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Terza e Seconda guerra mondiale?

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A cura di CptHook
Il 26 Ottobre 2022
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Ron Unz – The Unz Review – 24 ottobre 2022

 

 

Ogni tanto riscopro la vastità di Internet.

Per tutto quest’anno mi sono interessato al conflitto Russia-Ucraina e ho iniziato a seguire separatamente le dichiarazioni pubbliche del professor Jeffrey Sachs della Columbia University, ma fino alla settimana scorsa non avevo notato la sua intervista di fine agosto proprio su questo argomento. Sebbene la sua apparizione al programma Democracy Now! di Amy Goodman avesse accumulato più di due milioni di visualizzazioni, non l’avevo mai vista.

 

 

Consiglio vivamente di ascoltare le sue osservazioni, così come le sue analoghe presentazioni all’inizio di questo mese su Grayzone e nel nuovo show di Tulsi Gabbard.

 

Sachs ha trascorso decenni come insider nel governo d’élite, il cui ruolo importante e controverso in Russia è iniziato nei primi anni Novanta; le sue opinioni, quindi, sulla nostra situazione attuale devono essere prese con la massima serietà. E sono pesanti.

Come egli spiega, l’America e i suoi alleati della NATO sono attualmente in guerra con la Russia, dotata di armi nucleari, al confine con la Russia stessa. Anche se per ora i combattimenti sul terreno sono stati lasciati ai nostri burrattini ucraini, stiamo fornendo tutti gli altri elementi militari – armi, munizioni, finanziamenti, addestramento, intelligence e coordinamento – oltre a contribuire con alcuni degli effettivi combattenti. Durante la nostra lunga guerra fredda contro i sovietici, uno scenario del genere sarebbe stato considerato un incubo, ma ora è un obiettivo deliberato del governo americano. L’intervista a Tulsi Gabbard è opportunamente intitolata “Russia, Ucraina e prevenzione dell’olocausto nucleare”.

Sachs stesso è nato nel 1954, quindi era un bambino durante i giorni terrificanti della Crisi dei Missili di Cuba, e quel caso di guerra nucleare domina naturalmente i suoi pensieri quando considera il nostro attuale confronto con la Russia. Ricorda quanto il mondo sia stato vicino alla distruzione nel 1962, salvato solo dalla prudenza del presidente John F. Kennedy. Questi sentimenti sono completamente diversi da quelli che animano l’odierna amministrazione Biden, dominata dai neocon, che sembra desiderosa di inasprire il conflitto e che recentemente ha trascorso giorni a discutere, quasi casualmente, dell’impiego di armi nucleari contro il nostro avversario russo.

Capire meglio il passato ci permette di valutare le circostanze attuali. Ma a parte il rischio di una guerra nucleare, credo che la situazione odierna sia completamente diversa da quella affrontata durante la presidenza di Kennedy. Nel 1962 abbiamo rischiato di trovarci in guerra con i sovietici, un conflitto che nessuna delle due parti aveva effettivamente cercato, e il nostro Presidente [di allora] riuscì a riportarci indietro dall’orlo del baratro. Nel confronto attuale, invece, abbiamo trascorso anni a provocare deliberatamente la Russia, evitando tutti i tentativi di raggiungere una risoluzione diplomatica e perfino silurando i colloqui di pace russo-ucraini quando sono iniziati a marzo. L’attuale guerra con la Russia non è un errore, ma è quasi interamente il risultato di una politica americana intenzionale.

Piuttosto che prendere la crisi del 1962 come modello, molti dei principali sostenitori della nostra attuale strategia per l’Ucraina sostengono che l’analogia corretta da considerare è quella della Seconda guerra mondiale, condotta contro la sconsiderata aggressione della Germania di Hitler. Sebbene Sachs, John Mearsheimer e altri esperti abbiano dimostrato che i fatti storici sono diversi, quasi tutti i resoconti dei media mainstream americani descrivono l’invasione russa dell’Ucraina come “completamente immotivata”, spesso paragonandola all’attacco tedesco alla Polonia, che scatenò la Seconda Guerra Mondiale. Un paio di settimane dopo l’inizio della guerra, ho pubblicato un lungo articolo in cui sostenevo che quest’ultima analogia era in realtà molto più appropriata di quanto molti possano pensare, anche se non nel modo in cui viene solitamente intesa dai suoi attuali sostenitori.

American Pravda: Putin as Hitler?

Ron Unz – The Unz Review – 7 marzo 2022

All’inizio della mia analisi avevo sottolineato un punto importante:

Dobbiamo riconoscere che, per molti aspetti, la narrazione storica standard della Seconda Guerra Mondiale non è altro che una versione confusa della propaganda mediatica di quell’epoca. Se la Russia venisse sconfitta e distrutta a seguito dell’attuale conflitto, possiamo essere certi che i libri di storia successivi demonizzerebbero completamente Putin e tutte le decisioni da lui prese.

E spiegavo:

Come la maggior parte di noi sa, la Seconda guerra mondiale iniziò quando la Germania attaccò la Polonia nel 1939 per Danzica, una città di confine quasi interamente tedesca controllata dai polacchi.

Ma meno noto è che Hitler aveva in realtà compiuto enormi sforzi per evitare la guerra e risolvere la controversia, spendendo molti mesi in negoziati infruttuosi e offrendo condizioni estremamente ragionevoli. In effetti, il dittatore tedesco aveva fatto numerose concessioni che nessuno dei suoi predecessori democratici di Weimar era stato disposto a prendere in considerazione, ma tutte furono respinte, mentre le provocazioni aumentavano fino a quando la guerra con la Polonia sembrò l’unica opzione possibile. E proprio come nel caso dell’Ucraina, elementi politicamente influenti in Occidente hanno quasi certamente cercato di provocare quella guerra, usando Danzica come scintilla per accendere il conflitto, proprio come il Donbass potrebbe essere stato usato per forzare la mano di Putin. (Al riguardo si veda anche il solito Pat Buchanan, “Churchill, Hitler and the unnecessary war”, N.d.T.)

Il Prof. Sachs sottolinea giustamente che il nostro governo ha fatto tutto il possibile per spingere i russi a invadere l’Ucraina, ma negli ultimi anni la mia attenta indagine sullo scoppio della Seconda Guerra Mondiale mi ha portato a una conclusione molto simile. Se consideriamo le fonti contemporanee più attendibili, scopriamo facilmente che l’Amministrazione Roosevelt ha avuto un ruolo centrale nell’istigazione alla guerra e anche il motivo per cui l’ha fatto.

Durante gli anni Trenta, John T. Flynn fu uno dei più influenti giornalisti progressisti americani e, sebbene avesse iniziato come forte sostenitore di Roosevelt e del suo New Deal, ne divenne gradualmente un critico acuto, concludendo che i vari piani governativi di FDR non erano riusciti a risollevare l’economia americana. Poi, nel 1937, un nuovo crollo economico riportò la disoccupazione agli stessi livelli di quando il presidente era entrato in carica, confermando il duro giudizio di Flynn. E come ho scritto l’anno scorso:

“In effetti, Flynn sostiene che alla fine del 1937 FDR si era orientato verso una politica estera aggressiva volta a coinvolgere il Paese in una grande guerra straniera, principalmente perché riteneva che questa fosse l’unica via d’uscita dalla sua disperata situazione economica e politica, uno stratagemma non sconosciuto ai leader nazionali di tutta la storia. Nel suo articolo del 5 gennaio 1938 su New Republic, egli mise in guardia i suoi increduli lettori dall’incombente prospettiva di un grande incremento della marina militare e di una guerra all’orizzonte, dopo che un importante consigliere di Roosevelt si era vantato privatamente che un’abbondante dose di “keynesianismo militare” e una grande guerra avrebbero curato gli apparentemente insormontabili problemi economici del Paese. A quel tempo, l’obiettivo sembrava essere la guerra con il Giappone, possibilmente per gli interessi dell’America Latina, ma gli eventi che si stavano sviluppando in Europa persuasero presto FDR che fomentare una guerra generale contro la Germania era la migliore linea d’azione. Memorie e altri documenti storici ottenuti da ricercatori successivi sembrano in generale sostenere le accuse di Flynn, indicando che Roosevelt ordinò ai suoi diplomatici di esercitare enormi pressioni sui governi britannico e polacco per evitare qualsiasi accordo negoziale con la Germania, portando così allo scoppio della Seconda guerra mondiale nel 1939”.

L’ultimo punto è importante, poiché alle opinioni confidenziali di coloro che sono più vicini a importanti eventi storici dovrebbe essere riconosciuto un notevole peso probatorio. In un recente articolo John Wear ha raccolto le numerose valutazioni contemporanee che implicavano FDR come figura centrale nell’orchestrare la seconda guerra mondiale attraverso le sue costanti pressioni sulla leadership politica britannica, una politica che, come egli ammise privatamente, avrebbe potuto comportare il suo impeachment se fosse stata rivelata. Tra le altre testimonianze, abbiamo le dichiarazioni degli ambasciatori polacco e britannico a Washington e dell’ambasciatore americano a Londra, che trasmise anche il parere concorde dello stesso Primo Ministro Chamberlain. In effetti, la cattura e la pubblicazione da parte dei tedeschi di documenti diplomatici polacchi segreti nel 1939 aveva già rivelato molte di queste informazioni, e William Henry Chamberlain ne confermò l’autenticità nel suo libro del 1950. Ma poiché i media tradizionali non hanno mai riportato queste informazioni, questi fatti rimangono ancora oggi poco conosciuti.

Nel corso del 2018 e del 2019, ho discusso le origini della Seconda Guerra Mondiale e la nostra entrata in quel conflitto in un paio di lunghi articoli di revisione:

American Pravda: Our Great Purge of the 1940s

Ron Unz – The Unz Review – 11 giugno 2018 – 5.500 parole

American Pravda: Understanding World War II

Ron Unz – The Unz Review – 23 settembre 2019 – 20.500 Parole

Una volta iniziata la guerra, il governo di FDR cercò di unirsi direttamente agli Alleati, ma fu frustrato dalla schiacciante opposizione dell’opinione pubblica.

Allarmati dal crescente timore che l’America potesse essere trascinata in un’altra guerra mondiale senza che gli elettori avessero avuto alcuna voce in capitolo, un gruppo di studenti di legge di Yale lanciò un’organizzazione politica anti-interventista che chiamarono “America First Committee” e che crebbe rapidamente fino a contare 800.000 membri, diventando la più grande organizzazione politica di base della nostra storia nazionale. Numerosi personaggi pubblici di spicco vi aderirono o la sostennero, con a capo il presidente di Sears, Roebuck, e tra i suoi membri giovani vi furono i futuri presidenti John F. Kennedy e Gerald Ford, oltre ad altri personaggi di spicco come Gore Vidal, Potter Stewart e Sargent Schriver. Flynn fu presidente della sezione di New York City e il principale portavoce pubblico dell’organizzazione fu il famoso aviatore Charles Lindbergh, che per decenni era stato considerato probabilmente il più grande eroe nazionale americano.

Per tutto il 1941, enormi folle in tutto il Paese parteciparono ai raduni contro la guerra tenuti da Lindbergh e dagli altri leader, e molti altri milioni di persone ascoltarono le trasmissioni radiofoniche degli eventi. Mahl mostra che gli agenti britannici e i loro sostenitori americani continuarono nel frattempo le loro operazioni segrete per contrastare questo sforzo, organizzando vari gruppi politici di facciata che sostenevano il coinvolgimento militare americano e impiegando mezzi leali o meno per neutralizzare i loro avversari politici. Individui e organizzazioni ebraiche sembrano aver giocato un ruolo enormemente sproporzionato in questo sforzo.

Allo stesso tempo, l’amministrazione Roosevelt intensificò la sua guerra non dichiarata contro i sottomarini tedeschi e altre forze navali nell’Atlantico, cercando senza successo di provocare un incidente che avrebbe potuto spingere il Paese in guerra. FDR promosse anche le più bizzarre e ridicole invenzioni propagandistiche volte a terrorizzare gli ingenui americani, come quella di sostenere di avere le prove che i tedeschi – che non possedevano una grande marina di superficie ed erano completamente bloccati dalla Manica – avevano formulato piani concreti per attraversare duemila miglia di Oceano Atlantico e prendere il controllo dell’America Latina. Gli agenti britannici fornirono alcuni dei rozzi falsi che egli citava come prova (mi ricorda una certa boccetta piena di polvere bianca mostrata all’ONU da un certo Colin Powell, N.d.T.).

