidor, l’isola del tesoro della seconda guerra mondiale” [46], [47] in cui descrive dettagliatamente il saccheggio delle Filippine. All’epoca non fu chiamato saccheggio, ma di fatto lo fu. Quando i giapponesi invasero le Filippine, MacArthur fu costretto ad evacuare e a rifugiarsi sull’isola di Corregidor, ma prima fece due cose. Ordinò di distruggere tutte le munizioni e i materiali bellici per non lasciarli ai giapponesi, e raccolse e spedì l’intero patrimonio della banca centrale delle Filippine e tutte le ricchezze personali che potevano essere raccolte dai cittadini locali, “per essere inviate negli Stati Uniti per essere custodite” e prevenire l’inevitabile saccheggio da parte dei giapponesi.

Secondo il rapporto di Michaud, “i soli titoli di Stato consistevano in oltre 51 tonnellate di lingotti d’oro, 32 tonnellate di lingotti d’argento, 140 tonnellate di pesos e centavos d’argento, e milioni di titoli del Tesoro, obbligazioni e azioni societarie. Le proprietà civili… consistevano in circa due tonnellate di lingotti d’oro di varie dimensioni, oltre a una quantità imprecisata di pietre preziose e valuta estera. Quando fu dato l’ordine di evacuare la città, i numerosi inventari e registri cartacei erano ancora incompleti, e a molti privati cittadini non furono nemmeno consegnate le ricevute per i loro oggetti di valore. La maggior parte di essi fu immagazzinata in sezioni del grande complesso sotterraneo noto come Malinta Tunnel. Le rimanenti 51 tonnellate di lingotti d’oro governativi, che consistevano in 2.542 lingotti di 20 chili ciascuno, insieme al resto della valuta e dei titoli cartacei, furono stivate in alcuni dei canali interni del Navy Tunnel, sul lato sud del complesso di gallerie di Malinta“.

Praticamente tutto questo fu caricato su qualsiasi nave, grande o piccola, fosse disponibile e l’intero lotto fu trasferito a Corregidor, dove fu infine caricato su sottomarini statunitensi e portato negli Stati Uniti. Tutto ciò che non poteva essere spedito in tempo veniva caricato su navi in disarmo che venivano rimorchiate in acque più profonde e affondate, per un totale di centinaia di tonnellate di metalli preziosi, alcune delle quali potrebbero essere state recuperate in seguito dai giapponesi, ma anche dagli americani. I sottomarini venivano caricati durante la notte, quando gli aerei giapponesi non potevano attaccare, e si immergevano durante le ore diurne per sicurezza. Michaud pensava che questo tesoro filippino fosse stato trasportato alla Zecca degli Stati Uniti, ma quasi certamente finì alla FED, dato che la zecca era quasi una non-entità che produceva solo monete di metallo a basso costo. Conclude il suo saggio affermando: “Alla fine della guerra questo carico di titoli … o almeno il suo equivalente monetario … fu successivamente trasferito di nuovo al governo filippino“, ma questa affermazione non ha senso. Non ho visto alcuna prova a sostegno, e nessuno è in grado di fare una simile affermazione poiché, nel panico dell’evacuazione prima dell’arrivo dei giapponesi, non fu fatto un inventario accurato, e nessuno sa effettivamente cosa sia stato preso. In ogni caso, dai pochi fatti disponibili, non ho visto nulla a sostegno delle affermazioni secondo cui queste ricchezze furono mai restituite alle Filippine. Questo non è stato l’unico, né l’ultimo, evento di questo tipo durante la Seconda Guerra Mondiale.

In questo calcolo, non ho tenuto conto delle “centinaia di tonnellate” di oro e argento non caricate nei sottomarini durante il primo sforzo e ho ignorato il valore di tutti i tesori diversi dalle 53 tonnellate d’oro e dalle 175 tonnellate di lingotti d’argento. Ancora una volta, una quantità relativamente misera rispetto agli altri crimini.

Scrittura contabile:

3,3 miliardi di dollari attuali

 

(18) Sequestro dei beni industriali tedeschi

Sembra che non sia affatto noto, totalmente espunto dalla storia del mondo, che il governo e l’esercito degli Stati Uniti hanno agito come ladri a pagamento per la mafia ebraica khazar della City di Londra per almeno gli ultimi 85 anni, e lo stanno facendo ancora oggi. Sono in grado di presentare qui solo un brevissimo riassunto di molte storie criminali molto lunghe, quelle con una documentazione sufficiente per essere accettate in un tribunale.

L’argomento è troppo vasto per essere trattato in questa sede. Ho descritto in dettaglio i sequestri della Prima e della Seconda Guerra Mondiale in un libro elettronico, che è molto ricco di riferimenti che non ho fornito in questa sede [48]. Vi invito a leggere il quinto capitolo per comprendere la portata di ciò che è stato fatto. Tutti i beni industriali tedeschi, e anche quelli personali, in tutto il mondo, furono confiscati dall’esercito statunitense, principalmente per conto di questi banchieri ebrei, sebbene anche gli Stati Uniti stessi e le loro società nazionali ne abbiano beneficiato ampiamente. Anche in questo caso, il totale sarebbe stato di migliaia di miliardi di dollari – nel 1915 e nel 1945, senza tener conto di più di 100 anni e 75 anni di accumulo di profitti, ma il panorama è così vasto che non è possibile nemmeno tentare una stima credibile, e quindi non c’è una scrittura contabile per questa voce.

(a) I sequestri della Prima Guerra Mondiale

Non sembra molto noto, ma questi stessi banchieri ebrei, sempre utilizzando gli Stati Uniti come loro “esecutori”, hanno letteralmente saccheggiato tutti i beni industriali tedeschi – in tutto il mondo – dopo entrambe le guerre mondiali. La portata di questa operazione era inimmaginabile. Per fare un esempio, l’intera azienda Bayer fu venduta – a un agente ebreo – per la somma di 5 milioni di dollari, in una “asta” condotta sui gradini della sede centrale della Bayer. All’epoca la Bayer era una delle più grandi aziende del mondo e produceva non solo prodotti chimici, ma anche un vasto assortimento di farmaci, tra cui l’Aspirina, che all’epoca era il farmaco più popolare al mondo e il brevetto più prezioso. L’avvocato ebreo Seymour J. Rubin scrisse che era “chiaro e impellente che per ragioni di giustizia (sic! aggiunto dal traduttore)” un vincitore o un conquistatore dovrebbe confiscare tutte le proprietà e i beni dei vinti.

E la confisca ci fu. Confiscarono non solo tutti i beni aziendali tedeschi in tutto il mondo, ma praticamente tutti i beni personali, con elenchi come “tre cavalli”, “alcuni tronchi di cedro”, “alcuni tappeti”, e naturalmente conti bancari, metalli preziosi, opere d’arte. Tutto ciò era ovviamente illegale, ma gli Stati Uniti approvarono una legge che permetteva loro di farlo. C’era una legge speciale secondo la quale “chiunque fosse di origine tedesca” e fosse stato imprigionato per qualsiasi motivo era classificato come straniero nemico e soggetto a un sequestro totale dei beni, e così gettarono in prigione quasi tutti i tedeschi con qualsiasi accusa inventata, spesso per soli due o tre giorni, giusto il tempo di schedarli e confiscare i loro beni. Questo era uno degli scopi principali della guerra: spogliare un’intera razza di persone di tutti i loro beni, brevetti e proprietà, per abbattere una nazione che stava diventando troppo potente e troppo disobbediente agli ebrei.

Non c’è modo di stimare in modo credibile il valore totale di tutti i sequestri della Prima Guerra Mondiale. I beni personali sequestrati solo negli Stati Uniti ammonterebbero a circa 60 miliardi di dollari in dollari odierni, ma si trattava di beni personali di un solo Paese e della parte di gran lunga più piccola dei sequestri. Il valore totale dei beni aziendali tedeschi sequestrati in tutto il mondo ammonterebbe oggi quasi certamente a molti trilioni, ma i dettagli non sono disponibili per essere calcolati, quindi non c’è una scrittura contabile.

Scrittura contabile:

0.000 miliardi di dollari attuali

(b) Operazione Paperclip – Seconda guerra mondiale

Si trattò senza dubbio del secondo furto più massiccio e di vasta portata mai perpetrato nella storia del mondo, superato solo dal saccheggio dell’India da parte degli ebrei un secolo prima. Come nella prima guerra mondiale, tutti i beni della Germania furono nuovamente confiscati, ma questa volta con anni di pianificazione iniziati addirittura prima della guerra [49]. Gli ebrei, che all’epoca controllavano il governo degli Stati Uniti, avevano organizzato migliaia di squadre con decine di migliaia di individui, spesso a pochi metri di distanza dalle truppe che entravano in Germania alla fine della guerra, e presero letteralmente tutto. Arrivarono a ondate, e quello che non prendeva un’ondata lo prendeva quella successiva. Svuotarono ogni biblioteca aziendale, ogni impianto di ricerca, ogni ufficio brevetti, ogni fabbrica, e semplicemente sequestrarono tutto. Persino la Biblioteca del Congresso aveva una propria missione estera che aveva il compito di individuare e confiscare tutti i libri e le riviste pubblicate in Germania che potessero essere di interesse per qualsiasi parte dell’America scientifica o aziendale.

