“1984” di George Orwell è così attuale che è sorprendente che non sia già stato censurato.
Un buon test per capire se c’è stato o meno un colpo di stato totalitario nella nostra società è vedere cosa succede a “1984”.
William Kilpatrick – LifeSiteNews – venerdì 17 febbraio 2021
(Turning Point Project) – C’è una dimensione quasi onirica negli eventi degli ultimi 12 mesi. A seconda del punto di vista politico/culturale, il sogno sarà vissuto da alcuni come piacevole, da altri come inquietante e da altri ancora come un incubo.
Per questi ultimi, “Non può succedere qui” è stato sostituito da “Sta succedendo qui” o, per i più pessimisti, “È successo qui”.
Per coloro che hanno una visione più pessimista, il “fatto” che sia accaduto è stato variamente descritto come una “rivoluzione culturale”, un “colpo di stato della sinistra”, una “presa di potere totalitaria”, o semplicemente come “la fine dell’America”.
In realtà, molte cose stanno accadendo tutte insieme, e nuovi sviluppi emergono ogni giorno, quindi è difficile trovare il termine che racchiuda tutto ciò. Piuttosto che cercare di farlo, vorrei concentrarmi sulla stranezza della situazione. Altre nazioni hanno sperimentato simili sconvolgimenti, ma molto di ciò che è successo è nuovo per gli americani.
Una delle caratteristiche più sorprendenti del grande cambiamento che si è verificato è la repentinità. La “presa di potere” – se questo è il termine giusto – è avvenuta quasi di colpo. Praticamente nessuno era preparato alla rivelazione che molti americani avevano un odio radicato per i valori, la storia e gli eroi americani. Ancora meno si erano resi conto che quasi tutta l’America delle corporation aveva stretto una tacita alleanza con la sinistra. E solo una minoranza si era resa conto che lo stesso mondo delle corporation si sarebbe rivelato essere il principale nemico delle nostre libertà civili.
L’analogia storica che più si avvicina al nostro attuale rapido “reset” è la rivoluzione culturale degli anni sessanta. Quegli anni sono stati ricchi di eventi importanti: il movimento dei diritti civili, la rivoluzione sessuale e l’assassinio di un presidente, per citarne alcuni. Eppure, in confronto agli ultimi 12 mesi, gli anni sessanta sembrano un giro in canotto lungo il lento fiume del parco acquatico locale. L’anno scorso è stato più simile a un giro sulle montagne russe con Joker ai comandi e Batman lontano da qualche parte
Inoltre, mentre il movimento per i diritti civili degli anni sessanta ha portato a un’espansione dei diritti, quelli che oggi sono al potere – molti di loro eredi della rivoluzione culturale di quegli anni – sembrano decisi a una contrazione degli stessi. L’attuale rivoluzione culturale non cerca maggiore libertà per le persone, ma maggior controllo, anzi il controllo totale.
E questo ci riporta alla dimensione onirica (o da incubo) degli eventi attuali. Sembriamo intrappolati in una specie di racconto di fantascienza o in un romanzo distopico – qualcosa come “1984”.
“1984”. È il libro che sembra saltare immediatamente alla mente dei commentatori conservatori in cerca di un’analogia per descrivere lo stato attuale delle cose. Frasi come “polizia del pensiero”, “ministero della verità” e “buco della memoria” sono di nuovo molto in voga. E non è una coincidenza che Mark Steyn abbia appena finito di leggere una versione a puntate di “1984” per la sua serie “Tales for Our Times”. Quasi ogni pagina ha passaggi che ricordano in modo inquietante le notizie di oggi. Steyn si riferisce al romanzo come al “racconto oltremodo attuale” di Orwell.
Un buon test per capire se c’è stato o meno un colpo di stato totalitario nella nostra società sarà vedere cosa succederà a “1984”. Continuerà a essere stampato o finirà nel buco della memoria? Il “Partito” può permettersi di lasciare che un libro così sovversivo continui a circolare?
Si potrebbe pensare che i poteri occulti non oserebbero trattare il libro per eccellenza sul totalitarismo in modo totalitario. Cancellare “1984” sarebbe troppo palesemente ipocrita; l’ironia non sfuggirebbe a nessuno.
Ma le persone con il potere assoluto non si preoccupano molto dell’ironia o dell’ipocrisia delle proprie azioni. Quando si controlla quasi tutto – il governo, le scuole, i media, le grandi tecnologie e le grandi aziende – che importanza ha ciò che pensa il pubblico? Praticamente la prima cosa che il presidente Biden ha fatto dopo essere stato nominato è stata quella di firmare un ordine che consente ai ragazzi di fare la doccia con le ragazze – una politica che la grande maggioranza dell’opinione pubblica considera del tutto strampalata.
Tuttavia, per andare sul sicuro, si potrebbe preparare il pubblico alla cancellazione di Orwell. Potrebbe essere fatto passare per un razzista, un imperialista, o qualsiasi altra calunnia ritenuta efficace. Per quanto riguarda il libro stesso, potrebbe essere condannato come espressione di una prospettiva bianca e xenofoba della metà del secolo scorso – o qualcosa del genere. Le persone che parlano per conto dei grandi gruppi monopolistici non hanno bisogno di trovare una spiegazione plausibile. Qualsiasi spiegazione andrà bene.
Recentemente, Facebook ha rimosso uno spot pubblicitario per il nuovo libro di Paul Kengor, “The Devil and Karl Marx”. Il motivo? ” L’annuncio non può essere trasmesso: Restrizione temporanea degli annunci su questioni sociali, elezioni o politica“. Sono stati vietati anche gli annunci per “Motherhood Redeemed” di Kimberly Cook e “Stations of the Cross for Kids” di Regina Doman. La scusa di Facebook per la cancellazione di quest’ultimo? “L’annuncio non deve avere contenuti scioccanti, sensazionali, provocatori o eccessivamente violenti”. Come ha osservato Kengor: “C’è sempre una ragione”.
Quale potrebbe essere la ragione per vietare “1984”? Molto probabilmente il romanzo verrebbe inquadrato come pericoloso per il pubblico. Alcune persone, si dirà, potrebbero fraintendere il libro e usarlo per incitare altri a rovesciare il governo. Questa è stata più o meno la scusa usata da Simon & Schuster per cancellare la pubblicazione del prossimo libro del senatore Josh Hawley, “The Tyranny of Big Tech”. Naturalmente, non sarebbe bello per una grande compagnia di media (Simon & Schuster è di proprietà di Viacom CBS) censurare un libro sulla censura di Big Tech. Di conseguenza, Simon & Schuster ha evitato di attaccare il libro stesso, ma ha invece attaccato l’autore. Riferendosi al presunto ruolo di Hawley nella rivolta di Capitol Hill, Simon & Schuster ha dichiarato “noi…. non possiamo sostenere il senatore Hawley dopo il ruolo che ha avuto in quella che è diventata una pericolosa minaccia“.
L’articolo del New York Times sulla cancellazione ha aggiunto che “il signor Hawley… è stato criticato per aver contestato i risultati [delle elezioni] e accusato di aver contribuito a incitare la folla che ha preso d’assalto il Campidoglio mercoledì“. L’articolo continuava dicendo che mettere in discussione la legittimità delle elezioni è una “posizione esplosiva“.
Simon & Schuster, il New York Times, VOX e quasi tutti gli articoli che ho letto sulla cancellazione si sono preoccupati di chiarire che non avevano niente da obiettare ad un libro sulla censura. No. Era solo che i loro elevati standard etici e la loro “responsabilità pubblica” non avrebbero permesso di fornire una piattaforma a un uomo cattivo come il senatore Hawley.