Questi fatti, ormai consolidati da decenni di studi, forniscono un contesto necessario al famoso e controverso discorso di Lindbergh durante un raduno dell’America First nel settembre 1941. In quell’occasione, Lindbergh accusò tre gruppi in particolare di “spingere questo Paese verso la guerra[:] gli inglesi, gli ebrei e l’amministrazione Roosevelt”, scatenando così un’enorme tempesta di attacchi e denunce da parte dei media, comprese diffuse accuse di antisemitismo e simpatie naziste. Data la realtà della situazione politica, la dichiarazione di Lindbergh costituiva una perfetta illustrazione della famosa battuta di Michael Kinsley, secondo cui “una gaffe è quando un politico dice la verità – una verità ovvia che non dovrebbe dire“. Ma la conseguenza fu che la reputazione di Lindbergh, un tempo eroica, subì un danno enorme e permanente, con una campagna di diffamazione che riecheggiò per i restanti tre decenni della sua vita, e anche oltre. Sebbene non fosse stato completamente epurato dalla vita pubblica, la sua posizione non fu mai più neanche lontanamente la stessa.

Dal 1940 in poi, FDR aveva fatto un grande sforzo politico per coinvolgere direttamente l’America nella guerra contro la Germania, ma l’opinione pubblica era in maggioranza dall’altra parte, con sondaggi che mostravano che fino all’80% della popolazione era contraria. Tutto questo cambiò immediatamente quando le bombe giapponesi caddero sulle Hawaii e il Paese si trovò improvvisamente in guerra.

Alla luce di questi fatti, era naturale il sospetto che Roosevelt avesse deliberatamente provocato l’attacco con le sue decisioni esecutive di congelare i beni giapponesi, di bloccare tutte le spedizioni di forniture vitali di olio combustibile e di respingere le ripetute richieste di negoziati da parte dei leader di Tokyo. Nel volume del 1953 curato da Barnes, il noto storico della diplomazia Charles Tansill riassunse la sua tesi molto forte secondo cui FDR aveva cercato di usare un attacco giapponese come migliore “casus belli” per la guerra contro la Germania, argomento che aveva esposto l’anno precedente in un libro omonimo. Nel corso dei decenni, le informazioni contenute nei diari privati e nei documenti governativi sembrano aver stabilito in modo quasi definitivo questa interpretazione, con il Segretario alla Guerra Henry Stimson che indicava che il piano era quello di “manovrare [il Giappone] per fargli sparare il primo colpo”…

Nel 1941 gli Stati Uniti avevano decifrato tutti i codici diplomatici giapponesi e leggevano liberamente le loro comunicazioni segrete. Per questo motivo, esiste da tempo la convinzione diffusa, anche se contestata, che il presidente fosse ben consapevole del progetto di attacco giapponese alla nostra flotta e abbia deliberatamente omesso di avvertire i suoi comandanti locali, assicurandosi così che le pesanti perdite americane che ne sarebbero derivate avrebbero avuto come risultato una nazione vendicativa e unita per la guerra. Tansill ed un ex ricercatore capo della commissione d’inchiesta del Congresso hanno esposto questa tesi nello stesso volume di Barnes del 1953, e l’anno successivo un ex ammiraglio statunitense ha pubblicato “The Final Secret of Pearl Harbor”, fornendo argomentazioni simili in modo più esteso. Questo libro includeva anche un’introduzione di uno dei più alti comandanti navali americani della Seconda Guerra Mondiale, che appoggiava pienamente la controversa teoria.

Nel 2000, il giornalista Robert M. Stinnett pubblicò una serie di ulteriori prove a sostegno, basate su otto anni di ricerche d’archivio, di cui si è parlato in un recente articolo. Stinnett ha sottolineato che se Washington avesse avvertito i comandanti di Pearl Harbor, i loro preparativi difensivi sarebbero stati notati dalle spie giapponesi locali e trasmessi alla task force in avvicinamento; perdendo l’elemento sorpresa, l’attacco sarebbe stato probabilmente interrotto, vanificando così tutti i piani bellici di lunga data di FDR. Sebbene alcuni dettagli possano essere contestati, trovo che le prove della anticipata conoscenza di Roosevelt siano piuttosto convincenti.

Questa ricostruzione storica è fortemente supportata da una serie di ulteriori dettagli. Durante quel periodo, il Prof. Revilo P. Oliver aveva ricoperto una posizione di rilievo nell’intelligence militare e, quando pubblicò le sue memorie quattro decenni più tardi, sostenne che FDR aveva deliberatamente ingannato i giapponesi nell’attaccare Pearl Harbor. Sapendo che il Giappone aveva decifrato i codici diplomatici del Portogallo, FDR informò l’ambasciatore di quest’ultimo Paese del suo piano di aspettare che i giapponesi si fossero spinti troppo oltre, per poi ordinare alla Flotta del Pacifico di lanciare un devastante attacco a sorpresa contro le loro isole. Secondo Oliver, i successivi cablogrammi diplomatici del Giappone rivelarono che erano stati convinti con successo che FDR avesse intenzione di attaccarli improvvisamente.

In effetti, solo un paio di mesi prima di Pearl Harbor, Argosy Weekly, una delle riviste più popolari d’America, pubblicò una storia di copertina fittizia che descriveva esattamente un devastanteargosy_weekly attacco a sorpresa su Tokyo come rappresaglia per un incidente navale, con i potenti bombardieri della nostra Flotta del Pacifico che infliggevano enormi danni all’impreparata capitale giapponese. Mi chiedo se l’amministrazione Roosevelt non abbia contribuito a far pubblicare questa storia. Già nel maggio 1940, FDR aveva ordinato il trasferimento della Flotta del Pacifico dal porto di San Diego a Pearl Harbor, nelle Hawaii, una decisione fortemente osteggiata, in quanto inutilmente provocatoria e pericolosa, da James Richardson, l’ammiraglio al comando della flotta, che fu conseguentemente silurato.

Inoltre:

 

C’è stato anche uno strano incidente domestico che ha seguito immediatamente l’attacco di Pearl Harbor e che sembra aver suscitato troppo poco interesse. In quell’epoca, i film erano il mezzo di comunicazione popolare più potente e, sebbene i “gentili” costituissero il 97% della popolazione, controllavano solo uno dei principali studios; forse per coincidenza, Walt Disney era anche l’unica figura di alto livello di Hollywood schierata apertamente contro la guerra. Il giorno successivo all’attacco giapponese a sorpresa, centinaia di soldati statunitensi presero il controllo dei Disney Studios, presumibilmente per aiutare a difendere la California dalle forze giapponesi situate a migliaia di chilometri di distanza, e l’occupazione militare continuò per gli otto mesi successivi. Considerate cosa avrebbero pensato le menti sospettose se il 12 settembre 2001 il Presidente Bush avesse immediatamente ordinato ai suoi militari di sequestrare gli uffici del network CBS, sostenendo che tale passo era necessario per aiutare a proteggere New York da ulteriori attacchi islamici.

L’attacco a Pearl Harbor avvenne di domenica e, a meno che FDR e i suoi principali collaboratori non fossero pienamente consapevoli dell’imminente assalto giapponese, sicuramente sarebbero stati totalmente occupati dalle conseguenze del disastro. Sembra altamente improbabile che le forze armate statunitensi sarebbero state pronte a prendere il controllo degli studi Disney il lunedì mattina presto in seguito a un vero e proprio attacco “a sorpresa”.

Proprio come l’America aveva fatto ogni sforzo per provocare una guerra con il Giappone nel 1941, oggi sembra che stiamo seguendo un copione simile per quanto riguarda la Cina. Come ho scritto all’inizio di quest’anno:

Prima dello scoppio della guerra in Ucraina, l’America aveva passato anni a concentrare la sua ostilità contro la Cina, formando un’alleanza militare contro questo Paese, mettendo in piedi sanzioni per paralizzare Huawei, il campione tecnologico cinese a livello mondiale, e lavorando per rovinare le Olimpiadi di Pechino, avvicinandosi anche alla linea rossa della promozione attiva dell’indipendenza di Taiwan. Ho anche sostenuto che ci sono prove consistenti, forse schiaccianti, che l’epidemia di Covid a Wuhan è stata probabilmente il risultato di un attacco di guerra biologica da parte di elementi disonesti dell’amministrazione Trump.

Queste azioni estremamente provocatorie sotto Trump hanno subito un’accelerazione dopo che egli ha lasciato l’incarico, compresa la provocatoria visita ufficiale del presidente della Camera Nancy Pelosi a Taiwan un paio di mesi fa. La scorsa settimana, poi, l’amministrazione Biden ha dichiarato la sua intenzione di paralizzare completamente la vitale industria cinese dei microchip, emanando nuove norme che vietano a tutti i cittadini americani qualsiasi coinvolgimento ed estendendo tale restrizione a tutte le altre aziende globali che fanno affari con i produttori cinesi. Questa azione senza precedenti è stata caratterizzata come un improvviso “attacco termonucleare” contro una vitale industria cinese:

Biden’s Tech-War Goes Nuclear

Mike Whitney – The Unz Review – 17 ottobre 2022

Come ha sottolineato il Prof. Sachs nella sua discussione di fine agosto, sembra che stiamo deliberatamente provocando un confronto simultaneo con la Russia e la Cina su questioni che considerano vitali per i loro interessi di sicurezza nazionale.

