C’è Prodi e Prodi, quello che conosciamo meglio ha distrutto l’Italia che conoscevamo (assieme ai suoi sodali Amato, Ciampi, Dini, Draghi e compagni), ma c’è anche Franco, studioso di fisica dell’atmosfera. Si definisce come un “perdente professionale” nelle sue battaglie in difesa della scienza.
In una intervista a Libero Quotidiano, dello scorso 20 marzo, per l’ennesima volta, Franco Prodi parla delle presunte cause del cambiamento climatico (1). L’uomo ha una qualche responsabilità? “Questo non si può sapere” – afferma Prodi – “la verità è che la conoscenza del sistema clima, e quindi dell’influenza da parte dell’uomo su di esso, è nella sua infanzia. Al momento nessuno può valutare l’incidenza dell’elemento antropico nel cambiamento del clima e pertanto nessuno può controllarla. Di certo però il riscaldamento del Pianeta non dipende al 98% da noi, come invece in tanti sostengono. Questa è una fesseria, talmente diffusa però da diventare inarrestabile. Tra cinquant’anni di studi saremo forse in grado di stimare l’incidenza dell’uomo sul clima, che per inteso nessuno nega, tantomeno io. Solo allora si scoprirà che avevo ragione, ma io sarò morto da un pezzo“.
Prodi mette le cose in ordine: “Si fa una gran confusione tra metereologia e clima. Entrambi cambiano, ma i mutamenti del tempo sono prevedibili fino a dieci giorni d’anticipo da cent’anni, e ancora di più da dopo la Seconda Guerra Mondiale, da che il calcolatore risolve numericamente le cinque equazioni primitive che regolano il meteo. Il clima pure cambia ma la complessità del sistema non consente di fare previsioni affidabili“.
Il cambiamento climatico è permanente: “E’ connaturato al pianeta, c’è sempre stato e ci sarà sempre”, asserisce il fisico. “La Terra negli ultimi duecento anni si è riscaldata di 0,7 gradi centigradi ogni secolo. Ma non c’è un’emergenza climatica, come sostengo nella petizione del 2019 che ho scritto con altri 150 professori universitari ed è ormai firmata da oltre 1500 colleghi di prima fila a livello internazionale, ovviamente tutti oggi ostracizzati. C’è però un’emergenza inquinamento e di tutela dell’ambiente planetario, che è cosa ben diversa“.
Come si è arrivati a tutto ciò? “È un lento scivolamento, partito negli anni ’70, che ha alterato la relazione tra scienza e politica. A un certo punto si presentò l’esigenza di organizzare e omogeneizzare i servizi metereologici dei vari Paesi e di centralizzare i dati, anche per assistere i Paesi più poveri nella costruzione dei loro servizi metereologici. A Ginevra nacque l’Omn, organizzazione di raccordo tra i Paesi sotto l’egida dell’Onu. In questo ambito, nel rapporto tra Nazione Unite e servizi metereologici, è nato l’Ipcc, International Panel for Climate Changer, che negli anni è diventato una sorta di sovrastruttura internazionale composta da nominati dai ministeri dell’Ambiente delle varie nazioni. Da qui la confusione: si afferma, “lo dice la scienza”; invece no, lo dicono i nominati in queste strutture, per lo più indipendenti dalle organizzazioni proprie della ricerca”. “Esse non influenzano la ricerca pura ma l’opinione pubblica e la politica, dalla quale sono a loro volta influenzate in un ping pong dell’ignoranza“.
Quindi oggi, paradossalmente, Greta Thunberg conta più di uno scienziato titolato che però ha posizioni di minoranza: “ho visto persone come Mattarella e Draghi confrontarsi con Greta e ignorare il mio parere“.
Lo studioso non sembra intravedere a pieno la grande strumentalizzazione politica connaturata tra riscaldamento globale, decrescita economica e demografica indotte per cambiare il volto della vita civile sul pianeta e punta i fari soltanto sull’inquinamento ambientale, che indubbiamente è certamente un problema che riguarda la grande economia, ma non il fine politico dell’operazione “global warming“: “Ho il sospetto ben fondato che il riscaldamento globale sia una manovra di distrazione di massa per distogliere gli uomini dal vero problema, che è appunto l’inquinamento del pianeta e la scarsa protezione dell’ambiente“.
Secondo Prodi “la scienza non è democratica né politica, non procede per votazioni. Solitamente capita che uno ha ragione, viene preso per pazzo e decenni dopo si scopre che l’aveva vista giusta“. E si scaglia contro la maggioranza dei suoi colleghi e le Cop, le conferenze sul clima: “Si riuniscono ogni volta con uno spartito prefissato in cui l’elemento scientifico è un pacchetto precostituito al quale tutti prestano il loro assenso acritico. Poi votano sull’adattamento ai supposti cambiamenti e non succede nulla“.
E arriva il turno della Ue: “L’Europa si è bevuta il cervello, produce l’8% delle emissioni mondiali, ha meno di 500 milioni di abitanti su una popolazione terrestre di otto miliardi di persone ed è persuasa di poter dare il buon esempio e salvare il pianeta. Per questo si impone politiche suicide mentre gli altri Paesi continuano a inquinare indifferenti e indisturbati“. Poi la volta della norma che vuol vietare la produzione di autovetture a benzina: “Non è la mia materia – puntualizza Prodi – però tutti sanno che, nella sua vita complessiva, le batterie elettriche, con i loro problemi di smaltimento, non inquinano meno del motore a scoppio“. Ed ecco la nuova normativa Ue sulle case, che obbliga l’adeguamento della classe energetica delle abitazioni private: “Credo sia allucinante imporre una cosa simile per legge, anche a livello di rispetto delle libertà costituzionali“.
Quindi a cosa dobbiamo questa ossessione per l’economia green? Per Prodi bisogna valutare separatamente la scienza dalla tecnologia, cioè il progresso in funzione dell’uomo e della società dagli affari: “Distinguiamo tra la scienza, che ha fatto i suoi progressi, e la tecnologia, che segue un’altra strada, dettata dal denaro. La spinta verso l’elettrico ha moltiplicato di cinque o sei volte il valore delle aziende che hanno deciso di produrlo. Chiediamoci invece quante riserve fossili ci sono nel pianeta. La risposta la sanno in pochi ma potrebbe essere una spiegazione sul cambio di sistema industriale che finanza mondiale e grande industria cercano di imporre a furor di leggi Ue“.
Il capitalismo ha inquinato il mondo e ora ci impone sacrifici estremi per salvarlo (il capitalismo), invece è l’ambiente – e quindi anche e soprattutto la nostra salute – a dover essere salvati. Secondo lo scienziato: “A portare il globo sotto stress è stato il suo asservimento alla finanza. Chi ora propone ricette per salvare il mondo è lo stesso che ne ha compromesso la salute. Lei lo sa che troviamo le microplastiche nel nostro corpo? La Terra ne è pervasa. Le acque sotterranee nella Pianura Padana sono inquinate anche nel livello più profondo. Per non parlare della contaminazione dei terreni e dei fiumi”.
Lo scienziato affronta anche il tema della siccità e della scarse piogge: ” L’aridità della Terra non è dovuta alla siccità, che è un fenomeno passeggero, legato al ciclo delle nubi e non al supposto surriscaldamento del globo, perché non è che dove fa più caldo piove di meno” – continua Prodi: “la siccità è un fenomeno meteorologico, aggravato dall’enorme aumento dei prelievi di ogni tipo. È sbagliato correlarlo al cambiamento climatico. Il fatto è che l’umanità è aumentata e usa più acqua. Il lago Ciad si restringe perché non ha emissari ma i milioni di persone che insistono su questi bacini sono passati da venti a settanta“. Per lo studioso, la scarsità di piogge riguarda gli ultimi due anni: “non è un dato significativo. Per quel che ne sappiamo, tra qualche settimana potremmo doverci lamentare della situazione opposta“. E l’aumento di inondazioni e alluvioni? “Nessun dato lo dice. C’è un aumento dei danni e delle vittime da alluvione, ma questo solo perché ci costruiamo case e industrie su terreni inondabili“.
C’è Prodi e Prodi, quello che conosciamo meglio ha distrutto l’Italia, quello che conosciamo di meno ci sta allertando, da tantissimo tempo, su ciò che stiamo subendo adesso, e che si porta dietro tutti i cambiamenti e gli stravolgimenti in arrivo sulle nostre vite: la frode climatica.
—
NOTE
02.04.2023