Uno squarcio nella nebbia rivela “una nuova pagina nell’arte della guerra”

Il non-governo di Kiev, semplicemente, non è autorizzato dall'Impero a negoziare alcunchè

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Pepe Escobar
strategic-culture.org

Ormai è chiaro che è stata quella che ormai potremmo chiamare la Tripla Minaccia ad aver fatto da catalizzatore per il lancio dell’Operazione Z.

1. L’Ucraina sviluppa armi nucleari. Lo stesso Zelensky lo ha accennato alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco.

2. I laboratori statunitensi di armi biologiche in Ucraina. Confermato, concisamente, nientemeno che dalla Sinistra Dispensatrice di Biscottini, la signora neocon dell’ultra-neoconservatore Kaganato dei Nuland, che li ha descritti come “strutture di ricerca biologica”.

3. Un imminente attacco al Donbass con strage di civili. Sarebbe scattato a Marzo, secondo i documenti sequestrati dal ministero della Difesa russo. O anche alla fine di Febbraio, secondo l’intelligence SVR [un servizio segreto della Russia con competenze in ambito estero, ndt], che stava monitorando la linea di contatto minuto per minuto. Questo è ciò che, alla fine, ha fatto partire l’Operazione Z come versione russa di R2P (“Responsibility to Protect”).

Quindi, dopo anni passati, su istigazione della CIA, a sbraitare al “complotto!” e meno di zero “controllo dei fatti”, si scopre che “in Ucraina stava succedendo di tutto” , come ha sottolineato ancora una volta la divina messaggera Maria Zakharova: “Abbiamo trovato i vostri prodotti. Abbiamo trovato il vostro materiale biologico.”

L’eccellente lavoro investigativo di Dilyana Gaytandzhieva sulle armi biologiche del Pentagono è stato totalmente confermato.

Sulla base dei documenti ricevuti dai dipendenti dei bio-lab ucraini, il Ministero della Difesa russo ha rivelato che in un laboratorio biologico finanziato dal Pentagono era stata condotta, tra gli altri esperimenti, una ricerca con campioni di coronavirus di pipistrello.

Lo scopo di tutta questa ricerca – che includeva un altro progetto del Pentagono per studiare il trasferimento di agenti patogeni tramite uccelli selvatici che migrano tra Ucraina e Russia – e altri Paesi vicini – era “creare un meccanismo per la diffusione segreta di agenti patogeni mortali”.

Nella tipica modalità pysop, tutto è stato capovolto dal governo degli Stati Uniti: quei malvagi Russi potrebbero prendere il controllo di campioni biologici, quindi, qualsiasi “incidente” che in Ucraina coinvolga armi biologiche e chimiche dovrebbe essere attribuito alla Russia.

La Casa Bianca, con l’ennesima palese dimostrazione di irredimibile stupidità, ha accusato la Russia di “false affermazioni” e la Cina di “sostenere questa propaganda”.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha illustrato il punto di vista degli adulti: “Il mondo intero sarà interessato a sapere cosa stavano facendo esattamente i bio-laboratori americani in Ucraina”.

La situazione sul terreno

Nel frattempo, sfidando la nebbia della guerra e nonostante la distribuzione gratuita e incontrollata di armi da parte di Kiev, i civili protetti dall’operazione Z hanno confermato, più e più volte, che i neonazisti dell’Azov impediscono loro di fuggire dalle città e dai villaggi circondati. Questi fanatici del Banderastan sono le truppe d’assalto che hanno trasformato l’Ucraina in una grande Idlib, secondo il piano della Voce del padrone .

I neonazisti stanno facendo esattamente ciò che ISIS/Daesh aveva fatto in Siria: nascondersi dietro i civili presi come ostaggi. Azov è il clone bianco di ISIS/Daesh. Dopotutto, hanno imparato la tattica dagli stessi maestri.

Saranno rafforzati da un nuovo contingente di 450 combattenti appena arrivati da – indovinate – Idlib, inclusi molti non Siriani dall’Europa e dal Maghreb. La maggior parte però sono membri di al-Qaeda e del ramo siriano del Partito islamico del Turkestan. Il loro punto di transito: il confine siriano-turco, un’area di contrabbando libero per tutti.