In un caso, l’Ufficio brevetti tedesco mise alcuni dei suoi brevetti più segreti in un pozzo di una miniera profondo 480 metri, ma gli americani lo trovarono e ne confiscarono l’intero contenuto in conto “riparazioni di guerra” per gli Stati Uniti. Il valore degli oltre 800.000 brevetti tedeschi confiscati fu stimato in oltre 30 miliardi di dollari, che sarebbero ben più di 1.000 miliardi di dollari attuali. Come ho già detto, le aziende registrate in America ne trassero un grande profitto, ma molte di queste aziende “registrate in America” erano di proprietà o controllate da ebrei, e i banchieri e gli industriali ebrei europei presero possesso di tutto, comprese le aziende chimiche come la I.G. Farben, le aziende automobilistiche come la Volkswagen, le principali compagnie aeree come la Dornier e la Messerschmitt, le aziende farmaceutiche come la Hoescht. E questo breve elenco non comprende le confische personali di opere d’arte, oro e argento, pietre preziose e altri oggetti di valore. Ancora una volta, un intero popolo fu spogliato fino alle ossa, ma questa volta in modo molto più feroce che nella Prima Guerra Mondiale e, in questo caso, tra i 12 e i 15 milioni di tedeschi furono uccisi con vari mezzi prima, durante e molto tempo dopo il saccheggio. I tedeschi morti non raccontano nulla delle loro vittime, ma gli ebrei vivi raccontano da 75 anni come sono stati saccheggiati dai tedeschi. La verità è piuttosto diversa.

Il saccheggio della Germania dopo la Seconda guerra mondiale è stato così vasto ed esteso che non si può permettere che questa categoria rimanga senza una voce di bilancio. Pertanto, inserisco una voce di 10.000 miliardi di dollari attuali, una cifra che ritengo facilmente difendibile ed eccessivamente conservativa.

Scrittura contabile:

10.000 miliardi di dollari attuali

 

(19) Dirottamento [delle risorse] dei Paesi produttori di petrolio

Non sembra che sia stato compreso o valutato da tutti che [le risorse del]l’Iraq e [del]la Libia sono stati letteralmente dirottati dagli ebrei europei usando l’esercito statunitense come manodopera. Entrambi i Paesi sono stati conquistati, con l’installazione di governi fantoccio, con nuove banche centrali ebraiche di proprietà privata e, almeno nel caso dell’Iraq, praticamente tutte le imprese commerciali con “nuovi proprietari”. Nel caso dell’Iraq, i banchieri ebrei hanno assegnato a se stessi il 65% del petrolio iracheno – senza alcun costo, lasciando all’Iraq solo il 35% dei proventi della propria produzione petrolifera. Inoltre, gran parte del petrolio esportato dall’Iraq non viene misurato, quindi nessuno sa quanto petrolio iracheno venga letteralmente rubato con questo metodo. È solo la quantità misurata che viene condivisa 65/35. Nel caso della Libia, tutto il petrolio viene confiscato da questi stessi banchieri ebrei, sempre con la presenza permanente dell’esercito statunitense. Ne ho parlato in dettaglio in un precedente articolo che vi invito a leggere [50]. Per quanto riguarda la Siria, non sono riusciti a confiscare l’intero Paese grazie alla presenza della Russia, ma l’esercito statunitense è riuscito a prendere il pieno controllo dei giacimenti petroliferi siriani per conto di questi stessi banchieri. Oggi la Siria, come la Libia, non riceve alcun reddito dalla vendita del proprio petrolio.

Inoltre, la mafia ebraica della City di Londra ha installato le proprie banche centrali private in Iraq e in Libia e, con questo mezzo, saccheggerà questi due Paesi per altri bilioni. Anche in Iraq, gran parte o addirittura la maggior parte delle attività commerciali redditizie è stata rilevata da queste stesse persone. Non esistono dati per stimare l’entità del saccheggio da queste fonti secondarie.

