DI DMITRY ORLOV
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Molti commentatori hanno notato un fatto curioso: durante la parata del 9 maggio sulla Piazza Rossa a Mosca, Putin si è mostrato in pubblico accompagnato dal Primo Ministro israeliano Netanyahu. Più o meno nello stesso momento l’aviazione israeliana lanciava missili su bersagli siriani ed iraniani in Siria (molti di questi missili venivano abbattuti dalla contraerea siriana) e i Siriani rispondevano prendendo di mira le postazioni israeliane sulle Alture del Golan (che sono territorio siriano sotto occupazione, e perciò questo non può essere considerato un attacco vero e proprio ad Israele).
Perchè la Russia non è scesa in campo a difendere il suo alleato, la Siria? Inoltre, si era diffusa la voce della vendita da parte della Russia alla Siria del potentissimo sistema di difesa antiarea S-300, e che questa offerta era stata successivamente ritirata. E’ così che si comporta veramente un alleato?
O prendete un altro esempio: le relazioni fra Russia ed Ucraina sono in una spirale discendente fin dal colpo di stato a Kiev del 2014 che aveva rovesciato il governo costituzionale. Nella regione del Donbass, nell’Ucraina dell’est, c’è un impasse militare che costituisce una ferita aperta, un continuo martellamento di provocazioni ucraine contro la Russia, e la Russia è stata colpita con sanzioni economiche e politiche dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, apparentemente in risposta all’annessione della Crimea e al conflitto irrisolto nel Donbass, che ha già causato la perdita di decine di migliaia di vite umane.
E, nonostante questo, il maggior partner commerciale dell’Ucraina rimane… la Russia. Non solo la Russia continua a commerciare con l’Ucraina, ma ha anche assorbito dalla devastata economia ucraina un esodo di migranti economici, valutato ormai nell’ordine dei milioni di persone. La Russia ha reinserito questi rifugiati, ha permesso loro di trovare lavoro e di inviare rimesse ai loro parenti in Ucraina. Inoltre, la Russia si è rifiutata di riconoscere politicamente le due repubbliche separatiste nell’Ucraina dell’Est.
L’unico punto fermo della Russia nei suoi rapporti con l’Ucraina è stata la rivendicazione della Crimea. Ma di questo non si dovrebbe neanche discutere: la Crimea faceva già parte della Russia nel 1783 e il passaggio della Crimea alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, voluto da Nikita Chruščëv nel 1954, aveva violato la costituzione dell’URSS in vigore all’epoca.
Ancora un altro esempio: gli Stati Uniti, con l’Unione Europea in veste di fedele servitore, hanno imposto qualunque genere di sanzioni alla Russia fin dal Magnitsky Act del 2012, a favore di cui si era battuto il corrottissimo miliardario William Browder. Queste sanzioni a volte si sono rivelate dannose, a volte positive (stimolando la produzione interna sostitutiva delle importazioni) e a volte semplicemente fastidiose. La Russia è troppo grande, troppo importante e troppo potente per tutti, anche per un’entità della grandezza di USA ed EU combinate, per poter essere isolata o comandata a bacchetta con l’imposizione di sanzioni.
In alcuni casi, c’è stato un potente effetto boomerang che ha causato più danni ai sanzionatori che al sanzionato. Ma la Russia, in verità, non ha fatto molto come risposta, a parte lavorare sul rimpiazzo delle importazioni e stabilire nuovi rapporti commerciali con altre, più amichevoli, nazioni. In realtà avrebbe potuto, per esempio, danneggiare gli Stati Uniti bloccando le vendite della componentistica in titanio, senza di cui la Boeing non sarebbe stata in grado di costruire i suoi aerei.
O avrebbe potuto proibire la vendita agli Stati Uniti dei motori a razzo, e gli USA non sarebbero riusciti a lanciare i loro satelliti. Ma la Russia non ha fatto nulla di tutto ciò; invece, ha continuato a ripetere che queste sanzioni sono improduttive ed inutili.
Ancora un esempio: in violazione agli accordi stipulati fra Russia e i vari paese della NATO, quest’ultima si è espansa fino ai confini stessi della Russia e, ultimamente, ha trasformato gli staterelli baltici, Estonia, Lituania e Lettonia in una specie di campo giochi militare, dove si fanno esercitazioni proprio sul confine russo, si acquartierano migliaia di soldati e li si addestra…. ad invadere la Russia.
La Russia ha protestato, ma ha proseguito gli scambi commerciali con tutte le nazioni coinvolte. In particolare, ha continuato a fornire energia elettrica agli Stati Baltici e ad usare i porti del Baltico per imbarcare le proprie merci.
Quando, di recente, la Lettonia ha vietato l’uso della lingua russa nelle scuole (un terzo della popolazione della Lettonia è russo) ed ha iniziato a violare i diritti dei Russi lituani che cercavano di opporsi a questo sopruso, i Russi hanno accettato come se nulla fosse anche questo palese atto discriminatorio anti-russo. In Lettonia le luci sono sempre accese e i treni merci russi continuano ad attraversare il confine.
“Come mai?” Potreste chiedervi. “Perchè questo atteggiamento passivo nei confronti di tutte queste fregature, offese ed ingiurie?” Non si può dire che la Russia sia troppo vasta per essere danneggiata. Le sanzioni del 2012 erano state una sciocchezzuola, ma, con quelle del 2014, l’economia russa aveva preso una batosta (in massima parte, però, a causa dei bassi prezzi del greggio, non per le sanzioni). Il rublo ha perso metà del suo valore e il tasso di povertà in Russia è aumentato. Allora, che cosa sta succedendo?
Per capirlo, bisogna fare un passo indietro e guardare al contesto generale.
- La Russia è, come dimensioni, ma certamente non come popolazione, la più grande nazione al mondo. I suoi confini sono molto ben difesi, ma si estendono per più di 61.000 Km.
- La Federazione Russa è russa di nome, ma include più di cento differenti nazionalità (di cui i Russi etnici costituiscono poco più dell’80%), con sei gruppi etnici che superano tutti il milione di unità.
- Confina con 16 stati sovrani (più di ogni altra nazione), compresi due confini marittimi (con Giappone e Stati Uniti) e anche con due stati non riconosciuti a livello internazionale (Abkhazia e Sud Ossetia).
- Ha la più grande diaspora mondiale, con 20-40 milioni di Russi (dipende dal modo in cui li contate) che vivono a tutti gli effetti al di fuori della Russia. La più grande comunità russa d’oltreoceano, circa 3 milioni di persone, si trova negli Stati Uniti.
- Le truppe di pace russe hanno prestato servizio in numerose nazioni, ai confini della Russia stessa e in tutto il mondo, Abkhazia, Sud Ossetia, Armenia, Transnistria, Tadjikistan, Bosnia, Kosovo, Angola, Chad, Sierra Leone, Sudan e sono determinanti nell’impedire che conflitti latenti sfocino in guerre vere e proprie.
- La vastissima estensione continentale della Russia e le enormi ricchezze naturali la rendono uno dei principali fornitori mondiali di materie prime, specialmente petrolio, gas, uranio e carbone, prodotti che tengono le luci accese e non fanno congelare le tubature in decine di nazioni. Per quanto compromesse possano essere le relazioni internazionali (la Russia) deve rimanere un fornitore stabile ed affidabile.
In questo contesto, contrastare azioni ostili (e sopratutto inutili) provenienti da oltreoceano con atteggiamenti propri ostili (e sopratutto inutili) sarebbe controproducente: alcune persone finirebbero col farsi male e c’è la forte possibilità che possano essere i Russi.
Perciò, una parte di un approccio vincente è proprio quella di barcamenarsi, mantenere le migliori relazioni possibili con il maggior numero di nazioni possibile, specialmente con quelle confinanti, in ogni conflitto parteggiare per tutte le fazioni, cercando di disinnescarlo bilanciando accuratamente i differenti interessi di tutte le parti coinvolte. La Russia ha buone relazioni sia con l’Iran che con l’Arabia Saudita, che sono nemici giurati, e con Siria ed Israele, che si sparano addosso a vicenda.