Allo stato attuale, la panoramica più dettagliata dello sviluppo strategico dell’Operazione Z è delineata qui. L’inestimabile Andrei Martyanov la descrive come una “operazione combinata di polizia militare”: un delicato incrocio tra la guerra a livello di formazione (“armi combinate”) e un’operazione di polizia per arrestare e/o distruggere criminali (l’intera portata delle operazioni di “smilitarizzazione” e “de-nazificazione”).

Se veramente vogliamo riassumere, in un linguaggio comprensibile a tutti, come stanno effettivamente le cose sul terreno, è difficile battere l’esercito russo.

Alexander Dubrovsky sottolinea come gli obiettivi dell’operazione siano “strategici e tattici” e che procedere con rapidità è fuori questione in questa “pagina completamente nuova nell’arte della guerra”.

Attraverso la nebbia, nessuno può realisticamente aspettarsi una svolta dall’incontro tra i ministri degli Esteri Lavrov e Kuleba a margine del Forum diplomatico di Antalya, per quanto la Turchia possa aver svolto un ruolo costruttivo.

Il non-governo di Kiev, semplicemente, non è autorizzato dall’Impero a negoziare alcunché. L’unica tattica prevista è lo stallo. L’operazione Z – o “la guerra” – potrebbe essere interrotta con una semplice telefonata del Comico di Kiev.

Almeno Lavrov è stato abbastanza esplicito su alcune questioni chiave. La Russia non vuole la guerra, non ha mai usato petrolio e gas come armi e vuole che l’Ucraina sia neutrale.

L’Occidente, ha aggiunto Lavrov, rifiuta di comprendere il concetto di “indivisibilità della sicurezza”; coloro che forniscono armi all’Ucraina e inviano mercenari dovrebbero capire che “sono responsabili delle loro azioni” e, riferendosi all’isterica palude delle sanzioni, ha sottolineato, “faremo di tutto per non dipendere più dall’Occidente in nessun settore strategico della nostra vita”.

È abbastanza illuminante giustapporre Lavrov ai disorientati “analisti” del NATOstan, totalmente ignoranti dell’Eurasia e che pontificano su “un nuovo conflitto ideologico tra tirannie irredentiste e democrazie liberali”. Si tratta di sovranità, stupidi, non ideologia.

Naturalmente, il NATOstan è incapace di comprendere il processo di nazificazione dell’Ucraina – il tema chiave di ogni seria analisi politico/culturale/sociologica. Non è un caso che l’elenco delle nazioni che sostengono l’ormai collassato governo infestato di neonazisti a Kiev coincida in gran parte con l’elenco delle nazioni che avevano rifiutato di votare a favore della risoluzione delle Nazioni Unite che condanna la riabilitazione del nazismo.

In termini storici, questi “analisti” potrebbero imparare qualcosa leggendo La Guardia Bianca di Mikhail Bulgakov. Bulgakov considerava l’Ucraina come una versione dichiaratamente riduzionista della “steppa”: culturalmente sterile, incapace di creare qualcosa, destinata alla distruzione barbarica. È importante ricordare che, quando l’Ucraina aveva tentato di costituirsi come stato, nel 1918-1920, centri culturali e industriali come Odessa, Kherson, Nikolaev, Kharkov, Luhansk non erano mai stati ucraini. E l’Ucraina occidentale, per molto tempo, ha fatto parte della Polonia.

Tutti a bordo del treno eurasiatico

Sul fronte economico, i cani della guerra ibrida abbaiano, mentre la carovana dell’integrazione eurasiatica avanza, con l’Impero che viene irrimediabilmente estromesso dal continente eurasiatico.

In una telefonata prima dell’incontro Lavrov-Kuleba ad Antalya, il presidente Erdogan ha suggerito a Putin di istituire un meccanismo di scambio in oro e anche rubli, yuan e lira turca per battere l’isteria sanzionatoria occidentale. La fonte è Abdulkadir Selvi, molto vicino ad Erdogan. Ancora nessun commento ufficiale da Russia e Cina.

Il fatto fondamentale è che la Russia, la Cina e, del resto, l’intera Shanghai Cooperation Organization (SCO) – responsabile di almeno il 30% del PIL mondiale e della maggior parte del mercato eurasiatico – non hanno affatto bisogno dell’Occidente.

