Gilad Atzmon
gilad.online
Ieri abbiamo saputo che Roger Hallam, co-fondatore di Extinction Rebellion (“XR”) si era scusato dopo che i suoi commenti sull’Olocausto avevano suscitato indignazione.
Ero curioso di scoprire quello che poteva aver detto Hallam per provocare un simile sconvolgimento. Il politico tedesco dei Verdi Volker Beck aveva accusato su Twitter il sig. Hallam di “aver gettato discredito sul movimento per il clima.” Il Ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas aveva affermato che il genocidio nazista era stato “singolarmente disumano” (il ministro degli esteri tedesco potrebbe gentilmente fornire un elenco di quelli che, secondo lui, sarebbero genocidi “umani“?). Ullstein, l’editore tedesco di Hallam aveva annunciato di aver interrotto la pubblicazione del libro di Hallam sui cambiamenti climatici e di dissociarsi dai suoi commenti.
A giudicare dai toni melodrammatici, avevo dato per scontato che Hallam avesse infranto ogni possibile regola. Doveva aver elogiato Hitler, giustificato o forse addirittura negato l’Olocausto, magari tutto insieme. A quanto pare, non aveva detto niente del genere. In un’intervista a Die Zeit, Hallam aveva dichiarato che l’Olocausto era stato “solo un’altra cazzata [fuckery] nella storia umana.” Il “nocciolo della questione“, aveva continuato, “è che milioni di persone sono state regolarmente uccise in circostanze tragiche nel corso della storia.” Aveva concluso osservando che negli ultimi 500 anni si sono verificati numerosi genocidi e che “in effetti, si potrebbe dire che sono quasi un evento normale.”
Almeno formalmente, le sue affermazioni erano state abbastanza corrette, Hallam non aveva negato né sminuito la sofferenza di nessuno. Al contrario, aveva espresso un disgusto universale per tutte le forme di oppressione e di odio.
Allora, quale era stato il crimine di Hallam? Apparentemente, il fatto di aver parlato in modo sincero ed etico, ignorando il fatto che questa forma di discorso è estinta all’interno della “Sinistra” contemporanea e dei circoli progressisti.
Annemarie Botzki di XR aveva twittato: “Prendiamo le distanze dai commenti banalizzanti e relativizzanti di Roger Hallam sull’Olocausto.” Hallam viene accusato di “banalizzare” e “relativizzare” l’Olocausto semplicemente per aver sottolineato il fatto, chiaro ed innegabile, che la storia ha assistito a più di una distruzione sistematica di un popolo da parte di un altro.
Lo studio della storia può solo trarre benefici da un approccio comparativo. La nostra comprensione accademica del passato si estende quando riusciamo a vedere, per esempio, l’equivalenza tra la pulizia etnica in Kosovo e la Nakba palestinese del 1948. La nostra comprensione del Sionismo aumenta quando approfondiamo i parallelismi tra le aspirazioni nazionalsocialiste dei primi Sionisti laburisti e quelle successive del nazionalsocialismo tedesco. Tuttavia, nell’ambito della religione dell’Olocausto, un simile approccio accademico di tipo comparativo è considerato l’eresia suprema. Studiare l‘Holodomor, la guerra dei Boeri, i crimini di Stalin, le atrocità globali dei Neoconservatori o i crimini di guerra israeliani insieme all’Olocausto è percepito da alcuni come il massimo della blasfemia, in quanto “relativizza” ciò che “deve” estendersi oltre la storia e la ragione, vale a dire “l’Olocausto.”
Per le istituzioni ebraiche, la “relativizzazione“, la “trivializzazione” e “l’universalizzazione” dell’Olocausto sono i “crimini definitivi,” in quanto tendono a prevenire la cristallizzazione dell’Olocausto come capitolo unico della storia umana. Queste istituzioni tentano di impedire l’applicazione di un linguaggio “specifico dell’olocausto” agli eventi ad esso non correlati o alla sofferenza ebraica in generale.