Un’altra caratteristica di un approccio vincente nei confronti di un mondo esterno sempre più ostile è quello di muoversi verso una parziale autarchia; non isolandosi dal mondo, ma facendo passi misurati per rendersi relativamente invulnerabili alle sue vicissitudini. La Russia è già autosufficiente nel comparto energetico, sta facendo passi da gigante per diventarlo in quello agro-alimentare e il prossimo obbiettivo è quello di diventare indipendente nel settore tecnologico e finanziario.
Vista in questo contesto, l’assenza di reazioni decise da parte della Russia si rivela parte di una attenta strategia volta al mantenimento dell’equilibrio internazionale.
Israele bombarda la Siria mentre Netanyahu siede al posto d’onore durante la parata a Mosca. La Siria risponde bombardando il suo stesso territorio sulle Alture del Golan. Poi la Russia decide di non vendere i sistemi S-300 alla Siria. Che cosa è successo? Beh, Israele ha appena riconosciuto il Giorno della Vittoria, il 9 maggio, come propria festa nazionale. Un terzo degli Israeliani sono infatti russi e molti di loro, quel giorno, sono stati assai orgogliosi di essere russi ed hanno partecipato a numerose parate, che sono state trasmesse dalla TV russa. Di fronte alla crescente diffusione dell’antisemitismo in Europa e con i Neonazisti fuori controllo in Ucraina, Russia ed Israele rimangono unite.
Poi c’è il fatto che ad Israele non piace che ci siano Iraniani in Siria. Ha certamente il diritto di pensarla così, dato che gli Iraniani continuano a parlare di come Israele debba essere distrutta. Ma gli Iraniani in Siria sono stati invitati, e questo non è un problema della Russia. Il fatto che Israele bombardi la Siria non aiuta di certo la Russia, ma non è stata la prima volta e non sarà di certo l’ultima.
La Siria che abbatte missili israeliani e che poi bombarda gli Israeliani sulle Alture del Golan è stato uno sviluppo nuovo ed una escalation e le escalation sono sempre una brutta cosa. Vendere i sistemi S-300 ai Siriani avrebbe permesso loro di abbattere qualunque cosa si trovasse in volo sull’intero Israele e, dal momento che hanno appena alzato la posta, dar loro la possibilità di alzarla ancora di più non sarebbe sembrata una buona idea.
L’Ucraina provoca continuamente la Russia e viola i diritti degli otto milioni di Russi che vivono nel paese e, nonostante questo, la Russia rimane il maggior partner commerciale dell’Ucraina. Che cosa succede? Beh, c’è lo spiacevole fatto che attualmente l’Ucraina è governata da gente che è, usando un termine russo molto specifico, “inadeguata”. E’ un regime illegale, estremamente corrotto, sostenuto da un altro regime al di là dell’oceano, che, tra l’altro, è anch’esso abbastanza “inadeguato”, comandato da un ridicolo buffone che viene a sua volta sabotato in continuazione da un corrottissimo “deep state”.
Ma questa è una congiuntura temporanea, che non deve in nessun modo far dimenticare la cosa importante, che Russi ed Ucraini sono essenzialmente uno stesso popolo (con l’eccezione di alcune etnie che vivono sopratutto nella parte occidentale della nazione, che è stata per secoli una sorta di Terra di Nessuno Europea, alle porte della Transilvania, la patria dei vampiri).
Russi ed Ucraini sono geneticamente indistinguibili e ci sono diverse nazionalità all’interno della Russia molto più differenti culturalmente dai Russi di quanto lo siano gli Ucraini. In questo caso, la strategia vincente è quella di evitare di danneggiare l’Ucraina, perché si sta già facendo abbastanza male da sola e perché, in questo modo, si danneggerebbero praticamente solo dei Russi.
Invece, ha molto più senso essere semplicemente pazienti ed aspettare. Alla fine la popolazione ucraina finirà con l’averne abbastanza, riprenderà in mano la situazione, caccerà via gli straccioni insieme ai loro maneggioni d’oltreceano e i rapporti diventeranno, prima o poi, più normali.