Come sottolinea Peter Koenig, ex economista senior della Banca Mondiale, “il PIL occidentale ha una base diversa, con servizi sproporzionati, mentre il PIL della SCO e del Sud del mondo è basato sulla produzione. Una differenza enorme se si guarda al sostegno delle valute: in Occidente questo, letteralmente, non esiste. Le valute orientali sono per lo più sostenute dalle economie nazionali, soprattutto in Cina e, presto, anche in Russia. Ciò porta all’autosufficienza e alla non dipendenza dall’Occidente”.

Nel più ampio spettro geopolitico, l’incessante guerra di logoramento dell’Impero contro la Russia, con l’Ucraina come pedina, è una guerra contro le Nuove Vie della Seta; il golpe del Maidan, nel 2014, era avvenuto solo pochi mesi dopo il lancio della Belt and Road Initiative (BRI), poi OBOR (One Belt, One Road) in Kazakistan e Indonesia. È anche una guerra contro il concetto russo di Partnership della Grande Eurasia. In sintesi: è una guerra totale all’integrazione dell’Eurasia.

E questo ci porta all’aspetto chiave della BRI: la connettività ferroviaria/stradale dell’Eurasia, tra la Cina e l’UE e con un corridoio che attraversa la Russia. L’isteria coordinata delle sanzioni NATOstan non è solo contro la Russia, ma anche contro la Cina.

Per la Beltway, la BRI va oltre l’anatema: è quasi come la Bestia dell’Apocalisse. In risposta, l’Occidente ha persino escogitato schemi insignificanti come il B3W americano (“Build Back Better World) e il Global Gateway dell’UE. Il loro impatto, finora, non si qualifica nemmeno come trascurabile.

L’Ucraina di per sé non è un problema per la BRI; il traffico ferroviario rappresenta solo il 2% dei treni merci Cina-Europa diretti a est. Ma la Russia è un’altra storia.

Secondo Feng Xubin, vicepresidente del Comitato di Coordinamento dei Trasporti China-Europe Railway Express, il sistema di regolamentazione dello scambio merci tra Cina e Russia potrebbe essere in difficoltà: “Attualmente, le merci sono denominate in dollari […] Se l’Occidente interrompe il canale di regolamento intermedio della Russia nel sistema finanziario internazionale, significa che il sistema di regolamento delle tariffe di trasporto tra Cina e Russia potrebbe non procedere regolarmente”.

Dal punto di vista dell’UE, le interruzioni degli scambi non sono esattamente un buon affare. Il traffico merci Cina-UE era aumentato di oltre il 100% lo scorso anno.

Ad esempio, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (EBRD – European Bank for Reconstruction and Development, ndt) e la Banca asiatica per gli investimenti nelle infrastrutture (AIIB – Asian Infrastructure Investment Bank, ndt) stanno co-finanziando un tratto ferroviario ad alta velocità di 67 km da Istanbul al confine con la Bulgaria.

Le sanzioni alla Russia influenzeranno sicuramente la catena di approvvigionamento trans-eurasiatica: trasporti, porti, assicurazioni, comunicazioni. Tuttavia, alcune sanzioni potrebbero essere riviste in seguito, poiché l’UE stessa inizia a soffrire.

La Cina avrà un’abbondanza di piani B. Il principale corridoio BRI settentrionale rimane Cina-Kazakistan-Russia-Bielorussia-UE, ma c’è una possibile deviazione attraverso il Caspio, ad Aktau in Kazakistan. Ci sarà un ulteriore incentivo per collegare la tratta ferroviaria Baku-Tbilisi-Kars (BTK) con la rete turca. E ci saranno ulteriori movimenti nell’International North-South Transportation Corridor (INSTC), con Baku che si collegherà alla costa iraniana del Mar Caspio e, tramita ferrovia, al porto ultra-strategico di Chabahar.

Quindi, potremmo andare verso un ulteriore impulso per il corridoio meridionale multimodale della BRI, aggirando la Russia: questo significa una spinta per la Turchia, il Caucaso e il Caspio. E nessuna perdita per la Cina. Per quanto riguarda la Russia, anche se questo reindirizzamento potrebbe durare per un po’, non è un grosso problema. Dopotutto, d’ora in poi la Russia svilupperà un commercio intensivo verso l’est e il sud dell’Eurasia, e non verso un’Occidente sanzionatorio.

Pepe Escobar

Fonte: strategic-culture.org
Link: https://www.strategic-culture.org/news/2022/03/10/cutting-through-fog-masking-new-page-in-art-of-war/
10.03.2022
Tradotto da Papaconscio per comedonchisciotte.org

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