Andrei Martyanov
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Vi ricorderò quello che avevo scritto nel marzo di quest’anno, quando la saga del COVID-19 era appena agli inizi
Come avevo già affermato in precedenza, mi riservo ancora di esprimere la mia opinione sull’origine di tutta questa storia del Covid-19, ma, come si può leggere nei miei articoli, non ero rimasto per nulla turbato dal fatto che Trump avesse tagliato i fondi all’OMS. Anche RT aveva sposato questa tesi. …. Quindi, potremmo trovarci di fronte ad aggiustamenti ancora più ampi che cambieranno in modo drammatico le statistiche del Covid-19 e il suo impatto sociale. Non penso che la Cina abbia necessariamente mentito, penso che i Cinesi stessero semplicemente cercando di fornire tutte informazioni, man mano che si rendevano disponibili e che l’OMS abbia subito iniziato a gridare “attenti al lupo.” L’influenza suina, ve la ricordate? Quindi, rigiratela come volete, ma non dimenticatevi quale partito politico statunitense è strettamente connesso alle strutture sovranazionali sotto gli auspici dell’ONU ed è radicalmente globalista …. Ops, forse ho parlato troppo….
Ora posso essere più specifico. Prima di farlo, devo però ricordare un paio di cose:
1. Sapete tutti bene che non sono un sinofilo: ho più volte ripetuto che l'”alleanza” russo-cinese è situazionale e che si basa sulla stabilità politica ed economica della Cina. La Russia è una cosa a sé stante ed ha una civiltà tutta propria. La Russia moderna NON È un paese asiatico.
2. La Cina è una grande civiltà, con una ricca cultura ed una componente etnica e culturale estremamente complessa. Ha anche una sbalorditiva varietà di dialetti, che preclude a chiunque non voglia esclusivamente concentrarsi sullo studio della Cina la qualifica di sinologo. Io non sono un sinologo, neanche lontanamente e lo so benissimo. Perciò, così come molte altre persone con i miei stessi interessi, sono costretto a fare affidamento sulle opinioni dei veri sinologi.
Ho un paio di fonti, che uso per gli approfondimenti sulla realtà economica e politica della Cina, una di queste è Nikolai Vavilov (nessuna relazione con l’altro Vavilov, il genetista dell’epoca staliniana) che ha un’ottima conoscenza delle élite politiche ed economiche cinesi. Ecco uno dei suoi libri sulla Cina (I re senza corona della Cina Rossa: clan e gruppi politici della RPC) in russo. Nikolai ha una profonda conoscenza della Cina, non solo vi ha vissuto e lavorato per molti anni, ma ha anche collaborato con l’agenzia di stampa cinese Xinhua. Parla correntemente molti dialetti cinesi, perciò, quando lui dice qualcosa, io ascolto. Ed ora i punti importanti.
La Cina NON offre al mondo la propria alternativa al globalismo. La Cina È una potenza globalista e, per tutti quelli che per anni sono stati ingannati dai suoi piani economici su vasta scala, il recente discorso di Xi al G-20 potrebbe rappresentare una spiacevole sorpresa. Eccone alcuni passi, iniziamo da questo:
Xi ha espresso la propria opinione sulla priorità della lotta contro il nuovo coronavirus. Il G20 dovrebbe rispettare l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e creare un meccanismo globale in grado far fronte alle pandemie. Xi ha anche suggerito una misura specifica che il G20 potrebbe adottare per affrontare la pandemia, in pratica un meccanismo di riconoscimento internazionale del cosiddetto “codice sanitario.” Questo codice dovrebbe essere basato sullo standard globale della tecnologia QR e sul risultato del test sugli acidi nucleici del COVID-19. Ha espresso il desiderio che sempre più paesi possano unirsi allo sforzo per creare un “passaggio rapido” standardizzato in grado di consentire alle persone di spostarsi a livello internazionale.
Questo è, per ora, solo un suggerimento, ma il senso di questo suggerimento è che il mondo intero dovrebbe adottare il sistema di codici già esistente e utilizzato in Cina, che fa questo (in russo):
a) Ogni città cinese ha la propria “piattaforma” su Alipay o WeChat, tutti sono obbligati a registrarsi con il proprio “codice.”
b) Il sistema tiene sotto controllo ogni persona attraverso il suo codice QR e assegna il colore appropriato, dove il “verde” significa che si può andare praticamente ovunque, con l’”arancione” vengono imposte limitazioni, con il “rosso” sono vietati tutti gli spostamenti.
Beh, amici miei, se questo vero e proprio campo di concentramento (o ghetto) elettronico non è ancora in funzione nel vostro quartiere, andiamo a sentire che cosa ha detto il compagno Xi al vertice dei BRICS di cinque giorni fa:
In tutto il mondo, il COVID-19 rappresenta una grave minaccia per la vita e il benessere delle persone. Il sistema sanitario pubblico mondiale si trova di fronte ad una dura sfida. La società umana sta attraversando la più grave pandemia dell’ultimo secolo. Il commercio e gli investimenti internazionali si sono notevolmente ridotti. Il flusso di merci e di persone incontra notevoli ostacoli. I fattori di incertezza e di instabilità sono numerosi. L’economia mondiale sta assistendo alla peggiore recessione dalla Grande Depressione degli anni ’30. L’unilateralismo, il protezionismo e gli atti di bullismo stanno dilagando e il deficit di governance, fiducia, sviluppo e pace si allarga invece di restringersi. Nonostante tutto, restiamo convinti che le priorità dei nostri tempi, la pace e lo sviluppo, non siano cambiate e che la tendenza al multipolarismo e alla globalizzazione economica non possa essere invertita. Dobbiamo avere a cuore il benessere delle persone e perseguire la visione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità. Attraverso azioni concrete, daremo il nostro contributo per rendere il mondo un posto migliore per tutti.
Apettate un minuto! No, no, no, no, NON è così che funziona, sono proprio la globalizzazione economica e l’ortodossia del libero scambio ad essere alla base della crisi economica globale, per la quale la minaccia grossolanamente gonfiata del COVID-19 serve da pretesto. Aggiungeteci la strana correlazione tra i leader cinesi appartenenti al cosiddetto Komsomol (gli eredi trotskisti e globalisti di Hu Yaobang) e i presidenti eletti del Partito Democratico americano. Una correlazione non significa causalità, non fraintendetemi, ma ciò che non è suscettibile di interpretazioni errate è il fatto che:
1. La Cina ha bisogno del globalismo perché …
2. L’economia cinese, nonostante tutte le sue gigantesche dimensioni, non sta andando per niente bene
3. I Democratici statunitensi sono una vera cabala globalista della neo-Sinistra, che sembra anche “aver influenzato” il compagno Xi al vertice dei BRICS, come lui stesso afferma:
In quinto luogo, dobbiamo perseguire uno sviluppo verde e a basse emissioni di carbonio e lottare per l’armonia tra uomo e natura.
Potreste chiedervi, ma quanto non bene va l’economia cinese? Semplice: la Cina dipende ANCORA da questi due mercati:
1. Gli Stati Uniti: dove si taroccano le statistiche per dimostrare che la Cina “sta riducendo” questa dipendenza. La realtà, tuttavia, è triste sia per la Cina che per gli Stati Uniti perchè il livello di interdipendenza rimane molto alto.
2. Il Giappone. E poi la Corea del Sud.
Toglieteli di mezzo e l’economia cinese crolla. Ma poi, ovviamente, c’è questo:
In questo articolo chiariremo come la produzione cinese di merci ad alto utilizzo di prodotti carboniferi stia accelerando. In ottobre, la produzione di acciaio è aumentata del 13% su base annua, quella dell’alluminio dell’11%, quella del cemento del 10% e la produzione di energia elettrica del 7%. I dati del PIL cinese confermano che, questa estate, il settore industriale ha avuto la maggiore crescita economica in percentuale rispetto a qualsiasi altro periodo, almeno dal 2016 in poi. Di conseguenza, la Cina, quest’anno, ha prodotto finora quasi il 60% dell’acciaio, dell’alluminio e del cemento mondiali. Inoltre, le esportazioni di acciaio e di alluminio sono crollate, il che significa che la Cina stessa sta utilizzando una percentuale sempre maggiore di queste risorse. Nel frattempo, in Cina, la produzione di elettricità da carbone rimane invariata rispetto allo scorso anno, a causa dell’elevata domanda interna che supera la disponibilità delle fonti rinnovabili. In confronto, nel resto del mondo, l’utilizzo del carbone dovrebbe diminuire quest’anno di circa il 12%, il che significa che la quota della Cina nella produzione globale di energia elettrica da carbone salirà al 53%.
Fate attenzione al grassetto e ricordatevi che il 65% della generazione di elettricità in Cina è basato sul carbone, che diventa sempre più scarso e sempre più costoso da estrarre, con molte miniere in Cina che già si spingono a 1.000 metri di profondità. E sappiamo tutti cosa significa, giusto? Tanto per darvi un’idea su questo tipo di produzione elettrica, negli Stati Uniti il carbone rappresenta il 22,8% delle fonti di generazione, in Russia ammonta a circa il 16%, quindi avete capito dove voglio arrivare, giusto? Ebbene, anche questa non è l’intera storia, i costi per la Cina continueranno a crescere e il passaggio dal carbone al gas, al nucleare e ad altre fonti sarà un compito arduo per un’economia incentrata sulle esportazioni delle dimensioni di quella cinese, drammaticamente vulnerabile alle fluttuazioni dei mercati. Ricordiamoci qual’era la base della riforma economica che costituiva il cavallo di battaglia di Trump: il disaccoppiamento dalla Cina. Ricordatevi anche della brusca limitazione all’istruzione degli studenti e dei ricercatori cinesi negli Stati Uniti. Era stato cattivo, aggressivo? Certamente si, anche tipicamente arrogante MA … dovete riconoscere che, nonostante tutta la sua spacconeria e tutte le sue stronzate, Trump ha comunque un merito: aveva trovato i cojones dei Cinesi e li aveva strizzati. Ed ora la parte principale:
1. Il tentativo della Cina di concentrarsi sui consumi interni per sostenere la propria economia è fallito.
2. È attualmente in atto la politica della “seconda circolazione,” un altro tentativo di sviluppare il mercato interno. Lo spiega bene Nikolai Vavilov (purtroppo solo in russo).
Beh, 12 anni fa la Cina stava effettivamente stampando soldi, che sono andati, avete indovinato, nel settore immobiliare. Immaginatevi la Cina sulla strada di diventare gli Stati Uniti 2.0 nella produzione di debito. Indovinate quale sarà questo secondo tentativo? Inflazione, debito e ancora “esportazione,” ora più che mai. Mentre molti lodano il recente accordo RCEP firmato dalla Cina e dalle nazioni dell’Asia orientale, molti dimenticano che questo stesso RCEP, che in origine era un’idea giapponese, riduce del 90% i dazi doganali non solo per i beni di consumo fabbricati in Cina, ma, tra l’altro, anche per le auto giapponesi e le loro parti di ricambio e lo stesso vale per le case automobilistiche coreane. Ciao, ciao industria automobilistica cinese. Ora che siete al corrente dei fatti salienti, chiedetevi se almeno alcuni dei settori influenti delle élite cinesi non fossero interessate a rimuovere un Trump radicalmente anti-cinese e a far eleggere un Democratico. C’è un altro fatto interessante: in Cina l’origine e la diffusione del COVID-19 è rimasta, in qualche modo, limitata alle città e alle province gestite da quegli stessi rappresentanti del Komsomol cinese che avevano fatto fortuna sul mercato americano. Coincidenze, coincidenze. Come si potrebbe rimuovere Trump? Proprio così.
Ma, in generale, soprattutto dopo le osservazioni di Xi al vertice dei BRICS, è chiaro che l’unico modo in cui la Cina può rimanere più o meno (sopratutto meno) economicamente in salute, almeno per ora, è continuare ad esportare fino al crollo finale, perché il globalismo e il libero scambio stanno crollando. Tuttavia, Xi loda queste pratiche moribonde come se tutto ciò che sta accadendo oggi nel mondo non fosse correlato agli stessi modelli che sta elogiando. Mi asterrò dal fare commenti sulla pura idiozia antiscientifica delle emissioni di CO2. Naturalmente, la Cina non si è congratulata con Zio Joe per la sua elezione (che non è ancora certa), infatti, la dichiarazione del Ministero degli Esteri cinese (di un livello inferiore, secondo il protocollo ufficiale) è stata volutamente offensiva nei confronti di Biden, che aveva insultato Xi e la stessa Cina più di una volta. Ma, dietro la mafia totalitaria e globalista del Partito Democratico, possiamo intravvedere le sagome dei Clinton e degli Obama e la loro vasta rete di agenti politici che vogliono trasformare gli Stati Uniti, o quel che resta di questa imperfetta repubblica, nel parco giochi delle forze più distruttive, amorali, antiumane e criminali di sempre, che non si fermeranno davanti a nulla, compreso l’alto tradimento, per arrivare al potere. Vi ricordate che cosa aveva detto la Clinton nel 2009?
“Sicuramente penso che il governo cinese e la banca centrale stiano prendendo una decisione intelligente continuando ad investire in buoni del tesoro,” ha detto durante un’intervista domenica al popolare talk show “Uno contro uno.” “È un investimento sicuro. Gli Stati Uniti hanno una ben meritata reputazione finanziaria.” Per rilanciare l’economia, gli Stati Uniti dovrebbero fare più debito, ha ribadito poco prima di ripartire per Washington. “Non sarebbe nell’interesse della Cina se non fossimo in grado di far marciare la nostra economia,” ha detto la Clinton. “Quindi, continuando a sostenere gli strumenti del Tesoro americano, i Cinesi riconoscono la nostra interdipendenza. Stiamo davvero per salire o scendere insieme. Siamo sulla stessa barca e, per fortuna, stiamo remando nella stessa direzione.”
Io me lo ricordo. È una buona idea, alle volte, rispolverare affermazioni vecchie di dieci anni, sono perle di saggezza. Ricordate chi era allora il presidente della Cina? Si, allora rileggetevi qual’era stato uno dei principali “successi” della politica estera di Hu Jintao durante il suo mandato.
Aveva migliorato i legami con il Giappone, ma, a tutti gli effetti, aveva peggiorato i rapporti con la Russia di Putin, che aveva ripetutamente deluso Pechino in termini di vendite di armi e di accordi energetici.
Questa frase apre un orizzonte completamente nuovo, che permette di capire perché i Russi sono davvero indifferenti al CREP e perché tutto questo blaterare sulla Russia come junior partner della coppia russo-cinese è veramente una stupidaggine. Ci sono molte cose che non vediamo, proprio come nella vita reale, ma c’è un motivo per cui sottolineo costantemente un semplice fatto: che la Cina preferisce che sia ancora la Russia a guidare nell’arena geopolitica. Voglio dire con questo che il COVID-19 è un’operazione di influenza globale? No, quello che dico è che c’è un valido motivo. E ribadisco, correlazione non significa causalità e solo una valutazione sobria e fattuale delle reali forze dei partecipanti al gioco può dare un’indicazione sicura delle loro intenzioni.
Andrei Martyanov
Fonte: smoothiex12.blogspot.com
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22.11.2020