DI TYLER DURDEN
Il Consiglio di Sicurezza Nazionale USA, lo scorso fine settimana, ha lanciato un monito diretto all’Italia per la sua troppa vicinanza con la Cina. Il paese ha preso in considerazione la possibilità di partecipare all’iniziativa cinese del Belt and Road Initiative (BRI), che mira, con un grosso sforzo economico, a unire l’Europa con la Cina.
“L’Italia è una grande economia mondiale e una grande destinazione per gli investimenti: il fatto di appoggiare la politica del BRI legittima un approccio predatorio dei cinesi sugli investimenti e non porterà nessun beneficio al popolo italiano”, ha twittato il Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti.
Il Primo Ministro italiano Giuseppe Conte non la pensa così. Conte ha scavalcato il Ministero degli Esteri e si è unito agli euroscettici di destra nella loro spinta per una più stretta cooperazione con la Cina.
“Con tutte le precauzioni necessarie, l’adesione dell’Italia a una nuova via della seta rappresenta un’opportunità per il nostro Paese”, ha dichiarato Conte venerdì scorso.
Il presidente Xi Jinping dovrebbe recarsi in Italia dal 22 al 24 marzo, e Conte ha detto che Roma e Pechino potrebbero lavorare su un accordo quadro durante la visita di stato. Conte ha anche annunciato la sua volontà di partecipare a un prossimo vertice BRI in Cina.
Il progetto del leader italiano di partecipare a un vertice BRI a Pechino il mese prossimo ha provocato il panico a Bruxelles e a Washington, dato che l’Italia starebbe per diventare il primo paese del G7 a gravitare nell’ambito di questa iniziativa commerciale cinese che sia la UE che gli USA hanno già criticato duramente.
“I governi italiani hanno sempre avuto un occhio attento sulla Via della Seta e l’attenzione con cui l’attuale amministrazione ne segue gli sviluppi è in gran parte ereditata dai precedenti governi”, ha detto Giovanni Andornino, esperto della Cina dell’Università di Torino nel nord Italia .
“Quello che c’è di diverso oggi è che questo governo è molto più felice di avere un ruolo attivo con la Cina, anziché essere solo una forza trainante nel processo di negoziazione in atto tra la UE e la Cina”, ha detto Andornino.
Wang Yiwei, direttore del Centro-Studi EU, presso l’Università Renmin della Cina, ha affermato che la (attuale) resistenza di Roma contro Washington e Bruxelles deriva dalle radici euroscettiche dell’attuale governo populista.
“L’attuale governo italiano si è sempre opposto all’Unione europea, per questo è meno prevenuto contro [l’iniziativa cinese] rispetto ai vecchi partiti politici in Europa”, ha detto Wang, che è stato diplomatico della missione cinese nell’Unione europea dal 2008 al 2011 “.
Come molte altre nazioni dell’Europa meridionale, l’Italia sta tentando di uscire da una profonda recessione economica iniziata alla fine del 2008. L’Italia non può rivolgersi né a Bruxelles né a Washington perché attualmente non ha un progetto concreto per mettere le basi per una pronta crescita economica. Quindi gli euroscettici di destra stanno ricorrendo sempre più ad un allineamento con la Cina (e spesso con la Russia), tutte mosse che, però, fanno infuriare Washington.
********
di Pepe Escobar via The Asia Times,
Sembra che tutte le strade portano a Roma, visto l’amore che sta esprimendo l’Italia per l’Iniziativa della Via della Seta Cinese ….
Il President Xi Jinping arriverà in Italia per una visita ufficiale il 22 marzo. Il tema principale dell’incontro sarà la New Silk Road, o meglio la Belt and Road Initiative (BRI).
Un giorno prima a Brussels, l’Unione Europea dibatterà sulla strategia comune per gli investimenti cinesi in Europa.
Una buona parte dei paesi della UE è già di fatto collegato con la BRI, inclusi Grecia, Portogallo e altre 11 nazioni dell’UE appartenenti al gruppo dei 16 + 1 dell’Europa Centrale e Orientale e, a tutti gli effetti pratici, anche l’Italia.
Ma serve ancora che ci sia un sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico italiano, Michele Geraci – che informa il Financial Times che durante la visita di Xi verrà firmato un memorandum of understanding che appoggia il BRI – perché si scateni l’inferno alla Casa Bianca.
Il Financial Times non è mai stato timido nei suoi commenti, definendo il BRI un “contentious infrastructure program” – un controverso progetto di infrastrutture – Il BRI è un enorme progetto di integrazione, a lungo termine ed è l’unico programma di sviluppo dell’Eurasia su un mercato pressoché globale. Il progetto è particolarmente “controverso” per Washington – perché il governo degli Stati Uniti, come ho spiegato altrove, ha deciso di ostacolarlo anziché di approfittarne.
Un portavoce del Consiglio della Sicurezza Nazionale della Casa Bianca che irride il BRI lo ha chiamato un progetto “fatto dalla Cina, per la Cina” , ma non è così. Altrimenti, non ci sarebbero almeno 152 tra nazioni e organizzazioni internazionali che hanno già approvato formalmente il BRI.
La risposta semi-ufficiale della Cina alla Casa Bianca, girando attorno alle solite formalità diplomatiche del Ministero degli Affari Esteri, è arrivata per mezzo di un graffiante editoriale non firmato sul Global Times che accusa l’Europa di essere soggetta alla politica estera di Washington e ad una alleanza transatlantica che non serve ai bisogni del 21° secolo.
Geraci afferma l’ovvio; il collegamento della BRI consentirà di esportare più Made in Italy verso la Cina. Essendo io uno che vive tra l’Europa e l’Asia, e che parla sempre del BRI quando sono in Italia, io l’ho creduto da sempre. L’appeal del Made in Italy per il consumatore cinese – cibo, moda, arte, interior design, per non parlare di Ferrari e Lamborghini – non ha eguali, neanche con la Francia. I turisti cinesi che visitano Venezia, Firenze, Roma e che fanno shopping a Milano, vorrebbero sempre qualcosa in più.
Washington non riuscirà a spiegare agli italiani che la Via della Seta sarà deleteria per gli americani nella loro guerra commerciale, considerando che potrebbe essere vicina la firma di una specie di accordo Xi-Trump. Bruxelles da parte sua è già profondamente divisa, soprattutto a causa della Francia.
Le imprese tedesche sanno che la Cina è la loro scelta di mercato di oggi e di domani; oltre al fatto che uno dei più importanti terminali della New Silk Road è Duisburg, nella valle della Ruhr.
Stiamo parlando del collegamento di 11 mila chilometri del treno merci Yuxinou, che funziona già dal 2014; Chongqing, Kazakistan, Russia, Bielorussia, Polonia, fino a Duisburg. Yuxinou (abbreviazione di Chongqing-Xinjiang-Europa) è uno dei corridoi chiave delle Nuove Strade della Seta e nel prossimo decennio è destinato a diventare un treno ad alta velocità.
Quasi un anno fa ho spiegato in dettaglio su Asia Times come l’Italia fosse già legata al BRI.
In sostanza, si tratta dell’ Italia – la terza nazione europea nel commercio navale – che è stata scelta come primo terminal dell’Europa meridionale per la Via della Seta; la porta d’ingresso per le rotte che collegano est e sud ma anche, in modo economicamente vantaggioso, decine di destinazioni a ovest e a nord.
Assolutamente fondamentale nel progetto è l’attuale rivalutazione del porto di Venezia – dove si canalizzano le linee di rifornimento in arrivo dalla Cina attraverso il Mediterraneo verso Austria, Germania, Svizzera, Slovenia e Ungheria. Venezia è stata scelta come superporto alternativo a Rotterdam e ad Amburgo, altri porti tutti collegati alla Via della Seta. L’ho chiamato Battaglia dei Superporti.
Checché ne pensino Washington, la City e persino Bruxelles, questo progetto è qualcosa che Roma – e Milano – identificano come una questione di interesse nazionale italiano. E considerando l’intramontabile storia d’amore dei cinesi verso tutte le manifestazioni del Made in Italy, sarà il win-win che vincerà ancora una volta.
****
Fonte : https://www.zerohedge.com
Il testo di questi due articoli è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario