DI GIULIO MEOTTI
ilfoglio.it
Il gender è una teoria che mira ad “annichilire la natura” e che si fa “rivoluzione culturale e ideologica”. E’ il cuore del documento “Maschio e femmina li creò” della congregazione per l’Educazione cattolica con cui il Vaticano prova a fare muro contro la teoria più in voga da qualche anno. Una teoria, si legge nel testo, che vuole “destrutturare la famiglia con la tendenza a cancellare le differenze tra uomo e donna, considerate come semplici effetti di un condizionamento storico-culturale”. Sì invece ai progetti che lottano contro le discriminazioni. Uno stato democratico, avverte la chiesa, non può “ridurre la proposta educativa a pensiero unico”.
E’ questo anche il messaggio dell’ultimo libro non di un bacchettone clerical, ma di un filosofo ateo, di sinistra, libertario e mangiapreti, l’autore di quel “Trattato di ateologia” che ha venduto centinaia di migliaia di copie, Michel Onfray, autore adesso della nuova “Théorie de la dictature”. Onfray vi costruisce una teoria della dittatura “malleabile, plastica”, appoggiandosi all’opera di George Orwell, quel “1984” di cui si celebrano quest’anno i settant’anni dall’uscita.
Nel suo nuovo libro Onfray, pur appoggiando i diritti Lgbt, afferma che siamo entrati in un tipo di società totalitaria che distrugge la libertà, abolisce la verità e nega la natura; una società che “assicura una sorveglianza continua”, che “uniforma l’opinione pubblica”, in cui si “pratica un linguaggio nuovo, un linguaggio unico”, dove si “cancella il passato e riscrive la storia”, in cui si “organizza la frustrazione sessuale, si igienizza la vita e si psichiatrizza il pensiero critico”. E, avverte Onfray, il gender è strategico in questa omologazione, in quel “pensiero unico” di cui parla il nuovo documento vaticano.
Si tratta di “una guerra di distruzione dichiarata alla natura e propedeutica al progetto ‘transumanista’”. “La natura si opporrebbe alla cultura”, il gender come reincarnazione del buon selvaggio di Rousseau. “Un essere coltivato adornato con le piume del più bel pavone”. E’ una “bitumizzazione delle intelligenze”, una “cementificazione della ragione” che contribuisce alla cancellazione della natura, “che viene considerata solo nella configurazione dell’ecologia urbana e in modo antropogenico”. Già cinque anni fa, riferendosi ai programmi scolastici dell’allora governo socialista francese “Abcd de l’égalité”, Onfray aveva scritto: “E se a scuola, al posto della teoria del genere e della programmazione informatica, si insegnasse a leggere, scrivere, fare i conti, pensare?”.
Poi, in un articolo sul Nouvel Observateur, Onfray, che è stato a lungo il filosofo francese più letto al mondo, aveva scritto che è in corso oggi uno scontro “tra chi afferma che il corpo e la carne non esistono, che gli esseri umani sono solo archivi culturali, che il modello originale dell’essere è l’angelo, il neutro, l’asessuato, la cera malleabile, l’argilla priva di sesso da plasmare sessualmente, e chi sa che l’incarnazione concreta è la verità dell’essere che viene al mondo”.
Il gender, spiega ora Onfray nel libro, è la massima espressione della decostruzione, quella teoria nata in Francia ed esportata nei campus californiani dove spopola Judith Butler e da cui ci è tornata indietro sotto forma di gender: “Il corpo dei decostruzionisti è un effetto del linguaggio o dell’inconscio, un archivio storico, un’elaborazione concettuale”, scrive Onfray. “Il reale è ciò che viene detto e nient’altro”. Il gender sarebbe figlio della vecchia utopia: “La sinistra ha promesso di cambiare la vita, e ha fallito; ora propone di cambiare l’uomo”.
Giulio Meotti
Fonte: https://www.ilfoglio.it/
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15.06.2019