Scott Ritter
rt.com
In una recente conferenza stampa tenuta in occasione di una visita a Mosca del Primo Ministro ungherese Viktor Orban, il presidente russo Vladimir Putin ha parlato della continua espansione della NATO e delle possibili conseguenze dell’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza transatlantica.
“Il loro [della NATO] compito principale è quello di contenere lo sviluppo della Russia”, ha detto Putin. “L’Ucraina è semplicemente uno strumento per raggiungere questo obiettivo. Potrebbero attirarci in una sorta di conflitto armato e costringere i loro alleati in Europa ad imporre [contro di noi] le sanzioni molto dure di cui si parla oggi negli Stati Uniti,” ha aggiunto. “Oppure potrebbero far entrare l’Ucraina nella NATO, installare nel Paese sistemi d’arma offensivi e incoraggiare qualcuno a risolvere la questione del Donbass o della Crimea con la forza, attirandoci comunque in un conflitto armato.”
Putin ha poi continuato: “Immaginiamo che l’Ucraina sia un membro della NATO e sia imbottita di armi e che ospiti sistemi missilistici all’avanguardia, proprio come in Polonia e Romania. Chi le impedirà di scatenare operazioni militari in Crimea, per non parlare del Donbass? Immaginiamo che l’Ucraina sia un membro della NATO e che azzardi una tale operazione di combattimento. Dovremo scendere in guerra contro il blocco NATO? Qualcuno ci ha pensato? Sembra di no.”
Queste parole sono state respinte dalla portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, che le ha paragonate ad una volpe che “grida dall’alto del pollaio di avere paura delle galline,” aggiungendo che qualsiasi dichiarazione russa di paura sull’Ucraina “non dovrebbe essere riportata come un dato di fatto.”
I commenti della Psaki, tuttavia, sono avulsi dalla realtà della situazione. L’obiettivo principale del governo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky è, nelle sue parole, la “de-occupazione” della Crimea. Anche se questo obiettivo, in passato, era stato espresso in termini diplomatici – “la sinergia dei nostri sforzi deve costringere la Russia a negoziare la restituzione della nostra penisola,” aveva detto Zelensky alla Piattaforma sulla Crimea, un forum ucraino incentrato sul ripristino del controllo sulla Crimea – la realtà è che la sua strategia di ritorno è puramente militare, una strategia in cui la Russia viene identificata come un “avversario militare” e la cui realizzazione può essere raggiunta solo attraverso l’adesione alla NATO.
Come Zelensky pensi di raggiungere questo obiettivo con mezzi militari non è stato spiegato. Essendo un’alleanza apparentemente difensiva, è assai probabile che la NATO non inizierebbe alcuna azione militare offensiva per riprendersi con la forza la penisola di Crimea dalla Russia. Infatti, i termini dell’adesione dell’Ucraina, se fosse concessa, dovrebbero includere qualche clausola riguardante i limiti dell’articolo 5 del trattato (quello sulla difesa collettiva) in riferimento alla situazione in Crimea, altrimenti uno stato di guerra esisterebbe, de facto, dopo l’adesione dell’Ucraina all’Alleanza.
Lo scenario più probabile comporterebbe che l’Ucraina venisse rapidamente portata sotto l'”ombrello” di protezione della NATO, con “gruppi di combattimento” come quelli schierati nell’Europa orientale dispiegati sul suolo ucraino come forza di “ingaggio rapido” e difese aeree moderne integrate con mezzi aerei NATO di prima linea per garantire lo spazio aereo ucraino.
Una volta stabilito questo ombrello protettivo, l’Ucraina si sentirebbe incoraggiata ad iniziare un conflitto ibrido nei confronti di quella che definisce l’occupazione russa della Crimea, impiegando le capacità di guerra non convenzionale, che aveva acquisito nel 2015 grazie alla CIA, per iniziare un’insurrezione volta specificamente ad “uccidere i Russi.”
L’idea che la Russia se ne starebbe con le mani in mano mentre l’Ucraina porta avanti una guerriglia in Crimea è semplicemente ridicola; se messa di fronte ad un tale scenario, la Russia sicuramente userebbe le proprie capacità non convenzionali per rappresaglia. L’Ucraina, naturalmente, griderebbe alllo scandalo e la NATO si troverebbe di fronte al proprio obbligo di difesa collettiva, ai sensi dell’articolo 5. In breve, la NATO sarebbe in guerra con la Russia.
Questa non è una mera speculazione. Nello spiegare la sua recente decisione di schierare circa 3.000 soldati americani in Europa in risposta alla crisi ucraina in corso, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato: “Finché lui [Putin] agisce in modo aggressivo, faremo in modo di rassicurare i nostri alleati della NATO in Europa Orientale che ci siamo e che l’articolo 5 è un obbligo sacro.”
I commenti di Biden fanno eco a quelli espressi durante la sua prima visita al quartier generale della NATO, il 15 giugno dello scorso anno. All’epoca, Biden si era incontrato con il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, e aveva sottolineato l’impegno americano nei riguardi dell’articolo 5 della carta della NATO.
“L’articolo 5 lo consideriamo un obbligo sacro,” aveva detto Biden. “Voglio che la NATO sappia che l’America è presente.”
La visione di Biden sulla NATO e sull’Ucraina deriva dalla sua esperienza come vice presidente durante l’amministrazione di Barack Obama. Nel 2015, l’allora vice segretario alla Difesa Bob Work aveva detto ai giornalisti:
“Come ha detto il presidente Obama, l’Ucraina dovrebbe … essere in grado di scegliere il proprio futuro. E noi rifiutiamo qualsiasi discorso di una sfera d’influenza.” E, parlando in Estonia lo scorso settembre, il presidente aveva chiarito che il nostro impegno verso i nostri alleati della NATO di fronte all’aggressione russa è incrollabile. Secondo lui [il presidente], in questa alleanza non ci sono membri anziani e non ci sono membri giovani. Non ci sono partner junior e non ci sono partner senior. Ci sono solo alleati, puri e semplici. E difenderemo l’integrità territoriale di ogni singolo alleato.”
Cosa comporterebbe questa difesa? Come persona un tempo addestrata a combattere contro l’esercito sovietico, posso testimoniare che una guerra con la Russia sarebbe diversa da qualsiasi cosa mai affrontata dall’esercito degli Stati Uniti. L’esercito statunitense non è né organizzato, né addestrato, né equipaggiato per combattere le sue controparti russe. Né possiede una dottrina in grado di sostenere un conflitto su larga scala con armi combinate. Se gli Stati Uniti venissero trascinati in una guerra convenzionale terrestre con la Russia, subirebbero una sconfitta di un ordine di grandezza senza precedenti nella storia militare americana.
In breve, sarebbe una disfatta.
Ma non è a me che dovete credere. Nel 2016, l’allora tenente generale H.R. McMaster, parlando dei risultati di uno studio, il Russia New Generation Warfare (da lui stesso avviato nel 2015 per analizzare ciò che era possibile imparare dai combattimenti nell’Ucraina orientale), aveva detto al pubblico del Center for Strategic and International Studies di Washington che i Russi disponevano di una artiglieria con una superiore potenza di fuoco, di veicoli da combattimento migliori e che avevano imparato ad usare in modo tatticamente sofisticato i velivoli senza pilota (UAV). “Se le forze statunitensi dovessero trovarsi in una guerra terrestre contro la Russia,” aveva detto McMaster, “avrebbero un brusco e gelido risveglio.”
In breve, verrebbero presi a calci in culo.
La ventennale disavventura mediorientale dell’America in Afghanistan, Iraq e Siria ha prodotto un esercito che non è più in grado di sconfiggere sul campo di battaglia un avversario di pari livello. Questa realtà era stata evidenziata nel 2017 in uno studio condotto dalla 173a Brigata Aviotrasportata dell’esercito statunitense, la componente centroamericana della Forza di Dispiegamento Rapido della NATO. Lo studio aveva rilevato che le forze militari statunitensi in Europa erano sottoequipaggiate, senza personale e inadeguatamente organizzate per affrontare uno scontro militare con la Russia. La mancanza di una valida capacità di difesa aerea e di guerra elettronica, combinata con l’eccessiva dipendenza dalle comunicazioni satellitari e dai sistemi di navigazione GPS, si tradurrebbe rapidamente nella frammentazione e nella distruzione dell’esercito statunitense, se questo dovesse affrontare una formazione russa organizzata, addestrata ed equipaggiata per sconfiggere specificamente una minaccia USA/NATO.
Il problema non è solo qualitativo, ma anche quantitativo – anche se l’esercito degli Stati Uniti potesse tenere testa all’avversario russo (cosa che non può), semplicemente non ha le dimensioni per sopravvivere in una battaglia o in una campagna militare di un certo livello. Il conflitto a bassa intensità che l’esercito americano ha condotto in Iraq e Afghanistan ha portato ad una filosofia organizzativa costruita intorno all’idea che ogni vita americana è preziosa e che verrebbero fatti tutti gli sforzi possibili per evacuare i feriti, in modo che possano ricevere la migliore assistenza medica nel più breve tempo possibile. Questo concetto poteva essere attuabile dove gli Stati Uniti avevano il controllo dell’ambiente di combattimento. Tuttavia, sarebbe pura fantascienza in una guerra combinata su larga scala. Non ci saranno elicotteri per l’evacuazione medica ad arrivare in soccorso – anche se riuscissero a decollare verrebbero abbattuti. Non ci saranno ambulanze da campo – anche se arrivassero sulla scena, verrebbero distrutte in breve tempo. Non ci saranno ospedali da campo – anche se fossero istituiti, verrebbero catturati dalle forze mobili russe.