È di immensa importanza notare che il sequestro [delle risorse] dell’Iraq e della Libia e dei giacimenti petroliferi siriani è stato fatto interamente dall’esercito statunitense che ha agito come esercito privato dei banchieri [51]. Il governo statunitense ha assorbito l’intero costo delle guerre – con bilioni di dollari presi in prestito a interesse da questi stessi ebrei, ha subito tutte le perdite sul campo di battaglia e da allora ha agito come esecutore militare a tempo pieno della “proprietà” degli ebrei su queste nazioni – senza alcun beneficio per gli Stati Uniti. Tutti i soldi e i vantaggi politici sono andati agli ebrei khazari della City di Londra. Il governo statunitense sta semplicemente eseguendo gli ordini del suo padrone.

I prezzi medi del petrolio sono notoriamente difficili da calcolare ma, per i periodi recenti qui considerati, ho preso una media aggiustata per l’inflazione di 80 dollari al barile. La produzione irachena si aggirava storicamente intorno ai 3,0 milioni di barili al giorno, ora è salita a 3,5 milioni, quindi circa 300 milioni di dollari al giorno, di cui 200 milioni sono presi dai banchieri ebrei della City di Londra. Circa 1.500 miliardi di dollari finora. La produzione libica è scesa a zero dopo l’invasione, ma da allora ha una media di circa 1,5 milioni di barili al giorno, pari a circa 450 miliardi di dollari finora. La Siria ha prodotto 500.000 barili al giorno, di cui i banchieri ebrei si appropriano completamente. Circa 150 miliardi di dollari finora. Sommando questi tre dati si ottengono circa 2.000 miliardi di dollari, o circa 3.000 miliardi di dollari se si tiene conto dell’interesse composto al 5%.

Scrittura contabile:

3.000 miliardi di dollari attuali

 

(20) Privatizzazioni, parte 1

Ci sono alcuni che credono che cedere i servizi o i beni statali alle imprese private sia una mossa saggia perché, come ci viene detto, i governi sono gonfiati e inefficienti e le imprese private possono quasi inevitabilmente essere molto più efficienti. Nella vita reale, non sono riuscito a trovare nemmeno un caso in cui questa teoria mitica si sia dimostrata vera. Al contrario, le imprese private seguono inevitabilmente la stessa strada: quella di massimizzare i profitti aumentando i prezzi e tagliando i servizi. Ancora peggio, sembra impossibile trovare un esempio di privatizzazione che non sia stato inficiato da corruzione e tangenti da parte di legislatori e funzionari governativi. Gli esempi non sono difficili da trovare.

Nel Regno Unito, i nostri amici banchieri ebrei hanno organizzato la privatizzazione delle ferrovie britanniche, dopo di che le hanno prosciugate e fatte fallire, tanto che il governo britannico ha dovuto riprenderle e ricostruirle. Dopo aver ricostruito il sistema ferroviario e averlo fatto funzionare in modo stabile e redditizio, i nostri banchieri ebrei hanno dato un altro calcio al barattolo e lo hanno fatto privatizzare di nuovo. Il costo per i cittadini britannici è stato dell’ordine di miliardi.

Sempre nel Regno Unito, questi stessi banchieri hanno organizzato (o corrotto) la privatizzazione della Royal Mail. Tuttavia, subito prima di negoziare il prezzo di vendita, i sindacati della Royal Mail si sono improvvisamente arrabbiati con la loro dirigenza e hanno proposto uno sciopero a oltranza a lungo termine, togliendo così le fondamenta al prezzo di vendita e rendendo la Royal Mail quasi priva di valore in vista delle gravi lotte sindacali che si prospettano. Ma poi, magicamente, quando la vendita avvenne a un prezzo molto ridotto, i sindacati furono improvvisamente di nuovo felici e non ci fu alcuno sciopero. Ancora più sconfortante è stato il fatto che in qualche modo, inspiegabilmente, il prezzo di vendita sembrava aver incluso solo il valore del servizio di consegna della posta, omettendo del tutto i miliardi di dollari di proprietà della Royal Mail nel centro di Londra. Una “svista inspiegabile” ma, in democrazia, la colpa non è di nessuno [52].

