Paul Craig Roberts – Institute for Political Economy – 6 settembre 2022
Odio sentirmi dire “te l’avevo detto” ed eccomi qui a usare queste parole.
Come i lettori sanno, da molti anni temo che la tolleranza da parte della Russia di insulti e provocazioni senza fine avrebbe continuato ad incoraggiare provocazioni sempre più gravi, fino al superamento di linee rosse che porteranno ad un conflitto diretto tra le due principali potenze nucleari. Per tutti questi anni il Cremlino, incapace di capire o di accettare che il suo ruolo di nemico n. 1 di Washington era ormai segnato, si è affidato ad una strategia di risposte nulle o minime per sminuire l’immagine di una Russia pericolosa e aggressiva, intenzionata a restaurare l’Impero Sovietico.
Questa strategia diplomatica, come quella russa per l’Ucraina, è completamente fallita.
La disastrosa strategia ucraina del Cremlino è iniziata quando a Mosca hanno prestato più attenzione alle Olimpiadi di Sochi che al rovesciamento del governo ucraino da parte di Washington. Gli errori del Cremlino hanno subito un’accelerazione quando il Cremlino ha rifiutato la richiesta del Donbass di essere riunito alla Russia come l’ex provincia russa della Crimea. Questo ha avuto come consegunza che i Russi del Donbass, un tempo parte della Russia, subissero le persecuzioni delle milizie naziste ucraine, i bombardamenti delle aree civili e la parziale occupazione da parte delle forze ucraine dal 2014 fino al febbraio 2022, quando l’esercito russo ha iniziato a sgomberare il Donbass dalle forze ucraine per prevenire la prevista invasione ucraina delle due repubbliche. Dopo aver aspettato 8 anni per agire, il Cremlino si è trovato di fronte ad un esercito numeroso, addestrato ed equipaggiato dall’Occidente e a reggimenti di fanatici nazisti.
Si sarebbe potuto pensare che, a questo punto, il Cremlino avrebbe imparato dai propri incredibili errori e si sarebbe reso conto che, finalmente, doveva dimostrare di essere stato provocato. Senza alcun dubbio, ciò che si richiedeva era un attacco russo che mettesse al tappeto l’Ucraina, distruggendo il governo e tutte le infrastrutture civili e ponendo immediatamente fine al conflitto. Invece, il Cremlino ha aggravato i propri errori. Ha annunciato un intervento limitato, il cui scopo era quello di sgomberare le forze ucraine dal Donbass. Ha lasciato intatte le infrastrutture governative e civili del nemico, consentendogli così di resistere all’intervento a condizioni molto favorevoli.
Per essere chiari, non c’è dubbio che i Russi possano liberare il Donbass dalle forze ucraine e che abbiano quasi completato il compito. L’errore del Cremlino è stato quello di non rendersi conto che l’Occidente non avrebbe permesso di limitare l’intervento.
Il Cremlino aveva avvertito l’Occidente di non interferire nell’operazione, dichiarando che se gli Stati Uniti e la NATO fossero stati coinvolti, la Russia li avrebbe considerati “combattenti”. Ma l’Occidente si è fatto coinvolgere, dapprima lentamente e con cautela per sondare le acque e poi in modo sempre più aggressivo, dato che quello che l’Occidente si aspettava sarebbe stato un conflitto di una settimana al massimo è ora al settimo mese, con il Cremlino che parla di nuovo di negoziati con Zelensky e l’avanzata russa apparentemente sospesa. Lungi dal trattare i Paesi della NATO come combattenti, il Cremlino continua a fornire energia all’Europa nella misura in cui l’Europa permette alla Russia di farlo. Alti funzionari russi hanno parlato come se dimostrare che la Russia è un fornitore affidabile di energia fosse più importante delle vite dei suoi soldati che combattono contro forze ucraine occidentali addestrate ed equipaggiate da Paesi europei, le cui industrie di armamenti funzionano grazie all’energia russa.
Avevo correttamente previsto che le mezze misure russe avrebbero portato ad un allargamento del conflitto.
La correttezza della mia analisi è stata ora confermata da un articolo di The Hill, una pubblicazione di Washington letta dagli addetti ai lavori. Il rapporto si intitola: “Perché gli Stati Uniti stanno diventando più audaci nel sostegno all’Ucraina“.
Ecco la frase di apertura del rapporto ed alcuni estratti:
“L’amministrazione Biden sta armando l’Ucraina con armi che possono danneggiare seriamente le forze russe e, a differenza dei primi tempi della guerra, i funzionari statunitensi non sembrano preoccupati della reazione di Mosca.
Nel corso del tempo, l’amministrazione ha compreso che poteva fornire agli Ucraini armi più grandi, più pesanti, più efficaci, a lunga gittata e i Russi non hanno reagito”, ha dichiarato l’ex ambasciatore americano in Ucraina William Taylor a The Hill.
“I Russi hanno bluffato e fatto la voce grossa, ma non si sono sentiti provocati. All’inizio c’era preoccupazione [al riguardo] nell’amministrazione – e in parte c’è ancora – ma la paura di provocare i Russi è diminuita”, ha aggiunto Taylor, che ora lavora per l’Istituto della Pace degli Stati Uniti.
All’inizio eravamo un po’ più cauti… non sapendo se Putin avrebbe trovato e attaccato le linee di rifornimento e i convogli, non essendo sicuri che avrebbe iniziato un’escalation, e non essendo nemmeno sicuri che l’Ucraina potesse usare ciò che le abbiamo dato o resistere a lungo contro la Russia”, ha detto Michael O’Hanlon, analista militare presso il think tank Brookings Institution, con sede a Washington D.C.”.
“Da giugno, gli Stati Uniti hanno costantemente aumentato l’invio nel Paese di sistemi di artiglieria missilistica ad alta mobilità e di personale americano che ha addestrato le truppe ucraine all’utilizzo di questi sistemi.
“In prospettiva, diversi rapporti hanno indicato che gli Stati Uniti intendono inviare quanto prima proiettili di artiglieria a guida di precisione Excalibur – armi con una gittata fino a 70 chilometri e che aiuterebbero gli Ucraini a colpire le postazioni russe fortificate e i posti di comando.
“Secondo Nathan Sales, ex funzionario del Dipartimento di Stato che di recente ha ricoperto il ruolo di sottosegretario ad interim per la sicurezza civile, la democrazia e i diritti umani, parte del cambiamento di messaggio può essere attribuito al fatto che Kiev ha sfidato le aspettative internazionali e non è caduta rapidamente quando la Russia ha attaccato per la prima volta”.
Come ho detto, l’operazione limitata del Cremlino è stata vista in Occidente come una mezza misura che ha dato all’Occidente l’opportunità di estendere il conflitto. Ora, con l’inverno alle porte, il conflitto si sta allargando con l’invio di armi potenti a lungo raggio in grado di attaccare il Donbass, la Crimea e altre parti della Russia occidentale da quelle regioni dell’Ucraina che sono state risparmiate dall’invasione russa.
Come avevo inoltre sostenuto, allungando la guerra con le sue tattiche di rallentamento per ridurre al minimo le vittime civili, un intento nobile, la Russia ha dato all’Occidente l’opportunità di caratterizzare l’intervento russo come un’azione che si sta esaurendo a causa della scarsità di munizioni e delle forti perdite russe. L’immagine del fallimento russo ha avuto l’effetto sperato di rendere l’Occidente più fiducioso sul suo ruolo di combattente. Ecco alcuni estratti del rapporto di The Hill che lo confermano:
“Un’altra parte dell’equazione: recenti informazioni indicano che la Russia sta sentendo il peso delle sanzioni imposte dall’Occidente e che l’apparato militare sta diminuendo di potenza man mano che la guerra si protrae.
Il mese scorso, la Reuters ha riferito che le principali compagnie aeree russe, come l’Aeroflot, hanno bloccato i loro aerei per poterli smontare in cerca di pezzi di ricambio, prendendo componenti da alcuni dei loro aerei per mantenerne altri idonei al volo.
Di fronte alle perdite sul campo di battaglia, il mese scorso Putin ha cercato di aumentare gli effettivi russi di oltre 130.000 unità, eliminando il limite massimo di età per le nuove reclute e incoraggiando i prigionieri ad arruolarsi.
I funzionari statunitensi ritengono ‘improbabile che lo sforzo abbia successo’”.
Nel complesso, l’intelligence dipinge il quadro di un Paese [la Russia] che fatica a mantenere le proprie istituzioni, tanto meno a rispondere alle nazioni occidentali per aver aiutato l’Ucraina.
‘Credo che l’istinto delle persone nei dipartimenti e nelle agenzie, in particolare lo Stato, la Difesa e la comunità di intelligence, sia quello di essere più orientati al futuro e più aggressivi’, ha detto un ex funzionario governativo di alto livello.
‘Abbiamo molto più spazio da parte nostra, credo, per intraprendere azioni che aiutino l’Ucraina senza temere ingiustificatamente la risposta di Putin’, ha aggiunto.”
Si può pensare che il Cremlino abbia commesso tutti questi errori perché non voleva spaventare il resto dell’Europa facendola aderire alla NATO, dimostrando la propria capacità militare in una fulminea conquista dell’Ucraina. Ma sono le mezze misure russe che hanno dato alla Finlandia e alla Svezia la fiducia per entrare nella NATO, poiché non vedono alcuna minaccia nell’essere membri della NATO. Un devastante colpo russo all’Ucraina avrebbe indotto tutta l’Europa a riconsiderare l’adesione alla NATO, poiché nessun Paese europeo vorrebbe affrontare la prospettiva di una guerra con la Russia. Invece, ciò che il Cremlino ha prodotto è un primo ministro britannico pronto ad impegnare la Russia in una guerra nucleare e una NATO che intende mantenere il conflitto in Ucraina.
Un lettore disattento o ostile potrebbe concludere dal mio articolo che sono un sostenitore del successo militare russo. Al contrario, sono un sostenitore della minimizzazione del rischio di guerra nucleare. Steven Cohen ed io siamo i due che fin dall’inizio hanno visto come l’interferenza di Washington in Ucraina, con il rovesciamento del governo, abbia tracciato un percorso che potrebbe concludersi con un Armageddon nucleare. Cohen è stato vituperato dalla sua stessa sinistra liberale, mentre io sono stato dichiarato un “doppiogiochista/agente di Putin”.
Gli appellativi che abbiamo subito hanno dimostrato il nostro punto di vista. Il mondo occidentale è cieco alle potenziali conseguenze delle sue provocazioni nei confronti della Russia e il Cremlino è cieco alle potenziali conseguenze della sua tolleranza delle provocazioni. Come possiamo vedere, nessuna delle due parti è ancora giunta a questa consapevolezza. Il rapporto di Hill dimostra la correttezza della mia analisi della situazione e della mia previsione che il risultato sarebbe stato un allargamento della guerra e una maggiore probabilità di errori di calcolo che potrebbero sfociare in una guerra nucleare.
Paul Craig Roberts (3 aprile 1939) è un economista e scrittore americano. In passato ha ricoperto un incarico di sottocapo di gabinetto nel governo federale degli Stati Uniti e ha insegnato in diverse università americane. È un promotore dell’economia dell’offerta e un oppositore della recente politica estera degli Stati Uniti.
Scelto e tradotto (IMC) da Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte