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La Redazione

 

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La grande partnership eurasiatica fa rivivere la vecchia tradizione hamiltoniana dell’America

Se l'Occidente riuscirà a trovare l'idoneità morale per sopravvivere a questo stadio avanzato di decadenza, sarà dovuto alla riscoperta di questa eredità perduta e al riconoscerla nell'alleanza russo-cinese di oggi
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A cura di Markus
Il 18 Febbraio 2022
10631 Views

Matthew Ehret
strategic-culture.org

Nel mio ultimo articolo [qui su CDC] ho sostenuto che, negli ultimi ann,i è emersa un’espressione specificamente eurasiatica del Destino Manifesto, che ha molte caratteristiche in comune con l’originale Destino Manifesto, spesso associato all’America del XIX secolo, ma con una grossa discordanza. A differenza della precedente variante statunitense, l’attuale versione eurasiatica non viene usata come un grosso bastone per costringere piccole nazioni e gruppi minoritari ad obbedire ad una classe dirigente elitaria.

Nonostante i molti abusi commessi dai cultori statunitensi del “Destino Manifesto,” si potrebbe essere sorpresi nello scoprire che non è del tutto malvagio. Questa parte buona è stata tristemente cancellata dai libri di storia, destinati a presentare una narrativa troppo semplificata che afferma o 1) “tutta l’espansione americana era buona” o 2) “l’America era stata plasmata unicamente maschi bianchi malvagi che avevano distrutto le minoranze, violentato la natura incontaminata e incrementato la schiavitù.”

Se siete sorpresi dalla mia affermazione sul fatto che al di là di questi due estremi sbagliati sia effettivamente esistito qualcosa di positivo, allora mi dispiace dire che siete stati nutriti con un cattivo genere di romanticismo o con le illusioni della Teoria Critica e questo articolo è ciò che fa per voi. Continuando a leggere, vi prometto che sarete in grado di apprezzare le forze storiche attive dietro il pensiero strategico a lungo termine di Cina e Russia e, forse, anche quel po’ di buono all’interno degli stessi Stati Uniti di cui forse non sospettavate neanche l’esistenza.

La ferrovia cosmopolita del 1890: una chiave di lettura della storia universale

Cominciamo con una mappa del 1890, commissionata da uno statista americano di nome William Gilpin (intitolata “Gilpin’s American Economic, Just and Correct Map of the World”) e presente nel suo Magnum Opus del 1890 “The Cosmopolitan Railway” (sottotitolo: compattare e fondere insieme tutti i continenti del mondo).

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Diverse cose saltano all’occhio guardando questa mappa:

1) È tra le prime mappe stampate in America incentrate sul Pacifico piuttosto che sulla tipica prospettiva atlantica.

2) È caratterizzata dalla crescita delle ferrovie in ogni continente, anche attraverso il Darian Gap che unisce il Nord e il Sud America, riporta inoltre una ferrovia est-ovest, dalla Cina all’Europa, e le relative estensioni attraverso l’Asia sud-occidentale e un’altra in Africa che attraversa l’Egitto.

3) È incentrata su un’estensione ferroviaria chiave che collega l’Eurasia con gli Stati Uniti attraverso lo stretto di Bering.

Questa mappa e il libro ad essa associato sono noti a molti da molto tempo. Molti la guardano, mormorano “idea interessante” e poi pensano ad altro.

La mente indagatrice dovrebbe invece chiedersi: c’è una storia qui? Questo Gilpin era un eccentrico solitario che immaginava un mondo fantastico completamente scollegato dalla realtà? O c’era in atto un processo geopolitico internazionale di cui faceva parte integrante?

Per affrontare questa domanda, cominciamo col chiederci: chi era William Gilpin?

William Gilpin: Patriota americano e sinofilo

Nato nel 1813 in un’importante famiglia politica americana, William Gilpin era poi stato definito il “Profeta del Destino Manifesto,” avendo avuto incarichi di funzionario statale, spia, guardia del corpo di Lincoln, industriale e governatore del Colorado. In quegli anni l’America era cambiata molto, passando da 13 stati a 45 nel 1900 (a volte con metodi legittimi e a volte no).