Quello che ci sarà è morte e distruzione, e parecchia. Uno degli eventi che aveva stimolato lo studio di McMaster sulla guerra contro la Russia era stata la distruzione di una brigata ucraina di armi combinate da parte dell’artiglieria russa, all’inizio del 2015. Questo, naturalmente, sarebbe il destino di qualsiasi formazione da combattimento statunitense di pari grado. La superiorità di cui gode la Russia nelle salve di artiglieria è schiacciante, sia in termini di numero di sistemi di artiglieria messi in campo che di letalità delle munizioni impiegate.
Anche se l’aviazione americana potrebbe essere in grado di organizzare un combattimento nello spazio aereo soprastante il campo di battaglia, non ci sarebbe nulla di simile alla totale supremazia aerea di cui l’esercito americano aveva sempre goduto nelle sue operazioni in Iraq e Afghanistan. Lo spazio aereo sarà conteso da una forza aerea russa assai capace e le truppe di terra russe opereranno sotto un ombrello di difesa aerea che né gli Stati Uniti né la NATO hanno mai affrontato. Non ci sarà nessuna cavalleria di supporto aereo ravvicinato per venire in soccorso alle truppe americane assediate. Le forze a terra dovranno cavarsela da sole.
Questa sensazione di isolamento sarà ulteriormente rafforzata dal fatto che, a causa della schiacciante superiorità della Russia nella guerra elettronica, le forze statunitensi sul terreno saranno sorde, mute e cieche su ciò che sta accadendo intorno a loro, incapaci di comunicare, ricevere informazioni e persino di operare poiché le radio, i sistemi elettronici e le armi avranno cessato di funzionare.
Qualsiasi guerra con la Russia vedrebbe le forze americane massacrate in gran numero. Negli anni ’80, ci addestravamo abitualmente ad accettare perdite del 30-40% e a continuare a combattere, perché quella era la realtà del combattimento contro una minaccia sovietica. Allora eravamo in grado di eguagliare efficacemente i Sovietici in termini di dimensioni della forza, struttura e capacità – in breve, potevamo pestare altrettanto bene, o addirittura meglio, di quanto venissimo pestati.
Questo oggi non succederebbe in una guerra contro la Russia combattuta sul suolo europeo. Gli Stati Uniti perderebbero la maggior parte dei loro effettivi prima di arrivare a stabilire il contatto con qualsiasi forza russa, questo a causa della maggior gitata dell’artiglieria russa. Anche a distanza ravvicinata, il vantaggio di cui gli Stati Uniti hanno goduto contro gli insorti iracheni, i Talebani e i terroristi dell’ISIS è un ricordo del passato. Le nostre tattiche non sono più all’altezza – un combattimento ravvicinato sarebbe estremamente violento e gli Stati Uniti, il più delle volte, sarebbero dalla parte dei perdenti.
Ma, anche se gli Stati Uniti riuscissero a prevalere in un ingaggio tattico contro una fanteria di pari livello, semplicemente non avrebbero alcuna possibilità di contrastare il numero schiacciante di carri armati e di veicoli corazzati da combattimento che la Russia metterebbe in campo. Anche se le armi anticarro in possesso delle truppe di terra statunitensi fossero efficaci contro i moderni carri armati russi (e l’esperienza suggerisce che probabilmente non lo sono), le truppe americane sarebbero semplicemente sopraffatte dalla massa della forza da combattimento che i Russi sarebbero in grado di mettere in campo.
Negli anni ’80, avevo avuto l’opportunità di partecipare ad un attacco in stile sovietico condotto da truppe dell’esercito americano appositamente addestrate – l'”OPFOR” – al National Training Center di Fort Irwin, in California, dove due reggimenti ‘sovietici’ di fanteria meccanizzata si erano ‘scontrati’ con una brigata meccanizzata dell’esercito americano. Il combattimento era iniziato verso le due del mattino. Alle 5:30 della stessa giornata era tutto finito, con la brigata USA distrutta e i ‘sovietici’ che avevano conquistato tutti i loro obiettivi. Quando qualcosa come 170 veicoli corazzati si abbattono sulle tue posizioni, allora la sconfitta è assolutamente inevitabile.
Ecco come sarebbe una guerra contro la Russia. Non sarebbe limitata all’Ucraina, ma si estenderebbe negli Stati Baltici, in Polonia, in Romania e altrove. Comporterebbe attacchi russi contro le basi aeree, i depositi e i porti della NATO in tutta l’Europa.
Questo è ciò che accadrà se gli Stati Uniti e la NATO cercheranno di estendere all’Ucraina il “sacro obbligo” dell’articolo 5 della Carta della NATO. Sarebbe, in breve, un patto suicida.
Scott Ritter
Fonte: rt.com
Link: https://www.rt.com/op-ed/548322-war-russia-us-nato/
04.02.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org