Siamo di fronte a due elementi fondamentali del nucleo stesso della religione dell’Olocausto. Uno è, ovviamente, il primato della sofferenza ebraica. L’altro è il tentativo orwelliano di dominare la lingua, la terminologia, il vocabolario e le espressioni limitando l’uso di determinate parole, in modo che le parole stesse servano la causa identitaria ebraica.
Il grande pensatore israeliano Yeshayahu Leibowitz aveva notato, già negli anni ’70, che l’Olocausto si stava trasformando da evento storico in religione dogmatica. Era stato lui a coniare il concetto di “religione dell’Olocausto.” Leibowitz aveva capito che, anche se gli Ebrei possono credere in molte cose assai diverse fra loro, ebraismo, bolscevismo, diritti umani, sionismo e antisionismo, tutti gli Ebrei credono però nell’Olocausto. Un decennio più tardi, nel 1987, il filosofo israeliano Adi Ophir aveva ampliato il concetto di questo cambiamento della coscienza e dell’identità ebraica. Nel suo articolo La santificazione dell’Olocausto: un trattato anti-teologico, Ophir aveva ammesso che “una coscienza religiosa costruita intorno all’Olocausto può diventare l’aspetto centrale di una nuova religione.”
Ofir aveva elencato i quattro comandamenti della nuova religione:
1. “Non avrai nessun altro Olocausto.”
2. “Non avrai altro Dio all’infuori di lui.”
3. “Non pronunciare il suo nome invano.”
4. “Ricorda il giorno dell’Olocausto per mantenerlo santo, in memoria della distruzione degli Ebrei d’Europa.”
I comandamenti di Ophir fanno luce sui due elementi centrali giudeocentrici della religione dell’Olocausto. Il primato della sofferenza ebraica (1, 2 e 4) e le rigorose restrizioni linguistiche (1,2 e 3).
Le intuizioni di Orwell sull’autoritarismo di sinistra che avevano trasformato il suo 1984 in un capolavoro profetico, insieme ai pensieri di Ofir, ci forniscono la struttura intellettuale per comprendere sia l’atteggiamento ebraico che quello della Sinistra nei confronti dell’Olocausto. La Sinistra che, almeno in passato, aveva tentato di unirci nel nome di un ethos universale è ora in prima linea nella battaglia contro tutti i suoi [ex] valori fondamentali: l’etica, l’universalità (l’uguaglianza) e, soprattutto, la libertà.
C’è da notare che non un solo politico o pensatore della Sinistra ha difeso Hallam e la sua sincera visione umanista e universalista. Questo è tragico ma non sorprendente. Può essere facilmente spiegato con il concetto di “Atene” e “Gerusalemme.” Se Atene è la culla della filosofia e Gerusalemme è la casa della Torah e della Mitzvah, allora Atene ci insegna come pensare mentre Gerusalemme fornisce solo un insieme di direttive come, per esempio, che cosa “non dire.”
La chiamata della Sinistra, che era nata da un istinto ateniese allo stesso tempo dialettico ed universale, si è completamente trasformata in un insieme di “comandamenti” di Gerusalemme, completamente avulsi dalla verità, dall’autenticità o dalla natura umana.
È questa modalità autoritaria di Gerusalemme che è tipica della politica della Sinistra contemporanea e spiega come mai il Partito Laburista di Corbyn ha espulso i suoi membri migliori solo perché parlavano senza peli sulla lingua. Come mai lo stesso Corbyn non ha mai difeso Ken Livingstone e tutti altri che dicevano la verità? Questo fallimento sistematico della politica di sinistra potrebbe spiegare perché la rivoluzione sempre promessa non si è mai materializzata. Spiega anche perché Hallam è stato pugnalato alle spalle dai suoi alleati, solo per aver detto la verità.
La verità viene da Atene, ma la Sinistra viene da Gerusalemme.
Gilad Atzmon
Fonte: gilad.online
Link: https://gilad.online/writings/2019/11/24/the-left-is-from-jerusalem
24.11.2019