Durante quel periodo c’erano state furibonde lotte per determinare su quale identità sarebbe stata plasmata la giovane repubblica. Sarebbe caduta nel razzismo, nella schiavitù e nell’impero o avrebbe resistito e si sarebbe sviluppata secondo gli ideali enunciati negli atti della fondazione?

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Gli Stati Uniti all’epoca della nascita di Gilpin erano molto diversi da quelli di oggi

 

Come vedremo, Gilpin avrebbe dedicato tutta la vita quest’ultimo fine. A partire dal 1843, si era completamente dedicato alla costruzione della prima ferrovia transcontinentale del mondo, che, per la prima volta nella storia, aveva unito un intero continente.

Nel 1849, in una risoluzione presentata alla conferenza del Missouri dedicata alla ferrovia transcontinentale, Gilpin aveva scritto:

“Dobbiamo pensare che, anche se l’Onnipotente ha posto i territori dell’Unione Americana nel centro tra l’Asia e l’Europa e il percorso della Ferrovia Asiatica ed Europea” attraverso il cuore del nostro dominio nazionale, è nostro dovere verso la famiglia umana perseguire, vigorosamente, attraverso questo nuovo canale, quel commercio supremo tra le nazioni orientali e le nazioni dell’Atlantico, che la storia dimostra essere esistito in tutte le epoche e che è necessario per mantenere viva la comunanza, la scienza e la civiltà tra gli uomini.”

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Osservando il decadimento mentale e morale della popolazione e dell’establishment politico degli Stati Uniti dell’epoca, Gilpin, nel 1852, aveva spiegato all’editore tedesco Julius Frobel perché, per salvare la nazione, ritenesse necessario unire le culture cinese e americana in una nuova sintesi:

“In America la salvezza deve venire dalla Cina, e questo tramite l’introduzione della “Costituzione cinese,” cioè della “democrazia patriarcale del Celeste Impero.” La vita politica degli Stati Uniti è portata avanti “attraverso le influenze europee,” in uno stato di completa demoralizzazione, e solo la Costituzione cinese contiene elementi di rigenerazione. Per questo motivo, una ferrovia verso il Pacifico è di così grande importanza, poiché, per suo tramite, il commercio cinese sarà condotto direttamente attraverso il continente nordamericano. Questo commercio deve portare con sé la civiltà cinese. Tutto ciò che si sostiene di solito contro la Cina è una mera calunnia diffusa di proposito, proprio come quelle calunnie che circolano in Europa sugli Stati Uniti.”

Parlando nel 1856, Gilpin aveva avanzato l’idea di un cambiamento di paradigma, asserendo che in America avremmo dovuto: “disinfettarci dall’inane nepotismo nei confronti dell’Europa, come già abbiamo fatto in politica, e riflettere coraggiosamente su noi stessi e sulla nostra missione, sviluppare una dignità indigena, apprezzare le scienze, la civiltà, il commercio e la popolazione asiatica; questi sono passi preparatori essenziali sui quali dobbiamo sintonizzare le nostre menti.”

Gilpin e il suo mondo

Una delle prime rilevanti figure dell’infanzia di Gilpin era stato l’anziano Marchese de Lafayette, che era stato ospite dei Gilpin durante le celebrazioni  per l’anniversario della vittoriosa battaglia di Brandywine, durante la Guerra della Rivoluzione. In questa decisiva battaglia, la casa dei Gilpin era servita come quartier generale di Lafayette e il nonno di Gilpin, Thomas, era stato uno stretto collaboratore sia di Benjamin Franklin che del generale francese. Sia il padre che il nonno di Gilpin erano stati membri della Philosophical Society di Benjamin Franklin e avevano lavorato a stretto contatto con la Hamiltonian National Bank, da cui i Gilpin erano stati incaricati della costruzione di uno dei più grandi progetti infrastrutturali nella storia degli Stati Uniti: il canale Chesapeake-Delaware.

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Prima del suo assassinio nel 1804 per mano di Aaron Burr, Alexander Hamilton (fondatore della Banca Nazionale) aveva inaugurato una nuova forma di economia politica legata alla generazione di credito nazionale su larga scala attraverso un sistema bancario supervisionato a livello nazionale, miglioramenti interni e dazi protettivi. Nel 1827, questo sistema di economia politica era stato definito dall’economista tedesco Friedrich List “Il sistema americano” ed era stato usato con successo per trasformare la repubblica americana da società agraria sottosviluppata e in bancarotta (nel 1783) in una nazione industrialmente avanzata che, solo 40 anni dopo, superava di molto la Gran Bretagna. Progetti su larga scala come il Canale Erie, il Canale Chesapeake-Delaware ed una crescente rete ferroviaria erano stati determinanti in questo processo.

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Quando, nel 1836, la Banca di Hamilton era stata fatta fallire da Andrew Jackson (non a caso una figura di spicco nella macchina politica di Aaron Burr), era andato perduto anche lo strumento più importante per dirigere lo sviluppo nazionale. I progetti nazionali erano stati cancellati, i sistemi economici deregolamentati in favore del vorace libero scambio di stampo britannico e la speculazione aveva portato a caotici cicli di sviluppo e crisi, a partire dal Panico Bancario del 1837. Le banche locali erano state autorizzate a stampare le proprie valute e, in breve tempo, più di mille banconote diverse avevano mandato nel caos una nazione divisa.

Lo Stato Profondo del 19° secolo

Sotto Jackson, lo Stato Profondo anglo-americano aveva consolidato il suo potere, erano stati lanciati programmi di genocidio contro i nativi e l’afflusso di schiavi neri era cresciuto da due milioni nel 1830 a quattro milioni nel 1860. Con i fertili terreni del sud ripuliti dai nativi, l’aristocrazia schiavista aveva aumentato la produzione di cotone, facendo diventare il Sud una delle regioni più ricche del pianeta, con Londra che acquistava oltre l’80% della produzione.

Nel 1860, la Gran Bretagna aveva acquisito il quasi monopolio sulla produzione tessile mondiale, avendo distrutto le industrie sovrane dell’India e costretto quella nazione, una volta orgogliosa, a produrre oppio come principale prodotto da esportazione. Questa droga distruggi-anime era stata poi portata (attraverso il libero scambio britannico) nel cuore della Cina, che aveva subito dure sconfitte quando aveva cercato di bloccare l’avvelenamento della propria popolazione, prima nel 1840 e poi nel 1859.

Lo Stato Profondo anglo-americano era cresciuto immensamente in potenza, portando quasi alla frammentazione della giovane repubblica in una confederazione “libera” contrapposta ad una confederazione “schiavista”… il suo obiettivo fin dal 1800, quando Aaron Burr ci aveva provato per la prima volta.

Il potere trasformativo dello sviluppo ferroviario

Nonostante la perdita della banca nazionale, un orientamento generale verso l’ottimismo scientifico e tecnologico animava ancora lo spirito americano. La prima ferrovia per passeggeri e merci era stata costruita nel 1827 (la Baltimore and Ohio Railway) e, in breve tempo, le estensioni ferroviarie avevano iniziato ad attraversare i desolati monti Appalachi. Nel 1840 erano in funzione più di 2800 miglia di ferrovia, che erano salite a 9021 nel 1850. Nel 1860 le miglia erano arrivate a 30.000, quando, in un nuovo salto di qualità, Lincoln aveva deciso di impegnare considerevoli risorse alla costruzione della Trans Continental Railway proprio al culmine della guerra civile (era stata realizzata tra il 1863-1869). Con il completamento di questo progetto e la fine della guerra civile (in gran parte grazie all’intervento dei Russi), la crescita ferroviaria e l’industrializzazione erano esplose. Nel 1880 erano state realizzate oltre 93.000 miglia di ferrovia e, quando Gilpin aveva pubblicato il suo Cosmopolitan Railway nel 1890, gli Stati Uniti avevano in funzione oltre 163.000 miglia di ferrovia, mentre molte altre nazioni stavano sperimentando una crescita parallela tramite l’applicazione dello stesso modello di economia politica.

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In questo contesto Gilpin era diventato una figura di spicco dell’America antischiavista, con una reputazione di anglofobo sospettoso degli intrighi imperiali britannici, mentre, allo stesso tempo, collaborava con i patrioti che desideravano salvare la loro nazione dalle grinfie del potere schiavista oligarchico.

Per decenni, questo gruppo aveva fatto parte del Partito Whig di John Quincy Adams, ottenendo anche due importanti vittorie elettorali, nel 1840 e nel 1850. La prima vittoria del 1840 dei nazionalisti aveva visto il presidente William Harrison entrare in carica con la promessa del rilancio della banca nazionale di Hamilton, del ripristino delle tariffe protettive e di miglioramenti interni. Questa era stata poi seguita dalla vittoria del 1848 di Zachary Taylor. Sfortunatamente, entrambi questi presidenti Whig erano stati avvelenati. Harrison era rimasto in carica solo tre mesi ed era morto in circostanze misteriose prima che la proposta per una terza banca nazionale (approvata da entrambe le camere del Congresso) potesse essere trasformata in legge. La causa ufficiale della morte di Taylor, avvenuta nel 1851? Troppe ciliegie e latte freddo.

Gilpin era stato fra i primi ad entrare a far parte del Partito Repubblicano (fondato nel 1856 come il partito antischiavista degli Stati Uniti), dove era rapidamente salito alla ribalta come una delle 11 guardie del corpo d’élite di Lincoln che avevano accompagnato il neo eletto presidente dall’Illinois a Washington (sventando in extremis un tentativo di assassinio lungo il percorso).

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Lincoln, Carey e le dinamiche globali della guerra civile

Lincoln aveva ben chiaro che gli Stati Uniti non sarebbero sopravvissuti come una casa divisa, e lo aveva riaffermato in un discorso del 1858:

“O gli oppositori della schiavitù ne arresteranno l’ulteriore diffusione, e la collocheranno dove la mente pubblica riposerà nella convinzione che essa è in via di estinzione definitiva o i suoi sostenitori la spingeranno in avanti, fino a che essa diventerà ugualmente legale in tutti gli Stati, vecchi e nuovi, del Nord e del Sud.”

La cosa più importante è che Lincoln e i suoi alleati avevano capito che questa era molto più di una questione interna e che riguardava da vicino il corso della civiltà mondiale e toccava la natura stessa dell’impero come base del diritto internazionale. In un dibattito con il giudice Stephen Douglas, Lincoln aveva dichiarato:

“Questa è la questione che continuerà in questo Paese quando queste povere lingue del giudice Douglas e del sottoscritto taceranno. È l’eterna lotta tra questi due principi – giusto e sbagliato – in tutto il mondo. Sono i due principi che si sono trovati faccia a faccia dall’inizio dei tempi e che continueranno per sempre a lottare. L’uno è il diritto comune dell’umanità e l’altro il diritto divino dei re.”

I termini e le condizioni dello scontro di questi paradigmi a livello globale erano stati magistralmente ribaditi da un importante economista Whig, che presto sarebbe diventato il principale consigliere economico di Lincoln, Henry C. Carey. Nel suo Harmony of Interests del 1852, Carey aveva scritto:

“Due sistemi sono di fronte al mondo; l’uno cerca di aumentare la proporzione di persone e di capitale impegnati nel commercio e nel trasporto, e quindi di diminuire la proporzione impegnata nella produzione di beni con cui commerciare, con un rendimento necessariamente diminuito per il lavoro di tutti; mentre l’altro cerca di aumentare la proporzione impegnata nel lavoro di produzione, e di diminuire quella impegnata nel commercio e nel trasporto, con un rendimento aumentato per tutti, dando al lavoratore buoni salari e al proprietario del capitale buoni profitti… Uno cerca la guerra universale, l’altro la pace universale. Uno è il sistema inglese, l’altro possiamo essere orgogliosi di chiamarlo il sistema americano, perché è l’unico che sia mai stato concepito allo scopo di elevare ed eguagliare la condizione dell’uomo in tutto il mondo.”

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Da sinistra a destra: Alexander Hamilton, Abraham Lincoln e Henry C. Carey

 

Gilpin e i Greenbacks

A partire dal 1862, Lincoln, per opporsi all’oligarchia finanziaria londinese e, contemporaneamente, combattere il potere schiavista, aveva assunto il controllo delle emissioni di credito, limitando fortemente i cartelli bancari privati, tramite l’emissione da parte dello stato di “greenbacks” e “obbligazioni 5-20” [in base agli anni di maturazione N.D.T.].  Attraverso questi nuovi meccanismi di credito destinati a priorità nazionali e ad un sistema bancario regolato a livello nazionale, Lincoln era stato in grado di finanziare la guerra e anche di guidare vasti progetti di sviluppo, come la ferrovia transcontinentale.

Prima ancora che fosse lanciato a livello nazionale, la guardia del corpo di fiducia di Lincoln, William Gilpin, era stato il primo ad usare con successo questo meccanismo a livello statale.

Come?

Nel marzo 1861, Lincoln aveva nominato Gilpin primo governatore del neonato Territorio del Colorado, sul fronte sud-ovest della guerra civile. Durante il suo incarico, Gilpin era venuto a conoscenza che i Confederati erano sul punto di aprire un fronte occidentale, trovandosi di fronte però alla triste realtà che non esistevano risorse finanziarie per organizzare, addestrare o armare le milizie necessarie a contrastare una simile operazione. Prima di partire per il Colorado, il biografo di Gilpin aveva registrato i seguenti ordini che Lincoln aveva impartito al suo luogotenente:

“Per quanto riguarda le finanze non abbiamo un centesimo. Ho appena negoziato un prestito di 50 milioni di dollari con le banche di New York e ho convocato una sessione speciale del Congresso per il 4 luglio per sapere se verrò impiccato per questo atto incostituzionale. Se sarete spinto agli estremi, dovrete fare come ho fatto io: emettere cambiali sotto la vostra responsabilità.”

Gilpin aveva usato la sua autorità per emettere obbligazioni garantite dallo stato, con cui aveva pagato le milizie locali, riuscendo a bloccare la Confederazione che era sul punto di invadere il Colorado, in scontri che erano culminati nella battaglia di Glorietta Pass, nel Nuovo Messico, nel marzo 1862, nota come “La Gettysburg del West.” Dopo questo attacco, non c’erano stati altri tentativi da parte della Confederazione per aprire un fronte occidentale. Nel settembre 1861, parlando all’assemblea legislativa del Colorado, Gilpin aveva descritto l’importanza strategica del Colorado come ponte non solo tra gli oceani ma come porta d’accesso all’Asia:

“Il nostro territorio sarà diviso in due, ad est e ad ovest, dalla più grande opera di tutti i tempi, costruita per fraternizzare le relazioni interne del nostro popolo e per attirare i viaggi e il commercio di tutte le nazioni e di tutti i continenti del mondo.”

L’alleanza russo-americana che aveva cambiato il corso della storia

Negli anni successivi, gli alleati di Lincoln avevano lavorato a stretto contatto con le loro controparti russe, che, nel 1863, avevano contribuito a salvare l’Unione, quando lo zar Alessandro II aveva schierato la sua Marina sulle coste americane del Pacifico e dell’Atlantico. Queste stesse forze avevano collaborato alla costruzione delle ferrovie in Russia (la Trans Siberiana era stata relizzata con l’aiuto di ingegneri americani e utilizzava materiale rotabile prodotto dalla Baldwin Locomotives di Philadelphia. Questi erano gli stessi attori che, nel 1867, avevano curato la vendita dell’Alaska russa agli Stati Uniti.

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Difendendo davanti al Congresso l’acquisto dell’Alaska, il senatore Charles Sumner aveva dichiarato:

“Unire l’est dell’Asia con l’ovest dell’America è l’aspirazione del commercio ora come quando il navigatore inglese Meares aveva compiuto il suo viaggio. Naturalmente, qualsiasi cosa aiuti questo risultato è un vantaggio. La ferrovia del Pacifico è un tale vantaggio perché, pur correndo verso ovest, sarà, una volta completata, una nuova strada verso l’est.”

Mentre la ferrovia transcontinentale veniva completata, era iniziato l’acquisto dell’Alaska e tutti sapevano che la continuazione della ferrovia, dalla California attraverso il Canada britannico, l’Alaska e l’Eurasia era il passo successivo e logico.

Gilpin aveva così descritto questo programma nel suo Cosmopolitan Railway del 1890:

“Da ciò che è stato detto, è abbastanza evidente che la costruzione di una ferrovia attraverso l’Alaska, lo stretto di Bering e la Siberia nord-orientale, collegandosi con la Canadian Pacific nella Columbia Britannica e, in Siberia, con la linea russa che si sta portando avanti fino a Vladivostok, non è affatto un’impresa impraticabile e, forse, neppure troppo ardua.”

Anche se i Greenbacks di Lincoln erano stati eliminati dallo Specie Resumption Act del 1875 (che legava i dollari statunitensi alla disponibilità di oro), Gilpin aveva lottato per far rivivere le tradizioni del sistema americano per finanziare questa nuova era di sviluppo ferroviario globale dicendo:

“Per ogni dollaro che viene speso per le ferrovie, si stima che almeno dieci dollari siano aggiunti alla somma della ricchezza umana; e che questo rapporto sarebbe ampiamente aumentato completando la catena che ha bisogno solo di qualche altro anello per circondare il mondo, è fuori dubbio. Non sarebbe difficile per i governi degli Stati Uniti e della Russia emettere, diciamo, obbligazioni 4-40 e risolvere così in una volta sola la questione finanziaria.”

Sia negli Stati Uniti che in Russia, questa visione di Gilpin aveva fatto passi concreti verso la realizzazione, prima con la spedizione del 1899 di Edward Harriman in Alaska, dove erano stati tracciati i piani per un’estensione della Union Pacific Rail fino alla Russia. Nel 1905, mentre Sergei Witte serviva come primo ministro dello zar Nicola II, una squadra di ingegneri americani aveva avuto l’incarico di condurre indagini per verificare la fattibilità di un tunnel sotto lo Stretto di Bering, con un titolo del New York Times del 23 marzo 1906 che recitava: ‘Per il tunnel dello Stretto di Bering – Lo Zar approva la raccomandazione di un percorso interamente ferroviario verso l’America’. Purtroppo, gli eventi caotici di quell’epoca avevano mandato all’aria questo programma, impedendone il completamento [che sarebbe stato comunque irrealizzabile con le tecnologie dell’epoca, N.D.T.].

Il valore strategico del credito hamiltoniano

Il riferimento di Gilpin al “4-40” indicava obbligazioni emesse con maturazione da quattro a quaranta anni e legate direttamente alla costruzione di specifici megaprogetti. Questo tipo di credito produttivo era stata la chiave principale del successo del sistema hamiltoniano, dagli inizi, nel 1791, alla sua ripresa sotto Franklin Roosevelt durante il New Deal. Ogni volta che questo sistema era stato applicato, ne erano seguite tangibili esplosioni di progresso, il rafforzamento della sovranità, l’arricchimento dei cittadini e l’allentamento dei controlli dello stato profondo. Ogni volta che è stato abrogato, si è verificato il contrario.

Gilpin era stato estremamente diretto su questo punto, quando aveva scritto:

“Nessuna quantità di argomentazioni farà adottare all’America le teorie del Vecchio Mondo… Fare affidamento su se stessa, sviluppare le proprie risorse, produrre tutto ciò che può essere prodotto all’interno del suo territorio – questa è ed è stata la politica degli Stati Uniti dai tempi di Alexander Hamilton a quelli di Henry Clay e da lì ai nostri giorni.”

Qualcuno potrebbe dire che Gilpin desiderava solo portare avanti il suo programma ferroviario al fine di fare soldi per gli investitori, ma questa sarebbe la cosa più lontana dalla verità. Poche pagine dopo (nel suo Cosmopolitan Railway), aveva scritto:

“Lasciate che il mondo, anche solo per un giorno, fermi le sue insensate lotte per le sciocchezze politiche, rinunci alle sue guerre e ai preparativi per ulteriori massacri umani e dedichi la sua intelligenza e la sua energia a questo lavoro, ed è fatta. È cosa da poco come il denaro venga raccolto o da chi o in modo che sia reso disponibile; a mio parere e come avevo già fatto notare, è meglio che il lavoro sia nelle mani delle nazioni, piuttosto che sotto il controllo degli individui; di tutte le specie di tirannia, quella che emana dagli individui o dal potere corporativo è la peggiore.”

Parlando della Cina, Gilpin aveva dichiarato: “L’antico colosso asiatico, in un certo senso, aveva solo bisogno di essere risvegliato a nuova vita e la cultura europea è una base su cui si potranno costruire le future riforme.”

Mentre Gilpin scriveva queste parole, il ministro russo delle finanze Sergei Witte, il cancelliere tedesco von Bismarck, il ministro degli esteri francese Gabriel Hanotaux e i principali industriali del Giappone stavano lavorando alacremente per implementare il sistema americano nelle loro rispettive nazioni, mentre linee ferroviarie, credito produttivo, protezionismo, educazione tecnica e progresso industriale venivano ampliati sia all’interno di ogni nazione che tra di esse.

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Nel periodo 1865-1905, nonostante l’assassinio di importanti statisti da parte di anarchici anglo-diretti, l’orientamento verso una nuova società post-imperiale di cooperazione a mutuo vantaggio si era avvicinata sempre più alla realizzazione.

Lo spirito di Lincoln rivive in Cina

In Cina, il processo era partito da un giovane rivoluzionario che aveva avuto l’opportunità di studiare negli Stati Uniti grazie al trattato Seward-Burlingham del 1868, che aveva creato una “relazione speciale” di breve durata tra gli USA e la Cina. Questo trattato dava ai Cinesi la libertà di emigrare e viaggiare in America, l’accesso reciproco all’istruzione per i cittadini che vivevano nel Paese ospitante e [alla Cina] lo status di nazione favorita con gli Stati Uniti. (1)

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Negli Stati Uniti, quel giovane era stato reclutato nelle fila repubblicane ed era diventato un fautore del sistema di governo di Lincoln, che avrebbe guidato ogni sua intuizione strategica, culminata poi nel 1911 con il  rovesciamento della corrotta dinastia Qing. Quando aveva ricevuto la notizia del successo della rivoluzione, il dottor Sun Yat-sen stava organizzando il finanziamento della causa repubblicana cinese negli Stati Uniti (per essere precisi, a Denver, Colorado). Dopo aver ricevuto la buona notizia, era immediatamente ritornato in patria per guidare la nuova nazione, diventando il primo presidente della Cina.

È per questo motivo che, nel 1942, in Colorado era stato emesso per la prima volta un francobollo speciale commemorativo dell’amicizia tra Stati Uniti e Cina, con i ritratti dei presidenti Sun Yat-sen e Lincoln e il motto “Del popolo, dal popolo, per il popolo.” La versione cinese di questo motto era scritta come “民族 民權 民生” ed è la base dei “Tre principi del popolo” di Sun Yat-sen.

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Anche se gli intrighi stranieri lo avevano costretto ad abdicare alla presidenza, il dottor Sun Yat-sen era rimasto la forza morale e strategica dei patrioti cinesi, responsabile di un programma approfondito per una rinascita industriale della Cina, legata ad un rinnovamento delle linee ferroviarie, dei corridoi di sviluppo, dei progetti energetici, dei porti e delle istituzioni educative.

Prevedendo un sistema ferroviario eurasiatico interconnesso ed un’alleanza Stati Uniti-Asia, Sun Yat-sen aveva fatto eco allo spirito di Gilpin, affermando nel suo trattato del 1920:

“Il mondo ha avuto notevoli benefici dallo sviluppo dell’America come nazione industriale e commerciale. Allo stesso modo, una Cina sviluppata, con i suoi quattrocento milioni di abitanti, sarà un altro Nuovo Mondo in senso economico. Le nazioni che parteciperanno a questo sviluppo ne trarranno immensi vantaggi. Inoltre, una cooperazione internazionale di questo tipo non può che contribuire a rafforzare la fratellanza dell’uomo.”

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Immagine: I piani ferroviari di Sun Yat Sen per la Cina, pubblicati nel suo International Development of China del 1917, prevedevano 10.000 km di ferrovia, 100.000 km di strade, porti, miniere e sovranità industriale. Tutto questo è stato finalmente realizzato con l’avvento della Belt and Road di Xi Jinping – Immagine EIR

 

Questa rete di corridoi industriali [prevista da Sun Yat Sen] si estendeva attraverso la Cina, e in India, Asia sud-occidentale, Mongolia, Russia ed Europa. Chiunque riveda questo grande disegno oggi vedrebbe chiaramente il germe della Belt and Road Initiative che è nata dal 2013.

Negli ultimi anni, il presidente russo Vladimir Putin ha reso noto all’Occidente il suo desiderio di aprire le regioni della Siberia e dell’Estremo Oriente dell’Eurasia allo sviluppo su larga scala. Già nel 2007, Putin aveva iniziato a pubblicizzare il suo desiderio di estendere la ferrovia attraverso lo stretto di Bering, collegando il nuovo e il vecchio mondo. Anche se respinto da Bush nel 2007, la proposta era stata rinnovata nel 2011 e, nel 2014, la Cina ha iniziato a mostrare un sostegno significativo al progetto. Nel 2018, la BRI cinese si è arricchita di un ramo artico, noto come la Via della Seta Polare, ed oggi entrambe le nazioni hanno chiaramente raccolto la fiaccola lasciata cadere dall’Occidente dopo l’omicidio del presidente Kennedy.

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Immagine: La prossima fase dell’evoluzione della Belt and Road Initiative che si dirama in tutto il mondo [immagine prodotta dallo Schiller Institute]

È chiaro che in Eurasia la Russia e la Cina hanno fatto rivivere una nuova forma di Destino Manifesto, poiché entrambe le nazioni hanno integrato i loro destini in un nuovo ambito di interessi reciproci e interconnessi, raggiungendo altre 135 nazioni con accordi di cooperazione.

Se l’Occidente potrà riscoprire la capacità morale per superare questa fase avanzata di decadenza, sarà solo grazie alla riscoperta di questo patrimonio perduto e al riconoscimento che la sua espressione vivente è l’alleanza russo-cinese di oggi.

L’autore ha parlato di questo argomento nel video sottostante

Matthew Ehret

(1) Nel 1880, l’estromissione dal potere degli alleati di Lincoln, dopo l’assassinio del presidente Garfield, aveva portato al Chinese Exclusion Act del 1882, che aveva rovesciato il trattato di Seward e molti degli sforzi per creare un nuovo sistema globale basato sulla cooperazione USA-Cina.

Fonte: strategic-culture.org
Link: https://www.strategic-culture.org/news/2022/02/14/the-greater-eurasian-partnership-revives-americas-forgotten-hamiltonian-tradition/
14.02.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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