A questo aggiungete il fatto che gli Stati Uniti ora vogliono imporre sanzioni sulle importazioni energetiche russe in Europa, costringendo gli Europei ad acquistare dagli USA, con approvigionamenti molto più costosi e assai meno affidabili e capirete il perché gli Europei ora ne abbiano abbastanza delle interferenze di Washington. Avendo però rinunciato molto tempo fa a gran parte della loro sovranità, gli Europei si trovano in questo momento a dover affrontare enormi difficoltà per cercare di riprendersela, ma almeno stanno iniziando a pensarci.
Questa è già una vittoria per la Russia. Come vicini le servono nazioni indipendenti e sovrane, non un coacervo di inutili vassalli di Washington. Per quanto riguarda poi imporre controsanzioni agli stessi Stati Uniti, questo causerebbe solo un ulteriore danno economico, senza offrire nessun vantaggio politico.
Per quanto riguarda lo sconfinamento della NATO fin a ridosso dei confini russi, gli sgarbi anti-russi dei nanerottoli baltici e le truppe della NATO che si stanno addestrando ad “attaccare la Russia”, beh, francamente, i Russi si sentono un po’ insultati, ma non sono esattamente terrorizzati. Tutti sanno che la NATO fa parte del racket del comparto americano della difesa. Il suo scopo è quello di rubare vagonate di soldi, non fabbricare armi che funzionino o mettere in piedi eserciti in grado di combattere. In questo momento ci sono parecchi uomini e mezzi corazzati della NATO dislocati nei Paesi Baltici, ma non abbastanza per poter veramente invadere la Russia.
E, se mai dovessero farlo, si troverebbero isolati molto rapidamente. Vedete, i mezzi corazzati della NATO non passano sotto la maggior parte dei ponti, e, a differenza dei blindati russi, non possono percorrere lunghe distanze su terreni accidentati. Devono essere trasportati sul campo di battaglia per ferrovia o su autocarri per via autostradale. O devono essere inviati, via mare, su porti ad alto pescaggio.
Perciò, tutto quello che deve fare la Russia è mettere fuori uso qualche ponte e un po’ di attrezzature portuali lanciando missili praticamente da dove vuole, quindi imbottigliare e distruggere i relativamente piccoli contingenti di invasori e la partita sarebbe chiusa. La NATO lo sa, e perciò tutta la sua attività nel Baltico è solo un modo per far arrivare qualche soldino agli Stati Baltici, economicamente anemici e in fase di rapido spopolamento.
Stanno già patendo abbastanza, perché farli soffrire ancora di più? Per quanto riguarda i diritti dei Russi in Lettonia, si potrebbe pensare che siano loro stessi i primi a cui non importa delle violazioni, altrimenti si sarebbero già trasferiti in Russia, dove c’è un sacco di posto per loro. Naturalmente hanno bisogno di molto supporto morale, ma, in verità, è una loro battaglia, non della Russia.
Questa non sarà la lettura più eccitante del mondo, amen. La gente su Internet va alla ricerca di storie su situazioni drammatiche, sopratutto perché si annoia. Capita spesso che gli avvenimenti più importanti non siano affatto eccitanti, ma questo non li rende meno importanti. Per esempio, la Russia sta riducendo le spese militari perché sarà presto completamente riarmata.
Possono Stati Uniti e NATO fare la stessa cosa? No! Anche se ci provassero, il comparto americano della difesa farebbe eleggere una nuova tornata di congressisti e senatori e gli sprechi ricomincerebbero immediatamente. Per cui, i Russi devono solo sedersi con calma, incrociare le braccia e guardare gli USA che si mandano in bancarotta da soli.
Questo sarà certamente uno sviluppo drammatico degli eventi, dovrete solo aspettarlo.
Dmitry Orlov
Fonte: http://cluborlov.blogspot.com
Link: http://cluborlov.blogspot.com/2018/05/why-russia-doesnt-strike-back.html
24.05.2018
Scelto e tradotto da Markus per www.comedonchisciotte.org