In Canada, nella provincia dell’Ontario, i funzionari governativi hanno ceduto per 2 miliardi di dollari, con un contratto di locazione di 99 anni, l’autostrada più trafficata del Nord America. Qualche anno dopo, i nuovi proprietari hanno venduto il 10% del loro investimento ad alcuni amici per 10 miliardi di dollari, il che significa che il governo dell’Ontario ha svenduto per 2 miliardi di dollari un bene da 100 miliardi di dollari. Ancora peggio, i nuovi proprietari hanno aumentato i pedaggi a tal punto che tutti gli automobilisti cercano di utilizzare altre autostrade, creando una congestione tale che la provincia non ha altra scelta che costruire nuove autostrade. Purtroppo, non possono farlo perché i termini della vendita iniziale vietano al governo di costruire nuove autostrade per “competere” con la vecchia, a meno che anche le nuove non vengano cedute ai “nuovi proprietari”.

Negli Stati Uniti, il sistema carcerario costava 20 miliardi di dollari all’anno. Dopo averne privatizzato solo una parte, lo stesso sistema costa ora ai contribuenti americani più di 80 miliardi di dollari all’anno, con alcune carceri dalle condizioni così disumane che i tribunali ne hanno ordinato la chiusura. E non si tratta solo del sistema carcerario, ma anche del sistema di libertà vigilata e di molto altro ancora, in tutta la nazione. In tutti i Paesi occidentali, questi stessi banchieri ebrei e i loro amici spingono incessantemente per la privatizzazione di quasi tutto ciò che può essere redditizio. Di solito licenziano la maggior parte del personale per ridurre i costi ed evitano anche ogni manutenzione che non sia critica. La teoria, nell’ambito di questi “leasing” a lungo termine, è quella di cannibalizzare il bene stesso, in modo che alla fine del periodo di locazione, quando il bene viene restituito, il suo valore sia esattamente pari a zero. Questa è la teoria della massimizzazione del profitto nell’ambito della privatizzazione.

In tutti i Paesi occidentali, ogni cosa, dagli aeroporti alle prigioni, dall’istruzione alle comunicazioni, ai trasporti e a ogni tipo di servizio pubblico, viene lentamente “privatizzata”, producendo letteralmente bilioni di profitti per i nuovi affittuari e mandando lentamente in bancarotta le nazioni. Si tratta di un programma talmente enorme che coinvolge così tanti Paesi, così tanti tipi di infrastrutture e così tanti tipi di servizi governativi, che qualsiasi stima sensata del saccheggio è impossibile. Pertanto, non farò alcun riferimento ad esso, ma affermerò con forza che il saccheggio in questo caso – il trasferimento di beni sovrani nelle mani di pochi banchieri – è dell’ordine delle decine di bilioni di dollari [53], [54].

Scrittura contabile:

0.000 miliardi di dollari attuali

 

(20) Privatizzazioni, parte 2

Inoltre, ci sono almeno centinaia, e più probabilmente migliaia, di correnti sotterranee in questa attività di privatizzazione, che il più delle volte è condotta come un vero e proprio furto. Va sottolineato che le oltre 50 nazioni in cui gli Stati Uniti hanno rovesciato un governo legittimo e insediato un dittatore compiacente, avrebbero subito molto rapidamente lo stesso processo di “privatizzazione”, con l’esercito e il Dipartimento di Stato statunitensi che avrebbero specificato al nuovo dittatore le porzioni di infrastrutture del suo Paese da confiscare. Nulla di tutto ciò sarebbe stato pagato, e queste occasioni si sono verificate in molte altre nazioni. Per fare un esempio, è stato inizialmente riportato dal NYT, poi rapidamente soppresso ovunque che, dopo la distruzione della Jugoslavia, George Soros e Madeleine Albright (ex-Segretario di Stato, cioè ministro degli Esteri, n.d.T.) hanno ricevuto la “proprietà” dell’intera infrastruttura di comunicazione del Kosovo, per un valore dichiarato di 800 milioni di dollari. È probabile che tutta l’ex Jugoslavia abbia subito la stessa sorte, ma il blocco delle notizie è totale e nessuna informazione può trapelare. Tutto l’Iraq e la Libia hanno subito questo stesso trattamento e molte altre nazioni si trovano nella stessa situazione. Senza una mappa mondiale di questa cosiddetta “privatizzazione”, non potremo mai conoscere il totale reale, ma deve essere immenso [55].

Scrittura contabile:

0.000 miliardi di dollari attuali

 

(21) La Banca Mondiale e il FMI. Infrastrutture e debito

Questa categoria è un po’ più semplice di quella precedente. In genere, i nostri banchieri ebrei finanziano i prestiti governativi privatamente o attraverso il FMI o la Banca Mondiale, e lo fanno quando i tassi di interesse americani sono al minimo. Poi fanno aumentare il debito di un Paese fino a quando non supera qualsiasi livello di ragionevolezza, quindi fanno in modo che la FED statunitense aumenti i tassi di interesse e di fatto metta queste nazioni in bancarotta. Poiché i Paesi non hanno i contanti per rimborsare i loro prestiti, i nostri banchieri ebrei si appropriano delle infrastrutture al posto del pagamento. Si appropriano anche di terreni coltivabili, come è accaduto di recente all’Ucraina, anche se i media (di proprietà ebraica) sembrano non esserne a conoscenza. I media hanno riportato di recente che Rothschild ha dovuto formare una nuova banca solo per detenere tutti i terreni coltivabili confiscati con questi metodi. Gli ebrei khazari vogliono anche l’acqua: il presidente della Nestlè ha affermato pubblicamente che “l’acqua potabile non è un diritto. È una merce e dovrebbe essere valutata e venduta come qualsiasi altra merce“. Qualche anno fa, Jenna Bush, figlia di George jr., ha rilevato per una misera somma la proprietà della più grande falda acquifera del Sud America – per conto dei suoi amici ebrei. Ci sono Paesi in cui più del 70% di tutte le infrastrutture, comprese le ferrovie, le compagnie aeree e gli aeroporti, i porti di navigazione, le banche, i terreni coltivabili – e l’acqua – e molto altro ancora è di proprietà di questi stessi banchieri ebrei della City di Londra.

Un buon esempio attuale è la Grecia [56]. La situazione era così pietosa e l’avidità dei banchieri così potente che la Grecia è stata costretta a mettere l’intero stock di infrastrutture del Paese – tutto – in un fondo lussemburghese “di proprietà privata” che era “interamente al di fuori del potere o dell’influenza” del governo greco. Il valore [di questo sock] era di circa 3.000 miliardi di dollari, ed è stato venduto a qualsiasi prezzo i banchieri abbiano deciso di pagare per le sue parti – se pure lo hanno fatto. In questa voce di bilancio includo solo la Grecia e tralascio le molte decine di altre nazioni che si sono trovate in questa posizione già 100 anni fa. Il totale è sicuramente dell’ordine delle decine di trilioni, ma non abbiamo i dettagli su cui basare una stima [57], [58], [59].

Scrittura contabile:

3.000 miliardi di dollari attuali

 

(22) Finanziamento delle guerre

Non è più un segreto che, nella maggior parte, se non in tutte, le guerre della storia recente questi stessi banchieri ebrei abbiano tipicamente finanziato entrambe le parti. Il consenso generale è che la guerra in Iraq sia costata agli Stati Uniti circa 2.000 miliardi di dollari [60], e Forbes sostiene che il costo in Libia sia di 2 miliardi di dollari al giorno [61], tutti presi in prestito dalla FED. Non possiamo sapere quanto denaro sia stato preso in prestito dai banchieri ebrei della City di Londra per finanziare tutti i conflitti militari della storia recente, e quindi non possiamo dare un prezzo agli interessi pagati, ma è della massima importanza rendersi conto che questi totali non sono piccoli. Per dare un’idea del costo reale, un tempo l’Impero Britannico dominava il mondo, un impero su cui non tramontava mai il sole e “Britannia regnò sui mari” per molto tempo. Ma gli ebrei spinsero l’Inghilterra in due guerre che nessuno voleva e, alla fine, la Gran Bretagna era in bancarotta e chiedeva prestiti agli Stati Uniti per evitare “una Dunkerque finanziaria”. L’Inghilterra prese in prestito tutti i soldi per finanziare la sua parte nella Prima Guerra Mondiale e perse il 40% del suo impero per ripagare quei prestiti. La Seconda Guerra Mondiale è costata alla Gran Bretagna il resto del suo impero e ha lasciato la nazione in una vera e propria bancarotta (cfr. Patrick Buchanan, “Churchill, Hitler and the unnecessary war”, n.d.T.). La Prima Guerra Mondiale è costata alla Gran Bretagna circa 7.000 miliardi di dollari in dollari attuali, e la Seconda Guerra Mondiale è stata molto peggiore. Anche in questo caso, non possiamo sapere con precisione quanto denaro sia stato preso in prestito dai banchieri ebrei, né l’ammontare degli interessi pagati, ma l’entità di entrambi sarebbe stata considerevole, dato che il costo stimato per tutti i Paesi è stato di quasi 50.000 miliardi di dollari attuali [62], [63], [64], [65].