Molto probabilmente, stavano cercando di evitare le accuse di essere “orwelliani”. Ma senza successo. “Questo non potrebbe essere più orwelliano“, ha detto il senatore Hawley in risposta alla cancellazione del libro; “Stavo… conducendo un dibattito al Senato sull’integrità degli elettori, che ora hanno deciso di ridefinire come sedizione“.
Ma Hawley non doveva avere l’ultima parola. Diverse riviste, tra cui USA Today e Teen Vogue, hanno cercato di correggere l’uso del termine “orwelliano” da parte di Hawley. Un articolo di USA Today ha rilevato che “i critici hanno presto messo in dubbio il riferimento di Hawley a George Orwell. Orwell era in particolare un impegnato antifascista il cui celebre libro distopico “1984” è una critica ai governi totalitari“. Così, secondo questa interpretazione, il totalitarismo in mostra in “1984” non ha alcuna relazione con le azioni di colossi editoriali non governativi che stanno solo facendo il proprio dovere civico. Né potrebbe riguardare l’attuale governo perché, come è evidente, Joe Biden non ha assolutamente tendenze totalitarie. Per non lasciare nulla al caso, comunque, l’articolo di USA Today rimanda utilmente ad un altro articolo di USA Today intitolato: “Forse state usando il termine ‘orwelliano’ nel modo sbagliato. Ecco cosa George Orwell stava effettivamente scrivendo“.
Tuttavia, un tale stratagemma potrebbe non essere sufficiente. Man mano che le notevoli somiglianze tra il romanzo e la natura coercitiva del regime attuale diventano evidenti, sempre più persone cominceranno a incuriosirsi su “1984”. Per evitare che verifichino da soli cosa George Orwell abbia realmente scritto, potrebbero ritenere necessario cancellare il libro dalla memoria.
Non è difficile indovinare come verrebbe presentata la censura iniziale del libro. Probabilmente con una dichiarazione simile a questa (*):
Il vostro governo è impegnato a lottare costantemente per una pluralità di voci sulla pubblica piazza. Tuttavia, è giunto alla nostra attenzione che alcuni estremisti e teorici della cospirazione in mezzo a noi hanno complottato per presentare “1984” come una critica al nostro governo democratico-socialista legittimamente eletto. Stanno attualmente usando questa interpretazione distorta dell’opera di Orwell per incitare all’insurrezione violenta contro il governo costituzionale dell’America. Al fine di prevenire questo pericoloso uso improprio del capolavoro di Orwell, le principali compagnie americane si sono accordate per sospendere temporaneamente la pubblicazione e la distribuzione del romanzo finché gli insurrezionisti non saranno stati soppressi.
Forse non sarà necessario. Forse l’Ufficio di Prop…, ehm, Comunicazione della Casa Bianca può convincere i proletari che “1984” è davvero un’allegoria dell’amministrazione Trump. Ma la mia ipotesi è che “1984” scomparirà presto con il vento. “Via col vento”? Oh, quello è un vecchio racconto della supremazia bianca che aveva lo scopo di prefigurare e legittimare il razzismo e il sessismo dell’amministrazione Trump. È nel Ministero della Riscrittura in questo momento.
Ehm… A pensarci bene, “Via col Vento” parla anche della Guerra Civile, una guerra iniziata con l’attacco insurrezionale a Fort Sumter. E dato che la gente è così facilmente indotta all’insurrezione di questi tempi, potrebbe essere saggio proteggere il pubblico da ogni ulteriore discussione sulla guerra civile. Quindi, sbrigatevi con quella revisione. E già che ci siete, meglio cancellare Bruce Catton, Shelby Foote e quel documentario provocatorio di Ken Burns.
(*) Il corsivo è del redattore.
William Kilpatrick è l’autore di “What Catholics Need to Know about Islam” e di altri libri su cultura e religione. Il suo lavoro è sostenuto in parte dalla Fondazione Shillman.
Traduzione di Cinthia Nardelli per ComeDonChisciotte