Potrebbe sembrare del tutto irrazionale che l’America costringa queste due potenze mondiali ad un’alleanza diretta contro di noi, ma sospetto che le nostre élite politiche si siano intossicate a causa della loro errata lettura della storia americana, compreso l’esempio della Seconda Guerra Mondiale che citano regolarmente. Come ho spiegato subito dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.

Per più di cento anni, tutte le numerose guerre dell’America sono state combattute contro avversari del tutto inferiori, che possedevano solo una frazione delle risorse umane, industriali e naturali che noi e i nostri alleati controllavamo. Questo enorme vantaggio ha regolarmente compensato molti dei nostri gravi errori iniziali in quei conflitti. La difficoltà principale che i nostri leader eletti dovettero affrontare fu quindi solo quella di persuadere la cittadinanza americana, spesso molto riluttante, ad appoggiare una guerra, motivo per cui molti storici hanno sostenuto che incidenti come l’affondamento del Maine e del Lusitania, e gli attacchi a Pearl Harbor e nel Golfo del Tonchino furono orchestrati o manipolati proprio a questo scopo.

Questo enorme vantaggio in termini di potenza a disposizione si è certamente verificato quando è scoppiata la Seconda Guerra Mondiale in Europa, e Schultze-Rhonof e altri hanno sottolineato che gli imperi britannico e francese, sostenuti dall’America, disponevano di risorse militari potenziali enormemente superiori a quelle della Germania, un Paese di medie dimensioni più piccolo del Texas. La sorpresa è stata che, nonostante queste probabilità schiaccianti, la Germania ha avuto un grande successo per diversi anni, prima di andare incontro a una sconfitta…

Si consideri l’atteggiamento assunto durante l’attuale conflitto con la Russia, un duro confronto da Guerra Fredda che potrebbe diventare caldo. Nonostante la sua grande forza militare e l’enorme arsenale nucleare, la Russia sembra essere fuori combattimento come qualsiasi altro nemico americano del passato. Includendo i Paesi della NATO e il Giappone, l’alleanza americana ha un vantaggio di 6 a 1 in termini di popolazione e una superiorità di 12 a 1 in termini di prodotto economico, i cardini del potere internazionale. Questa enorme disparità è implicita negli atteggiamenti dei nostri pianificatori strategici e dei loro portavoce nei media.

Solo due settimane prima dell’attacco russo all’Ucraina, Putin e il leader cinese Xi Jinping hanno tenuto il loro 39° incontro personale a Pechino e hanno dichiarato che la loro partnership non ha “limiti”. La Cina sosterrà certamente la Russia in qualsiasi conflitto globale.

Nel frattempo, gli attacchi senza fine e la diffamazione dell’Iran da parte dell’America sono andati avanti per decenni, culminando con l’assassinio, due anni fa, del principale comandante militare del Paese, Qasem Soleimani, che era stato indicato come uno dei principali candidati alle elezioni presidenziali iraniane del 2021. Insieme al nostro alleato israeliano, nell’ultimo decennio abbiamo anche assassinato molti dei più importanti scienziati iraniani e nel 2020 l’Iran ha pubblicamente accusato l’America di aver scatenato contro il suo Paese l’arma di guerra biologica Covid, che ha infettato gran parte del suo Parlamento e ucciso molti membri della sua élite politica. Anche l’Iran si schiererebbe certamente con la Russia.

L’America, insieme ai suoi alleati della NATO e al Giappone, possiede un’enorme superiorità in qualsiasi prova di potenza globale contro la Russia da sola. Tuttavia, questo non sarebbe il caso di una coalizione composta da Russia, Cina e Iran, e anzi credo che quest’ultimo gruppo potrebbe avere la meglio, dato il suo enorme peso di popolazione, risorse naturali e forza industriale.

Dalla caduta dell’Unione Sovietica nel 1991, l’America ha goduto di un momento unipolare, regnando come unica iperpotenza mondiale. Ma questo status ha favorito la nostra arroganza smodata e l’aggressione internazionale contro obiettivi molto più deboli, portando infine alla creazione di un potente blocco di Stati disposti a opporsi a noi.

Scrivevo queste parole appena due settimane dopo l’inizio della guerra e, come è inevitabile in ogni conflitto, diverse cose sono andate diversamente da quanto inizialmente previsto.

Si pensava che i russi avrebbero spazzato via gli ucraini, ma hanno invece incontrato una resistenza molto determinata, subendo pesanti perdite mentre progredivano lentamente. Generosamente riforniti di armi avanzate dalle scorte della NATO, gli ucraini hanno recentemente lanciato contrattacchi di successo, costringendo il presidente russo Vladimir Putin a richiamare 300.000 riservisti.

Ma se gli sforzi militari della Russia hanno avuto un successo solo parziale, su tutti gli altri fronti l’America e i suoi alleati hanno subito una serie di sconfitte geopolitiche strategiche.

All’inizio della guerra, la maggior parte degli osservatori riteneva che le sanzioni senza precedenti imposte dall’America e dai suoi alleati della NATO avrebbero inferto un colpo paralizzante all’economia russa. Invece, la Russia è riuscita a non subire gravi danni, mentre la perdita di energia russa a basso costo ha devastato le economie europee e danneggiato gravemente la nostra, provocando i più alti tassi di inflazione degli ultimi quarant’anni. Ci si aspettava che il Rublo russo crollasse, ma ora è più forte di prima.

La Germania è il motore industriale dell’Europa e le sanzioni imposte alla Russia sono state così autodistruttive che le proteste popolari hanno iniziato a chiedere la loro revoca e la riapertura dei gasdotti Nord Stream. Per prevenire qualsiasi potenziale defezione, i gasdotti russo-tedeschi sono stati improvvisamente attaccati e distrutti, quasi certamente con l’approvazione e il coinvolgimento del governo degli Stati Uniti. L’America non è legalmente in guerra con la Russia e tanto meno con la Germania, quindi questa è stata probabilmente la più grande distruzione di infrastrutture civili in tempo di pace nella storia del mondo, infliggendo danni enormi e duraturi ai nostri alleati europei. Il nostro dominio totale sui media mondiali ha finora impedito alla maggior parte degli europei e degli americani di riconoscere ciò che è accaduto, ma con l’aggravarsi della crisi energetica e il progressivo emergere della verità, la NATO potrebbe avere difficoltà a sopravvivere. Come ho discusso in un recente articolo, l’America potrebbe aver sprecato tre generazioni di amicizia europea distruggendo quei vitali oleodotti.

American Pravda: Of Pipelines and Plagues

Ron Unz – The Unz Review – 3 ottobre 2022

Nel frattempo, molti anni di comportamento arrogante e oppressivo dell’America nei confronti di molti altri grandi Paesi hanno prodotto un potente contraccolpo di sostegno alla Russia. Secondo le notizie, gli iraniani hanno fornito ai russi un gran numero di droni avanzati, che sono stati efficacemente impiegati contro gli ucraini. Fin dalla Seconda Guerra Mondiale, l’alleanza con l’Arabia Saudita è stata un pilastro della nostra politica mediorientale, ma i sauditi si sono ripetutamente schierati con i russi sulle questioni relative alla produzione di petrolio, ignorando completamente le richieste americane nonostante le minacce di ritorsione del Congresso. La Turchia ha il più grande esercito della NATO, ma collabora strettamente con la Russia per le spedizioni di gas naturale. Anche l’India si è avvicinata alla Russia su questioni cruciali, ignorando le sanzioni che abbiamo imposto sul petrolio russo. Ad eccezione dei nostri Stati vassalli politici, la maggior parte delle grandi potenze mondiali sembra schierarsi dalla parte della Russia.

Sin dalla Seconda Guerra Mondiale, uno dei pilastri centrali del dominio globale americano è stato lo status del dollaro USA come valuta di riserva mondiale e il nostro conseguente controllo sul sistema bancario internazionale. Fino a poco tempo fa abbiamo sempre presentato il nostro ruolo come neutrale e amministrativo, ma abbiamo sempre più iniziato a armare questo potere, usando la nostra posizione per punire gli Stati che non ci piacciono, e questo naturalmente sta costringendo gli altri Paesi a cercare alternative. Forse il mondo potrebbe tollerare il congelamento delle attività finanziarie di Paesi relativamente piccoli come il Venezuela o l’Afghanistan, ma il sequestro dei 300 miliardi di dollari di riserve estere della Russia ha ovviamente fatto pendere l’ago della bilancia e i Paesi più importanti cercano sempre più di spostare le loro transazioni dal dollaro e dalla rete bancaria che controlliamo. Sebbene il declino economico dell’UE abbia causato un corrispondente calo dell’euro e abbia fatto ovviamente salire il dollaro, le prospettive a lungo termine per la nostra continua egemonia valutaria non sembrano affatto buone. E visti i nostri orrendi deficit di bilancio e commerciali, una fuga dal dollaro potrebbe facilmente far crollare l’economia statunitense.

Subito dopo lo scoppio della guerra d’Ucraina, l’eminente storico Alfred McCoy ha sostenuto che stavamo assistendo alla nascita geopolitica di un nuovo ordine mondiale, costruito attorno a un’alleanza Russia-Cina che avrebbe dominato la terraferma eurasiatica. La sua discussione con Amy Goodman è stata vista quasi due milioni di volte.

La nostra politica estera implacabilmente aggressiva nei confronti della Russia e della Cina costituisce oggi un’enorme minaccia per la pace nel mondo e per il nostro stesso futuro nazionale, eppure metà del mio articolo si è concentrata su eventi risalenti a più di sette decenni fa, presentando una narrazione altamente eterodossa delle origini della Seconda Guerra Mondiale. Molti potrebbero considerare questo materiale del tutto irrilevante, ma io non sono d’accordo.

Consideriamo il nostro Segretario di Stato Antony Blinken, una delle figure chiave che formulano le nostre politiche attuali. Prima della sua nomina, non avevo mai sentito parlare di lui, ma presto ho scoperto che aveva frequentato la mia stessa università, laureandosi un anno dopo. Forse abbiamo anche condiviso alcuni corsi, anche se, dato che la mia laurea era in Fisica teorica e la sua in Studi sociali, probabilmente no. Ma credo di avere un’ottima comprensione della sua visione del mondo e della storia del XX secolo, dato che fino all’ultimo decennio o giù di lì la mia non era probabilmente troppo diversa. La maggior parte delle altre figure di spicco dell’amministrazione Biden sembrano rientrare nella stessa categoria.

Questi individui hanno un insieme fisso di convinzioni particolari sul ruolo dell’America nel mondo, convinzioni condivise da tutta la loro cerchia ideologica, e sono sicuro che rifiuterebbero immediatamente qualsiasi sfida a questo quadro per quanto riguarda la Russia o la Cina. Tali sfide probabilmente non sono rare, ma vengono regolarmente respinte e ignorate.

Tuttavia, sospetto che nessuno di loro abbia mai immaginato che le fondamenta più profonde del loro sistema di credenze – la loro presunta storia della Seconda Guerra Mondiale – siano in realtà false e marce fino al midollo. Probabilmente non hanno mai incontrato idee del genere in tutta la loro vita e, di conseguenza, le loro difese psicologiche potrebbero essere molto più deboli. E se qualcuno di loro comincia a considerare la minima possibilità che ogni fonte di informazione che hanno assorbito fin dalle scuole elementari sia basata sulla stessa serie di falsità di fondo, questa consapevolezza potrebbe far vacillare la loro fiducia nelle questioni contemporanee, comprese le circostanze che circondano l’attuale guerra in Ucraina.

I muli sono animali testardi. Ma una classica battuta dice che si possono convincere a seguire le indicazioni se prima si ottiene la loro attenzione dandogli una bella legnata in testa. Per la maggior parte degli esperti di politica americana, scoprire che l’intera storia della Seconda Guerra Mondiale da loro accettata è sottosopra e al contrario equivale a ricevere una bella legnata in testa.

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ron_unzRonald Keeva Unz (cl. 1961) è un imprenditore tecnologico, attivista politico, scrittore ed editore statunitense. Ex uomo d’affari, Unz è diventato multimilionario nella Silicon Valley prima di entrare in politica, peraltro senza successo. Ha sponsorizzato diverse proposte di legge che promuovono l’istruzione strutturata in lingua inglese, nonché la riforma del finanziamento delle campagne elettorali e l’aumento del salario minimo. Dal 2007 al 2013 è stato editore di The American Conservative e dal 2013 è editore e direttore di The Unz Review, un sito web che si descrive come un sito che presenta “prospettive controverse in gran parte escluse dal mainstream mediatico americano”.

 

Link: https://www.unz.com/runz/world-war-iii-and-world-war-ii/

 

Scelto e tradotto (IMC) da CptHook

 

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