Sappiamo che quando la Guerra Civile si scatenò negli Stati Uniti, i Rothschild di Londra sostenevano l’Unione e quelli francesi il Sud. Tutti fecero fortuna e nel 1861 gli Stati Uniti erano indebitati per 100 milioni di dollari. Ma non abbiamo informazioni sul totale degli interessi pagati. Sappiamo che i Rothschild (attraverso Jacob Schiff) prestarono al Giappone 200 milioni di dollari nel 1905 per finanziare la guerra con la Russia. Si tratta di circa 60 miliardi di dollari attuali, e un’altra serie di banchieri ebrei finanziò la Russia nella stessa misura, entrambe le parti vendendo armi dalle fabbriche di armamenti di Rothschild in Germania. In questo caso, conosciamo le somme prese in prestito, ma non abbiamo informazioni sugli importi di rimborso degli interessi né sulle entrate e sui profitti derivanti dalla vendita delle armi da guerra. Semplicemente non ci sono sufficienti dettagli pubblici per determinare l’aumento di ricchezza di questi banchieri per aver istigato e finanziato tutte quelle guerre. Il totale deve aggirarsi intorno ai bilioni, ma non abbiamo una base solida per una stima, quindi non c’è una voce di bilancio.

Con l’avvicinarsi della Seconda Guerra Mondiale, questi stessi banchieri non solo spinsero gli Stati Uniti a entrare in guerra, ma prestarono agli americani il denaro per pagarla. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti erano passati da 33 a 285 miliardi di dollari di debito, tutto per aiutare i nostri amici banchieri ebrei a scatenare e combattere una guerra che nessuno, tranne loro, voleva. È anche peggio di quanto si possa immaginare. Questi banchieri avevano bisogno di altri Paesi in guerra, ma non volevano prestare loro il denaro perché le loro economie non erano considerate sufficientemente prive di rischi, e questo valeva anche per l’Inghilterra. La soluzione fu quella di prestare il denaro agli Stati Uniti, quindi spingere gli americani a fare tutti quei prestiti di guerra, per far felici gli ebrei non solo mantenendo tutti i Paesi in guerra, ma facendo sì che gli Stati Uniti garantissero di fatto tutto il loro debito. Da qui il debito di 285 miliardi di dollari che, per fare un paragone, equivarrebbe a circa 12.000 miliardi di dollari attuali. Il debito non è mai stato estinto; non sono disponibili documenti sufficienti a documentare il totale degli interessi pagati ai banchieri ebrei per il finanziamento della guerra, né per gli Stati Uniti né per tutte le nazioni del mondo, per cui questa voce non è stata conteggiata. In termini di grandezza, tuttavia, l’importo è sicuramente dell’ordine delle decine di bilioni di dollari di oggi.

Scrittura contabile:

0.000 miliardi di dollari attuali

 

(23) La valuta è nostra, ma il problema vostro

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, le principali nazioni del mondo organizzarono quello che noi chiamiamo “Gold Standard”, che significava che un paese non poteva stampare più denaro di quanto ne avesse effettivamente in riserve auree. Lo scopo era quello di mantenere la stabilità e di evitare qualsiasi eccesso di stampa di denaro che avrebbe portato all’inflazione e avrebbe potuto distruggere il sistema monetario internazionale, come gli ebrei avevano fatto ripetutamente in passato. In teoria, tutti i debiti internazionali dovevano essere regolati in oro, ma in pratica ciò era scomodo e ingombrante. Poiché il dollaro americano esisteva in grandi quantità e, in teoria, era pienamente garantito come scambiabile con l’oro in qualsiasi momento, tutte le nazioni regolavano semplicemente i loro conti in dollari americani. Ma la fiducia in questo sistema si basava sulla promessa che ogni nazione avrebbe potuto, in qualsiasi momento, scambiare le proprie disponibilità di dollari con oro vero.

Il sistema funzionò abbastanza bene per circa 20 anni, fino a quando, all’inizio del 1971, gli Stati Uniti si trovarono sotto un’enorme pressione finanziaria a causa delle enormi somme che avevano preso in prestito per finanziare le loro atrocità militari in Vietnam. La goccia che fece traboccare il vaso fu la Francia che, non ignara di quanto stava accadendo e preoccupata per la capacità degli Stati Uniti di mantenere il valore del dollaro, insistette per scambiare tutti i suoi averi in dollari con oro, come previsto dall’accordo. Le scorte d’oro degli Stati Uniti non erano sufficienti a soddisfare la richiesta e la FED si trovò di fronte alla possibilità concreta che tutte le nazioni chiedessero un cambio. Di fronte a questa pressione, i banchieri ebrei dichiararono unilateralmente nullo l’accordo finanziario mondiale, costrinsero gli Stati Uniti a ritirarsi dalla partecipazione al Gold Standard e la FED si rifiutò di convertire in oro le disponibilità di dollari esteri di qualsiasi nazione. In questo modo, tutti i Paesi del mondo si ritrovarono in mano innumerevoli bilioni di dollari che non avevano più un valore fisso o garantito, ma che erano destinati a svalutarsi, dal momento che gli Stati Uniti stavano stampando enormi quantità di dollari per finanziare la guerra in Vietnam. All’epoca, il Segretario del Tesoro americano John Connally disse al mondo: “È la nostra valuta, ma è un vostro problema”.

Poiché tutte le nazioni avevano accumulato dollari USA in buona fede, ma ora non avevano modo di disfarsene, non avevano altra scelta che continuare a utilizzare lo stesso dollaro USA, ormai di valore indeterminato, per tutte le transazioni internazionali. Questo atto di capitalismo predatorio ebraico ha imposto al mondo un’incredibile sanzione finanziaria, devastando il valore delle riserve valutarie delle altre nazioni. Dopo aver rinnegato il Gold Standard (l’accordo di Bretton Woods), la FED ha continuato a stampare enormi quantità di denaro, facendo precipitare il mondo occidentale in un’intensa spirale inflazionistica. Dalla data del default degli Stati Uniti nel 1971 al 1981 o 1982, il dollaro USA si è svalutato di oltre il 95%, rappresentando un trasferimento di ricchezza quasi inimmaginabile dal mondo intero agli ebrei della FED, perché tutte le nazioni che detenevano dollari USA hanno subito tale perdita nelle loro riserve valutarie, mentre i debiti degli Stati Uniti sono rimasti in dollari USA fortemente svalutati, rimborsando così il debito estero a 5 centesimi per dollaro. Nel 1971, una bella casa negli Stati Uniti costava solo 25.000 dollari. Nel 1976, quella stessa casa costava più di 100.000 dollari e nel 1983 il prezzo era di circa 250.000 dollari. Questi prezzi rappresentano con precisione il deprezzamento del dollaro statunitense durante quel decennio.

Il vantaggio per i nostri cari banchieri ebrei? Beh, il prezzo dell’oro nel 1971, quando hanno ucciso il Gold Standard, era di circa 40 dollari l’oncia. Oggi quell’oro vale 1.700 dollari l’oncia. D’altra parte, la moneta cartacea che tutti gli altri governi dovevano accettare al posto del loro oro si è svalutata di circa il 95% da allora. Non esiste un modo preciso per valutare questo dato. Il danno finanziario accumulato dalle economie nazionali del mondo è almeno dell’ordine delle centinaia, se non delle migliaia di bilioni di dollari. Il danno è così vasto, così ampio e onnicomprensivo che è impossibile anche solo contemplare una misurazione.

Ma non perdiamo il punto principale. Non è stato il “governo degli Stati Uniti” o il “Tesoro degli Stati Uniti” a prendere questa decisione. Piuttosto, è stata presa per loro da Rothschild e dagli altri proprietari ebrei della FED e della City di Londra per mantenere le proprie riserve d’oro e proteggerne il valore. Si è trattato semplicemente di un altro salvataggio per i banchieri ebrei, in questo caso a grande costo per il mondo intero. Se solo potessimo dare un numero al costo. Ma non possiamo.

Scrittura contabile:

0.000 miliardi di dollari attuali

 

Fine della terza parte

Conclusione

Larry Romanoff è un consulente di gestione e uomo d’affari in pensione. Ha ricoperto posizioni dirigenziali in società di consulenza internazionali ed è stato proprietario di un’azienda di import-export internazionale. Attualmente vive e lavora a Shangai.

 

Link: https://www.unz.com/lromanoff/the-richest-man-in-the-world/

 

Scelto e tradotto da CptHook per ComeDonChisciotte

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